«Faccio un appello ai giornalisti: rispettate la Carta di Roma siglata dall’Ordine Nazionale dei Giornalisti e dalla Federazione Nazionale della Stampa, perché come diceva Einstein di razza ce n’è una sola, quella umana». Questo l’appello di Junyi Bay, coordinatore di AssoCina Toscana, l’associazione che raccoglie le seconde generazioni di cinesi in Italia, alla platea di “Immigrati, risorsa scoperta” in svolgimento a Firenze nella sede dell’Istituto degli Innocenti. Junyi Bay è intervenuto nel corso della tavola rotonda sul tema “L’immigrazione attraverso i massa media” coordinata dal presidente della Regione, Claudio Martini. Alla tavola rotonda hanno partecipato il direttore de La Nazione, Giuseppe Mascambruno, il direttore di Metropoli-La Repubblica, Gennaro Schettino, Renzo Brizzi, già caporedattore di Wdr Germania, Gianni Marzo, diversity manager della Tv fiamminga VRT del Belgio, Iman Sabbah, giornalista di Nazareth che lavora a Rainews 24. Alla tavola rotonda i giornalisti hanno portato il loro contributo, stimolati dal presidente Martini, dopo la presentazione dell’indagine sulla rappresentazione dei cittadini immigrati sui media a cura di Anna meli del Cospe e Carlo Sorrentino dell’Università di Firenze.
Junyi Bay ha raccontato la sua esperienza di Italo-cinese nato in Italia. «Nessuno chiederebbe ai vostri figli – ha detto – se sono un problema o una risorsa per l’Italia. Io non sono, né mi sento immigrato. E così tutti coloro i quali sono nati in Italia, perché il loro unico spostamento è stato quello dal grembo della mamma». In precedenza Gianni Marzo, che ha raccontato di essere un italiano di terza generazione, discendente da italiani che migrarono in Belgio negli anni ’40 e che ha parlato in inglese, raccont ando come la sua lingua sia l’olandese, aveva portato l’esperienza della televisione pubblica fiamminga. «Ci siamo accorti negli anni ’90 – ha detto – che stavamo perdendo il 10% degli ascoltatori, quelli di etnia diversa. Così abbiamo elaborato una ‘carta della diversità’ e abbiamo fatto corsi di formazione ai giornalisti. Inoltre abbiamo cercato talenti fra gli immigrati. Oggi nei programmi non fiction il 17% è rappresentato da persone di etnia diversa, era il 10% nel 1994». Iman Sabbah ha raccontato invece la sua esperienza con RaiMed la prima rete pubblica italiana, nata 8 anni fa, che si è rivolta anche al mondo arabo e poi con Rainews 24 ed ha concluso: Il problema non è la qualità del giornalismo italiano, perché in Italia il giornalismo di qualità c’è. Il problema è che nei palinsesti non viene premiato». Renzo Brizzi ha raccontato invece la sue esperienza in Germania, con i programmi rivolti agli italiani immigrati. «Oggi – ha concluso – nei media tedeschi non mancano gli stranieri, ma quelli che appaiono sono quelli che si sono completamente integrati.
Il problema è quello di garantire la pluralità della società senza che vi sia cancellazione dell’identità». Giuseppe Mascambruno, direttore de La Nazione, riconoscendo come esista, in Italia non diversamente da altri paesi, un problema legato al binomio Informazione-immigrazione, ha ringraziato la Regione Toscana per aver realizzato il convegno e la tavola rotonda e aver dato l’opportunità di approfondire queste tematiche. Soffermandosi sul rapporto fra informazione e politica Mascambruno ha rivolto tra l’altro un invito alle forze politiche a favorire le candidature fra i cittadini immigrati come un passo per contribuire ad una migliore integrazione e anche alla qualità dell’informazione. Gennaro Schettino, direttore di Metropoli-La Repubblica, ha sottolineato particolarmente la necessità di governare i fenomeni e non limitarsi all’emergenza. Un appunto rivolto ai governanti italiani, ma anche a quelli dei paesi d’origine dei migranti.