Pechino, 16 apr. (Apcom)- Sabato sarà il giorno della riscossa. I cinesi all'estero preparano contro manifestazioni di protesta per i prossimi giorni, scrive oggi la stampa locale. Stanchi della "parzialità" dei media stranieri, offesi dalla violenza degli indipendentisti tibetani, i milioni di "huaqiao", cinesi emigrati, hanno deciso di scendere in strada. Non certo in Cina...
dove le manifestazioni pubbliche sono vietate e represse, ma nei paesi che li ospitano. Si comincia sabato a Parigi, secondo il quotidiano di politica estera Global Times, dove scenderanno in strada oltre 10 mila cinesi a "sostenere la madre patria", in quella che si annuncia una manifestazione tutt'altro che pacifica. Il percorso è già stato cambiato per motivi di sicurezza, alcuni organizzatori avrebbero ricevuto lettere intimidatorie che minacciano incidenti all'interno del corteo e sono state preparate "squadre anti esplosione" in caso di sabotaggio da parte dei separatisti tibetani.
Due mila cinesi manifesteranno a Berlino con un corteo per le strade della città e un sit-in di protesta. A Londra gli attivisti si sono dati appuntamento davanti al quartier generale di BBC, uno dei media presi d'assalto nei giorni scorsi perché accusato di aver fornito informazioni distorte e false sugli incidenti in Tibet, e di aver raccontato anche il passaggio della torcia in modo "tendenzioso".
A New York la comunità cinese espatriata annuncia una marcia pacifica per il 4 maggio, a sostegno delle Olimpiadi di agosto e senza intento polemico. In patria, invece, si allarga sempre di più il malcontento per l'"attacco dell'occidente" sotto i riflettori olimpici.
Ha iniziato un mese fa il sito "anti-cnn" creato da un gruppo di studenti per denunciare le notizie "false e tendenziose" fornite dai media occidentali. Continuano i consumatori che hanno lanciato un appello al boicottaggio dei prodotti francesi per il mese di maggio. "Non andrò mai più in tutta la mia vita in un supermercato Carrefour, è una vergogna che chi picchia una disabile osi criticare la situazione dei diritti umani in Cina" spiega ancora oggi una giovane impiegata cinese.
Il sito internet Netease,
in un sondaggio realizzato due giorni fa, ha rivelato che il 95,4% dei cinesi è a favore del boicottaggio dei prodotti made in France, facendo dell'arma economica un argomento di sicuro successo a giudicare anche dall'allarme che la notizia ha gettato nella comunità di affari francese in Cina.
Ieri anche il governo ha chiesto scuse formali da parte della CNN, un giornalista della quale è accusato di aver fatto commenti ignoranti ed ostili verso la Cina e i cinesi. "Siamo scioccati e condanniamo fermamente" le parole del commentatore Jack Cafferty, ha detto il portavoce del Ministero degli Esteri Jiang Yu, che "ha seriamente violato l'etica giornalistica e va contro la coscienza di un normale essere umano, riflettendo la sua arroganza, ignoranza e ostilità".
Cafferty aveva parlato dei cinesi come di un gruppo "di buffoni e teppisti" nel corso di una trasmissione. Ci? è servito a rilanciare la protesta dei cittadini cinesi: da oggi gli utenti delle chat room, dei servizi di messaggeria istantanea come MSN e QQ hanno aggiunto la frase "I love China" davanti al proprio nome a sostegno del proprio paese e contro chi cerca di screditarlo.
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