gli eventi di questi giorni dimostrano che la posizione pubblica del Dalai Lama e del suo entourage (su quella non pubblica non posso dire nulla: sappiamo quali siano le accuse ripetute dalla RPC) é stata scavalcata da settori dei cosiddetti "Tibetani in esilio" (composti in larga maggioranza da persone nate in India, seconde e terze generazioni, spesso giovani) e da loro corrispondenti settori in Tibet, che non rivendicano l'autonomia del Tibet (posizione ufficiale pubblica del Dalai Lama) ma l'indipendenza e la cacciata degli Han.
La marcia in India é stata repressa dalle forze dell'ordine indiane, ma a Lhasa si é asalita l'area commerciale coi negozi degli Han, incendiandola, il che non é "in linea", appunto, con le posizioni pubbliche del Dalai Lama e del suo entourage.
Mi auguro che gli scontri cessino e spero che nessuno (da oltreoceano o da più vicino) soffi sul fuoco o si serva di provocatori ed estremisti, dentro e fuori il Tibet, per promuovere lo scivolamento delle proteste verso violenze suicide, certo "non buddhiste" e in fondo assai omode proprio per il governo della RPC...
Comunque, ogni paragone con la Birmania é sbagliato perché in Birmania non ci sono stati saccheggi e incendi di negozi.