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« il: 31 Dicembre, 2009, 01:28:22 am »
Molti ritengono che il Giappone della II guerra mondiale avesse avuto affinità con il fascismo ed il nazismo solo perchè si era unito all'Asse Roma-Berlino e fatto il famoso patto d'acciaio.
Leggendo su wikipedia scopro invece una realtà tutta diversa da quello che ci insegnano a scuola:
Il termine fascismo giapponese è usato da alcuni storici per definire il regime politico che governò l'Impero giapponese a partire dall'inizio degli anni '30 sino al termine della seconda guerra mondiale, in analogia con le dittature italiana e tedesca dello stesso periodo.
L'uso del termine è tuttavia oggetto di controversie, tanto che molti autori negano che si possa parlare di fascismo in riferimento al Giappone, preferendo definizioni come militarismo o ultranazionalismo.
Le differenze più evidenti tra il regime anteguerra giapponese rispetto ai suoi omologhi italiano e tedesco sono:
L'assenza di un dittatore carismatico che incarni il rapporto diretto tra popolo e potere.
L'assenza di un partito unico come indispensabile strumento di dominio da parte del dittatore.
L'assenza di una violenta presa di potere che segni con nettezza il passaggio dalla democrazia alla dittatura, come invece avviene in Italia con la marcia su Roma o in Germania con l'incendio del Reichstag.
L'assenza di una politica economica di stampo socialista revisionista.
Gli storici che sostengono si possa parlare di fascismo anche per il Giappone ribattono in tal modo:
La figura del dittatore in Giappone non era necessaria, sostituita da una parte dalla figura sacra dell'imperatore, dall'altra da una divisione del potere deresponsabilizzante e impersonale tra i diversi membri del governo, e in particolare tra i funzionar¯ della burocrazia. Alcuni storici, anche giapponesi, preferiscono parlare addirittura di "fascismo del sistema imperiale" o "Tennosei-fashizumu".
Il partito unico non era necessario, stante il già notevole inquadramento della popolazione tramite associazioni civili e politiche legate in vario modo al governo (ad esempio i tonarigumi).
La presa di potere violenta non è avvenuta in quanto il passaggio da una debole democrazia al regime si è realizzato con gradualità, non essendoci, in partenza, una forte opposizione politica o sindacale da combattere e stroncare, com'era invece in Italia e Germania.
Da segnalare infine che gli storici che sostengono sia legittimo parlare di fascismo anche per il Giappone riservano particolare attenzione alla situazione economica del paese, per cui i legami tra strutture politiche autoritarie e un'economia basata sugli interessi dei grandi monopol¯ industriali, specie quelli militari, sarebbero pressoché uguali tra Italia, Germania e Giappone.
Tuttavia è da notare che in Giappone esistevano due partiti dichiaratamente fascisti e riconosciuti come tali dal congresso fascista di Montreux, il Tōhōkai ed il Kokumin Domei, partiti assolutamente minoritari e guardati con sospetto dai governanti giapponesi, tanto che nel 1943 il leader del Tōhōkai Nakano Seigō fu arrestato con l'accusa di aver tramato un colpo di Stato per rovesciare il regime di Hideki Tojo, ed il partito sciolto.