“I portelloni mal chiusi si aprirono di scatto e iniziarono a piovere decine di corpi. Uscivano dai container uomini e donne. Morti. Erano i cinesi che non muoiono mai.”
“Gomorra”, quando per fare affermazioni gravi sui cinesi le prove sono facoltative.
“Il container dondolava mentre la gru lo spostava sulla nave. Come se stesse galleggiando nell’aria, lo sprider, il meccanismo che aggancia il container alla gru, non riusciva a dominare il movimento. I portelloni mal chiusi si aprirono di scatto e iniziarono a piovere decine di corpi. Sembravano manichini. Ma a terra le teste si spaccavano come fossero crani veri. Ed erano crani. Uscivano dal container uomini e donne. Anche qualche ragazzo. Morti. Congelati, tutti raccolti, l’uno sull’altro. In fila, stipati come aringhe in scatola. Erano i cinesi che non muoiono mai. Gli eterni che si passano i documenti l’uno con l’altro. Ecco dove erano finiti. I corpi che le fantasie più spinte immaginavano cucinati nei ristoranti, sotterrati negli orti d’intorno alle fabbriche, gettati nella bocca del Vesuvio. Erano li’. Ne cadevano a decine dal container, con il nome appuntato su un cartellino annodato a un laccetto intorno al collo. Avevano tutti messo da parte i soldi per farsi seppellire nelle loro citta’ in Cina. Si facevano trattenere una percentuale dal salario, in cambio avevano garantito un viaggio di ritorno, una volta morti. Uno spazio in un container e un buco in qualche pezzo di terra cinese. Quando il gruista del porto mi raccontò la cosa, si mise le mani in faccia e continuava a guardarmi attraverso lo spazio tra le dita …
… Aveva soltanto fatto toccare terra al container, e decine di persone comparse dal nulla avevano rimesso dentro tutti e con una pompa ripulito i resti. Era cosi’ che andavano le cose.”
Questo testo è tratto dalle prime pagine di “Gomorra”, libro scritto da Roberto Saviano riguardo alla criminalità organizzata napoletana.
Il libro ci ha positivamente colpito per la profondità d’analisi dell’autore, della sua bravura nell’esternare sfacettature complesse della realtà partenopea e del suo coraggio nello scriverlo.
Il primo capitolo però ci ha urtato molto. Non conosciamo il motivo per cui Roberto Saviano abbia voluto iniziare il suo libro con i crani fracassati, le trattenute degli stipendi dei lavoratori cinesi per scavarsi una fossa in Cina, le “etichettature” dei corpi cadenti etc..
Non capiamo perchè ogni volta che si debba parlare dei cinesi, anche delle questioni umanamente più gravi, ci si basi spesso e volentieri sul sentito dire, in questo caso del gruista del porto.
L’autore, lungo tutto il libro, si riferisce continuamente alle indagini ufficiali ed alla propria testimonianza diretta. Riguardo ai cinesi però parla delle decine di persone che sono intervenute per ripulire i cadaveri di adulti e ragazzini caduti accidentalmente dai container, parla del riciclaggio di documenti dei defunti a favore di altri connazioni che ne sono sprovvisti, parla di fatti assai gravi e surreali senza però alcun riferimento a fatti oggettivi. Sono congetture che meriterebbero delle indagini più approfondite prima di essere esternate in un libro serio, se non altro per il rispetto della dignità del prossimo.
Li vorremmo proprio in galera questi ipotetici trafficanti di cadaveri. Chi sono coloro che hanno interesse nel nascondere questa tratta? I cinesi? Abbiamo così tanto influenza e potere al porto di Napoli tanto da far apparire dal nulla decine di uomini che nascondono diligentemente un fatto così cruento? Chi sono coloro che riescono a trattare i propri cari in questo modo? Chi sono coloro che trattengono gli stipendi?
E soprattutto, chi sono coloro che non sanno che la legislazione cinese a riguardo del trasporto dei corpi è estremamente ferrea? Lo sanno che in Cina è obbligatoria la cremazione e trasportare dei corpi non cremati è un’impresa che comporta gravissimi rischi non solo morali ma anche legali?
Il libro ha liquidato la questione in un paio di pagine, e queste domande probabilmente non se l’è proprio poste. Crediamo che sia veramente vergognoso parlare di un argomento così toccante come la morte in questo modo.
L’autore ha grande sensibilità e conoscenza della realtà napoletana, ma sembra essere molto carente riguardo a quella della comunità cinese.
Mostra una bassa tolleranza verso i cinesi citando il loro fetore di involtini di primavera putrefatti e il fatto che si siano attribuiti dei nomi italiani, ma è molto più tollerante ad esempio verso il ragazzino napoletano che rapinava le coppiette. Non siamo contro le varie sfumature della realtà decriptata dalla sensibilità dell’autore sulla situazione napoletana, sfumature umane che fanno riflette, siamo contro la sua insensibilità verso i cinesi di cui conosce veramente poco e in modo superficiale.
Queste parole senza fondamenta di Roberto Saviano sono esternazioni che fanno male alla convivenza fra le due comunità in Italia, fanno male soprattutto ai ragazzi cinesi che nascono e crescono in Italia, abituati ad una “vita italiana” nella quale sono pienamente integrati, dove però devono subire queste “bastonate” che spesso creano generalizzazioni e luoghi comuni. Si creano così conflitti contro i “diversi” che non sono affatto diversi, si coltivano delle future generazione rancuorose per il peso delle dicerie che devono portarsi dietro solo perchè “colpevoli” di avere origini cinesi, colpe inesistenti create da subdole affermazioni come quelle riportate nel primo capitolo di “Gomorra”.