Che infanzia avete avuto?

Le storie delle seconde generazioni possono essere di molteplici tipi, ognuno la propria ma la maggior parte di noi quando parliamo di noi stessi siamo sempre restii a parlare della nostra infanzia ed adolescenza, molti di noi hanno avuto infanzia ed adolenscenza difficile…

Te ne rendi conto quando torni in Cina e tutti ti chiedono della tua vita all’estero, te lo chiedono come se noi avessimo avuto un infanzia spensierata, bellissima, libera e soprattutto molto ricca. Ci classificano come i figli gli espatriati, cresciuti e coccolati dai genitori, istruiti nelle migliori scuole, nutruiti con il miglior cibo, passato un’adolescenza viaggiando per il Mondo, avuto una vita adolescenziale circondati da amici internazionali, avuto sicuramente qualche legame sentimentale con gli stranieri…Insomma un’infanzia da principino o principessina.

Solo che quando ci fanno queste domande, spesso le seconde generazioni cinesi non sanno proprio come rispodere. Si è vero che siamo cresciuti all’estero, vero che abbiamo mangiato pasta e formaggi, è vero che siamo circondati da amici stranieri (italiani) e c’è anche chi ha frequentato le migliori scuole italiane… ma non so quanto di tutto questo possa essere classificato come una vita da sogno.

La maggior parte delle seconde generazioni hanno avuto un’infanzia molto solitaria e triste perchè i genitori sono prime generazioni in una società a loro straniera, i nostri genitori non sono venuti qui perchè mandati dalle aziende, non sono persone facoltose e non hanno neanche studiato molto.

I nostri genitori o nonni sono venuti qui portandosi dietro solo le “mutande” come spesso mio padre ama dire. Vengono 20-30-40 anni fa da un Paese povero, un Paese che non prometteva all’epoca nulla di buono per i loro figli. E così che quando arrivarono in Italia non conoscendo la cultura, la lingua e spesso senza appoggi, hanno potuto solo fare lavori molto umili, piano piano costruendosi una piccola attività di artigianato per poter garantire un lavoro anche alla moglie. Alcuni hanno pensato di aprire un ristorante o un negozio, piccole attività familiari in cui noi tutti siamo cresciuti. La maggior parte di noi hanno cominciato a dare una mano ai genitori da piccoli, accudendo i fratellini e le sorelline, oppure facendo lavoretti domestici visto che la mamma non poteva lavorando ore assurde, e moltissimi hanno dovuto abbandonare la scuola dopo gli anni dell’obbligo per poter aiutare la famiglia. Alcuni, pochi fortunati sono stati incoraggiati dalle famiglie a continuare la carriera scolastica.

Molti di noi sono dovuti crescere prima, sono diventati adulti prima del tempo, saltando l’adolescenza, per diventare subito capi famiglia, perchè solo noi potevamo migliare le condizioni economiche famigliari, noi eravamo le persone che non avevamo problemi linguistici, non avevamo barriere culturali, potevamo fare tutto quello che i genitori erano impediti.

Certo ci sono quelli che i genitori hanno avuto la fortuna di farcela da soli e vedere la propria situazione economica migliare d’improvviso azzeccando un’attività imprenditoriale e quindi hanno avuto un’infanzia e adolescenza più spensierata, ma tutti sicuramente hanno avuto nella propria memoria i momenti tristi dell’inizio, quando almeno una volta nella nostra piccola testolina avevamo pensato “Ma Dio, o Buddha si è sicuramente dimenticato di me!”

Le seconde generazioni sono vecchi prima di crescere, e poi alcuni hanno scelto di ritornare bambini per darsi una nuova possibilità quando la situazione familiare era ormai agiata.

Le seconde generazioni hanno visto e provato di tutto, molti hanno vissuto in capannoni prima di poter permettersi una casa decente, molti di noi hanno provato paura quando sapendo di vivere in capannoni (cioè fuorilegge) si vedevano piombare a casa i poliziotti in cerca di situazioni non in regola con le leggi locali, si cari signori poliziotti, ci avete spaventati tanto, ma noi cosa potevamo fare se la nostra unica colpa era che eravamo poveri e voleva essere una famiglia unita?

Le seconde generazioni hanno aiutato tutti, siamo stati quelli che hanno aiutato e salvato vite dei nostri connazionali quando erano in difficoltà e quando erano malati e non sapevano come comunicarlo i medici degli ospedali. Siamo stati tutti volontari, benefattori, salvavite, traduttori, mediatori, …

Le seconde generazioni si sono sentiti tutti almeno una volta discriminati, ma abbiamo tutti ingoiato rospi pensando di essere stranieri in una terra non nostra, dove però abbiamo vissuto una vita intera. Molti di noi non saprebbero nemmeno cosa fare se l’Italia un giorno ci dicesse “andatevene, non c’è più posto più per voi!”, dove possiamo andare? La Cina non ci appartiene più, e noi dovremmo dire addio agli amici di vita, alla casa dove siamo cresciuti, alle abitudini di una vita, chi avrebbe il cuore così crudele da dire al proprio figlio di andasene di casa?

E così che siamo stati buoni ed obbedienti e abbiamo fatto le nostre file alle questure per il rinnovo del permesso di soggiorno, sapete cosa vuol dire fare la fila 5, 6, 7 ore al freddo o sotto il sole caldissimo per prendere un appuntamento? Sapete cosa vuol dire quando dopo le file, i poliziotti ci dicono che non ci sono più numeri per oggi? E quanti di noi ha visto il proprio genitore buttato fuori dalla questura perchè non capiva la lingua italiana?

Ma alla fine c’è l’abbiamo fatta tutti, uno alla volta abbiamo ottenuto le carte di soggiorno e uno alla volta in qualche modo hanno chiesto la cittadinanza italiana, molti di noi dopo tante fatiche si ritrova la persona che è oggi, una persona integra, piena di valori per la famiglia, rispettosa del Paese dove abita e pronta a diffendere la propria identità.

Si noi siamo ricchi, ma ricchi spiritualmente, ricchi e forti di esperienze di vita… ma rimpiangiamo la spensierata infanzia o adolescenza che forse potevamo avere come tutti gli amici italiani oppure bambini cinesi in Cina… forse vorremmo tornare bambini ora… e forse è meglio che non ci chiediate che infanzia abbiamo avuto! Perchè la risposta potrebbe essere molto lunga come quelle degli anziani…

Qi

 

Posted by on 6 Agosto 2012. Filed under Blog, Prima Pagina, Racconti, Rimpatriata. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0. You can leave a response or trackback to this entry

8 Responses to Che infanzia avete avuto?

  1. Vorrei davvero tornare bambina e riprendermi l’infanzia che non ho potuto avere.

  2. Se vuoi ti compro una bambola e i pannolini.

  3. Complimenti, scritto veramente bene. Specchia perfettamente con la realtà.

  4. l’ infanzia,l’ adolescenza,la maturità di ogni migrante è e rimarrà dura…
    purtroppo.
    a noi rimane l’ onere e l’ onore di aver vissuto e di vivere ancora con dignità e nel rispetto dei doveri/diritti per i nostri cari e anche per noi stessi !
    da un bimbo mai cresciuto….o cresciuto troppo in fretta !
    baci e abbracci
    dorian

  5. Ogni tanto si sente dire che gli italiani sono razzisti. A me non sembra che sia così, e credo che il tuo racconto lo dimostri: in fondo è anche il racconto di un’accoglienza.

    È vero, sembra che facciamo di tutto per rendere la vita difficile a chi, venuto da fuori, vuol vivere in armonia insieme a noi (mentre invece chi arriva con cattive intenzioni sembra avere la vita fin troppo facile): ma la burocrazia ai limiti dell’assurdo (una nostra specialità di cui non c’è troppo da andare fieri) danneggia anche gli italiani, non solo gli stranieri. E ti posso assicurare che in questo paese persone come te, e quelle di cui parli, non si sentiranno mai dire “Andatevene, non c’è più posto per voi!”.

    Grazie per averci regalato la vostra infanzia.

  6. Complimenti per l’articolo, mi sono ritrovata in certi aspetti. Mi piace sapere che ci sono tante persone che hanno vissuto una situazione simile alla mia.

  7. Ho vissuto un infanzia molto simile a quella che hai raccontato (come molti credo), ti confermo che è dura, e ancora oggi guardando indietro riesco a vedere la bambina sola e molta arrabbiata che ero. Non è solo la povertà, il senso di inadeguatezza, o la rabbia… è anche la indescrivibile “pietà” e dolore per i nostri genitori, che indipendentemente dal loro livello di istruzione, erano relegati ai margini della società e destinati a svolgere i lavori più umili, ed erano talmente docili e rassegnati da diventare “invisibili”…

    Mi fa male quando qualcuno dice che i cinesi si ghettizzano, o esce con delle frasi tipo “come mai i tuoi genitori non parlano italiano? come mai non si vedono mai i funerali cinesi?… i cinesi non muoiono mai?…”. Io mi chiedo cosa c’è di strano se una persona non ha imparato la lingua italiana xke non ha mai avuto la possibilità di studiarla. Anche molti europei vivono in Cina da anni e non parlano il cinese, e non per questo i cinesi li trattano come degli ignoranti (anzì tutto il contrario). I cinesi sono esseri umani e non degli “hightlander”, quindi muoiono di vecchiaia e di malattia come tutte le altre popolazioni, qualche volta prima di morire esprimono il desiderio di tornare nel paese dove sono nati, il più delle volte muoiono da “invisibili” perchè avevano vissuto da “invisibili”. Non esistono cadaveri nei frizer o sotto le scale, i cinesi rispettano la morte e rispettano i loro cari.

    Io penso che le difficoltà che abbiamo vissuto in infanzia e i valori che ci hanno trasmesso i nostri genitori ci hanno resi migliori: siamo indipendenti grazie alla solitudine che avevamo vissuto da piccoli, non siamo mai superficiali perché siamo stati noi dei piccoli “emarginati”, abbiamo una soglia di sopportazione allo stress piuttosto elevato perché in famiglia ci avevano abituati a lavorare più efficientemente possibile. Io non cambierei la mia infanzia, dico solo “grazie” ai miei genitori perché, come dici tu, mi porto dentro una ricchezza che pochi al mondo hanno la fortuna di accumulare, e spero che un giorno anche i miei figli (futuri) possano apprezzarne il valore.

    • Ciao XJ, grazie per il tuo commento, vedrai che le cose miglioreranno piano piano, la generazione dei nostri genitori è stata la più faticosa, ora noi siamo coloro che dovranno impegnarci per costruire un’immigrazione in Italia degna di tutte le altre immigrazioni cinesi nel Mondo. L’Italia alla fine è ancora fresca per quanto riguarda l’immigrazione cinese o in generale. Ora il nostro passato è quello che è, sta a noi cambiare il nostro futuro, cercare di vivere bene ed essere felici della nostra ricchezza interiore, sta a noi trovare la pacifica felicità e conquistarcela, continuando inninterrottamente a communicare con il Mondo che ci circando. Forza e coraggio!

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