Rivoluzione Social Media in Cina

Quasi 500 milioni di Cinesi sono online, e più di un quarto forma la popolazione dei social network.

La situazione particolare in cui vivono in Cina (un internet scudato dal grande ed evoluto firewall soprannominato Great Wall), si sono sviluppati diverse alternative ai nostri social network “occidentali”, proprio per colmare il vuoto creato dall’assenza di concorrenza.

Ecco l’elenco di “chi non c’è”, oltre al milione di articoli scomparsi:

  •  (visibilità a singhiozzo invece per Google Hong Kong e Gmail, molto limitate a causa di eventi o parole chiave calde)
  • (2008 – prima del blocco spopolava nei campi universitari estivi, dove gli studenti da Stati Uniti ed Europa introducevano questa nuova moda tra i giovani)
  • (dalle olimpiadi del 2008, motivazioni non chiare ma riconducibili alla linea editoriale sul Tibet. All’epoca anche CBC e BBC furono bloccate, per poi essere “liberate”)
  • (portale di filmmakers – veicolo di documentari)
  • (da giugno 2009)
  • (da marzo 2009)
Scopriamo i palliativi orientali, che non sono semplici copie o sosie. Bensì sono “cinesizzati“, adeguati e rimescolati secondo il gusto e costume mainstream in Cina (operazione che fanno adeguatamente tutte le maggiori multinazionali in Cina, tipo la P&G e i suoi marchi trasliltterati):
  •  (ex Xiaonei, Lanciato nel 2005, equivalente di Facebook) nato come Xiaonei esclusivamente per i campus universitari, ha visto la sua ascesa grazie all’apertura a tutti gli internatui e alla massiva diffusione dei giochi online. Ad Aprile 2011 conta 31milioni di iscritti e un valore in Borsa di circa 584$ milioni.
  •  (Lanciato nel 2008, equiv. di Facebook) con servizi come foto upload e blog, basa la propria attrattiva su un pacchetto di giochi, storici i primi come i simil Happy Farm e Sale For Friends (quest’ultimo molto in voga nel 2006-2008 anche su Facebook, dove si socializzava comprando i propri amici in un’asta al rialzo, come se fossero giocattoli virtuali sul mondo del web).
  •  (Lanciato nel 2008, equiv. di Twitter) La forza di Weibo è stata quella di aver clonato il cinguettio azzurro, lasciando inalterate molte caratteristiche, prima di tutto la lunghezza massima dei messaggi: 140. Ma centoquaranta ideogrammi sono una proposizione a senso compiuto in cinese: qua la grande ed importante differenza, lo stesso motivo per cui Twitter è stato vietato sul web del Paese di Mezzo; ossia 140 parole che viaggiano velocissimi nel cyberspazio è una libertà esponenzialmente incontrollabile. Anche Weibo ha tempi di reazioni piuttosto rapidi di fronte a fughe di notizie non desiderate. Ma la cosa interessante è che queste notizie permangono sul web e sfruttano altri canali, altri blog o vengono riproposti in altre salse in Weibo (tramite traslitterazioni e giochi di parole per assonanza). La differenza è che Twitter non avrebbe mai potuto accettare una mano esterna per bloccare queste fughe di notizie. Sina invece nasce come canale generalista web a Pechino.
  •  (Lanciato nel 2006, equiv. di Youtube) trova il campo libero con una legge sul Copyright che è stata poco chiara ed lassivamente applicata in Cina (ogni anno la legge viene rivista e ritoccata, Wikipedia vi può indicare le linee generali), e vi si può trovare contenuti che su Youtube sarebbero bloccati per diritti d’autore. Inoltre ha un bagaglio enorme di video in cinese, senza paragoni rispetto al canale americano.
  • (Lanciato nel 2010, equiv. di Foursquare) Nonostante la giovane età di questa Startup, gioca una partita in casa, grazie anche alle operazioni di marketing coi check-in e conseguenti agevolazioni, sconti e bonus negli esercizi commerciali in cui ci si trova in quel momento. Una sorta di Groupon, ma cui basta una schermata di un cellulare per accedere a una serie di vantaggi.

Mancano dal grafico in inglese alcuni nomi, cui aggiungo volentieri:

  • (Lanciato nel 2005, equiv. di Youtube) è la prima concorrente di Youku: pensavate che esistessero solo un clone? Vi sbagliate di grosso, il mercato cinese si divide in tante fette ed alternative più o meno valide con le loro peculiarità. Un mercato interno vivo in ogni settore, che giustifica i maggiori fallimenti di “orientalizzazioni” di aziende straniere (scordatevi di sbarcare con un modello stile Netflix dunque). Da questo post su Seeking Alpha vi do solo un elenco minimo delle alternative: , , , , , , , , ,  e tanti altri (se ci li segnalate qui sotto in commento, sarebbe fantastico!)
  • (Lanciato nel 2005, equiv. di Anobii e Last.Fm) anche questo nasce tra i banchi universitari. E’ il social network più indie ed indipendente di tutti questi elencati. Molto vicino al modello di DevianArt, riunisce un sacco di appassionati di Libri, Musica e Film/Telefilm. E’ la Wikipedia cinese per quanto riguarda la sottocultura mediatica giovanile. Ed è anche osservata speciale, in quanto su Douban si dibattono temi scottanti come la sessualità in modo più serio od artistico. Questo tema è toccato anche in Weibo e Renren, ma sottoforma di satira in video/immagini e mai direttamente (pena la cancellazione o penalità sull’account).
  • (Lanciato dall’ottobre 2010, equiv. di LinkedIN) anche la Cina guarda con grande interesse ai profili professionali di giovani talenti sparsi per le varie università cinesi. I cacciatori di teste di tutto il mondo sono avvisati, Ushi è leader nel settore nel Paese di Mezzo. Anche il clone cinese come LinkedIN vive di servizi aggiuntivi a pagamento, rivolti soprattutto alle aziende in cerca di nuovi profili. Secondo la mia modesta opinione, è il social network che vedrà la più alta crescita in così breve lasso di tempo. La rivale è , ma le innovazioni di Ushi mi dicono che avran la meglio su tutte le concorrenti.

Il grafico elenca 4 motivi fondamentali per la rapida ascesa social cinese:

  1. Distanza tra lavoratori migranti e famiglie in altre province
  2. Costo basso della connessione (a volte assente, basti guardare le reti non protette sparse nelle megalopoli, o per le password WEP fragili… provate a digitare 12345678 oppure qwertyui e vedrete che entrerete in qualche rete!)
  3. Politica del figlio unico (si traduce in maggiori attenzioni a queste generazioni future, che hanno anche la possibilità di avere un pc e navigarci, insieme a tutta la famiglia che non si tira indietro di fronte a queste novità)
  4. Sottolineare la linea di non-verità dei media controllati (meglio configurata come Armonizzazione)

Top 5 di utilizzo:

  1. Messaggistica istantanea 87%
  2. Musica online 83%
  3. Leggere notizie online 80%
  4. Video online 76%
  5. Ricerca sui motori 69%

Top 3 tra i flop vi sono:

  1. E-commerce  28%
  2. Social Network  33%
  3. Blog  38%
Infatti ampi margini di sviluppo si vedono solo negli ultimi 2-3 anni, dove gli internauti cinesi stanno sperimentando la comodità degli acquisti online (oltre che un vantaggio a livello economico, oggetti meno cari rispetto ai listini di negozi e centri commerciali). In forte ascesa l’e-commerce di vestiti per donne stile H&M in linea coi gusti cinesi/coreani/giapponesi e taiwanesi. Quindi se avete idee per il mercato di Uomini o oggetti di Lusso (cito come leader Yoox una delle migliori startup nella mia Bologna, che sta più sviluppando verso il mercato russo – avendo visto annunci in materia su LinkedIN): FATEVI AVANTI! [per fare il verso al Sole24Ore col Fate Presto 😉 ]
Anche i social network hanno ampi margini di crescita. Ma questo non indica che il settore sia remunerativo: Facebook sta imparando a monetizzare solo ultimamente, tramite annunci pubblicitari mirati e Joint Venture con altre grandi realtà dell’Internet Tecnology (in USA trasmetteranno prossimamente puntate telefilm pilota di vari Major televisivi – per info rileggetevi Internazionale n.925 – Farhad Manjoo).
In Cina funzionano molto bene i siti web con servizi a microcredito, ovvero funzioni extra a prezzi da iTunes (0,99€ a Mp3).

Più che rivoluzione, questa è un’evoluzione del mercato web.

La Cina vuole e pretende di essere un mercato a parte, con le sue esigenze e le sue pretese da prima donna. La rivoluzione ci sarà quando anche in Italia grandi e piccole aziende capiranno le migliaia di aneddoti e piccole differenze che fa di un prodotto “per i Cinesi” 🙂

Solo così vedremo la famosa “internalizzazione”, chiesta a gran voce ieri 04 Dicembre 2012 dal Ministro Passera.

Sun Wen-Long

@thun88

 

AGGIORNAMENTO 06 Dicembre 2011:

Nuove diapositive in inglese arrichiscono il panorama sul fenomeno sociale/commerciale dell’internet cinese:

 

AGGIORNAMENTO 09 Maggio 2017:

Il progetto GreatFirewallofChina.org è stato acquisito da Comparitech e quindi il sito è stato spostato su https://www.comparitech.com/privacy-security-tools/blockedinchina/

Posted by on 5 Dicembre 2011. Filed under Curiosità, Prima Pagina. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0. You can leave a response or trackback to this entry

3 Responses to Rivoluzione Social Media in Cina

  1. Pingback: Cina, più social che socialista? | Metropoli d'Asia

  2. Sono semplice cittadina romana ma sono Giapponese.Il mio cuore e il mio pensiero vanno a Joy e a suo padre e in particolare a a madre e ai suoi famigliali.Le mie più sincere condoglianze.Forza e corraggio! ai cinesi che vivono a Roma.con tanto affetto.

  3. Pingback: La Cina e il boom dei social network locali

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