1) il thread si riferisce a PETROCHINA, l'articolo citato parla della collaborazione dell'ENI (collaborazione, non aiuto, cose diverse...) con la CNOOC, che é altra compagnia diversa da PETROCHINA (in RPC esistono più di una grande compagnia petrolifera....), quindi l'articolo non ha a che vedere col thread;
2) l'ENI collabora da tempo anche con una seconda compagnia cinese, come spiegato nell'articolo, la SINOPEC (che non é PETROCHINA) ed é anche parte di un consorzio con CNOOC e CHEVRON L’azienda italiana, che coopera anche con Sinopec, altro gigante cinese del settore energetico, è impegnata nel consorzio CACT insieme alla Chevron e alla CNOOC. Nel Mar Cinese Meridionale, l’ENI possiede una partecipazione del 16,33% nei blocchi 16/08 e 16/19, che assicurano una produzione di circa 10.000 barili giornalieri. ENI è inoltre impegnata nell’esplorazione del blocco 28/20.;
3) l'articolo sottolinea chiaramente che l'accordo CNOOC-ENI (compagnia italiana che collabora con la Cina addirittura dal 1980, quando era "cattivissima" più di oggi per taluni...
ENI è presente in Cina dal 1980, operando però dal 1984. ) ha valenze politiche dato che riguarda un'area di forti tensioni (proprio per i suoi giacimenti) fra RPC e altri paesi ed interessi, compresi quelli dei lontani USA:
Il Mar Cinese Meridionale è da sempre un quadrante strategico delle vie marittime che attraversano l’Asia sud-orientale ed è uno dei mari più trafficati al mondo. A partire dalla metà degli anni Settanta, con la scoperta di importanti giacimenti petroliferi e di gas all’interno dei suoi fondali, il Mar Cinese Meridionale e la miriade di arcipelaghi (Spratly e Paracel), isole e isolette sono diventati oggetto di un tesissimo confronto fra gli Stati rivieraschi: Taiwan, Filippine, Indonesia, Brunei, Singapore, Malaysia, Vietnam, Repubblica Popolare Cinese.
Il Mar Cinese meridionale è ormai una sorta di “giungla”, dove il più forte – la Cina ovviamente – intende far valere la propria legge, e dove tutti gli altri lottano non tanto per far valere i propri diritti quanto per accaparrarsi più risorse possibile. In questo contesto sorge l’accordo fra ENI e CNOOC.
Il blocco 30/27 è un’area di 5.130 chilometri quadrati e fa parte di una serie di blocchi situati in mare aperto che la CNOOC ha aperto alla partecipazione straniera nel 2011. Il contratto firmato l’11 aprile scorso prevede che l’esplorazione sia completamente di competenza dell’ENI e avverrà attraverso il rilievo sismico 3D di circa 2.000 chilometri quadrati e la perforazione di un primo pozzo nei prossimi mesi. Nel caso venga scoperto un giacimento, lo sfruttamento sarà effettuato in compartecipazione con la CNOOC, la cui quota potrà arrivare fino al 51%. La coincidenza ha voluto che il confronto fra unità navali delle Filippine e della Cina sia avvenuto il giorno prima della stipula dell’accordo fra ENI e CNOOC. Gli Stati Uniti, grande alleato di Manila, hanno ribadito la propria volontà di non interferire in dispute territoriali, auspicando una soluzione pacifica all’incidente. Anche questa dichiarazione dai toni moderati è stata però immediatamente tacciata da Pechino come un’intromissione non gradita. E’ infatti probabile che proprio nel quadro del confronto sino-statunitense vada inserita la rinnovata intraprendenza cinese nel Mar Cinese Meridionale.
4) l'ENI, quindi, viene semplicemente USATA dalla RPC per creare contraddizioni nel campo degli interessi occidentali ed accetta tale ruolo:
La Cina non può che vedere l’interesse americano come una minaccia. Per questa ragione sta assumendo una postura assertiva nelle vicende che la vedono contrapporsi ai Paesi vicini per l’accaparramento delle risorse e la rivendicazione della sovranità sul Mare Cinese. Non si tratta certo di una riedizione dell’antico sistema del vassallaggio e dei di tributi di epoca imperiale, ma la schiacciante superiorità economica, demografica e militare cinese induce gli altri Stati rivieraschi a cercare negli USA una protezione dall’assertività di Pechino. Le Filippine e Taiwan sono storici alleati di Washington e recentemente anche il Vietnam si è avvicinato alle posizioni statunitensi. La politica di Pechino nel Mar Cinese Meridionale appare comunque vincente. Non solo per via della superiorità militare rispetto agli altri Stati rivieraschi, che in senso strettamente militare verrebbe di sicuro messa in discussione in caso di intervento statunitense (scenario comunque altamente improbabile). Ma anche per la capacità del Regno di Mezzo di coinvolgere le società petrolifere occidentali come ENI nello sfruttamento delle risorse presenti nell’area ben più di quanto non siano in grado di fare gli altri Stati rivieraschi. Lo strumento utilizzato è spesso quello delle joint ventures, che è in grado potenzialmente di incidere nelle scelte politiche di Washington. Gli Usa devono quindi agire prudentemente. L’incidente degli scogli Scarborough si chiuderà probabilmente attraverso vie diplomatiche e si risolverà in un nulla di fatto. Così come era avvenuto nel marzo scorso, quando una nave militare cinese cercò di speronare una nave da ricerca filippina. Dal canto suo, la CNOOC darà nuovo impulso all’esplorazione e allo sfruttamento delle risorse petrolifere e di gas presenti nel Mar Cinese Meridionale. In questo scenario di aspro confronto fra unità militari per un pugno di scogli, la nostra ENI è un partner sempre più importante per i colossi cinesi, nonché una garanzia dall’interferenza occidentale
cosa che comunque non c'entra con PETROCHINA......