La grande muraglia

La Grande Muraglia costituisce la maggiore opera militare difensiva della Cina antica. Estesa in direzione est-ovest, ossia dal mare dell’oriente ai deserti e praterie dell’occidente, attraversa monti e valli per una lunghezza di oltre 6000 chilometri, da cui il nome di “Grande Muraglia”.
La costruzione della Grande Muraglia fu completata in un lungo periodo di tempo. Durante l’epoca delle Primavere e Autunni e dei Regni Combattenti, dal settimo al quarto secolo a.C., vari principi si contendevano il primato nella pianura centrale, portando a frequenti guerre. Per difendersi dalle incursioni nella pianura centrale delle forti tribù nomadi delle praterie del nord, i regni di Yan, Zhao e Qin, posti a settentrione, eressero alte muraglie ai confini. Nel 221 a.C. l’imperatore Qin Shihuang unificò la Cina; non solo collegò lungo un’unica linea le mura esistenti, ma requisì anche centinaia di migliaia di operai per continuare la costruzione della muraglia, originando così questa meraviglia del mondo.

La leggenda più famosa collegata alla Grande Muraglia è quella di Meng Jiangnu.

Si dice che Meng Jiangnu fosse originaria del sud della Cina e avesse sposato un tale chiamato Wan Xiliang. Appena tre giorni dopo le nozze, Wan Xiliang fu catturato dai soldati e scortato a nord a costruire la muraglia. Trascorsa la primavera e arrivato l’autunno, dell’uomo nessuna notizia. Meng Jiangnu pensava sempre al marito, e coll’avvicinarsi dell’inverno, temeva che potesse soffrire il freddo senza un cappotto imbottito di cotone!

Di conseguenza, la donna tessè della stoffa e cucì con questa un cappotto molto spesso. Dopo aver terminato l’opera, partì per portarla al marito. Dopo moltissime sofferenze, giunse finalmente a nord ai piedi della remota Grande Muraglia. Qui vide gruppi di operai portare sulle spalle pesanti mattoni ed enormi pietre, lavorando duramente sotto la sorveglianza dei soldati, mentre ogni tanto qualcuno stramazzava a terra per la fatica.

Dopo vari giorni di ricerche, la donna venne a sapere che il marito era già morto di fatica e che il cadavere era stato sepolto dentro la muraglia. Dopo aver udito la terribile notizia, ella pianse per tre giorni e tre notti ai piedi della muraglia, finché il cielo si oscurò. A quel punto, con un boato, 400 chilometri di muraglia precipitarono sotto la forza del suo pianto ed ella riuscì così a trovare i resti dell’uomo fra le rovine.

Meng Jiangnu li prese con sè e cominciò il cammino di ritorno verso sud. Giunta presso un monte, ebbe fame e sete e, estremamente affaticata, ricominciò a piangere: chi mai avrebbe pensato che le sue lacrime, gocciolando, avrebbero creato una sorgente, che poi fu chiamata “sorgente del pianto”. Dopo essersi lamentata, la donna continuò il cammino; proprio allora, i soldati la raggiunsero: disperata, questa afferrò la parete del monte vicino, bloccando gli inseguitori, per cui i posteri chiamarono il monte “monte rimosso”. Ripreso il cammino, la donna incontrò uno scalpellino a cui chiese di scavare una grotta, i cui pose i resti del marito. Fatto questo, si sistemò accanto alla grotta e morì in pace. I locali, in segno di rispetto per la sua virtù, ne seppellirono il cadavere e costruirono un tempio in suo onore, in cui posero una sua statua e compirono sacrifici.

Questa bella leggenda si tramanda in Cina da più di mille anni. Si tratta in realtà di un’accusa del crudele sistema di corvée imposto dall’imperatore Qin Shihuang, ed anche di una dimostrazione del duro lavoro a cui fu costretto il popolo cinese per costruire la Grande Muraglia.

Dopo la dinastia Qin, tutte le dinastie feudali continuarono nella costruzione della muraglia.

Attualmente, uno dei tratti meglio conservati e più rappresentativi è quello di Badaling, presso Pechino.

La Grande Muraglia, come simbolo della nazione cinese, è l’orgoglio della Cina ed anche una meraviglia del mondo. Nel dicembre 1987, la Grande Muraglia è stata inserita dall’UNESCO nella lista del patrimonio culturale mondiale.

FONTE: http://it.chinabroadcast.cn
LINK: http://it.chinabroadcast.cn/351/2005/12/09/42@47779.htm

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