Questa è una lettera ripresa da Metropoli, di un padre cinese. Cresciuto qui, in
Italia.
Sono parole che colpiscono e danno voce a ciò che solitamente i cinesi sopportano in silenzio: pregiudizi, insulti, affermazioni turbanti…
“Ecco, siamo di nuovo alle solite! Dopo essere stati indicati come untori della Sars nel mondo solo tre anni fa, dopo essere passati come propagatori di influenza aviaria tramite i ristoranti cinesi a Torino e in Italia, adesso anche il Presidente del Consiglio, il massimo rappresentante dell’Italia che dovrebbe rappresentare anche me in quanto cittadino italiano acquisito, urla che i bambini in Cina vengono bolliti. Sono nato in Cina, ma ho frequentato tutte le scuole in Italia, grazie ai grandi sacrifici di mio padre e mia madre che hanno dovuto emigrare per poter vivere e far vivere i proprio figli. Molti italiani forse potranno capire la situazione del mio passato: mio padre da solo in Italia, la lontananza dai propri cari, la sofferenza e l’adattamento in un nuovo paese, la gioia e la speranza di un futuro e del ricongiungimento con i propri cari. Eppure io mi dico come si può dimenticare che anche voi siete stati un popolo che ha vissuto questa esperienza. Conosco bene la storia del mio paese ma conosco ancora meglio la storia dell’Italia dall’antica Roma, al Medio Evo, al fascismo, alla grande impresa economica del dopoguerra: di certo, come la Cina, anche l’Italia ha
personaggi e momenti storici positivi e negativi. Chi non ha peccato scagli la prima pietra.
L’Italia è il paese dove vorrei far crescere i miei figli, anzi le mie due bimbe si sentono più italiane pur essendo molto orgoglioso di
essere metà cinesi, ma domani mattina mi sveglierò e molti mi chiederanno se mangiavamo i bambini in Cina ed io risponderò: sì, in agrodolce ma solo la domenica. Cercherò di camminare a testa alta, così come ho fatto durante il periodo della Sars quando la gente spaventata cambiava lato della strada perché mi vedeva cinese, o sotto la psicosi dell’aviaria. Adesso spero che passeggiando
per le strade con le mie bimbe non pensino che abbia appena fatto la spesa!
Affermazioni come queste fanno male alle persone di tutto il mondo che vogliono vivere in pace e nel rispetto dei valori della famiglia e della democrazia. E fanno soprattutto male nel vivere quotidiano di noi persone semplici che facciamo un lavoro semplice. Prego Dio che le mie bimbe non subiscano violenze verbali come già accaduto durante il periodo della Sars, non mi preoccupo per
mia moglie (italiana) che voglio ringraziare per il suo sostegno.
Ling
Kuang Sung, Torino”