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« il: 02 Settembre, 2007, 20:34:06 pm »
Leggendo un libro di Lorenzo Del Boca "Grande guerra, piccoli generali" vi è un capitoletto sulla partecipazione di un contingente italiano alla guerra dei boxer del 1900.
Sui piroscafi Singapore, Giava e Marco Minghetti fu stipato un contingente di 83 ufficiali, 1882 uomini e 178 animali e salparono da napoli alla volta della Cina.
Attraccati nella baia di Ta-ku, gli equipaggi si accorsero che le provviste e le vettovaglie erano state stipate in modo approssimativo e l'umidità aveva corrotto le derrate alimentari, arrugginito i fucili e reso gli abiti degli ufficiali inservibili a causa dell'odore di muffa.
Fra l'altro non era stato perparato nessun mezzo per lo sbarco e si era dovuto richiedere l'aiuto delle potenze straniere.
DA lettere e cronache dell'epoca si evince che i reparti italiani non arrivarono mai allo scontro con i boxer, e le operazioni finirono tutte in una razzia dove ufficiali e soldati si mettevano da parte piccoli capitali personali.
Finita la guerra le potenze si divisero il bottino di guerra e all'Italia, da scrupolosi calcoli, toccavano 99.813.768 lire. Tale somma non fu mai corrisposta in quanto la Cina non poteva restituire un granchè.
Invece di incassare alla fine vennero spesi dall'Italia circa 400.000 Lire per bonificare la zona paludosa di Tianjin.
L'impresa orentale si concluse quindi in una totale perdita, tantè che Luigi Pelloux, generale e presidente del Consiglio, proibì di pubblicare i documenti sulla spedizione militare.
Tutti i dati sono tratti dal libro sopracitato.