Beppe Grillo e cittadinanza: come perdere un’ottima occasione per tacere

Beppe Grillo è uno che si odia tantissimo, o si ama abbastanza. Sul suo cliccatissimo blog ieri è comparsa questa perla di saggezza di cui, non c’è che dire, tutti noi avevamo enorme bisogno:

«La cittadinanza a chi nasce in Italia, anche se i genitori non ne dispongono, è senza senso. O meglio, un senso lo ha. Distrarre gli italiani dai problemi reali per trasformarli in tifosi. Da una parte i buonisti della sinistra senza se e senza ma che lasciano agli italiani gli oneri dei loro deliri. Dall’altra i leghisti e i movimenti xenofobi che crescono nei consensi per paura della “liberalizzazione” delle nascite». 

Insomma siamo tutti incazzati e in crisi, ci tolgono la serenità e la pensione, e va sempre bene ogni tanto sparare alla Croce rossa senza problemi di sorta, un po’ come andare a un poligono di tiro a sparare a mitraglietta su un bersaglio immobile.
Gli immigrati e i loro figli, così a me pare, sono quel bersaglio immobile. Sono immobili e silenti e anche un po’ sgrammaticati qualche volta, d’accordo, e sono così immobili che ogni tanto escono di senno e urlano al mondo tutta l’impotenza che hanno.
I disordini di Via Padova, le rivolte a Lampedusa o Rosarno. Cosa significano?
A me sembrano piccoli, drammatici momenti di verità che dovrebbero aiutarci a capire, tra una lobotomizzazione quotidiana e l’altra, le categorie di bene e male. Il senso di ingiustizia. La disperazione, vera, di chi non fa parte di categorie sociali esteticamente accettabili. Di chi può esistere, purchè non si veda.

Qui siamo un’arma di distrazione di massa. Qui siamo un problema “non reale” che serve a trasformare gli italiani in tifosi. Qui siamo materiale da esplusione e non meritevoli di diritto di voto. Secondo quanto pontificava Oriana Fallaci, ci riproduciamo come topi e non paghiamo le tasse, anzi, non le capiamo neanche, le tasse. Qui invece, che bello, siamo carne da macello elettorale, saponette per ripulire l’immagine di ex fascisti che pensa un po’ l’ironia, hanno dato il nome a una legge spazzatura sull’immigrazione (la stessa in vigore oggi, ma questo non è un “problema reale”, direbbe Grillo).

Allora, dopo essere usati sempre e comunque come target di attacchi strumentali, pedine da INPS utili all’erogazione di pensioni di cui probabilmente non potremo godere a nostra volta (esattamente come, se non peggio, per gli italiani), dopo aver subito ciò che tutti gli immigrati subiscono nella loro difficile esperienza di vita – gli italiani erano i criminali di New York, oggi sono i ratti del Canton Ticino – dobbiamo sopportare attivisti che, a caso, decidono di renderci per l’ennesima volta strumento o oggetto di qualcosa.
No, Beppe Grillo. Per una volta, e questa volta davvero per una buona causa, dovresti tacere.
Che se qualcuno avesse il dubbio che quello che tu dici non sia tanto grave, basta vedere i commenti che fioccano sul tuo blog sotto gli articoli citati.

C’è chi dice che bisogna essere di religione cattolica, per avere la cittadinanza italiana (secondo questo criterio andrebbe revocata la cittadinanza almeno ad una buona metà degli italiani che conosco).
C’é chi dice, inforcando gli occhialini precisi dell’analisi scientifica, che “cinque anni son pochi ne servono dieci almeno”. Secondo studi attendibili che dimentica di citare.

Chi pontifica: “con la sovrappopolazione che c’è non mi sembra una buona idea” e un altro emerito studioso che ci delizia con un trattato di antropologia e sociologia umana: “il presidente degli italiani dovrebbe sapere che la maggior parte degli stranieri sono poveri e non hanno alcun interesse di conoscere la storia o di perfezionare la lingua italiana, essi da noi vogliono solo i soldi”, lamentandosi del fatto che il presidente della repubblica non fa alcuna differenza tra italiani ed extracomunitari (che onta! noi siamo umani, loro sub-umani, suvvia lo sanno tutti!) e specificando che agli immigrati mancano “civiltà, rispetto dell’ambiente, volontà di integrazione”. Come ciliegina sulla torta, lo studioso aggiunge una tassonomia molto raffinata: i sudamericani non salutano, sono ubriaconi violenti e lasciano i materassi nei pianerottoli, i marocchini spacciano droga e “parecchi albanesi” rubano in casa. Non pervenute le caratteristiche di egiziani e cinesi, siamo in attesa del prossimo studio.

L’apice del grottesco però viene raggiunto da un commento che cita la densità di popolazione dell’Italia, che sarebbe seconda solo a quella dell’India e quindi “aiuto si salvi chi può”.

Allora mi pare utile chiarire un paio di cosette, al dottor Grillo e agli agitatori di folla vari e disparati.

La mancanza di una legislazione adeguata e al passo coi tempi in materia di immigrazione è un problema REALE. Un grosso problema reale.
Una voce in più nella lista delle cose che fanno di noi uno dei paesi europei più arretrati in materia di diritti umani e civili, oltre che un’incongruenza che non fa che acuire il senso di ingiustizia patito da immigrati e figli di immigrati che sono, guardate un po’, “esseri umani”. Che patiscono (Beppe Grillo, prendi nota) problemi reali.
Lasciatemi chiarire ancora una cosa: se Aisha nasce in Italia da genitori non italiani, a diciotto anni può richiedere la cittadinanza. Non è un automatismo, la deve richiedere, e anche in fretta, prima di compierne 19. Stupidaggini burocratiche di vario tipo possono ovviamente ostacolarla. E, com’è ovvio, nonostante parli italiano probabilmente meglio di molti italiani che parlano solo dialetto da quando sono nati, fino a diciotto anni vive in Italia da straniera: niente concorsi per italiani, niente gite di classe dove sorgano problemi col permesso di soggiorno, eccetera.

Secondo caso: Fatima sfortunatamente non nasce in Italia, ma ci arriva a due anni. Anche lei ad un certo punto parla italiano meglio degli italiani, ma a meno che i genitori non riescano ad ottenere la cittadinanza, dopo dieci anni di residenza (vuoi per motivi di reddito o che altro) niente gita o concorsi pubblici anche per lei.

Aggiungo che la burocrazia italiana impiega ANNI (non mesi, anni) a rispondere alle richieste di cittadinanza.

Modernizzare la nostra legislazione in materia sarebbe un minimo atto di civiltà e senso della giustizia in un paese che va avanti anche grazie alla volontà, al duro sacrificio, e ai contributi degli immigrati. Che non sono eroi, nè vittime, nè sub-umani.

Però sono soggetti, signor Grillo. Non armi di distrazione di massa. Bensì soggetti meritevoli di diritti. Lo lasci dire a noi figli di immigrati, se davvero questa proposta di legge non ha senso.

Insomma, leggere il post di Beppe Grillo mi ha proprio urtato i nervi.
Ho avuto la stessa sensazione di quando sento Marco Travaglio e Roberto Saviano parlare del conflitto tra israeliani e palestinesi. Perchè non vi occupate di ciò di cui siete competenti e non lasciate fare a noi?

Yalla, non preoccupatevi: lo facciamo volentieri. Non siamo più bersagli immobili.

 

Randa Ghazy

Fonte: YALLA Italia

Posted by on 27 Gennaio 2012. Filed under Immigrazione, Prima Pagina. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0. You can leave a response or trackback to this entry

5 Responses to Beppe Grillo e cittadinanza: come perdere un’ottima occasione per tacere

  1. ottimo che ASSOCINA pubblichi queste chiarissime e pienamente condivisibili parole in homepage!

    • beppe glirlo avrebbe bisogno di parecchie tirate d’orecchie Scusa se non argomento ma sarebbe troppo lunga la storia. Lo segue abbastanza e mi suscita spesso dei dubbi, non e certo la prima occasione.Complimenti sinceri per il blog (A)lessio

  2. Peccato, una battuta di pessimo gusto.

  3. i gesti come quello dell’ombrello e del dito medio alzato
    vanno rispediti al mettente !
    grillo e bossi = stessa faccia di trota e piranha…

    invettiva mia:
    facce di mer.a !

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