A gennaio Associna è stata rappresentata in Parlamento dal suo Presidente onorario Marco Wong. Queste sono state le sue parole in rappresentanza delle seconde generazioni dei Cinesi in Italia.
Seduta di giovedì 28 gennaio 2010
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PAOLA FRASSINETTI
La seduta comincia alle 13,30.
(La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).
Sulla pubblicità dei lavori.
PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l’attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.
Audizioni di rappresentanti di Associna e AGe Extra di Fano.
PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca, nell’ambito dell’indagine conoscitiva sulle problematiche connesse all’accoglienza degli alunni con cittadinanza non italiana nel sistema scolastico italiano, l’audizione di rappresentanti di Associna e AGe Extra di Fano.
Do loro la parola.
MARCO WONG, Presidente di Associna.
Innanzitutto, ringrazio la Commissione per averci dato l’opportunità di illustrare la nostra esperienza.
Associna è un’associazione delle seconde generazioni cinesi, ossia non proprio degli immigrati, ma dei figli dell’immigrazione. Per quanto riguarda le problematiche degli studenti di cittadinanza straniera nelle scuole italiane, il tema è in realtà molto vasto perché comprende situazioni come quelle delle seconde generazioni, fino ad arrivare a studenti che vengono in Italia già formati e che quindi hanno un handicap linguistico fortissimo.
Mi preme anche fare osservare che il tema comporta delle difficoltà notevoli nel rappresentare la realtà attuale. Riportiamo un esempio molto concreto e pratico. Nella realtà di Prato, un capoluogo di provincia, attualmente un terzo dei nuovi nati è di origine cinese. Quindi, se volessimo rispettare il famoso tetto del 30 per cento di stranieri nelle scuole italiane, probabilmente dovremmo negare l’accesso a una buona parte della popolazione scolastica di un’intera provincia; cosa che immagino non sia nell’intento del legislatore.
La realtà è dunque molto complessa e, come dicevo, comprende situazioni in cui i figli degli immigrati sono di origine straniera per l’attuale legge sulla cittadinanza, vengono considerati tali dal legislatore e spesso anche dai propri compagni di scuola. In questi casi, il problema maggiore è di carattere identitario. Il tipo di intervento che si consiglia di operare in circostanze simili è basato soprattutto sulla mediazione sociale e sulla risoluzione del problema identitario.
Accanto a queste situazioni, ci sono anche delle casistiche sicuramente più problematiche legate invece agli studenti che hanno avuto la propria formazione all’estero e che quindi arrivano in Italia con una carenza di conoscenza della lingua italiana.
Nel caso della comunità cinese, succede spesso che alcuni di questi ragazzi siano di nascita italiana.
Per questi, al problema linguistico, si aggiunge anche una difficoltà di inserimento sociale, perché giungono in situazioni di ricongiungimento familiare. Alla difficoltà linguistica, quindi, si affianca il problema di ritrovarsi in un ambiente completamente estraneo a loro e di essere sradicati dagli affetti familiari che avevano ricostruito ad esempio con la famiglia in Cina.
Purtroppo, questa è la fascia di popolazione scolastica più a rischio. Infatti, sono studiati casi di giovani di questo genere che finiscono con il creare delle baby gang, delle gang giovanili.
Pertanto, è su queste fasce più problematiche che si suggerisce di operare un intervento, nonché un investimento per il futuro della nostra società.
Sappiamo bene, infatti, quale sia l’alternativa tra investire nell’inclusione sociale di questi ragazzi e tralasciare invece gli investimenti in questo settore.
Concludo il mio intervento con la preghiera di considerare questo investimento nel futuro dei nostri figli e della società italiana.
Sulle classi aggiuntive, su come realizzarle, credo che il problema principale alle volte sia quello di fare un passo indietro e agire. Molto spesso, infatti, le scuole sono poco attrezzate per creare delle classi aggiuntive. A noi, come associazione, è capitato di essere contattati da scuole che avevano dei budget limitatissimi per queste attività e quindi le abbiamo fatte a titolo assolutamente gratuito.
Ci sono delle vere e proprie emergenze in questo senso che non trovano risposta. Alle volte, il problema non riguarda tanto il come operare, ma addirittura se sia possibile o meno farlo.
MARIA LETIZIA DE TORRE. Cosa avete trattato in particolare?
MARCO WONG, Presidente di Associna. Ad esempio, si possono affiancare degli insegnanti di sostegno, perché molto spesso i ragazzi che arrivano non hanno solo il problema linguistico, che può essere appunto risolto con delle ore aggiuntive di italiano, ma hanno anche il problema di rapportarsi. Faccio un esempio relativo alla comunità cinese. Molto spesso, la modalità con cui si apprendono le lingue è diversa.
C’è un rapporto più gerarchico con i professori e i genitori stessi spesso pensano che la scuola italiana sia «più facile», perché mentre in Cina il focus educativo è sull’apprendimento delle nozioni; nella scuola italiana la difficoltà maggiore riguarda le modalità con cui si interagisce con il resto della classe.
Un’altra difficoltà che si incontra è legata al fatto che molto spesso i genitori cinesi, nell’intento di facilitare i ragazzi a conoscere meglio la lingua italiana, tendono a porli in classi di alunni molto più giovani rispetto ai loro. Pensano infatti di facilitarli facendo studiare loro l’italiano dalle basi; cosa che invece pone un handicap aggiuntivo, perché i ragazzi si ritrovano in classi con compagni molto più piccoli di loro e quindi perdono anche la volontà e il piacere di frequentare la scuola. Questo è un fattore assolutamente negativo perché così la scuola viene vista sempre di più come una costrizione.
Come logistica, penso sia importante che innanzitutto le classi siano tenute in prosecuzione del normale orario scolastico, in modo da evitare ai genitori che spesso lavorano e non riescono a seguire i propri figli, la difficoltà aggiuntiva di dover accompagnare nuovamente i ragazzi a scuola.
Inoltre, molto spesso, i figli per queste comunità sono i primi mediatori culturali della famiglia. Loro ricevono l’incarico da parte di questi «piccoli imprenditori» di diventare il mediatore culturale verso la realtà italiana, per cui i genitori che hanno difficoltà linguistiche fanno affidamento sui propri figli per essere aiutati nella propria attività. Nelle scuole, questo elemento viene spesso interpretato come uno sfruttamento…
PRESIDENTE. Mi scusi, la invito a concludere perché abbiamo dei tempi strettissimi.
MARCO WONG, Presidente di Associna. Concludo qui il mio intervento per quanto riguarda le classi aggiuntive.
Sui rapporti fra genitori, nella nostra esperienza, bisogna anche fare uno sforzo per far comprendere le realtà e la storia dell’immigrazione ai giovani italiani, ad esempio ricordando loro che anche l’Italia è stato un Paese generatore di immigrazione.
Quindi, la storia di molti ragazzi stranieri è spesso quella dei loro genitori o dei loro nonni in altri Paesi del mondo.
PRESIDENTE. Nel ringraziare gli autorevoli ospiti che sono venuti a rappresentarci una situazione che per noi è molto importante conoscere, autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna delle relazioni presentate dagli auditi (vedi allegato).
Dichiaro conclusa l’audizione.
La seduta termina alle 13,55.
Fonti:
Resoconto stenografico dalla Camera dei Deputati
Radio Radicale (ascolta in streaming o scarica l’MP3)