Rimpatriata 3: Vite in parallelo

Che vita avremmo fatto se fossimo rimasti in Patria?

La vita di una seconda generazione non è mai stata semplice, prima di tutto perché ci si ritrova all’improvviso in un posto lontano e straniero, senza essere preparati, senza capire cosa stiamo vivendo e perché lo stiamo vivendo. La semplice scelta dei genitori cambia completamente la nostra vita. Sicuramente se fossimo rimasti in Patria avremmo fatto una vita normale come tutti i ragazzi della nostra generazione.

E’ così che mi è venuto in mento questo racconto, perché in questi giorni sono ospite della mia amica d’infanzia, la mia vicina di casa, con un anno in meno di me e che sta vivendo la vita che avrei fatto io se fossi rimasta una semplice ragazza cinese che vive in Cina.

Da 0 a 4 anni.

Io e Yingying siamo nate nella stessa città, nello stesso palazzo e più o meno nello stesso periodo, lei qualche mese dopo quindi risulta più piccola di un anno. I nostri genitori si conoscono perché vicini di casa. Fino ai 4 anni la nostra vita è stata molto simile, i nostri papà impiegati statali, la mia mamma casalinga perché essendo trasferitasi da fuori città con le restrizioni governative per le residenze non ha avuto i privilegi di una persona con residenza di Wenzhou e non poteva avere un lavoro. La mamma di Ying invece aveva un part time in una farmacia e il resto del tempo lo dedicava alla figlia.

Dai 4 alle fine delle scuole d’obbligo

Io: a 3 anni parte mia madre per l’Italia e al mio quarto anno partiamo io e papà. Ricordo che Yingying e la sua famiglia erano venuti ad accompagnarmi alla stazione degli autobus, io sapevo solo che partivo per raggiungere la mamma e null’altro. Arrivata in Italia vivevamo in un laboratorio di abbigliamento, sul soppalco che i miei avevano costruito per la zona notte, faceva freddo e non c’era l’acqua calda. I miei lavoravano tutti i giorni e io passavo il tempo nel cortile insieme ai miei cuginetti finchè all’età di 7 anni non è nato mio fratellino. Da quel momento in poi il mio compito era quello di prendermi cura di lui. Un giorno dei miei 8 anni era settembre vennero nel nostro laboratorio degli agenti in una macchina di polizia, questi parlarono con i miei genitori, ma nessuno li capiva, io non parlavo ancora italiano poiché non avevo amici italiani e non ne vedevo molti venire nel nostro laboratorio. Quindi sono venuti i miei zii, che capivano un po’ di italiano e i miei vicini di casa italiani e chiesero ai miei di me, urlavano il mio nome ed era l’unica cosa che capivo. Alla fine qualche giorno dopo, la mia vicina di casa venne da noi e mi porto uno zainetto vecchio con dei quaderni metà già usati e delle matite. Da allora tutte le mattine andavo a scuola con la loro figlia. Gli agenti erano venuti perché al Comune di Brescia risultava che io ai miei 8 anni compiuti non ero ancora andata a scuola, probabilmente i miei genitori si erano dimenticati o non lo sapevano, ed è così che finii la scuola dell’obbligo due anni dopo rispetto agli altri. Passavo mezza giornata a scuola e il resto lo occupavo curando mio fratello, facendo lavori domestici e aiutando mamma e papà nelle piccole cose del loro lavoro.

Yingying: ha fatto un percorso normalissimo, i genitori potevano avere solo un figlio e lei da figlia unica era il centro dell’attenzione di tutta la famiglia. I genitori vivevano per lei e lei doveva avere tutto quello che poteva avere una bambina ad ogni fascia di età. I vestiti migliori, i cibi migliori, i giochi migliori e la sua mamma andava tutti i giorni avanti ed indietro dalla scuola per accompagnarla di persona. Yingying non doveva preoccuparsi di nulla, i genitori prima che lei potesse aprire bocca aveva già previsto tutto e la vita scorreva tranquilla e felice.

Dalla scuola dell’obbligo all’università

Io: Finito le scuole dell’obbligo, avevo scelto di pre-iscrivermi in ragioneria, ero uscita con il massimo dei voti perché vedevo la scuola come un futuro per me, finchè i miei genitori mi impedirono di continuare il mio percorso di studi dicendomi che avevo già perso troppo tempo e che era ora per me di cominciare a portare qualcosa di buono alla famiglia. Io ero contraria e volevo assolutamente studiare. Poi mi chiamarono uno alla volta tutti i membri della famiglia, per ultima la zia piccola che io ritenevo tanto giovane, bella e moderna. Sapevo che mia madre le aveva chiesto di fare questo e lei lo fece. Mi disse che dovevo pensare alla famiglia e non comportarmi da egoista, che i genitori non c’è la facevano più a lavorare al laboratorio e avevano bisogno di me. Io piansi un paio di giorni e poi da brava figlia andai a lavorare al ristorante della mia zia piccola. Ai miei 16 anni con mio padre cercai un ristorante, ai 17 lo aprimmo e verso i 21 finimmo di pagare i debiti dell’attività. Allora mio padre si sedette a tavola con me e mi disse che ero grande ormai che mi dava 20 milioni di lire per comprarmi una macchina e scegliermi un marito. Ovviamente non potevo accettarlo a 21 anni mi sentivo ancora troppo piccola e irrealizzata, non avevo fatto nulla per me, avevo passato 21 anni a realizzare i sogni dei miei genitori e ora loro volevano sbarazzarsi di me con 20 milioni di lire, valevo così poco? Così, ho preso i 20 milioni di lire e mi sono iscritta in una scuola privata per il recupero degli anni scolastici contro la volontà dei miei, ho finito il liceo e infine la laurea breve al compimento dei miei 27 anni.

Yingying: la vita della piccola Yingying scorreva felice e lineare, finito le medie e le superiori , i genitori decisero per lei e la iscrissero all’università di Wenzhou vicino a casa, in modo che la madre potesse come sempre accompagnarla a scuola come aveva sempre fatto fin da piccolissima. Aveva sempre vissuto senza preoccuparsi di nulla, i genitori le risolvevano tutti i problemi, mai fatto bucato in vita sua, mai fatto bollire nemmeno dell’acqua, tornava a casa da scuola che la madre le aveva già preparato per la doccia, il mangiare e finito di fare i compiti, si sedeva di fronte alla televisione a mangiare gli stuzzichini che la madre le aveva preparato. Così  come quando fece l’esame d’ingresso dell’università, le mancavano dei punti per accedere, i genitori avevano già preparato i soldi e le conoscenze per farla entrare.

Dopo l’università

Io: finito di studiare dovevo giustificare le mie scelte, cercai un lavoro ma trovai solo stage. In Italia c’era la crisi finanziaria e le opportunità per i giovani erano quasi nulle. Finito qualche stage decisi di andare in Cina alla ricerca di fortuna, i miei genitori ormai avevano rinunciato con me e non mi importunavano nemmeno più per farmi maritare. Avevo messo via dei risparmi durante l’università facendo lavori part-time e nel frattempo aiutando anche la famiglia. Così partii ed eccomi qua, alla ricerca di un lavoro serio, di un’opportunità di crescita, di una via per sentirmi realizzata, ma non c’è nessuno che mi può aiutare, devo contare solo sulle mie forze, da sola in una Cina così grande. Chissà che fine farò.

Yingying: non doveva preoccuparsi nemmeno del lavoro, finito l’università a 22 anni i genitori attraverso le conoscenze le avevano da tempo trovato un impiego in un’azienda di costruzioni come contabile, ben pagato e con contratto a tempo indeterminato. Ma i piani dei genitori non si fermavano solo all’istruzione e al lavoro, all’età di 23 anni della loro figlia era previsto un fidanzato, per cui attraverso le conoscenze avevano da prima studiato la famiglia del ragazzo e poi se il ragazzo aveva le carte giuste sarebbe stato il prescelto. Trovarono un ragazzo più grande di Yingying di 2 anni, figlio unico, alto, pulito, laureato, impiegato statale con alle spalle un padre industriale e una famiglia per bene. Importante era che in famiglia non ci fossero dei divorzi perché poteva minacciare la stabilità della coppia della figlia. C’è un detto a Wenzhou che diceva che le disgrazie si rispecchiano per 3 generazioni e inoltre l’esempio negativo dei genitori divorziati non era molto gradito e disonorava il buon nome della famiglia di Yingying. Del resto la mia amica d’infanzia era una splendida ragazza, bella e proporzionata, laureata e con un ottimo lavoro, figlia unica di un’ottima famiglia per questo i due si piacquero subito. Da quel momento in poi la vita di Yingying fu stupenda, se prima viveva felice e tranquilla, dopo il fidanzamento la sua vita era sfavillante, il fidanzato le riempiva di regali, l’accompagnava ovunque lei andasse con la sua nuova macchina. I genitori di lui comprarono una casa di 150 mq per i futuri sposi e i genitori di lei si occuparono dei mobili e l’elettronica della casa. E così che i genitori della mia amica dopo una vita di lavoro sodo usarono tutti i loro risparmi per la preparazione al matrimonio della figlia. Tutto doveva essere il meglio per loro e i futuri sposino non dovevano preoccuparsi di nulla. A 25 anni Yingying si sposò e a 26 anni ebbe un bimbo maschio. Così come se anche il genere del bambino entrasse nei piani dei genitori di Yingying, tutto deve essere perfetto per lei ed è andato tutto liscio.

Conclusione

Sono ora seduta nel salotto della casa dei genitori di Yingying, la casa è grandissima ha 150 mq e tutto quello che c’è qui dentro sembra fatto per accogliere la figlia e il suo bambino anche se la figlia ormai vive in una casa sua con suo marito. Il padre di Yingying mi spiega che hanno deciso di non mettere il parque in tutta la casa, ma il marmo perché se dovesse venire il bimbo così può andare in giro con i girelli e le macchinette senza problemi. La stanza di Yingying è ancora li pronta perché la sua padrona venisse ad abitarla. La mamma di Yingying passa mezza giornata da sua figlia ad aiutarla con il bambino nonostante ci fosse li anche la suocera. La madre di Yingying mi chiede strabiliata come io faccia a vivere da sola in giro per il Mondo e già non riuscivano a digerire il fatto che i miei genitori non mi avessero scelto un marito alla mia veneranda età di 28 anni.
Mentre sono nel salotto a scrivere queste parole, la madre di Yingying continua a portarmi cibo, frutta, biscotti, dolci ed altro. Così facevano con la figlia ed è così poco educato per me dire che io non mangio mai fuori dai pasti. Ma si mangiamo!

Io non so se avrei preferito la vita di Yingying. So solo che apparentemente lei è felicissima. Ovviamente parlo della vita di una famiglia cinese più che benestante.

Io sicuramente agli occhi di altri sono più sfortunata e farò sempre molta fatica nella vita, dovendo costruirmi la vita da sola e forse a volte vivere in questa oasi di felicità non mi sarebbe dispiaciuto. Ma in questo modo non avrei potuto vedere con i miei occhi l’occidente, scoprire culture diverse, conoscere lingue diverse, assaporare ogni piccola cosa della vita come se fosse un dono e non una cosa ovvia data dai genitori.

Vivere nella difficoltà è faticoso ma sicuramente mi ha portato anche molto. Ora certamente so cucinare, lavare, stirare e se va tutto male non mi abbatto, ma cerco una via breve per risolvere il problema da sola. E la cosa ovvia per me è che lo devo fare da sola.

Non so come saranno gli anni in avvenire, forse vivremo ancora in parallelo, io il mio pellegrinaggio e Yingying la sua vita perfetta.

Qi

Posted by on 27 Aprile 2010. Filed under Racconti, Rimpatriata. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0. You can leave a response or trackback to this entry

One Response to Rimpatriata 3: Vite in parallelo

  1. vissi una vita simile alla tua, a parte che fortunatamente, avendo dei genitori abbastanza istruiti (mio padre era laureato e faceva insegnante in Cina, il nostro ragioniere ai tempi non ci credeva che tra i cinesi in Italia potesse esistere qualcuno laureato) non ci hanno mai impedito di studiare…ma non sai quanto peso quando penso la fatica che hanno fatto i miei e ora mi sento in dovere di ripagare, scelgo di fare la figlia modello, quella che torna tutte le sere per cenare (per fortuna sono riuscita a vivere da sola), quella che ad ogni bisogno e’ presente, quella che ha sul gobbo il peso di dover realizzare cio’ che loro non hanno potuto costruire…pero’ a volte dentro di me sento una grande necessita’ di trasgredire…

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