Cosa si prova a tornare nella propria Patria di origine dopo tanto tempo? Anzi direi dopo una vita di assenza?
Il tutto lo posso spiegare solo poco per volta in questi brevi resoconti a cui spero di riuscire a dare una continuità. Ovviamente dipende tutto da quello che c’è da raccontare.
Sono passati ormai più di un mese dal mio arrivo in Cina, prima tappa a Wenzhou, la mia città natale che purtroppo non mi riconosce perché sono andata all’estero troppo presto. Qui avevano cominciato a registrare tutta la popolazione tramite computer nel 1988 e io me ne ero andata molto prima.
Inoltre non ero stata registra perché mia madre veniva da un piccolo villaggio, la legge per il contenimento demografico nelle città aveva impedito a mia madre di avere la residenza in città e io come sua figlia seguivo la madre. Registrarmi in un villaggio significava che a 7 anni avrei dovuto fare le scuole nel villaggio e quindi i miei genitori non lo avevano fatto nemmeno nel villaggio, con il risultato che non hanno alcun dato mio da nessuna parte. Il ciò significa, niente certificati di nascita, di penalità, di nulla osta al matrimonio, di ogni altro tipo. Per me, seconda generazione, vivere in Italia e non avere questi documenti significa non poter chiedere la cittadinanza italiana, non potermi sposare e non poter fare mille altre cose. In una situazione del genere l’unica cosa che potevo fare ora era quello tornare in Cina e sistemare i documenti.
Per poter fare tutto questo necessita che io stia nel territorio cinese almeno per 3 mesi, o forse addirittura 6 mesi. Ma nella vita ci sono delle cose che devono essere fatte e quindi eccomi qua. Dopo aver fatto le prime pratiche, mi reco a Beijing!
Beijing è una città enorme, che dopo i privilegi delle olimpiadi è diventata una megalopoli ultra moderna, piena di servizi, grattacieli e regole burocratiche. Ovviamente è anche una città stupenda perché è piena di attrazioni turistiche e monumenti antichissimi.
Se in Italia c’è Roma, qui c’è Beijing!
Ogni angolo della città trovi qualche costruzione vecchia, una pietra, una vecchia casa (Hu tong), un piccolo tempietto, una statua, un albero che ti riconducono ai vecchi splendori della Capitale Imperiale. Mi sono sentita subito benissimo quando sono atterrata in aeroporto, mi sentivo gasatissima ed emozionatissima. All’uscita dall’aeroporto però ho capito subito che in realtà, la città era super attrezzata ed in avanguardia, ma il popolo no. Il mio taxista era un vecchietto che cantava canzoni dei tempi di Mao, sputava sotto il suo sedile e alitava odore di aglio così intenso che poteva uccidere dracula. Ma non importa anche questo fa parte di Beijing! Che ben venga!
Sono a Beijing perché sto collaborando nel progetto di portare una rivista italiana in Cina, non è semplice, ma sicuramente divertente e le sfide fanno parte della vita delle persone, quando ci sono bisogna accoglierle e soprattutto vincerle!!! O almeno provarci.
Ci sono delle cose che forse non le avevo però tenute in considerazione prima di partire, che la Cina cambia velocemente e che tutto si evolve, e tu che vivi all’estero con i ritmi europei (o peggio italiani) non riuscirai mai a starci dietro o in ogni caso farai una fatica mastodontica. E qui che nascono gli imprevisti non calcolati e le difficoltà che una persona come me può incontrare in Cina.
Primo imprevisto: mi reco in banca per aprire un conto, mi ritrovo un signore che gentilmente mi spiega che io non avendo la carta d’identità cinese non ho nessun diritto ad avere un conto corrente cinese. E’ incredibile poi il fatto che gli stranieri possano usare il passaporto, ma i cittadini cinesi senza carta d’identità non possono farlo. Bene! Che bello!
Secondo imprevisto: non avevo cambiato i miei euro in yuan, quindi mi reco di nuovo in banca e chiedo di cambiare i soldi. Il signore che prima mi aveva spiegato del conto corrente, con il sorriso a 360° mi spiega che senza carta d’identità cinese la banca non può accettare i miei euro. Oh mio Dio!
Terzo imprevisto: mi serve un numero di telefono di Beijing e vado alla China Mobile a comprare una sim. Una signorina gentilissima mi spiega che senza carta d’identità cinese non può registrarmi e quindi non può vendermi la carta sim. A questo punto ero veramente scocciata, mi sono recata in un’edicola e mi sono presa un numero in nero, senza documenti, come fanno in molti. E io che volevo fare le cose in regola!!! Roba da matti!
Cosa vuol dire??? Tutto ciò??? Io sono cinese con passaporto cinese, ma non ho diritto a nulla perché non ho carta d’identità cinese. E che fanno le migliaia di Overseas che ogni anno tornano in Cina per affari e altri??? Prima si poteva fare tutto!!!
Ma sembra che questa nuova regola sia in vigore da pochi mesi, la chiamano “Regolamento sulla Carta d’identità cinese: ogni cittadino cinese deve esibire come documento solo e unicamente la Carta d’Identità, qualora avesse con sé il passaporto, all’interno del passaporto deve esserci il numero di carta d’identità”. Il mio passaporto è stato rilasciato dal consolato cinese a Milano e non ha numero di carta d’identità cinese perché sono residente in Milano. Praticamente il Governo cinese dopo le varie sanatorie e censimenti per regolarizzare tutti i cittadini cinesi, ha dettato nuove regole e si è dimenticato di noi, poveri disgraziati che hanno passaporto cinese e vivono permanentemente all’estero.
Il mio capo, un vecchietto di Taiwan, ha ragione: “Non farti abbattere da queste cose, la Cina vuol far vedere di essere avanti, ma ci sono troppe cose su cui starci dietro e non ci riesce affatto bene. Noi Taiwan e voi Europa ci abbiamo messo 50 anni, qui in 20 anni pensano di averci raggiunti, ma la loro fatica si deve in queste piccole cose! Su forza che si risolverà!”
E’ proprio vero, ma io sto bene qua, mi piace un sacco la Cina se solo non fosse che… mi sento rifiutata dalla mia madre adottiva, la bellissima Italia, perché non posso ottenere la cittadinanza e ora anche la mia amata Cina mi rifiuta perché sono stata troppo lontana da lei.
Allora io di che Paese sono?
Qi