vorrei aprire un confronto su una pratica che, nelle sue molte sfaccettature, mi pare significativa; mi riferisco al fatto he ci sono a Roma (e penso nel resto d'Italia) operatori economici ITALIANI (negozi e venditori in iniziative espositive di modernriato, antiquariato e simili) che vendono a cifre altissime "reliquie" della Cina maoista (il che significa che fra chi pu? spendere, in Italia, ci sono clienti di tali prodotti).
Ad esempio, sabato 28 febbraio e domenica 1 marzo, a Roma, a Piazza S.Lorenzo in Lucina si svolgeva la ciclica expo-vendita "MISCELLANEA" nello SPAZIO ETOILE; assieme a venditori di nijoux, abbigliamento vintage, specialità fastronomiche umbre, siciliane, ecc., antiquariato, ecc. c'era uno stand che vendevatazze cinesi in ceramica con slogans e immagini maoiste a 70 Euro (settanta!) l'una e posters dell'epoca di Mao a 50 Euro (cinquanta!) l'uno.
Che ne pensate?
Le mie considerazioni sono le seguenti:
- é un'altra strategia di sfruttamento mercantilistico (con ricarichi nei prezzi superiori a quelli della droga...!) da parte di operatori occidentali di prodoti extraeuropei (avviene anche per i tessuti asiatici, le ceramiche maroccgine, i bijoux pakistani, ecc.);
- é significativo, anche in rapporto col punto precedente, che tali attività sono ESCLUSIVAMENTE gestite da Occidentali (Italiani, Tedeschi, ecc) e mai finora da Cinesi;
- si tratta assai più di esotismo che di nostalgia ideologica, data la tipologia dei compratori, ma certo fa impressione vedere a che estremi arrivi la mercificazione consumistica, che fa diventare oggetti di profitto anche i posters del più duro anticapitalismo maoista.