Sono anni che si parla della riforma della legge sulla cittadinanza, la famosa legge 5 febbraio 1992 n°91, ma le proposte, sia parlamentari e sia di iniziativa popolare, sono sempre ferme al Parlamento. E intanto i nostri parlamentari continuano a presentare proposte. Secondo me tutto questo è solo farsa politica per avere la simpatia dei “nuovi (ma non tanto nuovi) italiani”.
Infatti, negli anni, la politica ha sempre dato la colpa di non riconoscere la cittadinanza alla “seconda generazione” alla legge troppo restrittiva, che lo è di fatto, senza risolvere realmente i problemi. Si è sempre parlato di riformare la legge per agevolare chi è nato in Italia o arrivato in età precoce, senza vedere che anche l’attuale legge prevede agevolazioni, ma che sono soffocate dalla burocrazia.
Infatti l’attuale legge sulla cittadinanza italiana, la legge 5 febbraio 1992 n°91, prevede due iter l’acquisto della cittadinanza italiana per chi non ha legami di parentela con cittadini italiani. Il primo, art. 4 comma 2, prevede l’acquisto della cittadinanza italiana per chi è nato in Italia e ivi legalmente residente(possesso del permesso di soggiorno e residenza anagrafica) dalla nascita su semplice dichiarazione dell’interessato al compimento dei 18 anni ed entro il compimento dei 19. È tutto questo dura in media burocraticamente 3 mesi, tempo necessario al comune di controllare i requisiti. Questo iter esclude purtroppo i nati quando i genitori erano irregolari e chi ha avuto interruzioni di residenza anagrafica, cosa frequente per le famiglie neo arrivate. Il secondo, art. 9, prevede l’acquisto della cittadinanza italiana per chi è regolarmente residente da 10 anni (3 anni per i nati in Italia) che soddisfano una serie di condizioni di opportunità a discrezione dello stato, che sono il reddito familiare, la conoscenza della lingua italiana, la fedina penale ecc.
Come vediamo nel secondo iter possono confluire i nati in Italia che non possono beneficiare del primo iter per problemi legati alla residenza legale, e chi è giunto in Italia entro i 8 anni di età può chiedere la cittadinanza a 18 anni. Il problema vero è che l’iter burocratico dell’iter previsto dall’art. 9 può durare da 3 a 7 anni, anche se la legge ne prevede 2, e a me è durato 5 anni. Perché l’iter inizia in prefettura, deve passare al ministero dell’interno, e concludersi alla presidenza della repubblica. Se tutto questo fosse durato 3 mesi o 6 mesi avremmo risolto i problemi di moltissimi ragazzi di seconda generazione.
Su esperienza personale ho stimati i tempi delle varie fasi che ho avuto (Prefettura di Milano), grazie a continui solleciti e richieste di informazioni alla prefettura e al ministero:
Come vediamo i tempi più lunghi sono quelli della prefettura e della questura, dovuti alla mancanza di personale e all’enorme coda per il colloquio in questura volto a verificare la conoscenza linguistica e il grado di integrazione, non previsto ne dalla legge sulla cittadinanza (5 febbraio 1992, n.91) e ne dai decreti regolamentari (Decreto del Presidente della Repubblica 12/10/1993, n.572, Decreto del Presidente della Repubblica 18.4.1994, n. 362 ), insufficiente allo scopo per la durata di 10 minuti e , secondo me, ridicolo per chi è cresciuto in Italia. Perché è veramente ridicolo chiedere a una persona che ha fatto le scuole italiana dalle elementari perché vuole diventare cittadino italiano.
Ne sono passati 21 anni da quando c’è questa legge, ne sono passati governi di destra, di sinistra e tecnici, tutti dichiarano di voler agevolare la seconda generazione e nessuno lo fa veramente.
Allora questo è mancanza di volontà, non colpa della legge. Una legge che si parla di cambiarla da anni, auspicata anche dall’Ue, ma lasciata per comodità di qualcuno.
È ora di dire ai nostri politici: “vogliamo i fatti e non parole”.
Un nuovo(ma non tanto nuovo) italiano
Jie Lin, Associna
Ciao Lin,
nella mia città (Abbiategrasso) il Consiglio Comunale ha deliberato di conferire la cittadinanza onoraria a tutti i ragazzi stranieri che studiano nelle scuole del Comune. Con un gruppo di persone stiamo anche preparando un vademecum plurilingue (anche in cinese) per spiegare agli stranieri come fare per acquistare la cittadinanza italiana. Sono piccole cose, piccoli passi verso una sempre maggiore integrazione. Mi piacerebbe trovare supporto in AssoCina per coinvolgere la comunità cinese di Abbiategrasso.
Grazie
ciao Domenico,
purtroppo per momento non abbiamo soci ad Abbiategrasso, e non ho amici in quella zona. io sono a Legnano. se volete una mano per scrivere il vedemecum o la traduzione in cinese, volentieri. io ho preso la cittadinanza per residenza e mio fratello ha preso la cittadinanza per art.4 comma 2(nascita e crescita in Italia), e le pratiche li ho fatte tutte io. quindi posso anche dare consigli pratici. Associna collabora volentieri a progetti che favoriscono l’integrazione, tempo dei nostri soci permettendo.
la mia mail è jie.lin@associna.com
come mai domenico devi stampare volantini non in italiano per persone che ambiscono ad avere la cittadinanza italiana?? non è un controsenso?
come si vede nelle polemiche xenofobe contro la ministra Kienge di questi giorni, rea tra l’altro di aver ribadito (come peraltro auspicato da Napolitano) la volontà di presentare un ddl sullo ius soli, grondanri razzismo esplicito e dai silenzi complici del M5S sul tema, il vero probolema é che in Parlamento in questi 21 anni (anche coi governi di centrosinistra che comprendevano forze centriste….) non cìé mai stata e forse non c’é neppure adesso una maggioranza a favore della soluzione vera e completa: lo ius soli.
che ci siano schifezze burocratiche che impediscono poi di rendere facilmente fruibili perfino i pochi spiragli esistenti nelle normative esistenti é solo la conseguenza dell’assommarsi di una caratteristica da quinto mondo dell’intero sistema burocratico italiota e di quel prevalere di xenofobia mascherata o esplicita fra gli Italiani
del resto, quando perfino su ASSOCINA ci si trova di fronte a interventi provocatori come quello di un vasco che parla di “volantini non in italiano” sviando così la questione dallo ius soli (fastidiosa per storaciani, grillisti, leghisti, berlusconiani e altri…)e dall’imbecillità (da Jie Lin giustamente sottolineata) del (cito dall’articolo) “colloquio in questura volto a verificare la conoscenza linguistica e il grado di integrazione, non previsto ne dalla legge sulla cittadinanza (5 febbraio 1992, n.91) e ne dai decreti regolamentari (Decreto del Presidente della Repubblica 12/10/1993, n.572, Decreto del Presidente della Repubblica 18.4.1994, n. 362 ), insufficiente allo scopo per la durata di 10 minuti e , secondo me, ridicolo per chi è cresciuto in Italia. Perché è veramente ridicolo chiedere a una persona che ha fatto le scuole italiana dalle elementari perché vuole diventare cittadino italiano.” cosa ci si deve aspettare?
quel colloquio ridicolo, mischiato a quella buffonata di credere che i bambini nati in Italia e che ne frequentano le scuole non sappiano l’Italiano meglio di tanti Italiani DOC, le dichiaraziooni infami anti-ius soli di questi anni e giirni, gli insultin alla Kienge: tutto fa parte dello stesso sconcio italico xenofobo, contro cui si battono ASSOCINA, tante altre associazioni, Sindacati, forze politiche specifiche, ma forse non con adeguato impegno ad estirpare un razzismo che resta diffuso nelle sue forme esplicite ed implicite
giusto silvio , un po’ come quelli che in emilia romagna prendevano la tessera del PCI per ottenere favori e lavoro poi nelle urne votavano DC o MSI…..