Ormai sono qui da 2 anni e un pensiero molto ricorrente che mi salta sempre in mente, una domanda a cui ho pensato tanto “ma in questa immensa terra chiamata Cina, sono mai esistiti i sentimenti?”.
Noi seconde generazioni abbiamo la possibilità di vivere pienamente nel locale e di studiare ciò che gli altri stranieri non notano, il motivo per cui a volte non reggiamo psicologicamente il confronto con il posto dove eravamo abituati a vivere è proprio questo.
Nella nostra infanzia, adolescenza e prima giovinezza in Italia, abbiamo imparato i valori dell’amicizia, della famiglia, dell’onestà, dell’uguaglianza, della differenza, della tolleranza, ma soprattutto l’Italia ci ha abituati ad amare il prossimo ed aprire i lucchetti al cuore. Siamo cresciuti con più flessibilità, più liberi, più sinceri con noi stessi.
Da quando sono qui, noto che il mio modo di fare e di relazionarmi con il prossimo ha creato molta diffidenza e spesso i miei connazionali non mi capiscono.
I miei connazionali vedono con meno diffidenza un abbraccio che arriva da uno straniero, lo giustificano, più che da una persona come me, un ragazza cinese cresciuta all’estero.
La prima sensazione che ti viene appena atterri in questa terra, la terra dove siamo nati è “freddezza”, la fredezza di un posto dove tutti corrono, tutti vanno avanti senza guardare indietro, mentre noi G2 cresciuti all’estero è come se fossimo creature del passato.
All’estero, nel mio caso in Italia, siamo cresciuti con genitori, nonni e parenti emigrati all’estero 20, 30, 40 anni fa… La Cina che i nostri genitori e parenti conoscono è ormai stato cancellato da questa rincorsa verso il futuro e lo sviluppo. I nostri genitori vivevano in case basse e spesso in villagi dove le case era ancora costruite con legno e bambù, molti coltivavano la terra e allevavano le galline e i maialini, molti raccimolavano un pò di rmb raccogliendo la legna nelle montagne per rivenderle giù in Paese. I nostro genitori hanno visto la rivoluzione cultura maoista, si sono sposati con la divisa del partito comunista cinese, e alcuni parenti hanno lasciato la Cina subito dopo la seconda guerra mondiale. I nostro familiari hanno avuto l’opportunità di uscire dalla Cina, alla ricerca di un posto migliore dove crescere i figli, ma lasciando la Cina sono rimasti indietro nel tempo…
Indietro nel tempo perchè hanno mantenuto le stesse tradizioni e filoni di pensiero di quando hanno lasciato il loro Paese Natale e in Italia, in questa nuova terra, non avendo le competenze linguistiche non sono riusciti ad integrarsi uniformemente e quindi non sono riusciti a seguire le tempistiche del luogo.
Si noi seconde generazioni italiani, siamo stati educati da loro, abbiamo studiato nelle scuole italiane, abbiamo un sacco di amici italiani e ci sentiamo sempre in qualche modo legati alla Cina, un legame che difficilmente si interrompe, un legamo soprattutto rafforzato dalla nostra curiosità e dall’orgoglio dei nostri genitori nell’essere cinesi, una delle civiltà più antiche ed sviluppate del Mondo.
Mio padre parla di storia della Cina a pranzo o a cena, legge la biografia di Mao, guarda tutti i documentari sugli imperatori cinesi e si diverte a sentire le musicassette dei cantastorie in lingua dialettale della nostra città d’origine, si ricorda ancora il sapore buonissimo della coscia di pollo bollito con funghi e salsa di soia che mia nonna dava sempre al marito e al primo genito una volta all’anno, a capodanno. Tanto che la prima cosa che ha fatto quando è ritornato in Cina per viaggio qualche anno fa è stato quello di comprarsi un pollo, portarlo a casa e cucinarlo come faceva la nonna. Quando finì di cucinarlo, mentre mi diceva che il pollo in Cina ha un sapore speciale, non come quello italiano che era un pò insipido, diede un morso alla coscia di pollo e solo in quel momento mio padre capì che il sapore del pollo che cucinava la nonna a capodanno non esiste più nemmeno in Cina.
L’esperienza di mio padre è solo un esempio di ciò che vedo, sento e che mi capita ogni giorno della mia esperienza in Cina.
Le poche momerie che mi rimanevano di questo Paese, erano case basse, con tetti a tegole, cortili con le aziane che cucivano a maglia, un sole splendido, tanti bambi che saltellano e correvano, il signore che passava 3 volte alla settimana di fronte a casa mia con il suo cavallo per vendere il latte fresco di cavallo alle famiglie con i bimbi piccoli, tante biciclette, vicini di casa sorridenti che mi offrivano sempre di entrare nelle loro case a giocare con i loro figli, ventilatori che giravano in estate e i bagni nel fiume vicino a casa.
Ma io sono venuta sapendo che tutto questo non esisteva più, sono venuta in Cina curiosa di scoprire cosa era diventato il mio amato paese natale, fiera di apparternervi perchè da turista mi era piaciuto tantissimo.
Ora dopo 2 anni in questo paese ho vissuto come una normale ragazza cinese che non ha nulla di diverso dalle altre, mentre in Italia ero quella che faceva la differenza. Ho finalmente realizzato che in realtà io non ero per nulla a mio agio, la Cina di oggi è una Cina in transito, che cambia rapidamente, ci sono cose molto avanti come la tecnologia, i servizi e la scienza, ma ci sono ancora tante cose che non riescono a stare al passo con tutto questo correre verso un futuro prospero e nanotecnologico. Ciò che non riesce ad andare a pari passo, sono le persone… Quando mi chiedo “in Cina ci sono i sentimenti?” è una domanda che mi viene mente ogni volta che vedo come sono arrivisti i colletti bianchi negli uffici, ogni volta che vedo un programma di Speed Dating che tempesteno le reti televisive, ogni volta che parlo con un’amica che nel raccontarmi il suo primo appuntamento galante mi descrive solo quante case, macchine, soldi ha il suo spasimante, ogni volta che mi presento a una persona e subito dopo il nome, cognome e l’età ti chiedono quanto guadagni al mese, ogni volta che un’amica rifiuta il mio invito a fare un giro nel parco perchè lei deve fare shopping in qualche shopping mall, ogni volta che faccio un complimento alla borsa di una collega e come risposta lei mi spiega quanto lo ha pagato e dove lo ha preso, ogni volta che offro il mio aiuto e quella persona pensa che io abbia secondi fini, ogni volta che parlo del mio viaggio a Hong Kong e scopro che le mie amiche ci sono state tante volte ma hanno visitato solo la via dello shopping , ogni volta che entro in metropolitana e durante la fila vedo giovani che pur di entrare in treno prima per prendersi un posto a sedere spintonano gli anziani, ogni volta che leggo sul giornale la storia di un anziano che vive per strada perchè il figlio lo ha gentilmente invitato a sgombera la casa perchè a lui serviva per il suo matrimonio e potrei continuare all’infinito con le mie ragioni, ma ciò che mi colpisce di più sono tutte quelle volte che io ragazza sola in questa megalopoli cerco di crearmi un ambiente in cui poter vivere e cerco di dare la mia amicizia più sincera e pura, vengo sempre ferita, perchè non capita.
Negli ultimi giorni mi sono guardata un pò di drama TV per capire meglio, un giorno un mio amico sociologo mi aveva detto, se vuoi conoscere la società di un luogo devi vedere i telenovelas, ed ecco che l’ho fatto. Mi sono vista un pò di telefilm del Continente, di Taiwan, Koreani e Hongkongnesi. Parliamo di telefilm che si trovano nel mercato cinese. Alla fine ho trovato molto interessante il confronto tra quelli del Continente e quelli di Taiwan.
Quelli del Continente contengono esattamente le stesse cose che io vivo tutti i giorni. Mentre quelli di Taiwan mi hanno veramente sorpresa, sono storie molto banali, molto inventate, molto da sogni ad occhi aperti, ma non è la trama che mi colpisce, ma il mondo cui le persone interaggiscono, quello che si dicono e quello che vogliono esprimere nei vari stati d’animi della vita quotidiana. Se il drama TV è vero che rapresenta la società del luogo, allora trovo che a Taiwan esistono i sentimenti…
Mi ricordo che un giorno il mio istruttore della palestra mi disse che non ascoltava canzoni taiwanesi perchè troppo sdolcinati… e da allora molti altri miei colleghi hanno definito con lo stesso aggettivo anche i telefilm taiwanesi… e quindi perchè io non li trovo così sdolcinati? Sicuramente se sento una canzone cinese, mi piacciono quelli del Continente, ma i miei cantanti preferiti sono Zhang Hui Mei e Ding Tang, famosissime cantanti taiwanesi.
Una volta una mia collega cinese molto senior mi disse “Qi i cinesi non felici, perchè non possono che trovare la felicità nei soldi”.
E quindi, non ci credo che in Cina non esistono i sentimenti, perchè nell’Antica Cina, i poeti scrivevano peomi struggenti, storie piene di valori, dipingevano con sentimento e lo puoi capire guardando attentamente i vecchi dipinti di china appesi nei musei.
Non è vero che non ci sono i sentimenti in Cina, ma i sentimenti sono stati oscurati dalla frenetica rincorsa al successo, all’arricchimento, alla felicità materiale…
Lodo una mia amica seconda generazione che vive qui con me, lei mi ha detto un giorno “Qi i cinesi vanno scoperti!” e io dopo varie riflessioni aggiungo “I cinesi devono riscoprirsi!”.
Qi
Brava, le tue osservazioni sono da me pienamente condivise. Anche io vivo qui in Cina ed anche io sono stato ferito innumerevoli volte come amico e come fidanzato. Quello che scotta di piu’ a dirti la verita’ sono le ferite subite nei rapporti umani non amorosi, quelli appunto con gli amici, rapporti determinati solo ed esclusivamente dall’opportunismo.Complimenti bell’articolo. Simone Bacci
Brava ZhangQiYan, brava davvero….io sono una ragazza cinese di seconda generazione, e le cose che dici tu sono verissime. Brava xkè hai saputo esprimere ciò che io nn sapevo come spiegare. Brava perchè hai saputo trasmettere tramite un semplice, fluido, scorrevole ma efficace, i sentimenti. Brava perchè hai saputo xtare ad esempio gli esempi giusti, gli esempi, i valori, le tradizioni, gli episodi che ogni cinese all’estero che si rispetti rimpiange.
Non sono totalmente d’accordo con te riguardo i sentimenti dei cinesi, ma ti stimo tantissimo per il come hai saputo esprimerti.
Io sono orgogliosa di essere cinese, grazie x aver scritto qst superbo articolo.
Spero ed attendo una tua risposta.
金文意
ps: 有一些错误。。。如果你愿意我可以帮你改正哦 !!!:-)
Brava ZhangQiYan, brava davvero….io sono una ragazza cinese di seconda generazione, e le cose che dici tu sono verissime. Brava xkè hai saputo esprimere ciò che io nn sapevo come spiegare. Brava perchè hai saputo trasmettere tramite un semplice, fluido, scorrevole ma efficace, i sentimenti. Brava perchè hai saputo xtare ad esempio gli esempi giusti, gli esempi, i valori, le tradizioni, gli episodi che ogni cinese all’estero che si rispetti rimpiange.
Non sono totalmente d’accordo con te riguardo i sentimenti dei cinesi, ma ti stimo tantissimo per il come hai saputo esprimerti.
Io sono orgogliosa di essere cinese, grazie x aver scritto qst superbo articolo.
Spero ed attendo una tua risposta.
金文意
ps: 有一些错误。。。如果你愿意我可以帮你改正哦 !!!:-)
(你可以在这里回答我)
Bellissima riflessione,
Spero ce ne potrai regalare altre perchè una sensibilità come la tua rende gioia.
Continua così!
MiLo
Bellissimo articolo, un sincero approccio non ideologico alla Cina di oggi. Pieno di sentimento. Brava.
E’ vero che molti dei problemi della Cina di oggi possono essere individuati in questa sfrenata rincorsa alla modernità (benessere, ricchezza, studi superiori, status symbol, etc.), ma temo però che l’opportunismo dilangante nelle relazioni umane in Cina sia un dato storico, che esiste da centinaia d’anni.Basta leggere il famosissimo romanzo 金瓶梅 (fatta eccezione per tutte le parti boccaccesche) per rendersi conto di come anche nel passato intrighi, sotterfugi, complotti, corruzione e falsità fossero la norma per quella società.
Ciao ZhangQiYa, bellissimo il tuo racconto. Io e mio marito (siamo del Trentino/Alto Adige) stiamo leggendo tanti libri sulla Cina, storici e non. Stamattina mi é venuta proprio questa domanda. Ma in Cina esistono i sentimenti? Ho pensato alla vecchia Cina e sentivo profondità nel “sentire” e sincerità. Ma pensando alla Cina frenetica… Volevo proprio capire… Sono andata in cerca su Internet e ho trovato il tuo articolo. Grazie. È stato un’ illuminazione per me! Cari cari saluti, Astrid Mair
Che ridicola. Tu non sei italiana, tu sei una cinese.
Quando vai all-estero o sei in Italia, a nessuno verra’ mai in mente : to’, ecco un’italiana.
Tu sei solo una cinese che si vergogna di essere cinese, figlia di due servi delle multinazionali, che sono venuti nel nostro paese a devastare la nostra economia.
Nessun italiano crede veramente che tu sia una connazionale. E non ci credi nemmeno tu.
Se pianti un carciofo in una campo di viole, resta un carciofo, ci dispiace per te.