Detto questo la situazione democratica in giappone puo anche aver subito dei migli9raoemnte, fatto e'; che da 50 anni stava al governo un partito e a mio avviso la dice lungo sul grado di democratizzazione della popolazione. Se un partito sta al governo per 50 anni...vedi un po tu/...
I giapponesi per molto tempo hanno continuato ad accordare la loro preferenza al Partito Liberal Democratico semplicemente perchè non sentivano l'esigenza di cambiare, dato che l'economia andava bene.
Dire che per 50 anni è sempre stato al governo lo stesso partito è comunque falso quanto affermare che nel 2007 il Giappone ha cambiato 3 primi ministri, perchè significa ignorare questo periodo:
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si puo credere all apparenza, e definire il giappone un paese democratico per via delle elezioni, e della liberta d espressione.
Fino a prova contraria, le elezioni e la libertà di espressione sono i pilastri di una democrazia. Pertanto, non è "apparenza".
Si puo andare a fondo, leggere magari i resoconti di terzani che in giappone vi fu negli anni 80 e poi dopo, andare in giappone e vivere e lavorare e si puo avere un idea di come il popolo giapponese viva.
I giapponesi non sono sicuramente nelle prime file in quanto interesse per la politica, cosi come non lo sono per la conoscenza della storia (vedi Nanchino ecc ecc)
Che abbiano dato la preferenza per mezzo secolo ad un partito, la dice lunga ...come la dice lunga la situazione dei lavoratori giapponesi, anni luce dalla situazione dei lavoratori nelle democrazie.
Io leggo con molto piacere i blog degli italiani che vivono in Giappone, e mi ritengo una discreta conoscitrice della realtà nipponica.
Il Giappone è un Paese poco meritocratico (come l'Italia), in cui ad esempio ha un forte peso l'anzianità (come in Italia). E' un Paese fortemente burocratizzato e poco flessibile.
La vita lavorativa di un gaijin è piena di ostacoli, perchè tendenzialmente (anche se non è giusto generalizzare) penseranno che uno straniero non saprà mai lavorare adeguatamente secondo i canoni giapponesi.
Ci sono molte discriminazioni verso le minoranze (zainichi, burakumin, ainu, etc.), e gli stranieri in generale.
Come giustamente sostieni, i giapponesi in media sono piuttosto indifferenti verso la politica, mentre per quanto riguarda la storia, è vero che esistono correnti revisioniste, ma a questo proposito noto che in giro c'è una certa disinformazione.
I famosi testi revisionisti, che ogni tanto riappaiono all'orizzonte ad infervorare gli animi di cinesi e coreani, in realtà non sono di certo gli unici testi di storia disponibili in Giappone. In sostanza, di tanto in tanto è capitato che tali testi siano stati inclusi nella rosa di quelli che potevano essere scelti dalle scuole. Ci? significa quindi, che accanto a questi testi, rimanevano anche quelli dove queste censure ed edulcorazioni non esistono, ed era una scelta dell'insegnante optare per un testo piuttosto che per un altro. Quindi, pensare che per tutti i giapponesi la storia sia quella raccontata dai testi revisionisti, è frutto di ignoranza su questo specifico problema. Vorrei inoltre far notare che correnti revisioniste esistono anche in Europa, quindi farla sembrare sempre e soltanto come una prerogativa del Giappone è sbagliato, così come è sbagliato pensare che i testi di storia cinesi e sudcoreani siano immuni da manipolazioni nazionalistiche.
Arrivando infine alla situazione dei lavoratori giapponesi, anche qui ci sarebbe da demolire qualche stereotipo, e lo faccio tenendo conto soprattutto delle esperienze riportate nei diversi blog che leggo, di italiani che lavorano in Giappone. Sembrerebbe (e qui ritengo comunque d'obbligo il condizionale) che il mito del giapponese che lavora 30 ore al giorno fosse, appunto, un mito, questo perchè molti tendono a lavorare lentamente di proposito per poter fare gli straordinari. A differenza di quanto tu sostieni, non è la norma che gli straordinari non vengano pagati, anche se è vero che esistono questi casi. Ma io vorrei farti notare che esistono anche in Italia, quindi non capisco perchè certe cose suscitano un enorme scalpore quando riguardano realtà non occidentali, mentre sono riscontrabili anche da noi.
In sostanza, mettere in evidenza tutte le disfunzioni e i problemi strutturali della società nipponica, su cui si potrebbe davvero discutere all'infinito, perchè non è mai stata mia intenzione dipingere il Giappone come il Paese dei balocchi che molti patiti di manga ed anime credono sia, non è comunque un processo legittimo che permetta di sostenere che il Giappone non ha un sistema democratico.
Potremmo allora fare questo tipo di analisi per qualsiasi altra democrazia al mondo, anche occidentale: parlare di tutti i suoi problemi sociali, delle disuguaglianze, di certe leggi discriminatorie, della connivenza tra potere politico ed economico, e di come essa limiti e distorca i meccanismi democratici, etc., per arrivare a stabilire se il Paese in questione sia democratico o no. Vedresti che, in definitiva, non esiste nessuna democrazia perfettamente funzionante, secondo l'ideale che abbiamo in mente.
Credi che analizzando la società americana o quella italiana, il risultato sarebbe tanto migliore? Seriamente...
Negli Usa c'è sicuramente una maggiore mobilità sociale che in Giappone, ma perchè nei ghetti sono segregati quasi esclusivamente i neri? E il potere economico forse, non va ad incidere sulla politica del Paese?
E' davvero democratico uno stato che decide in continuazione di iniziare guerre, senza prima chiedere il consenso ai suoi cittadini?In definitiva, dove sono le "vere" democrazie? Nei nostri sogni, mi sa.