http://www.corriere.it/editoriali/11_gennaio_09/giavazzi_se-pechino-compra-tutto_f3ff12b6-1bc8-11e0-9ee8-00144f02aabc.shtml
La prima metà dell'articolo di Giavazzi è ampiamente condivisibile, ma l'affermazione secondo cui "il surplus cinese è in gran parte il riflesso della pirateria informatica" è doppiamente scandalosa.
In primo luogo perché non solo presuppone una dipendenza tecnologica cinese nel campo del software che non esiste, ma addirittura evidenzia che Giavazzi non sa che per utilizzare ottimalmente un computer in lingua cinese è necessario un sistema operativo in lingua originale, e pensa che i convertitori in uso in occidente per consentire ad un computer su cui gira Windows di visualizzare i caratteri cinesi assicurino in Cina l'uso del software Microsoft egemone in occidente.
Al contrario in Cina è usato software di prevalente produzione cinese, e per rendersi conto dei termini della questione è sufficiente dare un'occhiata a questo link, che punta ad un articolo pubblicato sul sito webmasterpoint.org nel lontano 2003:
http://www.webmasterpoint.org/news/Cina ... p2023.htmlIn secondo luogo evidentemente Giavazzi dà per scontato che sia legittima la critica alla cosiddetta pirateria del software, ma così non è, soprattutto se il software di cui si parla è largamente egemonizzato da una società, Microsoft, che in occidente ha usato il potere assicuratole dall'essere quasi monopolista nel campo dei sistemi operativi per pc, per affossare ogni concorrenza nel campo degli applicativi (ricordate Lotus, Wordstar, Wordperfect, DB3, ecc.....?) e da una posizione di mercato oggi dominante impone le sue politiche di prezzi.
Chi è arrivato al potere facendo il pirata non è convincente quando se la prende coi pirati.