Capita di non apprezzare molto le persone che più ci stanno vicino, non per cattiveria, ma per abitudine. Capita che le stesse persone che ti stanno vicino, per abitudine, accettino delle rinunce fatte per necessità. Capita a tutti, soprattutto a chi ha il peso della propria famiglia e delle sue aspirazioni di benessere.
La mia sorella è una persona estroversa, molto più di quanto potrò mai esserlo io. La mia sorella ha una vena artistica soprattutto per la musica, lei sa suonare il piano e da piccola, vestita del suo completino rosso preferito, veniva applaudita nei parchi mentre si esibiva col violino, altro strumento su cui si dilettava. Le piace pure cantare, quando lo faceva al nostro ristorante, i clienti erano molto felici. Per questa passione ha vinto come prima classificata a una gara canora.
Ma la vita è molto meno artistica ed estroversa, i suoi pesi si legano a dei fili invisibili che si attorcigliano intorno al nostro volere, così da annullare la nostra pretesa di custodire e nutrire liberamente la propria personalità.
Così già in tenera età doveva fare il rappresentante della famiglia, parlare con tutte le persone con cui i genitori non riuscivano a parlare per difficoltà linguistiche. Lei masticava termini tributari, burocratici, commerciali bene come gli altri bambini sapevano fare sulle questioni di macchinine radiocomandate e sulle barbie.
Doveva lavorare, le condizioni non permettevano il diritto ad una infanzia alla occidentale. Penso a quei bambini che si annoiano del loro troppo avere, delle montagne di giocattoli coperte da ragnatele del disuso. Noi, come tanti ragazzi stranieri, non avevamo di questi problemi.
Il suo forte poi è la scuola. In Cina frequentava una rinomata scuola elementare, era fra le più brave. Ogni mattina si usava far tirare sull’asta la bandiera a cinque stelle dagli alunni modello; lei era sempre li.
La vita è stata più complessa, così dopo le scuole medie fatte in Italia ha dovuto smettere.
Dopo tanti anni, dopo tanto lavoro, dopo un matrimonio e due bambini pochi avrebbero avuto la voglia di cercare una piccola rivincita nei confronti della vita, dopotutto quel che ci offriva era più che dignitosa, ci si sente già molto fortunati. Insomma, in questi casi si usa buttare le proprie aspirazioni nel dimenticatoio, lasciando un conto aperto con se stessi.
Eppure quando uno ama la musica, continua a cantarla per tutta la vita, e questo, per lei, vale anche per la scuola.
In due anni di corsi serali ha recuperato gli anni richiesti per le scuole superiori, ed oggi, dopo ottimi voti conseguiti agli scritti, ha preso il massimo dei voti all’orale, con la commozione dei professori della commissione che pur non avendola mai vista nelle aule ordinarie, l’hanno apprezzata molto.
Oggi non tirerà su nessuna bandiera, non si usa più, e poi non ne ha bisogno. Le lacrime che spesso si tengono dentro di se, magari per la paura di dimostrarci deboli davanti alla vita, ora sono libere di volare come farfalle aggrappate al senso dell’unica giornata nella quale gli è permesso volare. Una piccola rivincita, ma nella vita, i conti aperti con se stessi … non finiscono mai.
Hei Bai