Cronaca di un matrimonio alla cinese

Come viene festeggiato un matrimonio cinese in Italia.

Alla fine della giornata gli sposi erano esausti: il marito sprofondato in un profondo letargo, appesantito dalla sbornia, era sdraiato sul sedile posteriore dell’auto, la moglie con le lacrime agli occhi portata via in macchina dalla sorella.

Non sembrava fosse stato un matrimonio, eppure lo era.

I preparativi per il fatidico giorno erano iniziati a notte fonda: verso le 4, il quartetto composto dalla sposa, lo sposo, il testimone e la damigella, erano già in piedi dalla parrucchiera a prepararsi.

Il trucco delle donne per l’occasione era veramente pesante. Mentre i capelli dei due uomini erano impregnati di gelatina e lacca, acconciati da sembrare due parrucche.

Le riprese video di rito si tenevano in un albergo a 4 stelle, prenotato per l’occasione, dove alle 9 spaccate sono arrivati direttamente da Prato due signori italiani incaricati di farle.

-Lavoriamo con i cinesi oramai da 10 anni- hanno confidato. -Sono brava gente, che si fanno i loro affari-. Come a dire, anche se ammazzano, si ammazzano tra di loro.

Dieci minuti per ornare la stanza con i caratteri “doppia felicità” e gli scatti della macchina fotografica erano iniziati. La sposa in pose innaturali, faceva da modella all’obiettivo doppio dei due addetti. Non c’è possibilità di rifare la scena nel caso di sbagli: chi è attore nato, in questo caso, è molto avvantaggiato.

Intanto nella hall dell’hotel si adunavano i parenti degli sposi: anche loro sanno che dovranno contribuire alle riprese.

Sotto lo sguardo di curiosi, alcuni dei quali, per cronaca, han applaudito a più non posso, la coppietta, ancora non del tutto sveglia, approdava nella hall dell’albergo per permettere al cameraman di riprendere le ultime scene al chiuso. La tappa sucessiva era infatti il Colosseo. L’auto affittata per l’occasione era una Jaguar, guidata da un vecchietto di nome Benito che stonava un po’ con l’atmosfera di quel giorno.

Sotto l’arco di Costantino, la scena, condita anche dalla presenza dei molti turisti, veniva montata a dovere. Ed anche qui gli auguri si sono sprecati.

L’ultima tappa, prima di andare al ristorante dove si sarebbe tenuto il banchetto era il laghetto: lì le riprese erano riservate solo per gli sposi, il testimone e la damigella.

Anche perchè gli altri parenti non ne potevano più:preferivano andarsi a rifocillare.

Il ristorante teatro del melodramma che si sarebbe consumato di lì a poco, è situato in periferia. C’era molto lavoro in quel locale, anche se era lunedì.

Breve digressione sul perchè i cinesi si sposano quasi sempre durante un giorno della settimana e non come gli italiani durante il week-end:è un compromesso che devono fare con gli orari liberi degli invitati e col calendario lunare che segna la data propizia.

Per dirla breve:è una via di mezzo tra superstizione(o tradizione??) e praticità dettata dai ritmi forsennati di chi lavora.

Gli sposi erano arrivati verso le 13 e mezza, mentre gli invitati non erano ancora al completo. Tuttavia, anche se qualche tavolo erano rimasto vuoto, si era cominciato col banchetto.

I piatti erano molto assortiti, che andavano dal pesce alla carne, dalla pasta al riso.

Parenti ed amici che non si vedevano da una vita si informavano sulle reciproche condizioni.

Il brindisi, temuto dagli sposi, dal testimone e dalla damigella, si tenne quando furono portati i secondi piatti.

I quattro, non potevano più sottrarsi al gioco talvolta “perverso” che dovevano affrontare, per loro il banchetto erano finito.

Pressappoco funziona così: gli sposi, nel giorno di festa, dovevano andare uno ad uno a fare cin cin con gli invitati. Tutto va bene se l’invitato è “ragionevole” e non vuole mettere in difficoltà i festeggiati…

Se il soggetto, amico o parente che sia, ha voglia di “divertirsi”, sono guai anche per il testimone e la damigella.

Già, lo scopo del brindisi, a cui quasi nessun sposo sfugge, è la sbornia!

Cosa che successe anche quel giorno: al terzo tavolo, lo sposo si imbatte in una tavolta di amici. Tra una “discussione” e un’altra e vari tentativi di corruzione(offerta di stecche di sigarette da parte del festeggiato per non bere un bicchiere stracolmo di liquore)lo sposo viene forzato a bere un calice di cognac…

Mettete che è astemio, mettete che ha dormito neppure un’ora ed ottenete uno sposo ubriaco all’istante.

In teoria il testimone doveva aiutarlo, ma era tardi.

Erano finiti i giochi? Manco per scherzo!

Al tavolo successivo, pretesero che il testimone prendesse il posto dello sposo, ormai sbracato su una sedia, con la testa chissaddove!

Uno dei giochi consisteva nello sfilare degli stuzzicadenti senza usare le mani da un limone e tenere il conteggio delle stecchette tirate fuori. Se si sbaglia c’è la punizione. Ovvero un bicchiere di vino.

Un altro gioco consisteva nel versare vino tra due sigarette poggiate sul bordo di un bicchiere senza bagnarle. Punizione nel caso si sbagliasse:la stessa di prima.

Furono preparati altri giochi, ma il tempo tiranno non permise il loro svolgimento.

La sposa, intanto, forse in balìa delle troppe emozioni(o forse per un collasso nervoso) piangava a dirotto, non sapendo neppure il motivo per cui lo faceva.

La festa era finita.

E alla fin fine erano contenti tutti!

Posted by on 31 Ottobre 2011. Filed under Racconti, Rubriche. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0. You can leave a response or trackback to this entry

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