A cura di Malia Zheng
Ci siamo conosciute poco a poco e l’impressione che mi ha fatto è stata molto positiva. Ho avuto la sensazione che così fosse anche per lei. WGR è nato così, dall’apprezzamento professionale reciproco, dal supporto che di lì a poco ci saremmo potuto dare. Agnese, fotografa professionista, aveva bisogno di qualcuno che scrivesse, che raccontasse le storie; aveva bisogno di qualcuno che capisse le protagoniste di cui si doveva raccontare. E dentro la sua cerchia di conoscenze mi considerava la più affine per questo progetto. E così è nata la nostra collaborazione.
Ho conosciuto Agnese Morganti ne
lla sala riunioni di Itschina; io ero una laureanda, stressata tra tesi, esami da dare, lei una fotografa, fresca fresca dal master londinese. A legarci è stato il progetto teatrale d’integrazione promosso da Pamela Villoresi con il supporto del Metastasio di Prato, uno spettacolo ispirato al soggetto di Bertolt Brecht, “L’anima buona del Sezuan”, in lingua cinese, diventato poi uno spettacolo dal titolo “Un Angelo nei sobborghi”.
Dopo quell’esperienza, dopo il debutto sul palcoscenico di Roma e la rappresentazione di New York; e infine dopo la tesi, ci siamo ritrovate entrambe collaboratrici di Itschina. Agnese si occupava di fotografare le serate del locale fiorentino Bund 18 e iniziava a coltivare interesse verso le ragazze e i ragazzi cinesi che frequentavano quel locale con mise e look impeccabili. Tra noi è nato un primo confronto di opinioni, di bozze, di idee su come sviluppare questa pulce all’orecchio; di come promuovere la vita di queste ragazze affascinanti, dai lineamenti esotici eppure da stili di vita così familiari.
Come vivono realmente i giovani cinesi in Italia? A questa domanda potevamo rispondere con un articolo su un mensile, un settimanale di cultura o, perché no?, di moda; ma mai avremmo pensato che sarebbe potuta diventare un’applicazione per iPad.
Grazie ad una lezione tenuta da Luca Pianigiani (cofondatore del photo magazine per iPad) presso la Laba (Libera Accademia di Belle Arti a Firenze) Agnese, assistente presso l’istituto, ha potuto conoscere Jpm (Jumper Photo Magazine) che sarebbe diventato di lì a poco editore del progetto WGR.
Il nome per il progetto era già stato partorito: stavamo riflettendo su come chiamarlo quando mi è venuta in mente la parola cinese che significa “straniero”, perché la usano i cinesi per indicare gli italiani, ma spesso con lo stesso si indicano i giovani cinesi che si recano in Cina per studiare la lingua d’origine. Così abbiamo deciso che WGR, l’acronimo di WàiGuóRén sarebbe stato il termine che avrebbe rappresentato la nuova faccia dell’Italia. La nuova italianità.
Il nostro reportage foto-giornalistico ha come obiettivo quello di rappresentare la storia, la vita di questi italiani dalla doppia cultura, in un’ottica personale e non sociale. Vogliamo parlare del singolo, come unico per quel che è, e non uno dei tanti, uno di loro. Vogliamo che chi non ha mai avuto la possibilità di conoscere o parlare con un ragazzo cinese di seconda generazione, abbia la possibilità di farlo indirettamente.