Solo ora trovo un attimo di tregua per continuare il racconto svoltosi il 5 Maggio 2010 nell’aula 1.1 dell’Università Orientale di Napoli.
Non vi annoierò col solito articolo riassuntivo: ci sono i video apposta!
Ci tenevo a rispondere ad alcune domande poste dal pubblico, in particolare la ragazza cinese venuta a studiare in Italia col progetto “Marco Polo” che mi chiedeva se in Italia ci fosse censura o meno: qui recentemente sul piano legislativo i blogsono stati equiparati alle testate online – quindi in sostanza rischiano tanto quanto un giornalista iscritto all’albo insieme una sua società – che gli copre le spalle legalmente. La verità è che quasi tutti i bloggers sono persone normalissime che non si sognerebbero mai di intraprendere una causa legale per diffamazione. Social networks come Facebook o Youtube adottano una politica interna per evitare e prevenire qualsiasi causa legale – sollecita i propri utenti alla segnalazione di spam o irregolarità e la rimozione dei contenti non è specificatamente motivata, non lasciano addirittura tracce in linea. Posso dire che la libertà di pensiero è limitata da un panorama legislativo poco propenso alla tutela dell’utente finale. In Italia c’è libertà, ma ha un costo molto alto economicamente parlando. Il 99% di noi non è in grado di gestire una querela. Ne parlavamo anche nel dibattito a proposito del programma di Raitre Report: un ottimo progetto televisivo dai costi ridotti ma col tormento e il perenne rischio di cause legali, ossia soldi da sborsare agli avvocati difensori (a carico della direzione di Raitre) e perdita di tempo, oltre che di denaro.
E quel ragazzo che voleva un social network dove i professori potessero condividere la didattica? Attento, qui giochiamo col fuoco, indirettamente si lede l’interesse delle case editrici di libri di testo! Il futuro è sicuramente fuori dal cartaceo o con un suo ruolo più marginale, ma per fare ciò i contenuti devono essere pur sempre validi e confutati (ritornando all’importanza del controllo delle fonti dei giornali ribadita da Francesca Caferri di Repubblica). Difficile che la gente condivida manuali ed istruzioni d’uso perfetti al primo colpo, è più facile immaginarlo come una Wikipedia scolastica, con diatribe, discussioni, polemiche e qualche falso storico. Bisogna incentivare le case editrici a puntare sui supporti digitali (vedi gli e-reader che sbarcano nei negozi d’informatica), ridurre i costi grazie all’eliminazione della carta, e convogliare le forze in un Itunes coi testi scolastici. Questo mi pare uno scenario più realistico e sostenibile, coi suoi pro e contro 🙂
Per concludere rispondo a qualche Twitter, dove mi si bacchettava che Hong Kong non fosse della Cina Popolare: legalmente è un distretto autonomo, annesso dal 1998 e che sta attraversando 5 decadi di passaggio dall’autonomia alpieno reintegro nel sistema generale. Cosa significa? Che fino al 2048 questo governo locale autonomo (insieme alla gemellaMacao) muove i propri passi in vista di questo scenario futuro.
Il punto è semplice, sono 38 anni, che nella società moderna cinese sono un’enormità, quello che per noi è una generazione – per loro è un’epopea. Grandi cambiamenti si prospettano, la curiosità è tanta e osservare le sottili differenze di approccio al mercato economico globale riflettono diverse sfumatura di teorie applicate alla realtà.Hong Kong vive inconsciamente la sua patinata libertà coi libri in inglese, tv con programmi d’intrattenimento molto allineati alle mode koreane/giapponese e internet (dove Google ha lasciato l’ultimo suo drappelo in HK e tolto la localizzazione CN, al momento Google.com e .it sono ancora accessibili!). Non se ne rendono mica conto minimamente di queste differenze tra loro e i cinesi della Mainland – l’importante è che il benessere e la crescita del mercato immobiliare e della Borsa Hang Seng possa sempre più portare un ruolo centrale interno a questa ex-colonia britannica.
Hong Kong riesce a dettare filosofie di successo e relazioni di mercato internazionale, nonostante i riflettori siano puntati sull’Expo di Shanghai – l’isola di Kowloon è la destinazione preferita degli investimenti dei capitali interni ed esteri. I nuovi paperoni investono in questo lembo di terra – sentendosi più sicuri di fronte a un sistema economico e politico stabile e fiorente. Leggendo fra le righe – Hong Kong aspira al ruolo di maestra in questo proseguo verso il 2038. Ricordatevi dunque questa data, noi in Occidente siamo spettatori speciali, abbiamo la possibilità di attingere diverse fonti giornalistiche e di settore (ahimè soprattutto in inglese).
Per Voi invece che avete assistito a tutto il dibattito (dal vivo o in streaming), l’unico vero ostacolo per i giovani – sarò noioso a ribadirlo – è la pigrizia mentale. Togliete le vostre ragnatele mentali e sfruttate il web con un approccio nuovo e propositivo. Il futuro del Web 2.0 è che i contenuti arrivino da Voi.
Ustation vi dà la possibilità di una piattaforma visibile dai media mainstream ma allo stesso tempo di gestirvela ad armi pari con altri utenti / concorrenti. Spero cheRomeo Perrotta sia d’accordo con questa affermazione 🙂 Ringrazio tutti i presenti, in particolare ai prof.ri Anna de Meo e Massimo Pettorino per la gentilezza e la riuscita del convegno, a Riccardo Luna direttore di Wired (che ho potuto solo vedere sul video), Carlo Massarini e Carlo Infante per le lezioni di giornalismo moderno e il passaggio dalla radio/tv al web, alla giornalista di Repubblica Francesca Caferriper avermi aperto nuovi squarci sul mondo arabo ai tempi di Twitter, e ovviamente a Romeo Perrotta con tutto lo staff dietro a Ustation (in particolare a Lisa Accordi).
Aspettiamo dunque il 21 Settembre 2010, data in cui culmineranno le celebrazioni per la candidatura di Internet come Premio Nobel per Pace di cui Riccardo Luna di Wired ha condiviso con noi la notizia in anteprima proprio nella videoconferenza su Skype – questo è il bello del Word Wide Web! Intanto tifiamo tutti insieme, TogethER e Associna!
Sun Wen-Long