L’integrazione attraverso il lavoro: resoconto dell’incontro al Palazzo Comunale

Tema dell’incontro era l’inclusione sociale degli immigrati attraverso il lavoro.

 

 Presenti il presidente dell’Unione Industriali Riccardo Marini, una rappresentanza della Camera di Commercio di Prato, il Capo del Dipartimento per le Libertà Civili e l’Immigrazione del Ministero dell’Interno Mario Morcone, il Direttore del Patronato Epasa-CNA Leonardo Angeletti, Marco Fazzini, docente della Facoltà di Economia dell’Università degli Studi di Napoli Parthenope, Valentina Sardi, responsabile del  Servizio Immigrazione del Comune di Prato, Michele Parpajola, responsabile dell’Osservatorio Immigrazione della Provincia di Prato, il Console generale della Repubblica Popolare Cinese a Firenze Gu Honglin e il presidente di Associna Junyi Bai. A moderare gli interventi l’assessore alle Politiche d’Integrazione Giorgio Silli. Quest’ultimo, introducendo i lavori, ha sottolineato come non possa esservi integrazione senza il rispetto della legalità ma anche come, al contempo, occorra mettere a punto una politica di informazione verso l’opinione pubblica al fine di incrinare quella convinzione, sempre più diffusa – “a torto”, a detta dell’assessore –, secondo la quale gli stranieri godrebbero di diritti non riconosciuti ai cittadini pratesi. Solo una politica che tenga in considerazione i due aspetti sopra menzionati può, secondo Silli, imboccare con più forza la strada dell’integrazione e  arginare, quindi, i rischi di derive xenofobe.

Se i primi interventi hanno esposto i contenuti e le linee d’azione nel territorio pratese del progetto europeo di promozione dei servizi ai migranti “UNRRA”, è stato il presidente dell’Unione Industriali Riccardo Marini a spostare l’attenzione su questioni di più stringente attualità, puntando il dito contro l’illegalità diffusa nel “distretto parallelo” cinese e lamentando la pressoché totale assenza di risposte da parte degli imprenditori orientali ai pur numerosi inviti alla collaborazione che l’Unione Industriali avrebbe loro rivolto. L’intervento che però ha fatto più parlare di sé, finendo per porre il dibattito di sabato alla ribalta delle cronache locali, è stato quello del Console della Repubblica Popolare Cinese Gu Honglin, il quale, se da una parte ha dichiarato di condividere l’importanza del perseguimento della legalità per una pacifica convivenza, ha altresì affermato che il suddetto obiettivo passa necessariamente dalla concessione di maggiori diritti ai migranti che risiedono in Italia. Il Console ha poi lamentato un eccessivo accanimento da parte delle autorità pubbliche nei controlli effettuati nei confronti delle aziende cinesi. A replicare all’intervento del Console hanno provveduto l’assessore Silli, il quale si è dichiarato dispiaciuto di apprendere che gli interventi di controllo siano stati interpretati dal Console come il frutto di un’intenzione persecutoria nei riguardi di una specifica comunità, e Davide Lo Castro, Capo del Gabinetto della Prefettura di Prato, che ha affermato che i controlli interessano tutte le aziende e che, se l’incidenza di questi è stata più alta nei riguardi delle aziende condotte da cittadini cinesi, è solo perché queste ultime rappresentano una quota rilevante del totale delle ditte operanti sul territorio pratese.
             
A riportare il dibattito su un terreno più propositivo è stato l’intervento di Junyi Bai, presidente di Associna, il quale ha iniziato il proprio discorso leggendo alcuni estratti di articoli giornalistici, risalenti a più di un secolo fa, da cui emergeva un ritratto delle comunità di italiani emigrati all’estero assai simile a quello con cui, oggigiorno, diversi media italiani dipingono i gruppi di immigrati – cinesi in particolare – presenti sul nostro territorio. Le condizioni di marginalità, precarietà e devianza che sembrano accomunare, seppure a distanza di così tanti anni, i migranti cinesi a quelli italiani devono spingere, secondo Bai, le autorità politiche e l’opinione pubblica a interrogarsi sulle cause delle suddette condizioni. Se è assolutamente legittimo, in uno Stato di diritto, affermare la legalità ricorrendo anche alla repressione, a questo strumento occorre affiancare, ha continuato il presidente di Associna, politiche di integrazione da perseguire su più fronti: dalla implementazione di istituti di soluzione informale dei conflitti interetnici ad una maggiore attenzione nei riguardi degli assetti urbanistici, al fine di prevenire la vicinanza tra edifici industriali ed abitazioni e, dunque, eventuali contenziosi che da questa vicinanza potrebbero sorgere fino a una promozione di integrazione economica fra imprenditori italiani e imprenditori cinesi. Un approccio costruttivo al tema dell’immigrazione impone quindi, secondo Bai, di superare quella visione “statica” focalizzata solo sulle difficoltà di convivenza fra indigeni e allogeni e fare propria, invece, una visione “dinamica” delle relazioni interetniche, orientata a valorizzare le potenzialità che siffatte relazioni racchiudono. L’intervento del presidente di Associna si è concluso accennando agli ostacoli che gravano sugli immigrati di seconda generazione evidenziando, a questo proposito, come non possa non essere sollecitato un intervento del legislatore nazionale in materia di cittadinanza.
             
A seguito dell’incontro i presenti in sala sono stati invitati a partecipare al buffet offerto dalle associazioni migranti. Perché l’integrazione, forse, passa anche dalla tavola.

Marco Piombo
Foto: Elisa Sensi

Posted by on 22 Ottobre 2011. Filed under Associna. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0. You can leave a response or trackback to this entry

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