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Bacheca Annunci /
« il: 11 Ottobre, 2007, 07:46:49 am »
eh, sono qui di nuovo, dopo un silenzio durato mesi. Mi scuso se non mi sono fatto vivo per cosi' lungo tempo ("e chi ne sentiva la mancanza?".. sento dire da qualcuno  :D ), ma sono successe tante di quelle cose che riassumerle in breve e' arduo.

Allora, facciamo un rapido excursus. Si parte dalle notizie buone, quelle cattive o quelle cosi' cosi'? Beh, partiamo da quelle cattive, da pessimista che sono.

Il mio amico non ce l'ha fatta. Un giorno di meta' agosto non se l'era piu' sentita di vivere, ed e' andato. Era una bella giornata, forse un po' calda ed eravamo li attorno a lui. Avete mai letto il Fedone, in particolare il passo in cui viene descritta la morte di Socrate? beh una cosa cosi'. Sapevo che non ce la poteva fare, e anche lui lo sapeva, ma alla fine ha cercato di consolarci. Non e' che sia morto per sempre. Abbiamo sempre i suoi ricordi e forse anche qualche insegnamento. Insegnamento si, vissione e comprensione della vita vista dal ragazzo giovane che era. E SO che lui non e' morto, forse il corpo fisico non e' piu' qui, ma lui esiste ancora, ed esiste ancora nei bar che abbiamo visitato insieme, nelle strade che abbiamo camminato insieme, nei libri che abbiamo letto insieme, nei momenti -grandi o piccoli, belli o brutti- che abbiamo passato insieme. Quindi, l'essenza, lo spirito, il ricordo non e' morto insieme al coirpo fisico, e se davvero abbiamo imparato qualcosa da lui, o se siamo stati in grado di insegnare qualcosa a lui, allora tutto cio' che abbiamo creato non e' stato inutile e passeggero. Qualcosa e' rimasto, l'essenza e' rimasta, e lui vive ancora nell'essenza delle cose che abiamo creato. Forse non molte, a causa del poco tempo, o forse piu' di quelle che penso perche' SO che saranno sempre parte di me, e della mia vita, e se un giorno potro' trasmettere queste cose ad altre persone, allora il suo ricordo, il suo spirito si protrarra' ancora e verra' trasmesso ad altre persone.
Quello che e' avvenuto e' stato soltanto un cambiamento di materia, un passaggio fisico -che si' dispiace- ma che non va visto come una cosa terribile o paurosa. Un semplice arrivederci, ci vediamo da qualche altra parte.
Quindi in se', non una cosa triste, anche se il senso di nostalgia (di lontananza) rimane.
Per cio' che mi ha insegnato, per cio' che abbiamo condiviso, vorrei che lui fosse felice dovunque egli sia.

Altre cose un po' tristi... beh, no, vai, saltiamo a quelle meno tristi e poi ci tornero' sopra dopo...

Evento dell'anno, anche se inferiore alle aspettative, il concerto dei Napalm Death in Cina. Ci abbiamo lavorato per 6 mesi, e alla fine, dal 14 al 16 settembre, ce l'abbiamo fatta. la prima volta che una band estrema suona in Cina. Vi risparmio le rotture di scatole che abbiamo avuto con la censura. Dapprima hanno proibito assolutamente il concerto in quanto i testi delle canzoni parlavano di liberta' democrazia, uguaglianza, lotta al potere, lotta contro il capitalismo, lotrta contro l'industrializzazione selvaggia e altre amenita' del genere. Tutte cose MORALMENTE inaccettabili dal governo cinese che vuole mantenere lo status quo ad ogni costo. Anzi, abbiamo quasi rischiato la galera (il mio amico cinese) e l'espulsione dalla Cina (io) per aver soltanto osato di farli suonare qui.

Alla fine, corrompendo dei funzionari cinesi (leggi: pagandogli di nascosto una ingente somma di denaro) siamo riusciti ad ottenere il permesso. Come dire: il denaro riesce a comprare ogni valore e principio, pur "sbagliato" che sia. E questo riflette in parte la nuova realta' cinese. Purtroppo, oserei dire. Se fossi stato un radicale o un integralista tout court, avrei mollato subito pur di non scendere a compromessi col governo. Ma alla fine era il concerto che ci interessava di piu, e affanculo il governo e i principi, si voleva fare questo concerto e l'abbiamo fatto.

Il concerto e' stato eccellente, ma purtroppo ci sono state meno persone del previsto. Forse perche' questo genere di musica non e' popolare qui in Cina (In Giappone hanno suonato davanti a 9000 persone, in Thailandia e in Malesia hanno suonato davanti a 5000 persone.. e la scena metal laggiu' e' nata esattamente nello stesso periodo che in Cina). Forse perche' il biglietto era troppo caro (circa 20 euro) e molti cinesi (99% studenti) non potevano certo permetterselo. O forse chissa' cosa... Certo e' che fino al giorno prima avevamo ricevuto migliaia di messaggi, sms, email, trelefonate da parte di ragazzi entusiasti che sarebbero venuti. Poi, chissa' perche', se ne sono presentati soltanto un quinto di quelli che dovevano effettivamente venire. Bah...

Nonostante tutto, e nonostante le rotture di scatole da parte della polizia e dei locali che hanno ospitato i concerti, e' stata una bella esperienza, soprattutto a Shenzhen dove hanno suonato in un Jazz bar davanti a un pubblico esterrefatto che non si aspettava certamnente un casino infernale del genere. Il concerto a Shanghai e' stato il meglio, a causa anche della maggiore apertura mentale dei cinesi di laggiu' molto piu' aperti alle innovazioni e alle influenze straniere.
Il concerto di Pechino (considerata la capitale del rock e del metal cinese) e' stato un mezzo fiasco: poca gente (il 50% del pubblico era straniero), poco entusiasmo, le band cinesi di supporto che se la tiravano come se fossero delle rock star, e una totale inefficenza tecnica da parte dei tecnici del suono.  Nonostante il suono terribile (il tecnico del suono era un totale incapace) il concerto e' stato bello e brutale. Dopo il concerto ho fatto amicizia con diversi cinesi, qualcuno con evidenti disturbi mentali ( :lol: ) ma gente in gambissima. Fatto sta che abbiamo bevuto, fumato, cazzeggiato e girovagato fino alla mattina successiva. Nonostante tutto, un'esperienza che ci e' costato soldi (ci abbiamo rimesso quasi 20,000 RMB) tempo, fatica, ma che ci ha regalato un bel concerto, nuovi amici (c'erano anche una quindicina di italiani) nuove esperienze e altre belle cose. Nonostante i lati negativi (poca gente) chi c'e' stato s'e' divertito un sacco.

Altre notizie buone: il Bar Together non verra' demolito. O meglio, non ancora. Sembra che la comunita' in cui sorge, si sia ribellata (tramite annunci, articoli, passaparola, messaggi ecc.) alle decisioni del governo locale di creare una nuova zona consumistica, relegando la gente che abita li nelle periferie piu' estreme. Per una volta, il popolo, cioe' le persone povere, semplici, umili, che hanno passato una vita lavorando li, hanno vinto. E questa e' una vittoria di tutti noi, cinesi, stranieri. Una vittoria del popolo vero, che dice "no" al consumismo sfrenato.
Spero che sia cosi' davvero, ora siamo orgogliosi, ma non si sa mai cosa puo' succedere. Purtroppo il capitalismo e' inarrestabile e insaziabile. Vincere una battaglia oggi non significa vincere una guerra.
E a questo punto mi (ci) domando: e' giusto conservare questa zona "povera", umile, e fermare l'avanzata capitalistica, o e' meglio non fermare il progresso per far si che piu' denaro venga prodotto in Cina (a scapito degli strati sociali meno abbienti)? Da straniero propendo alla prima risposta: il denaro non e' sicuramente un fine da raggiungere ad ogni costo, o l'unico traguardo nella vita. Ma qui sono in Cina, e ho appreso come la quasi totalita' la pensa diversamente. E' meglio quindi cancellare questa "macchia" di poverta' per mostrare al mondo che il denaro e' felicita', progresso, bella vita e la massima ambizione in vita.
Chissa', forse dovrei adattarmi anche io a questa visione. Chisa' perche' non ci riesco.

Altre cose belle (col beneficio del dubbio) e' che Pechino sta trasformandosi letteralmente. bello perche' tutto sta diventando moderno. Pochi giorni fa hanmno inaugurato la nuova linea della metro ed e' bella architettonicamente, stilisticamente e funzionalmente. Stanno costruendo il nuovo palazzo della CCTV e dai progetti sembra una cosa avveniristica. Stanno distruggendo i vecchi quartieri per creare nuovi e moderni (occidentalizzati) insediamenti. Ma alla fine Pechino e' diventata una citta'; senza anima, senza storia, senza sentimento. Non esiste piu' la vecchia Pechino, se non qualche monumento sparso. Anche le vechie hutong sono soltanto moderne imitazioni del passato. Tutto sembra artificiale, creato ad hoc per gli occhi del turista o per le nuove ricche generazioni che vogliono assaporare -come un normale turista- un'idea, un'apparenza del passato. Una citta' modellata sulle tasche dei ricchi, come un'abito di lusso, ma che rimane esclusivo, artificiale, e non pregno di umanita', calore. Non intessuto da relazioni umane, da storie, da Storia, da emozioni. Una citta' piena di vita, ma e' una vita artefatta, come se fosse un enorme palcoscenico dove la gente recita la parte del businessman, del giovane yuppie di successo, del ragazzo moderno e occidentalizzato, che ha perso la sua identita' cinese per assumere un'ibrida immagine occidentalizzata. Un moderno colonialismo. L'occidente ha vinto ancora, rimuovendo le caratteristiche autoctone e rimpiazzandole con plastiche imitazioni "americane" (spesso di grana grossa o di fattura grossolana).
Al di fuori di questa area di elite, un'area esclusiva dove soltanto il denaro e' in grado di comprare il biglietto di accesso, esiste ancora il submondo popolare, un altro pianeta. Comunque, in se', e per i cinesi, un simbolo di progresso e potenza -magari non per tutti-, di cui andarne fieri.

Altra cosa buona: dopo aver passato 3 anni in sistemazioni di fortuna sono finalmente riuscito ad affittare un appartamento moderno, ovviamente lontano dalla citta' a causa dei prezzi proibitivi degli affitti. A Pechino gli affitti e i prezzi delle case sono diventati esorbitanti, e il loro valore va ben oltre il vaolre reale. Si pagano cifre esorbitanti per camere che sono di infima qualita'. In pochi mesi, il costo degli affitti e' aumentato dal 100 al 700%.
Comunque sono riuscito a trovare una casa, a circa 30 km da pechino, ed e' comoda, economica (anche se da gennaio prossimo mi raddoppieranno l'affitto. Le olimpiadi, you know...). La zona dove sto e' ricca di verde, tranquilla, con poco traffico, e la gente, forse perche' lontana dal centro, molto piu' cordiale e amichevole. Nonostante nessuno parli inglese, non ho problemi. C'e' sempre qualcuno che mi invita a cena o per un drink. Io, poi, da bastardo, me ne approfitto della loro benevolenza e spesso eccedo, ma poi alla fine ricambio le loro gentilezze anche in maniera esagerata. Ma alla fine cio' che conta e' che riesco a farmi nuovi amici, e chissenefrega del resto.

Altra notiziona: lavoro. Dopo aver lavorato per 15 (!!!) scuole diverse a Pechino City, sono riuscito a trovare un lavoro stabile (si spera...) all'Universita' di Langfang, a circa 60 km da Pechino. A Pechino era un dilemma trovare lavoro: scuole che promettono mari e monti, ma che in realta' non mantengono mai cio' che promettono, contratti di lavoro falsi (la parola "contratto di lavoro" qui ha un significato virtuale...), pagamenti spesso inesistenti, condizioni di lavoro pessime ecc. Finalmente ho un lavoro buono (12,000 RMB al mese non sono male) all'Universita' e cio' che conta e' che ho fatto amicizia con molti studenti. Questa universita' (da dove sto tra l'altro digitando questo messaggio) non e' certo il massimo: in Cina esiste un forte "razzismo" studentesco. Gli studenti provenienti da universita' scarse o poco famose non hanno assulta possibilita' di accedere alle migliori universita'. Altresi' gli studenti provenienti da famiglie "povere", vedono il loro sogno di accedere alle migliori facolta' frustrato, per cui molti di essi vengono dirottati in queste universita' "di seconda mano", meno buone, meno pregiate, meno specializzate, meno confortevoli.
Studiare bene in Cina e' un lusso per pochi. Dpende dai $$$, dipende dal luogo di nascita, dipende dalle condizioni sociali ed economiche delle famiglie. Quindi, lo studiare bene non e' certo un bene equalitario per tutti. Mi dispiace vedere studenti brillanti relegati in queste universita' di seconda mano. Se avessero avuto la possibilita' di studiare in una buona universita' di pechino sarebbero diventati sicuramente dei professionisti in gamba. Se fossero nati in questa provincia invece di quest'altra, se i loro genitori fossero stati professionisti invece che muratori, se avessero studiato in questa scuola superiore invece che in quest'altra.. troppi "se"... Meglio lasciare stare. Ma se...

Il lavoro comunque e' sempre un'utopia qui a Pechino. Il 99% degli studenti sogna di lavorare all'estero, con la convizione che un diploma in mano gli puo' aprire tutte le porte. Purtroppo molti hanno una visione troppo paradisiaca e perfetta dell'Occidente. Il futuro e' qui in Cina ma per molti non sembra sia cosi'. Ci sono enormi potenziali qui, ma molti giovani sembrano non curarsene molto. Certo, chi decide di stare qui, ottiene spesso un lavoro frustrante, con stipendi miserabili e spesso pagati molto al di sotto del loro effettivo merito e tutto cio' contribuisce a  
diffondere un'immagine negativa del lavorare in Cina. Ma non esiste soltanto Pechino, Shanghai e Guangzhou. Ci sono molte altre citta' dove le potenzialita' sono enormi. Basta usare il cervello. E molti cinesi hanno cervello, anche se, viziati in tutto e per tutto dalle famiglie, sono spesso incapaci di intraprendere una via autonoma dopo la scuola.
Qualcuno ci riesce, ed e' per questo che cerco di puntare a questi esempi per i miei studenti. Voglio che loro diventino il meglio, e che possano andare fieri del loro -strano ma interessante- paese.

Comunque, come ho detto, la Cina non e' soltanto Pechino. Ho paura che a stare qui per lungo tempo, la mia visione globale della Cina risulti distorta. Pechino e' una citta' maledetta. Il controllo poliziesco sugli stranieri sta diventando insopportabiule. La brutalita', la maleducazione e i sistemi da regime fascista della polizia locale raggiunge limiti estremi. Ogni settimana la polizia irrompe nelle case degli stranieri (soprattutto quelli che abitano in periferia) per controllare minuziosamente tutto. Inutile far loro domande perche' o rischi le botte, o rischi qualche bell'insulto da parte degli ufficiali. Strano, ho sempre pensato che la polizia sia al servizio del cittadino, ma sembra che qui serva soltanto per tenere il cittadino -straniero- sotto guardia e in stato di perenne timore. Paura, ecco cio' che la polizia locale infonde. Non protezione o senso di difesa. Soltanto paura, timore, ostilita'.

Nonostante tutto, hgo deciso di lasciare Pechino. Non ora, ma a Luglio 2008. Le pressioni sociali stanno diventando enormi, e dopo le olimpiadi, tutto peggiorera'. Non e' una novita' che dopo le olimpiadi tutta questa eccitazione, frenesia, affari, giro di denaro ecc. diminuira' drasticamente. E la citta' di pechino diventera' invivibile a causa della perdita di questo momento d'oro. Gia' molti stranieri stanno lasciando la citta' con la bocca piena di "fuck Beijing".

La Cina e' bella, ci sono molte belle cose nel sud e in altre parti. le persone sono piu'; cordiali, umane, lontane dalla frenesia capitalistica. Esiste ancora la cultura, la storia, le tradizioni, che la gente segue ancora e che rispetta fedelmente. A Pechino tutto e' morto, cancellato dal progresso. Le persone sono diventate snob, sofisticate, spesso egoiste con questo atteggiamento di vanagloria e superiorita' insopportabile.

Ma il sud o le parti centrali sono ancora semplici, affettuose e capaci di apprezzare valori semplici e umani. Amo il sud e i cinesi del sud. Non a caso i miei migliori amici vengono dal sud, e sono loro che mi aiutano e mi fanno compagnia in ogni momento.

E poi nel sud c'e' molta piu' natura, paesaggi belli. E quindi, da Luglio, giu' nel Sud, dove trovero' la VERA Cina, i veri cinesi, capaci di sorridere e di essere semplici. I veri cinesi capaci di dare e ricevere amicizia ,magari con quel pizzico di innocenza quasi infantilesca che rende le persone amabili e capaci di essere perdonatre ed accettate anche se commettono qualche piccolo errore.

Non a caso LUI era del sud...

Non a caso, LUI mi ha insegnato cio' che il denaro non potra' insegnarmi.

Non a caso LUI era e rappresentava la Cina vera, cio' che ho sempre pensato di come il popolo cinese e'.

A dopo,

F

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« il: 09 Luglio, 2007, 03:32:45 am »
eh, infine sono tornato qui a Pechino. Non ho avuto tempo di postare nessun messaggio nei giorni scorsi a causa delle mille cose che ho avuto da fare. Che e' successo? beh, sono partito da Prato, dopo aver lavorato praticamente tutta la notte in pizzeria col mio amico (Pizza Time a Galciana, prezzi modici e qualita' super, tanto per fare un po' di pubblicita'...) e arrivato a Vienna dove ho atteso 10 ore... Non so, sono abituato a girare il mondo, non e' certo la prima volta che lascio l'Italia per lungo tempo, ma alla fine rimane sempre quel distacco, quella "scucitura" interna che ti lega al paese natale. Lasciare nuovamente quei 2 o 3 amici che avevi li e con cui sei cresciuto insieme, il sapere che la casetta tua e' lontana, da' sempre quel senso di estraneita' o di timore ad affrontare nuovamente un'esperienza cosi', lontano da ogni cosa che ti ha legato per anni. E fino all'ultimo momento, prima di salire sull'aereo pensi sempre che magari qualcosa puo' cambiare all'ultimo momento, che potresti sempre tornare all'ovile e rivedere nuovamente il Filippo in maniche di camicia e pantaloni sbracalati che canta al Filippo giramondo, senza fissa dimora e senza fisso futuro che sogna l'Asia e avventure piu' o meno strampalate. Tornano alla mente i versi del Guareschi: "...torna al tuo paesello, ch'e' tanto bello...", ma e' questione di un attimo, sali sull'aereo e il filo che ti teneva legato al tuo paese, alla tua gente, si spezza in un attimo e non vedi l'ora di arrivare "per ricominciare" e ritrovare quelle persone e quelle cose che sono ancora qui in Cina, in Asia, o magari di trovarne altre nuove. Non ho mai sofferto di eccessiva nostalgia, ma questa volta e' stata una decisione un po' sofferta, il mondo e' cambiato troppo da quando, quattordicenne, ero scappato di casa la prima volta e armato di poche cose e pochi soldi pensavo di diventare una specie di novello Marco Polo o Corto Maltese, arrivando e vivendo la' dove tutti i miei amici di Prato non sarebbero mai potuto (o voluto) andare.
Ma questa volta e' diverso, ho 32 anni e sono passati 16 anni dal mio primo viaggio. Le poche cose e i pochi soldi che mi sono portato dietro questa volta sono sempre i soliti pochi soldi e poche cose della prima volta, ma mi accorgo che in questo mondo asiatico che e' cambiato troppo in questo lasso di tempo, cio' non e' piu' sufficiente e mi da' la sensazione che sono "fuori posto, fuori tempo".
Ma non c'e' tempo per pensarci, chi si ferma e' perduto, e allora, avanti, anche questa volta. Molta gente viaggia per divertimento, per lavoro. Io viaggio per viaggiare. In un secondo tornavano alla mente le parole di Werner Herzog, "il viaggio come l'inseguimento di un Eldorado, di una meta inesistente", o quelle di Guevara e Alberto Granado, rivolto ai due peones, "viaggiamo soltanto per viaggiare".
E qui si puo' trovare una serie di scuse o giustificazioni... fuggire dalle proprie responsabilita', dal dovere di essere adulti, dalla societa', dall'impegno cristiano verso la famiglia, da quello comunista verso la societa' che ti ha cresciuto ed educato.. Tutte balle, per me, io "viaggio soltanto per viaggiare".
Arrivo a Pechino, non prima di avere sorvolato il deserto del Gobi, antistante la citta'. Che bellezza... quelle piste battute dai nomadi che dall'alto sembrano tenui ragnatele disegnate sulla sabbia, un giorno, chissa', ci tornero'...
La citta' di Pechino dall'alto sembra invece il solito ammasso grigio e uniforme di cemento, tutto chiuso e concentrato, e stento a capire come 20 milioni di persone riescano a trovare un proprio spazio vitale, una dimensione umana, in quell'incubo di cemento, traffico e asfalto. Eppure li ci sono i miei amici, puntini microscopici in quel macroscopico aggroviglio di strade e case.
All'aereoporto c'e' Joe ad aspettarmi, ed ecco che improvvisamente tutte le congetture, preoccupazioni, pensieri, svaniscono. Basta un secondo della sua vista, del suo sorriso e dei suoi occhi a far cancellare il tutto. Un abbraccio e il sapere che tra noi due c'e sempre il solito amore, i soliti sentimenti, la solita comunione di idee, sogni, e tutto cio' mi conforta. Classica sigaretta Zhong Nar Hai accesa subito fuori l'aereoporto, caldo soffocante, inquinamento e un'aria appiccicosa e umida che ti stordisce, e subito verso Xidan. Alla fine sono contento di essere nuovamente qui, anche se qualcosa sembra cambiato...
Sara' che non ero tornato in Italia da 2 anni, e non ero piu' abituato ai ritmi rilassanti, all'atmosfera tranquilla e alla pulizia, ma vedere nuovamente tutta questa marea umana di persone, tutto questo inquinamento, questa sporcizia, questi enormi e immediati contrasti tra persone esageratamente ricchi e esageratamente poveri, questi colossali centri commerciali, tutto questo sfarzo pacchiano di shopping mall, hotel, ristoranti, lusso occidentale frammisto a catapecchie e persone poverissime, mi ha colpito piu' duramente della prima volta che sono arrivato qui. Forse perche' "prima" ero abituato a vedere tutto cio' a causa dei 2 anni trascorsi in Cina, ma "adesso", dopo un rapido rientro in Italia e un veloce confronto con la societa' occidentale, questi contrasti sembrano piu' evidenti, come se "prima" non li avessi mai notati pienamente.
Come d'accordo, saluto Joe che deve tornare a lavorare e mi stabilisco a casa di un amico cinese, un ragazzo cinese di 17 anni che vive con la famiglia e che mi ospitera' fino a Settembre. E' un bravo ragazzo, ottimo studente, ottima famiglia e una casa lussuosissima, nella periferia nord ovest di Pechino, tranquilla, relativamente pulita e organizzata bene.
la famiglia, ricca a sufficienza per permettersi un tono di vita cosi' elevato, sembra la classica famiglia cinese un po' viziata dalle mollezze occidentali: passano il tempo (genitori inclusi) incollati davanti al megaschermo in salotto, o a giocare online, o rinchiusi dentro le piccole stanzine di un lussuoso KTV. Chiedi di fare due passi la sera dopo cena e ti rispondono che non c'e' niente di bello fuori, e' molto meglio stare a casa a giocare online. Il ragazzo di 17 anni, Oliver, sembra perennemente annoiato dalla vita, estremamente viziato dai genitori, eccellente studente (il meglio di tutta la classe), ma perennemente mancante di fantasia o di spirito creativo. Situazione in cui, purtroppo, si trovano milioni di teenager cinesi. E allora scarica le sue frustrazioni e la sua necessita' di "evadere" dalla monotonia della vita chattando e giocando online, guardandosi e riguardandosi Prison Break alla tv (va tanto di moda adesso in Cina..) o facendo sesso casuale con chiunque capita, senza poter approfondire i sentimenti o portare avanti un'amicizia, tanto "alla fine, faccio sesso solo per non annoiarmi".
Una prigione un po' dorata, la mia, insomma. Una casa bellissima dove non manca niente, cibo eccellente, un letto che sembra Piazza Mercatale, lusso e comfort da tutte le parti... e tutto a gratis per me, fino a settembre. ma questa perenne aria di noia, di apatia, di vita grigia e per niente interessante...
Esco, solo, inutile chiedere al mio ospite di venire con me... e' tempo di vedere il mio amico malato, e allora mi faccio un viaggio fino all'altra parte della citta', tra persone annoiate e sempre imbronciate nella metropolitana, e una folla oceanica che ogni giorno, meccanicamente, va e viene a casa o a lavoro.
E li, a casa sua, nonostante l'aria di tragedia, vedo un sorriso ampio -il suo- trovo calore, umanita', allegria. Non ci vuole molto per capire come la malattia sia ormai in fase terminale, i capelli sono quasi tutti andati, alcuni denti mancano, gli occhi e gli zigomi sono diventati sporgenti e il colorito della pelle innaturale, ma lui e' sempre il solito, parla, parla, ti tiene allegro, su di morale come se fossi IO il malato. Ma poi, alla fine, anche Socrate diceva che non bisogna avere paura della morte, dato che nessuno sa se la morte sia un bene o un male per le persone, per cui non c'e' bisogno di impaurirsi, ma anzi, di lasciare tutti con dignita' e con parole di conforto. E trova anche la forza di uscire, si fa due passi, il cortile del palazzo e' immerso nel verde, con quei vaopri umidi che vengono su dall'erba, dalle piante e dagli alberi carichi e lussureggianti di questa estate pechinese. Si trovano tutte questi venditori ambulanti, gente piu' o meno indaffarata, questi giovani operai che sorridono sempre e sono sempre allegri nelle loro uniformi larghe e sporche, (e io non riesco a capire dove trovano questa energia), si mangia qualcosa lungo strada e si arriva al Together Bar, li a due passi, dove ritrovo anche lui, Robin, l'Amico, anzi, L'AMICO che con la sua espressione sempre un po' addormentata ma simpaticissima, mi accoglie calorosamente insieme a sua moglie e a Francois, il giramondo francese senza fissa dimora, che da un po' di tempo sta abitando dentro il bar, con le mansioni di sguattero/barman/DJ. E allora, tutto torna come prima, forse in Italia non ci sono mai effettivamente andato, l'amicizia e il rispetto che ci legano sono sempre i soliti, e lui mi travolge con una valanga di racconti (quando comicia a parlare lui, non lo ferma nessuno) confermando ancora una volta che e' una persona eccezionale, con una fantasia e una sensibilita' enorme, cosa rara per i cinesi che abitano nelle grandi citta'. Il cane C'est La Vie, che e' un po' la mascotte del bar e' ancora vivo e pimpante e questo e' un miracolo. Quando lo avevamo trovato, 2 anni fa io e Robin davanti al bar, era malato, aveva 7 (sette!!) cancri e il dottore non gli aveva dato una settimana di vita. Due anni dopo, e' ancora qui, piu' allegro e pimpante come non mai. Robin dice che e' il calore della gente semplice che abita in questa strada, degli amici del bar che lo fanno vivere. C'est la Vie, un po' come il Comeback dei diari Guevariani, e' un po' un simbolo, il simbolo di quella Cina che sopravvive nella tempesta dei cambiamenti, di quelle cose semplici e modeste che non vogliono cedere il passo all'innaturalezza e alla disumanita' del capitalismo. Un sopravvissuto insomma, parte di un mondo e di valori che non esistono quasi piu', e il nome C'est la Vie non e' casuale. Guardo Marco, il mio amico cinese malato di cancro, anche lui come il cane, e con uno sguardo capisce subito dove voglio arrivare senza che dica una parola. E sorride, ma si, chissa' che anche lui, Marco, non possa mai.. tanto qui, in questa estate cinese, in questa strada piccola e colorata, tutto puo' succedere. Arriva l'Etiope, una specie di prete/santone/guru/DJ dell'Etiopia, anche lui amico nostro, un rastafari originalissimo e sudicissimo, e tutti insieme ci mettiamo a parlare, a bere, in quel pomeriggio estivo che volge verso sera. E si sa, JAH, il Creatore, e' con noi, perche' anche a JAH piacciono le persone semplici e gli stanno sulle palle i capitalisti e gli avidi. E poi JAH fa anche i miracoli a volte, e l'Etiope sa parlare con lui, quindi ci mettera' una parola buona a favore del mio amico malato, Marco. La piccola strada della piccola comunita' dove sorge il bar sembra trasformata, non ho mai visto cosi' tante persone, giovani, vecchi, venditori ambulanti, piccoli ristoranti sulla strada, piccole botteghe, casette trasformate in negozi di fortuna, gente che va, che viene, movimento, voci, suoni, colori... E pensare che fra un po' questa zona cosi' viva, vivace, colorata e allegra verra' distrutta per far posto "al progresso e al capitalismo". Penso cosa ne sara' di queste persone cosi' vive e cosi' semplici, cosi' vicine a quella vera vita modesta ma felice, e in un attimo torno alla dura realta' del mondo, soprattutto questo cinese, che sta cambiando, e in un certo verso, scomparendo.
Questa e' un'altra storia, continuero' domani, dato che ora devo andare a fare un bel po' di giri e a cercare informazioni....

Ave,

Filippo

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Bacheca Annunci /
« il: 30 Giugno, 2007, 19:29:17 pm »
Citazione da: "just_fra"
Citazione da: "nabat"
Per chi va a Pechino questa estate: (soprattutto a ChinaHxC): mandatemi un messaggio, che magari ci vediamo li. Di solito verso Luglio ci sono molti concerti, un po' meno ad Agosto perche' la gente torna al loro paese per le vacanze (a Pechino, ogni estate vanno via qualcosa come 2 milioni e mezzo di studenti...)

Per 2 milioni e mezzo che vanno, altri 5 milioni vengono...è pieno di gente che va a pechino a farsi una vacanza studio.


eh, vero, ma molti sono stranieri, quindi vengono li per brevi vacanze studio, anche se occasionalmente fanno qualche concerto. Comunque, la scena e' un po' "morta" ad agosto. Tra meta' e la fine di luglio ci sono i concerti migliori. Ad agosto c'e' un po'il vuoto", ma settembre poi, riprende il tutto, e infatti ci saranno dei concertoni belli grossi (si parla di Napalm Death, mica poco...)

Conosco Hangzhou, ci sono stato 4 volte, ed e' una bella citta' (la meglio insieme a Xi'an), magari se ho tempo ci vado. Ho una moto laggiu' a Pechino ed e' un po' che stavo progettando di farmi un bel viaggio di qualche migliaio di Km attraverso la Cina. Sperando che la moto regga (sai, quelle vecchie moto militari cinesi col sidecar), dovrei riuscire a farcela. Se cosi', scrivero' un diario di bordo da pubblicare qui sul forum.

Sono stato a Wenzhou qualche anno fa, ci ho lavorato per un lungo periodo, ma non mi ha lasciato molte impressioni. Forse adesso e' cambiata, ricordo che all'epoca avevo incontrato molti ragazzi cinesi di Prato. Suzhou non e' male, ma io non sono un tipo da shopping. Vorrei andare in unposto dove non c'e' nessuno nel raggio di almeno 100 km...

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Bacheca Annunci /
« il: 30 Giugno, 2007, 18:32:17 pm »
Shanghai e' molto diversa da Pechino. Se Pechino e' molto tradizionale, conservativa e un po' "sonnolenta", Shanghai e' l'opposto. Anche in Cina esiste il razzismo, o meglio, il campanilismo. I Pechinesi (le persone di Pechino, non i cani...) dicono che gli Shanghainesi (o come diavolo si dice...) sono troppo materialisti e attaccati al denaro, e troppo "indaffarati". Gli shanghainesi invece, accusano i Pechinesi di essere troppo "lazy" (pigri, svogliati), troppo snob (eh, vivono nella capitale, quindi se la tirano troppo...), un po' troppo chiusi mentalmente e non molto abili negli affari. Pechino era considerata la capitale culturale della Cina, anche se ora sta perdendo questa sua identita' "culturale", schiacciata dal peso del consumismo, quindi ora sta vivendo una fase strana: non e' piu' la capitale culturale della Cina come lo era fino a poco tempo fa, ma non e' ancora un centro economico potente come Shanghai. Pechino vorrebbe imitare SH, ma non ne ha lo stile e la classe. E' diventata un "ibrido" senza una precisa identita'. Anni fa Pechino era famosa per i suoi monumenti, la sua arte e la sua architettura tipicamente "cinese", ma adesso sta scomparendo tutto, il vecchio centro, le vecchie hutong, i vecchi quartieri stanno scomparendo per far posto ad anonimi e giganteschi shopping mall, distruggendone le radici culturali e artistiche. Esiste ancora una scena culturale molto interessante, e in genere c sono molti centri culturali, anche se negli ultimi 3 o 4 anni sono diventati molto piu' commerciali (come il centro artistico 798). A Shanghai invece, citta' votata al "business" e al divertimento, tutto questo "progresso" e consumismo e' naturale, spontaneo proprio per la sua natura dinamica e "aggressiva" di citta' che guarda al futuro. Non a caso, SH e' il VERO motore della Cina, mentre BJ e' un po' una citta' piu' "simbolica". Quindi e' comprensibile come anche la vita nelle due citta' sia molto diversa. Sinceramente, non saprei quale delle due sia migliore, dato che tutte e due sono megalopoli inquinatissime, molto caotiche, molto care, difficili da vivere e da trovare lavoro (una cosa e' abitarci e lavorarci per lungo tempo, un'altra e' andare li occasionalmente per "divertimento"). Shanghai e' bella pero', le persone sono molto piu' occidentalizzate e in genere le novita', le mode, le innovazioni arrivano prima laggiu', quindi SH e' molto piu' avanti di BJ e ad un occidentale o un ragazzo giovane piacerebbe di piu' .
Nn sono un grande fan di tutte e due le citta', preferisco le citta' piu' piccole, con meno confusione e dove la vita e' piu' semplice ed economica (Shanghai e' la 7a o 8a citta' piu' cara del mondo, per il costo delle case e il costo della vita rapportato agli stipendi medi e Pechino viene subito dopo). Insomma, voi che siete cinesi dvreste saperlo meglio di me, per gli italiani invece dico "andate e vedete coi vostri occhi".
Se possibile, lavorero' a BJ per un po', poi vedro' di andare in qualche altra citta' piu' piccola, nel sud, nel sud ovest, nel sud est, dove c'e' piu' natura, o ritornare in Thailandia o VietNam dove la vita e' molto piu' "filosofica" e artistica.  
vedrem...

Intanto andiamo a BJ e vediamo cosa posso fare per il mio amico, che e' la cosa che mi preme di piu'.

5
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« il: 30 Giugno, 2007, 13:17:53 pm »
eh, alla fine ho trovato anche un lavoro a Pechino, "classico" insegnante di inglese, full time, 4000 RMB al mese... meglio di niente. Vedro' di lavorare anche al bar, per guadagnare qualcosa di piu'.

Per chi va a Pechino questa estate: (soprattutto a ChinaHxC): mandatemi un messaggio, che magari ci vediamo li. Di solito verso Luglio ci sono molti concerti, un po' meno ad Agosto perche' la gente torna al loro paese per le vacanze (a Pechino, ogni estate vanno via qualcosa come 2 milioni e mezzo di studenti...)

6
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« il: 27 Giugno, 2007, 18:39:54 pm »
Ho paura.

Ma la paura uccide la volonta'.

Quindi non devo avere paura anche se so di avercela.

7
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« il: 27 Giugno, 2007, 18:20:27 pm »
allora ci vediamo a Luglio a Pechino, dato che io riparto il 5 del prossimo mese. Eh, purtroppo ho ricevuto notizia giusto oggi che un mio amico sta abbastanza male (ha un ariete, un sagittario, o qualcosa del genere.. ah, no, un cancro..) e pare che dovra' fare l'albero di Natale entro breve (modo un po' piu' gentile e sdrammatizzante per descrivere le sue non certo felici condizioni di salute). Quindi, per non essere un bastardo irriconoscente (questo amico lo conosco bene e lo stimo molto), tornero' laggiu' la prox settimana, abbastanza "impreparato" (senza fare corsi di barista, corsi di specializzazione linguistica ecc..) e con pochi soldi in tasca, cosi' pochi che purtroppo non potro' permettermi di tornare in Italia un'altra volta. Quindi, come si dice, o la va o la spacca. Potrei aspettare qualche mese di piu' per partire, in modo che abbia un po' piu' di soldi e una qualche specializzazione, ma questa notizia mi ha messo un po' alle corde. Che fare? adesso ho due scelte, molto importanti:

A) Non andare adesso col rischio che non lo veda piu' perche' non ho soldi o specializzazioni

B) partire subito, all'avventura, con grossi rischi dovuti a tali mancanze economiche e specialistiche, e vederlo per l'ultima volta.

Ecco, odio questo genere di scelte, perche' so benissimo che scelgo sempre la soluzione B.
Dovrei pensare piu' a me stesso, lo faccio per un nanosecondo e poi mi dico: "egoista!". No, non si torna indietro, appena ricevuta la notizia mi sono fiondato all'agenzia viaggi e prenotato il primo posto libero (fatti i dovuti conti temporali per l'ottenimento del visto ovviamente), e quindi, ancora una volta, ripartiro', cosi' all'improvviso. Poi, come si dice, ognuno per se e dio per tutti.

Quando sono andato in Cina anche io, 2 anni fa, avevo un cancro, ma poi sono guarito, e ci ero andato pensando che forse sarebbe stata l'ultima volta, ma poi, fortunatamente non e' stata cosi'. E ora cosa faccio? Penso a quello che e' successo a me, e non penso a quello che potra' succedere a lui?

Non so quanto la musica punk, col suo "approccio alla vita che mi piace molto" abbia influito su tale decisione, ma siccome io non penso di essere parte di quel "90% di emeriti idioti" (o forse si, ma me ne frego) allora, in mia fede, penso di avere preso la soluzione MORALMENTE piu' giusta. Che poi, pragmaticamente, sia quella piu' stupida non lo metto in dubbio e lo so. Ma quando si e' in ballo, bisogna ballare. Non si torna indietro. Si arriva laggiu' e si sta al gioco. credo alle favole, soprattutto a quelle delle persone che hanno fatto miliardi rivendendo fiammiferi usati. E poi, come diceva Hugo Pratt, "quando un adulto entra nel mondo delle favole, non ne esce piu'". Ecco, io come in una favola, vorrei arrivare la, vedere questo mio amico e per una sorta di miracolo, sperare che tutto gli vada bene. Oggi ero cosi' pretenzioso che immaginavo che la mia sola presenza lo avrebbe risollevato e guarito. E so che sara' cosi', perche' nel mio mondo di favole tutto questo puo' succedere. Anche che un malato terminale guarisca e che un poveraccio come me riesca a trovare una vita discreta laggiu'. Dicono che a Venezia, nella Corte Sconta detta Arcana, quando la gente e' stanca della realta', va in questa corte ed entra in un mondo di favola, e non sai se sei te a sognare o se sono gli altri a sognare te.

Quando avevo 6 anni avevo letto un fumetto, diceva queste cose,e , guarda caso, si ambientava in Cina. E alla fine mi e' sempre rimasta questa fissazione in mente, e sono andato in Cina per vedere se tutto era vero. Questa e' la vera e l'unica ragione per cui ho sempre voluto andare in Cina. Liberi di crederci o no.
 
C'e' un'aria strana oggi qui a Prato, sembra di essere quel pomeriggio di primavera ad Harbin, chissa' come mai, e chissa' come mai la, vicino a un lago, pensavo soltanto nella mia mente a una poesia in dialetto veneziano, imparata a memoria da quel fumetto. Ma quella citta', quel lago, in quel momento mi sembravano davvero una "tosa spensierata", una ragazza spensierata.  

Esattamente come in quel fumetto. magari anche io sono un personaggio di un fumetto. E nei fumetti i personaggi vincono sempre.

8
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« il: 27 Giugno, 2007, 13:24:07 pm »
Citazione da: "ChinaHxC"
Citazione da: "nabat"
per ChinaHxC

quote]

eh allora in quel posto ci son stato un sacco di volte e ci ho visto pure concerti, però no nn stavo li il dicembre del 2006 ero in italia, in compenso ci son tornato l'estate. Ma il fatto è che adesso mi fai venire una curiosità ancora più bestiale, sapendo che esiste un altro ragazzo cinese italiano cresciuto qui che piace sta roba, era di roma per caso??
Ehm c'è un incongruenza in ci? che hai scritto, nn son affari miei ma dato che l'hai raccontato. Tu hai scritto che vuoi tornare li per continuare una storia sentimentale, però aggettivandolo al femminile, poi ti sei dichiarato gay....


Mah, aveva una parlata "neutra", senza inflessioni dialettali, per cui era difficile stabilire la provenienza, non ricordo neanche se mi aveva detto da dove veniva... Tosto, comunque, che anche tra i cinesi d'Italia, questa musica stia andando...

9
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« il: 27 Giugno, 2007, 12:51:11 pm »
Citazione da: "shinji80"
nabat anche lavorare in Italia è difficile, te lo assicuro, io che sono italiano sto facendo domande su domande da oltre un anno senza essere filato neanche di striscio, la mia idea è invece di andare a lavorare in Cina...e starci tutta la vita! Nella mia città non c' è un cavolo di sbocco per il futuro, a meno che i tuoi abbiano una attività che credo porterò avanti (anche se non mi piace), se potessi avere anche uno straccio di lavoro, partirei per la Cina immediatamente :(


mah, senti, io sono tornato in Italia da 2 settimane e la situazione non mi sembra delle piu' allegre. Cio' che un po' mi rintristisce e' vedere come gli italiani sono spesso "svogliati". Sara' un po' per il fatto che ho vissuto in Asia dove i ritmi di lavoro sono molto elevati (spesso massacranti), ma quando sono arrivato qui mi e' sorta una domanda: come si puo' pretendere qui in Italia di guadagnare soldi, se la gente vuole lavorare con calma, fare lunghe pause pranzo, sbattersi il meno possibile... Sembrera' ipocrita, ma sembra che gli italiani pretendono troppo impegnandosi poco... E poi, con le tasse che ti tagliano le gambe, c'e' poco da stare allegri...

Lavorare in Cina (o comunque in Asia in generale) non e' una cosa semplice e cosi' immediata come sembra. Ora, non voglio deludere nessuno, ma sembra che molti in questo forum siano piu' giovani di me, e quindi con qualche esperienza in meno. Io "ho vissuto" l'Asia da molto tempo (Cina, Taiwan, Thailandia, Vietnam, Cambogia, Laos, Giappone e da qualche altra parte) e vi posso garantire che diventa sempre piu' difficile trovare lavoro laggiu' se non si hanno i requisiti fondamentali. Primo di tutti, la lingua, secondo, una specializzazione che sia veramente una specializzazione, ovvero essere in grado di fare qualcosa che pochi sanno fare. Se mancano le specializzazioni o una conoscenza sufficiente della lingua, bisogna usare il cervello, ed essere in grado di creare qualcosa di innovativo, ma questo richiede anni di esperienza e un background culturale/tecnico notevole, cose che si ottengono -ancora una volta- con l'esperienza e soprattutti gli errori.  
Se manca il cervello, si puo' contare sui soldi, avere cioe' una quantita' di soldi sufficiente da investire e mettersi in societa' con qualcuno. Ma anche questa soluzione presenta problemi, dato che e' molto facile trovare persone che -pretendendosi amiche- sono portate a ingannarti. Alla fine, in Cina -un po' meno negli altri pasi asiatici-, l'amicizia e' una cosa abbastanza relativa, il denaro e' invece tutto, per cui accade spesso che i rapporti interpersonali vengano infranti soltanto per guadagnare somme maggiori da un "amico".

Investire in Asia e' difficile, se non si hanno le idee chiare e soprattutto "agganci". La Burocrazia e' difficoltosa, esiste anche molta "corruzione", "mazzette", "taglieggiamenti", per cui in Asia, fare affari e' una delle cose piu' rischiose che si possano immaginare, dato che non ci sono sicurezze sociali o legislative come qui in Europa. In tutti i paesi asiatici che ho visitato, ho sentito di molti investitori italiani truffati, o trovatisi nei guai a causa di partner piu' o meno disonesti, di legislazioni e burocrazie spesso macchinose e insidiose, corruzione, taglieggiamenti ecc..

Non illudetevi che vivere in Asia sia semplice e facile, anzi, gli errori, le fatalita' e i problemi sono all'ordine del giorno, e -questo e' un dato di fatto-, solo 1 persona su 10 riesce veramente a trovare una strada laggiu'. Gli altri, tornano a casa con la coda tra le gambe, "becchi e bastonati". L'economia asiatica sta esplodendo, per cui esiste una specie di "selezione della specie", una "sopravvivenza del piu' forte".

Questo accade piu' o meno in tutti i paesi asiatici, soprattutto in Cina (dove questa "selezione", a causa anche delle enromi pressioni sociali e economiche, e' fortissima), e in Giappone. Magari in altri paesi come Thailandia, Vietnam, Cambogia ecc. e' piu' semplice, ed e' qui che sarebbe meglio indirizzarsi. Paesi come Cina e Giappone stanno progredendo troppo, e il mercato si sta specializzando sempre di piu', non e' piu' come una volta, che un avventuriero occidentale qualsiasi poteva fare fortuna. Per questo suggerirei il sud est asiatico dove le possibilita' sono maggiori, e dove comunque, il livello e la qualita' di vita e' identico o addirittura superiore alla Cina. La vita nelle grandi citta' cinesi e' relativamente comoda (se uno ha i soldi per permettersela, ovviamente), ma per trovare lavoro bisogna letteralmente "farsi il culo": salari all'inizio bassi o addirittura inesistenti, orari massacranti, ricerca di lavoro estenuante e lunghissima.... Trovare lavoro nei centri minori cinesi, invece, sarebbe relativamente piu' facile, ma le condizioni di vita sono anche piu' scadenti (rischio infezioni, malattie, salari bassi, pochi o nessuno che parlano inglese, igiene scarsa ecc..) per questo pochi stranieri vanno a lavorare nei piccoli centri, e per questo non esiste una selezione stretta. Ho conosciuto diversi stranieri che mi dicevano: "lo stipendio nei piccoli centri cinesi e' molto basso -si parla di 200-400 euro al mese- e per risparmiare vai a mangiare in qualche ristorante economico cinese, ma ti prende diarrea, problemi intestinali, dissenterie, spesso epatiti virali... se vuoi mangiare bene, vai in ristoranti piu' puliti, ma praticamente ci finisci lo stipendio". Infatti, le scuole, le ditte, le societa' nei centri minori in Cina, prendono "chi capita capita", dato che non possono andare molto per il sottile, per via che le condizioni di vita non sono il massimo, e non riescono a trovare molte persone disposte a lavorare laggiu' (anche perche' la vita nei centri minori, se non parli perfettamente la lingua, risulterebbe molto noiosa, monotona e difficoltosa). Nelle citta' di media grandezza, e' possibile trovare condizioni discrete (non eccessivamente buone, non eccessivamente disastrate), ma anche qui, le opportunita' di lavoro stanno diventando piu' rare, per persone non eccessivamente specializzate.

nel sud est asiatico, e' possibile trovare condizioni di vita leggermente migliori (il Viet Nam e la Thailandia hanno condizioni sanitarie e igieniche superiori alla Cina), inoltre molte persone, anche le piu' povere sanno parlare inglese o francese, anche se poco, ma sufficientemente per farsi capire e per evitare problemi e situazioni difficoltose. La vita costa relativamente poco, spesso meno che in Cina: nelle grandi citta' come Bangkok la vita costa comunque molto di meno che a Pechino, Shanghai, Hong Kong e Tokyo ed e' leggermente piu' semplice trovare lavoro, dato che le loro economie sono ancora in fase di sviluppo per cui il mercato non e' ancora cosi' selettivo e specializzato come in Cina o Giappone.

Inoltre, una componente fondamentale, e' la capacita' di adattamento: chi va in Cina, o in Asia, sperando di trovare lo stesso stile di vita di qui in Italia, rimarra' ovviamente deluso. E' totalmente un altro mondo, non esistono orari completamente affidabili, non esiste una affidabilita' garantita sui servizi, non esistono spesso informazioni affidabili, non esistono standard o condizioni socio/sanitarie totalmente affidabili, non esistono garanzie lavorative o assistenziali "sicure"... E' possible trovare tutto cio', ovviamente e con un certo margine di tolleranza, ma solo nelle grandi citta', ed ovviamente a prezzi alti. Ho conosciuto centinaia di stranieri, che, spendi qui, spendi la, vai al pub, vai in pizzeria, vai a fare shopping qui e la, vai a mangiare al ristorante occidentale, fai le cure in cliniche private o ospedali moderni, viaggia in taxi, abita in case moderne ecc.. sono tornati in Europa poveri in canna. L'impatto culturale e' fortissimo, ma ci se ne accorge solo dopo pochi mesi, una volta che l'entusiasmo di essere entrati in una cultura diversa e' calato, e si vede con maggiore chiarezza le differenze e le difficolta'. Tieni conto che in Cina, nelle campagne o nei centri minori, sei davvero un alieno, un essere venuto da un'altra galassia, e se non sei abituato a vivere in ambienti spesso "estremi" rimarresti molto scioccato. Non esiste nessuna sicurezza igienica, nessuno che capisce quello che dici, persone che ti fanno pagare qualsiasi bene o servizio 5 volte di piu del costo reale per spennarti piu' soldi, informazioni spesso oscure e contradditorie, una naturale "chiusura mentale" che spesso mortifica, e spesso anche un certo "distacco": sei uno straniero, per cui nelle campagne o nei piccoli centri, pochi potrebbero darti confidenza -anche a causa della lingua-, dato che ti vedono come un "diverso", un "elemento estraneo". I cinesi sono molto conservativi, per cui stabilire un'amicizia e' spesso difficile. Al tuo arrivo susciti curiosita', ma poi, una volta calata la curiosita', subentra il distacco, l;indifferenza. Nelle grandi citta' cinesi invece e' facilissimo fare amicizia, ma spesso l'amicizia si basa soltanto sulla disponibilita' economica (no money = no friends), sul successo personale (no success = no friends), sulla avvenenza fisica (no goodlooking = no friends) o su motivi "personali": molti cinesi sperano in una relazione amorosa con uno straniero per migliorare le loro condizioni economiche e -magari- ottenere un visto per andare via dalla Cina. Ma questo succede in tutta l'Asia, dalla Cina alla Thailandia, al VietNam alla Cambogia, per cui bisogna essere inseriti un un ambiente con un livello superiore di cultura e di agiatezza economica, per sentirsi "sicuri" e al riparo da eventuali delusioni o aspettative infrante. In verita' devo comunque dire che nei paesi del sud est asiatico, le persone sono piu' sincere e meno avide di denaro (io ho vissuto per 2 anni in una comunita' mussulmana thailandese, poverissima, ma avevo moltissimi amici veri).

Anche in Cina esiste moltissima disoccupazione: milioni di studenti che spendono una fortuna per studiare alle universita' rimangono delusi perche' non riescono a trovare un lavoro adatto, o se lo trovano, gli stipendi sono cosi' bassi che mortificano anni di studio. Il sogno di molti cinesi (o di molti asiatici in generale) e' quello di andare via dalla Cina e dall'Asia, per cui, citando le parole di molti cinesi che ho conosciuto, potrei dirti: "Noi cinesi vogliamo andare via dalla Cina, perche' voi occidentali invece volete venire qui?".

Comunque, nonostante tutto questo, io ci torno in Cina, e fra poche settimane. I soldi non sono tutto, e io amo l'avventura, l'imprevisto. E una persona laggiu'. E comunque, mi sento come a casa mia laggiu' dato che ormai ci sono andato tante volte che un po' le ossa me le sono fatte. E' possibile trovare una vita discreta, se uno si accontenta di poco, o se non eccede, ma spesso per gli Europei, abituati a stili di vita molto dispendiosi, agiati, comodi, cio' risulterebbe un notevole sacrificio. Per questo l'Asia "funziona" per un breve periodo, per un turista, uno studente o per una persona che ci abita per breve tempo. Trovare una vita stabile laggiu' comporta una conoscenza perfetta della societa' e il sapere allacciare relazioni interpersonali sicure e di un certo livello qualitativo. Le amicizie, la "faccia", l'educazione personale, il sapersi adattare (spesso con molta umiliazione) e' fondamentale. Molti ragazzi europei, abituati alle mollezze e agli agi, sarebbero profondamente delusi e in difficolta' a vivere in Asia, se non hanno uno stimolo o una motivazione fortissima per adattarsi. Un italiano potrebbe trovare lavoro come insegnate di inglese agli inizi (attivita' svolta da quasi l'80% degli stranieri che vengono in Cina), ma cio' richiede ovviamente una conoscenza superiore della lingua, senza inflessioni dialettali, e si sa, gli italiani, francesi e spagnoli che parlano inglese, hanno un forte accento "mediterraneo". E' difficilissimo trovare tale lavoro a Pechino e Shanghai, dove di native english speakers ce ne sono a decine di migliaia e quindi il mercato e' saturo e ormai cercano soltanto persone diplomate o con certificati TESOL, TOEFL ecc... Ma nei centri minori e' piu' facile, anche se gli stipendi sono bassi (scordatevi di "fare fortuna" in Cina a meno che non siate dei professionisti navigati). Agli inizi e' dura, anche perche' le scuole, fornendoti contratti molto "ballerini" ti trattano come un pacco da sbatterti qui e la, e magari buttarti via quando non servi piu'. Ma almeno uno riesce a guadagnare quel tot per permettersi una vita discreta, anche se non eccessiva, e di imparare a conoscere meglio la societa' e la lingua. Poi, evitando di spendere, risparmiando il piu' possibile, imparando la lingua, facendo molti sacrifici e lavorando duro, piano piano ci si familiarizza con l'ambiente e si arrivera' ad altri risultati e opportunita', ma cio' richiede tempo, mesi, o piu' spesso, anni.

Pero' varrebbe la pena provare. Il successo non e' garantito, magari non alla prima. Magari serviranno piu' esperienze ed errori per raggiungere un risultato. In genere la prima esperienza e' spesso negativa, ma e' utilissima per ridimensionare le aspettative e l'immaginario comune di un'Asia spesso immaginata come una specie di "paradiso" di facile successo. Una volta superata la prima esperienza, spesso si torna in Italia o Europa, si fa il punto della situazione, si riflette a lungo sui problemi e difficolta' incontrate, su cio' che serve, su cio' che non serve, su cio' che c'e' da correggere o aggiungere, e ci si riarma, con le armi migliori per ripartire per la seconda esperienza.

Poi, esiste anche la Fortuna, il Caso, l'amicizia fortuita che ti puo' portare in alto, quando uno meno se l'aspetta, ma questo rappresenta solo lo 0,1% di possibilita', ma comunque, se uno sa cercare, tutto e' possibile.

Devo scappare, scrivo di piu' stasera... si, sono gay, nei messaggi precedenti, non ho mai specificato la sessualita' della persona che amo. L'ho sempre definita "persona" e persona e' un sostantivo sia maschile che femminile, comunque, si lo sono, e voglio sfatare la concezione che in Cina l'omosessualita' e' considerata un abominio. A Pechino e Shanghai si vedono gay a migliaia, (soltanto a Pechino sono quasi 200.000 quelli apertamente dichiarati) e' diventata una specie di "moda" che sta esplodendo, e sta fruttando anche diversi soldi, con club, locali, ristoranti, modelli, agenzie, ecc.. Insomma, anche in questo "settore" hanno trovato la maniera di fare quattrini...

Ave, scrivo di piu' stasera...a dopo,

F

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« il: 26 Giugno, 2007, 18:25:49 pm »
ringrazio per il link del forum! Per il corso di barman, beh, ci stavo pensando.. cmq, ho gia' un bar (qui ci sono le foto: www.togetherbar.com, evvia tanto per fare un po' di pubblicita', no?), e mal che vada posso lavorare li come barista: abbiamo iniziato senza nessuna esperienza, e via via abbiamo imparato. I clienti venivano e ci insegnavano a fare cocktails, barbeque e altre cose, era una specie di bar "collettivista" (suona un po' punk, eh?) dove il cliente non era tale, ma era un membro di questa grande famiglia: ovvero, se avevi voglia di fare qualcosa, venivi li e la facevi. Sapevi cucinare? fare drink? cantare, fare il DJ? bene, venivi li e facevi tutto cio' che ti pareva, nessuno ti chiedeva niente. Era un po' come un "centro sociale" e il cliente, a differenza di tutti gli altri bar di Pechino, non era obbligato a consumare, anzi, a volte venivano persone che parlavano, cantavano, ballavano tutta la sera senza consumare niente, pero' portavano in cambio esperienze, racconti, ricette per cucinare o preparare qualcosa di nuovo, idee, progetti, e questo era la cosa piu; importante. Ricordo anche che spesso venivano stranieri in difficolta', senza lavoro, senza casa, senza soldi, e noi li accoglievamo sempre, c'era sempre un letto, un piatto di spaghetti o qualcosa da mangiare anche per loro, senza che chiedessimo niente in cambio. Alla fine era diventata una grande famiglia, qualcosa di autonomo e assolutamente nuovo (tanto nuovo, che nel giro di 1 anno avevano aperto altri bar simili in Cina, ma senza la nostra "classe"). Tutto questo verra' narrato in un libro che sto scrivendo insieme a Robin, il ragazzo cinese proprietario del bar, e forse la persona piu' grande, umile e fantastica, semplice, generosa che abbia mai conosciuto in vita mia. A dire il vero, Robin odiava la definizione di "proprietario". Ricordo una sera, molto bella, forse tra le piu' significative della mia vita, che mi disse: "abbiamo sbagliato a registrare il bar sotto il nome mio e di mia moglie. Qui non ci deve essere nessuna differenza tra proprietario, boss, cliente. Siamo tutti noi, gestori, clienti, amici, conoscenti che abbiamo creato questo posto e abbiamo realizzato questi progetti e questa comunita'. Abbiamo un debito di riconoscenza con tutti, senza di loro non avremmo potuto organizzare tutte queste cose. E continueremo, perche' qui sta nascendo qualcosa di nuovo, che va contro la commercializzazione di uno stile e di una cultura. Se un giorno creeremo una comunita' autogestita, un'entita' autonoma che si basa soltanto sulla cooperazione tra le persone, avremmo raggiunto l'obiettivo. Ma se invece, saremo costretti a chiudere, non rimpiangeremo niente, ma saremo orgogliosi se qualcuno in fututo, copiera' la nostra idea e la fara' rivivere, da qualche altra parte e in tempi piu' adatti cosi' che il ricordo di quello che abbiamo fatto, non morira'".
Questo fu un discorso che mi colpi' molto e che avevo trascritto per poi pubblicarlo su questo libro. Fu li' che capii l'importanza di essere parte di una collettivita', di non essere il classico anarchico nichilista individualista, ma di dover collaborare allo sviluppo e al progresso di tale colletivita', non soltanto per esigenze economiche, ma anche per creare una realta' che avrebbe potuto insegnare qualcosa agli altri o alle generazioni future. Vedevo in cio' la realizzazione delle ambizioni e speranze umane di creare qualcosa di istruttivo e socialmente utile, slegato dai canoni commerciali e dalle solite leggi di mercato che riducono il tutto a numeri e mero profitto, snaturando e distruggendo l'esigenza -umanissima- di trovare uno sfogo alla propria creativita' e bisogno di spazi, comunicazione, socializzazione. Purtoppo adesso c'e' il problema dello sfratto (l'area verra' completamente demolita per far spazio al progresso, ai nuovi centri commerciali, alle nuove banche), ma io tornero' laggiu' anche perche' il progetto Together (nome non scelto a caso) possa vivere da qualche altra parte. Certo, ancora una volta il "progresso" e le leggi di mercato vinceranno nuovamente, ma la scintilla e' ancora viva, quindi brucera' ancora. Le olimpiadi si stanno avvicinando, e la citta' e' in fermento, in una corsa disperata al consumismo, dove le vittime sono soprattutto gli operai, compresi bambini, sfruttatissimi e spesso utilizzati come carne da macello. Robin, innamorato della cultura Rastafari ha trovato notevoli similitudini tra gli sfruttati e gli sfruttatori cinesi, per cui lui sta andando molto contro corrente, cercando, tramite il bar di far aprire gli occhi ai cinesi presentando una cultura "straniera" (quella Rastafari) nata dagli schiavi e sottoproletari giamaicani, ma che ha drammaticamente molte similitudini con la societa' cinese, per far capire come il progresso ha un'enorme prezzo da far pagare alle persone socialmente piu' deboli.  

Beh, non sono un alieno, anche se -forse- in un certo senso lo potrei definirmi. Ah, in inglese, gli stranieri vengono ufficialmente definiti "Aliens" sui documenti, quindi anche io ero un' "alien", pero' non mi sembrava di avere le antennine e la pelle verde...

OK, scrivo troppo, ma dicono che a usare molto la zona del cervello sede della memoria e della creativita', si viva piu' a lungo. Vi faro' sapere fra un centinaio di anni se e' vero...

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Bacheca Annunci /
« il: 26 Giugno, 2007, 11:40:13 am »
per ChinaHxC

per caso, ci siamo visti al McDonald di Wu Dao Kou, una notte verso le 1, di Dicembre 2006? Io ero in compagnia di una ragazza italiana, del mio ragazzo Joe e di me stesso (lapalissiano...). Avevo conosciuto li' un ragazzo cinese che parlava benissimo italiano, e infatti lui mi aveva detto che era "italiano" ed era venuto in Cina per studiare cinese, dato che non lo sapeva parlare. Ricordo che avevamo parlato anche di gruppi italiani vecchi, tipo Wretched, 5 Braccio, Negazione, Declino... era successo dopo una seratona metal al 13 Club di Wu Dao Kou, avevo anche segnato il suo numero e la sua email, ma poi, ubriaco come ero, l'ho persi...

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Bacheca Annunci /
« il: 26 Giugno, 2007, 11:25:04 am »
eh, si, la strumentazione costa in Cina, ma non tutti gli strumenti che hai visto sono originali: molti sono imitazioni made in China perfettissime di Fender, Gibson, Washburn ecc. o le versioni "coreane" (che sono da considerarsi originali a tutti gli effetti, licenziate dalla Fender ecc.. per il mercato asiatico) per cui il costo e' leggermente inferiore. Se scrivi a http://site.areadeath.net/main/list.phpòc=interviews  oppure qui:  http://site.areadeath.net/main/list.phpòc=download), ricordo che tempo fa c'era in upload un loro brano, "Conflict". Dei BJ esiste solo un promo cd-r con 5 brani, che avevamo solo io, Wang della ADP e poche altre persone, come PZYY (uno dei piu' importanti metal fan di tutta la Cina, la cui parola e' "legge" nella scena metal). Purtroppo, quando ero stato arrestato e successivamente reimpatriato, la Polizia non mi ha permesso di riprendere i miei effetti personali, per cui ho lasciato il loro promo cdr a Pechino.

Puoi pero' scrivere a Wang della areadeath (metalfanbj@sina.com , info@xmusick.com) o spulciare nel loro forum, ci dovrebbe essere qualcosa. Ci siamo recentemente scritti io e Wang e abbiamo appianato le rivalita' che esistevano, per cui penso che, una volta sistemate le pendenze che ci sono ancora tra noi, continuero' a lavorare con lui. Se gli scrivi, salutamelo, digli che sono Filippo l'italiano, abbiamo lavorato molto insieme e per me sarebbe un onore continuare a collaborare nuovamente, dato che insieme eravamo diventati la piu' potente label metal cinese. Ti potra' anche fornire nomi, indirizzi e link di produttori e rivenditori di strumenti musicali e molti piu' dettagli sulla scena cinese (io, non parlando cinese, ero comunque leggermente meno aggiornato).

Ah, e' appena uscito il mini cd dei Coprolagna di Tianjin, puro porn/noise/grind oscenissimo... sembra che nell'aria ci sia un contratto con una label estera.. Tra l'altro gia' i Be Persecuted di Jiangxi hanno ottenuto un contratto con la No Colours, quindi penso che prima o poi la scena si evolvera' abbastanza da richiamare l'attenzione di label estere, anche se ci vorra' ancora del tempo, maggiore professionalita' e una "selezione naturale" per discernere la mediocrita' dalla qualita'. Spero soltanto che non succeda come a Taiwan, dove, dopo il successo dei Seraphim, la scena si e' buttata a capofitto sul melodic/simphonic/gothic black metal (uno dei generi piu' immondi creati da mente umana...)

Per ShaoYan.. si, me lo sono domandato anche io, a 32 anni ne ho fatte di cose, se dovessi scrivere tutte le esperienze che ho avuto in Asia, verrebbe fuori qualcosa tipo l'Enciclopedia Treccani. Non rimpiango niente, dato che tutto sommato ho avuto una vita intensa e forse anche unica, nel bene e nel male. ma ora e' arrivato il tempo di avere qualcosa di piu' stabile e duraturo, anche per riprendere un po' di fiato e energie, per poi continuare ad andare avanti. Sai che i cinesi contano molto su queste virtu', stabilita' e sicurezza, per cui alla fine, se dovessi continuare a vivere laggiu' mi dovrei in qualche modo adattare. Non e' che non mi fido a non scrivere perche' sono punk, ma soltanto per il fatto che, guardando indietro, penso sempre che potevo fare di meglio, che non ho ancora raggiunto uno stile o una maturita' piena. Essere punk non e' una questione fondamentale, anche se sicuramente "segna" un certo momento della vita e un particolare tipo di approccio verso la societa' e le persone che ci circondano. Ho sempre pensato a quello che sarei fra 20-30-50 anni e non riesco a immaginarmi "punk" per tutti gli anni a venire. Certo, non posso neanche rinnegare le mie "origini", ma spero di raggiungere un livello piu' riflessivo e contemplativo. Critico, franco e obiettivo certamente, ma meno "distruttivo" e "istintivo" di quello che sono adesso. Tra l'altro sto vivendo un'esperienza personale abbastanza diffiicile, sono gay e sto pensando quanto questo potra' influire sulla mia vita futura e sulle relazioni umane, sentimentali e sociali con gli "altri". Alla fine, una famiglia e una stabilita' emotiva la vogliono tutti, io compreso. Non pensare di essere "ritardata", una, dieci o cento esperienze in piu' o in meno non rendono una persona "ritardata" o "fantastica". Alla fine e' la qualita' di cio' che si fa, non la quantita'.

Vabbe', continuiamo intanto a cercare annunci di lavoro online, non si sa mai che oggi sia la giornata buona...

F

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« il: 25 Giugno, 2007, 23:29:42 pm »
Gli Unregenerate Blood non sono poi male come gente, all'inizio erano un po' piu' sul punk classico, poi si sono buttati sul metalcore (che a me sinceramente fa un po' cagare -si puo' usare questo termine qui sul forumò- ma purtroppo va tanto di moda adesso...). Loro gravitano attorno alla scena punk/skin del What Bar/Face 2 Face e mi pare di avere anche un cd live registrato a Natale 2005 al What Bar con 3 pezzi loro e di altri 4 o 5 gruppi punk/skin che non e' male. Io sono un tipo old school, qundi roba tipo emo (anzi, "omo" come dice mio fratello, anche per offendermi un po') metalcore e roba varia non l'ascolto. Il THHHHRASSHHH a me piace tantissimo, ricordo che iniziai nel 1987 con "Scream Bloody Gore" dei Death e "Crossover" dei D.R.I. che erano appena usciti nei negozi. Gruppi thrash in Cina ce ne sono pochi, ma ti consiglio i Baojiang (http://yaogun.com/artist/nanchang/baojiang.htm) che fanno un thrash old school micidiale (uscira' il loro cd a breve). Ho fatto girare un paio di loro canzoni in occidente e i commenti sono stati a dir poco entusiastici. La voce poi e' di una ruvidita' e ignoranza tale che era dai tempi dei Bloodfeast/Vacant Grave che non sentivo niente di meglio. Peccato pero' che -a quanto mi risulta- siano i soli in Cina a suonare cosi'. Anni fa c'erano gli OVERLOAD, primissima band metal cinese in assoluto, che nel 1997 pubblicarono l'omonimo album con una fantastica canzone "1999" (yi jiao jiao jiaoooooo....) e all'epoca facevano un thrash molto evoluto, ma poi si sono "venduti" sconfinando nel pop...  
Ah, io l'etichetta e una fanzine, anche a costo di rimetterci i pochi soldi che ho, la faccio. E ci produco tutta roba underground, thrash, grind, power, metal, punk, oi!, ma tutta old school, niente robaccia nuova... In Cina adesso va per la maggiore il black metal sinfonico, il brutal death, il Pantera-Machine Head-RATM sound... 'na palla...
Se tornassi e riagganciassi le persone giuste (c'e' anche Rock, "l'australiano", il piu' grande old school fan cinese) metterei su un bel giro di gente, ma serve tempo e denaro (che non ho) e -soprattutto- la certezza di poter tornare laaggiu'.
Eh, mi sembra di rivivere gli inizi, quando 20 anni fa in Italia avevo cominciato a entrare in questa realta', e anche se adesso le cose sono enormemente cambiate, beh, e' tempo di farle provare ai giovani cinesi, sebbene non piu' con lo stesso feeling di allora. Ci si tiene in contatto comunque. Mio fratello tornera' a breve in Italietta con quasi 200 cd cinesi... Mettere su un negozio non sarebbe male, ma gli affitti sono cari (a Pechino, capitale del rock), e in genere quasi tutti i negozi di questo genere sono in Gulou Dongdajie (la strada che va verso Gulou e Houhai), o dalle parti di Yigong Li Shan (in Chaoyang District) che purtroppo a livello affitti e' carissima.

Per quanto riguarda lo scrivere, eh, ho scritto molti articoli e cavolate varie, spesso come "negro", e di libri ne ho scritti un paio e li ho praticamente "regalati" ad editori (non sono molto bravo a difendere o proteggere me stesso) che a quanto pare qualche soldo coi miei lavori dovrebbero averli anche fatti. Ho anche scritto un paio di sceneggiature per film, uno dei quali e' diventato "shakat" (acc, il mio thailandese si e' arrugginito molto... i pare si chiami cosi' con un'h o una k in piu' o meno...), insomma, un film indipendente thailandese uscito nel 2004 e basato su una mia sceneggiatura. Anche li, ho praticamente regalato lo script dato che mi ero innamorato di un ragazzo (beh, succede,  :oops: ) e alla fine non ci ho visto una lira per farlo contento.. L'altra sceneggiatura l'ha ottenuta il mio chitarrista Joe, giovane studente dell'Universita' del Cinema di Pechino. L'ho scritta io, ma l'ha firmata lui, dato che volevo fargli un piacere e aiutarlo con gli studi e l'esame. Era molto bella, ricordo, quasi autobiografica, basata un po' sulle esperienze (anche abbastanza drammatiche) nella Prato della fine anni 80/ primissimi anni 90, tra un ragazzo italiano (che poi, nella versione romanzata, sarei stato io) e un ragazzo cinese (un mio amico, il mio primo, indimenticabile amico cinese). Una cosa un po' biografica, diciamo vera al 70% e "inventata" (ma neanche piu' di tanto) al 30%. Mi venne in mente questa storia durante un viaggio di ritorno da Roma, sull'autostrada, mentre guidavo il mio camion, in compagnia di un amico cinese. Improvvisamente sembrava chiarissima, netta, dettagliatissima fin nei minimi particolari, con i discorsi, scenografie, faccie dei protagonisti delineati con estrema chiarezza, con una ricerca dei dettagli pignolissima, quasi alla Sergio Leone. Era il 1998 o il 1999, e l'ho scritta, con piu' interruzioni e riprese, per diversi anni, progetto a cui credevo molto e che sarebbe stato anche acquistato da qualche produttore, se poi in un momento di "altruismo" (altresi' definito rincoglionimento acuto...) non l'avessi regalata al mio amico, Joe, quel giovane ragazzo cinese che compare nella foto (quello piu' basso) alla mia destra, e a cui ero legatissimo e su cui ponevo molte aspettative (e' un piccolo genio, eccellente fotografo, musicista, grafico, e tutto autodidatta! scappato di casa per studiare cinema a Pechino, e appassionato di musica metal). Siccome io sono un po' (molto..) scemo e spesso incapace di prendere cura di me stesso, glie la avevo regalata, perche' potesse realizzare il suo sogno di diventare regista o sceneggiatore. Buona fortuna Joe. Grazie del sorriso che mi hai dato in cambio.
Scrivere scrivo molto, ma alla fine, e per un senso di sfiducia verso me stesso, getto via quasi tutto, perche' non mi sento mai soddisfatto di quello che scrivo. Sara' che vivo in un perenne senso di nostalgia, soffrendo di una specie di distacco dalla realta': questa mia perenne avversione alla commercializzazione, a gesti sconsiderati per ottenere in premio soltanto il sorriso innocente di un amico...al "ritorno" in Asia, "ritorno" visto piu' come un viaggio di purificazione spirituale e distacco da una societa' materialistica, in un punto imprecisato e forse inesistente dell'Asia (Cina? Vietnamò Cambogia? Thailandia?). Insomma, scrivevo per evadere, o forse per cercare una dimensione, che sapevo comunque inesistente o fittizia, dato che ho un'avversione per la logica e -spesso- anche per la realta'. vabbe', poi alla fine il mondo va avanti a quattrini, gente che ha bisogno di creare soldi, di far girare l'economia, di far guadagnare il datore di lavoro... scrivere due parole piu' o meno affascinanti o evocative non cambia certo niente in questo mondo. Qualcuno me lo aveva addirittura consigliato di farlo come professione, e per un momento ci avevo anche creduto, ma (per usare le parole di un grande della cultura fumettistica italiana, a voi scoprire chi..) "sono troppo presuntuso per ricevere consigli e troppo infantile per darli"...
Eppure, quante volte si e' parlato io e lui, Joe, di andare al sud, con una moto, e davanti a una tenda su qualche altipiano battuto dal vento accendere un fuoco e scrivere su un quaderno tutto cio' che ci passava di mente.... e chissa' dove si sarebbe andati, nel sud, nel nord, nell'ovest, nello Yunnan, nello Shenyang, nel suo villaggio natale, tra i mussulmani della Cina, ma alla fine non importava dove, come ogni viaggio che si rispetti, la meta non e' importante, ma lo e' il viaggio in se stesso, il partire per una meta qualsiasi, il procedere insieme e crescere, il vedere il mondo, lo stesso mondo in cui si abitava, con occhi diversi, e che in quel vero momento ci sarebbe apparso piu' reale e ci avrebbe regalato istinti e immagini immediate. Ecco, forse e' questa la ragione vera per cui ritornerei in Cina, per rivedere lui, per poter fare questo, e per regalargli un'altra sceneggiatura in cambio di un'altro sorriso. ma poi, 2000, 3000, 30000 o 3000000 RMB al mese, chi se ne fregava? la sera ci si ubriacava, si fumava, si passava a raccontarci storie, progetti, sogni, speranze in quel bar reggae che si era fatto, e nella stradina della piccola hutong, li per li sembrava che tutto era possibile. Eravamo li, in Cina, e chi dei nostri amici in Italia, in America, Spagna, Francia lo avrebbe mai immaginato che saremmo finiti li'? Quindi eravamo immortali e si poteva immaginare e fare qualsiasi cosa, tnato in quella giungla di cemento che era Pechino, chi ce lo impediva? Ci si affannava per guadagnare quei 2000, 3000 RMB al mese, fare le corse per andare a lavorare, tornare a casa distrutti dal caos, dallinquinamento, dal rumore, ma poi per cosa? Eravamo vivi, eravamo "li" dove nessuno dei nostri amici pensava mai che saremmo andati, e quindi si poteva fregarcene di tutto, essere di tutto, immaginare di tutto, come il viaggio in moto "verso sud" col mio amico Joe...

Bah, chissa', forse, la prossima volta...

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« il: 25 Giugno, 2007, 09:06:26 am »
beh, spendaccione non sono mai stato... il fatto e' che abitavo a Pechino, dove la vita e' carissima. Ti faccio un esempio:

il mio stipendio variava dai 2000 ai 3000 RMB al mese, diciamo una media di 2500 RMB al mese. Ho lavorato anche full time, ma per brevi periodi a causa della difficolta' a trovare un lavoro stabile, e per un lavoro full time guadagnavo sui 4000 RMB al mese.

A Pechino gli affitti sono carissimi: una singola stanza (2 metri e mezzo per 4, senza cucina e con il bagno in comune) costa dai 700 ai 1200 RMB al mese, io in genere pagavo 850 RMB al mese piu' altri 150 al mese per internet, luce, acqua, per un totale di 1000 RMB al mese. Non e' che a Pechino non si trovano le case. Secondo il Comune di Pechino, ci sono almeno 200,000 appartamenti sfitti, ma i proprietari non affittano perche' aspettano le olimpiadi, in modo che tali appartamenti diventeranno miniere d'oro. Tieni anche conto che dal 2005 ad ora, gli affitti sono aumentati dal 200% al 500% e nel giro di un anno, secondo le previsioni aumenteranno di un ulteriore 100-300%. Quindi cosa succede? Molti proprietari dividono appartamenti (di circa 100 m2) in molte minicamere, fino a un massimo di 10 o 11, piu' un piccolo bagnetto in comune. le cucine vengono rimosse per poter creare un'ulteriore camera in piu'.

Per risparmiare, affittavo tali tipi di camere, in genere senza finestra (una piccola camera con finestra costa dai 1000 ai 1200 RMB al mese). ma erano piccole, circa 2 metri e mezzo per 4, con un solo letto, quindi impossibile da dividere con altre persone. Costo: 850 RMB al mese, piu' altri 150 RMB al mese di bollette varie.

E' anche possibile trovare una camera piu' grande da dividere con un'altra persona, ma in genere questi tipi di camere costano dai 1500 RMB al mese in su, bollette escluse, e -se fortunati- cucina inclusa.  

Un pasto a Pechino (in un piccolo ristorante in una hutong, quelli abbastanza sporchi e maltenuti) costa dai 15 ai 20 RMB, quindi un totale di 30-40 RMB al giorno per i pasti (pranzo e cena). Ovviamente ai ristoranti piu' "puliti" un pasto va sui 25-30 RMB, anche se nell'ultimo anno molti ristoranti hanno effettuato rincari del 25-50% in piu'.  E' possibile risparmiare comprando cibo ai mercati e cucinare da soli, ma in una camera da 850 RMB al mese sena finestra, e' quasi impossibile cucinare (non esiste la cucina). Io avevo comprato una piastra elettrica per cucinare in camera mia, ma si soffocava dai fumi (non c'erano finestre), e comunque era una soluzione molto antigienica e scomoda (era un problema soprattutto lavare i piatti e conservare il cibo, dato che non c'era neanche spazio sufficiente per un frigo). Comunque, comprando cibo al mercato, la spesa mensile e' di circa 300-450 RMB 9anche ai mercati il costo del cibo e' aumentato moltissimo, soprattutto il maiale, che negli ultimi mesi ha raggiunto rincari del 60%). Una braciola di maiale fresca, se comprata al negozio, a Pechino costa dai 16 ai 21 RMB. 6 uova costano 4 RMB, 1 kg di pomodori 5 RMB.  

Trasporti: Pechino e' una citta' enorme, la metro costa 3 RMB, e i bus 1 RMB. E' possibile risparmiare comprando le card, in questo caso la metro e il bus costano 4 Jiao (0,40 RMB). I taxi a Pechino sono carissimi, con le tariffe piu' alte di tutta la Cina. Coprire 1 km col taxi (dipende anche dal traffico comunque) costa 13 RMB. La sera quando tornavo a casa (facevo sempre straordinari, e comunque avevo lavori serali, in luoghi di lavoro molto distanti da casa mia), e non c'erano piu' bus o metro, dovevo prendere il taxi, e spesso mi costava fino a 30 RMb a viaggio. Quando abitavo a Huoying, nel nord di Pechino, e ogni giorno andavo a lavorare a Chaoyang District, a volte un viaggio di ritorno in taxi di notte mi costava fino a 90 RMB.

Alla fine del mese, senza andare in nessun bar (beh, avevo un bar, quindi non spendevo niente per le consumazioni), discoteca (odio le discoteche) senza avere una vita sociale, senza comprare niente che non fosse strettamente necessario, mi avanzavano circa 300-350 RMB al mese o anche meno (spesso molto meno che piu'..).

Certo, nelle campagne o nei centri minori la vita costa meno, e' possibile trovare appartamenti di 100 m2 discreti a circa 300 RMB al mese (vero!!), mentre a Pechino, appartamenti simili costano 8 volte di piu' (non sto scherzando!) come minimo. Un appartamento di 100 m2 arredato a Pechino va dai 2500 ai 18000 RMB al mese. Ci sono anche appartamenti da 30,000 a 50,000 RMB al mese, ma quella e' roba che neanche mi sognavo.

Sono tecnico, ho un diploma di geometra, ho fatto il direttore di cantiere e progettista di interni per grosse ditte internazionali, sia in Italia che in Thailandia, inoltre sono stato tecnico del suono, e comunque ho fatto altri lavori tecnici. Studiare putroppo, non ho mai studiato abbastanza, dato che sono orfano e non avevo nessuna famglia che mi supportasse. Alla fine, senza lavoro non si riempiva la pancia, e non potevo certo placare la mia fame mangiando libri. Sono anche pizzaiolo (con tanto di Diploma) e ho lavorato in pizzerie, ma in Cina, stesso discorso dei camerieri, assumono spesso cuochi cinesi per risparmiare. A pechino un cuoco cinese full time guadagna dai 700 ai 1000 RMB al mese, per 10 ore al giorno, 6 giorni alla settimana (ma spesso sono 7 giorni alla settimana..). Un cuoco italiano con almeno 5 anni di esperienza all'estero viene pagato dai 7000 (part time) ai 16000 RMB al mese (full time) , ma a Pechino sono pochi i ristoranti che si possono permettere tali cuochi, e comunque esiste una concorrenza spietata, ed assumono soltanto gente proveniente da scuole di cucina rinomate.
Sebbene parlo benissimo l'inglese, non ho certificati (anche qui, per un discorso "economico".. non sono mai stato ricco in vita mia..) per cui a Pechino era quasi impossibile trovare un lavoro come insegnante di inglese. A pechino ci sono circa 2 milioni di stranieri, in maggioranza provenienti dagli States, UK, Australia, canada, per cui il mercato degli insegnati di inglese e' ormai saturo e estremamente selettivo.

Ho pensato di studiare, ma alla fine ho 32 anni, senza fissa dimora, con pochi soldi in tasca, quindi affrontare gli studi per me, e a questa eta', e' un po' un sacrificio. Vivo da solo anche se ho un fratello, e alla fine i soldi che guadagno sono appena sufficienti ad arrivare alla fine del mese, e come ho detto, lo studio comporta un'investimento di soldi che ora non posso certo permettermi. Negli anni passati ho lavorato per pagare gli studi universitari a mio fratello, potevo usarli per studiare io, invece che lui, ma alla fine c'era bisogno di qualcuno "in famiglia" che lavorasse per poter pagare gli studi all'altro, e destino ha voluto che fossi stato io il tale che lavorava. In passato, quando ero in Italia, tra le cose che ho fatto, ho anche diretto un'azienda di import/export, ma dopo il Settembre 2001, e' andata in fallimento (si commerciava soprattutto con gli USA, e quasi sempre su pre-ordini), lasciandomi con circa 150,000 Euro di debiti (a causa anche della disonesta' di alcuni ex soci), e da li ho avuto un notevole tracollo finanziario di cui ho sofferto per anni.

Dopo il 2001, ritrovandomi senza una lira in tasca e senza piu' una casa (l'avevo rivenduta per pagare parte dei debiti), avevo trovato un lavoro in Comune a Firenze, dove facevo il progettista di impianti di sicurezza e direttore di cantiere. Una volta messi un po' di soldi da parte (era un contratto di 18 mesi), mi sono trasferito a Taiwan e in Thailandia, dove ho svolto lavori abbastanza buoni (insegnante di inglese presso la Fu jien catholic university, altri istituti pubblici e privati, direttore di cantiere presso ditte di costruzioni italiane, gestore di un piccolo bar e un piccolo club di musica ecc..) e tutto sommato la vita era discreta.

Finito il contratto, sono tornato in Italia dove ho lavorato per 1 anno come direttore di cantiere, progettista (interni e impianti di sicurezza e telecontrollo) per un paio di grosse ditte, leader nei settori, ma anche li la cosa e' andata male (c'erano disaccordi all'interno della societa' e 2 soci maggioritari furono anche arrestati per truffa, falso in bilancio e altre "bagatelle" del genere). Deluso da questa ennesima esperienza, e di nuovo disoccupato, mi sono trasferito in Cina, il perche' lo si sa, c;ero stato in passato e mi ero "innamorato" della Cina.

Sono venuto a Pechino, e li all'inizio le cose sembravano andare benino, sebbene Pechino non era piu' la citta' semplice di una volta, ma anzi, era diventata difficilissima da vivere e soprattutto molto cara. Avevo aperto un bar, rilanciato questa etichetta musicale, lavorato un po' a destra e un po' a sinistra, ma alla fine mi era successo un problema molto grande: lavoravo per delle scuole di inglese come insegnate part time e mi avevano fornito un contratto di lavoro falso e un rinnovo del visto falso anche quello. Fatto sta che un giorno all'aereoporto (dovevo andare a Shanghai) la polizia scopre queste irregolarita' nel visto (che io ignoravo, dato che mi ero fidato di queste scuole) e risultava che avevo lavorato a nero e come clandestino da 5 mesi, ovvero da quando queste scuole mi avevano "assunto". Vengo arrestato (il 28 di maggio, dopo essere stato rinchiuso in una stanza per ore ed essere stato picchiato) e ho passato 18 giorni nella Casa di Detenzione di Pechino, picchiato, seviziato e umiliato in contiuazione dai secondini (la polizia carceraria cinese e' di una brutalita' disumana). Grazie comunque all'intervento dell'ambasciata italiana vengo rilasciato a meta' Giugno, e rimpatriato immediatamente in Italia. Fortunatamente l'ambasciata italiana e le autorita' cinesi (che si sono dimostrate molto gentili e comprensive) mi hanno aiutato a denunciare i poliziotti cinesi che mi hanno picchiato e le scuole di inglese che mi avevano fornito permesso di lavoro e contratto falso, per cui, IN VIA ECCEZIONALE, non sono stato bandito dalla Cina, ma come mi ha detto il Console, se rientrassi, dovrei agire in maniera al 100% legale, assicurandomi che il visto e il contratto di lavoro non siano piu' fasulli come quelli che avevo ottenuto 6 mesi fa.  

Non ho intenzione di vivere a Pechino (e' una citta' enorme, inquinatissima e molto problematica), ma da qualche altra parte della Cina. magari nello Yunnan, nello Shenjiang (spero si scriva cosi'...) o in qualche altra parte piu' "naturale" e meno affollata. Inoltre, nei centri piu' piccoli esiste meno selettivita' (assumono insegnanti di inglese senza badare troppo alla loro nazionalita' o ai diplomi/certificati in possesso). Certo, non si guadagna tantissimo, ma 3000 o 4000 RMB al mese in una piccola citta' o in un piccolo paese sono MOLTO MEGLIO della stessa cifra a Pechino, dato che in questi piccoli centri la vita costa anche 5 volte meno. Mio fratello lavora come insegnante di italiano full time alla Yan Shan University di Qinghuandao, guadagna 4000 RMB al mese, piu' piccola camera gratis. Il posto non e' male, sul mare, e anche se la citta' e' abbastanza sporca, e molto disastrata (caratteristica tipica delle piccole citta' di campagna) la vita e' discreta e a me tutto sommato piace. Purtroppo l'Universita' sara' costretta a cancellare i corsi di italiano il 27 Luglio a causa della scarsita' degli studenti (non ci rientrano con le spese dato che hanno troppi pochi studenti!!).

Se avessi 40,000 Euro come il tuo amico (magari, ne avro' si e no 7000...) potrei investire anche io, e le idee non mi mancano, anzi, in passato ho sviluppato molte idee e qualcuna ha avuto successo, ma mi devo sempre trovare a fronteggiare la mia perenne mancanza di denaro (ho un fratello che e' una fonte di preoccupazioni, e per aiutarlo nello studio, nel lavoro o per tirarlo fuori da situazioni poco felici ho speso somme ingenti), in piu', il fatto di non avere una famiglia mi ha privato del supporto economico (anche affettivo) che molti altri giovani hanno potuto avere.

Vedremo. Amo la Cina e l'Asia in generale, mi sento un po' come a casa mia laggiu', e inoltre c'e' questa storia affettiva che vorrei portare avanti. Non so se ho mai fatto niente di buono in vita mia, ma questa storia sarebbe forse la mia vera occasione di creare un qualcosa di buono, positivo e "felice" nella mia vita. C'era l'idea di aprire qualche coffee shop italian style, un club di cinema (io e mio fratello siamo tra i maggiori esperti di cinema "underground" in Italia, e abbiamo collaborato con diverse riviste ed editori), rilanciare l'etichetta musicale, inserirmi nel panorama editoriale (libri, riviste, dato che ho scritto molti saggi e articoli per varie riviste geografiche, storiche, musicali, cinematografiche, fumettistiche ecc..), creare qualcosa insomma, magari anche nel settore import/export (dirigevo un'azienda in Italia, quindi esperienza -anche se conclusasi male- ce l'ho).

vado a giro per Prato, ma sembra che ormai la mia mente, il mio animo non e' piu' qui. Mi sento come uno straniero in casa mia, e l'Asia continua a balenarmi davanti agli occhi. Non accetto l'idea (che sarebbe come accettare una sconfitta) che non avro' l'occasione di poterci tornare, a causa della mia mancanza di specializzazione. In genere, nei film o nei romanzi c'e' sempre un lieto fine anche per i meno fortunati. Un po' come nelle storie di Dickens...

Per chinaHxC:

teniamoci in contatto, ho diversi agganci laggiu' e anche se la scena non e' molto buona, migliorera'. Ci vorra' tempo comunque. Ricorda che anche in Italia nei primissimi anni 80, la critica e i fans sputavano sulle primissime band italiane (conservo ancora certe recensioni velenosissime scritte da giornalisti italiani), ora adesso sono osannate, ricercate, collezionate e idolatrate (spesso anche oltre misura).
Questo succedera' anche in Cina.
un'altra cosa: lo scorso dicembre era venuto a Pechino il regista canadese Sam Dunn (quello che ha diretto il documentario "Metal: an headbanging Journey") per girare il secondo capitolo del suo nuovo documentario dedicato alla scena metal e in generale 'alternativa" asiatica. Io e il mio ex socio Wang Xiao abbiamo avuto l'onore di essere intervistati (una bella intervistona lunga) e abbiamo discusso dettagliatamente la situazione di fatto in Cina. Il documentario verra' pubblicato a fine 2007, forse inizi 2008, e fornira' uno spaccato interessante della scena cinese.

Con quello che ho scritto in precedenza non voglio assolutamente dire che mettere su un'etichetta in Cina sia un suicidio. Anzi, potrebbe essere la "cosa nuova" che in futuro magari fara' fortuna, ma bisogna essere accorti, in quanto essendo un'attivita' semi-pioneristica comporta vantaggi e svantaggi. il mercato e' quello che e', c'e' molta pirateria, c'e' anche una discreta "ignoranza" (nell'accezione latina del termine) musicale, e una fortissima frammentazione. In Italia esiste comunque collaborazione tra le band e le etichette, ma in Cina la gia' debole scena viene ulteriormente indebolita dalle rivalita', gelosie, invidie tra le band, frammentandola ancora di piu'. Un esempio, a Pechino (che nel bene o nel male e' la capitale della musica rock cinese, ospitando le maggiori label), quando ci sono concerti organizzati dalla Painkiller, nessuno della "cricca" della ADP, RHC, Dying Art va a vederli, e viceversa. esistono queste invidie, gelosie, "vendette" personali che rovinano la scena.
Comunque, la scena punk/oi/skin sembra scevra da tali pregiudizi. A Pechino esistono 2 centri punk di notevole peso specifico: il What Bar, che e' il primo locale punk/skin mai aperto a Pechino (un posto piccolissimo, c;'enteranno al massimo 30 persone), e il Face 2 Face una specie di squat semi-autogestito e fortemente politicizzato (cosa quasi incredibile in Cina), che e' il covo degli skinhead cinesi. Esiste una buona collaborazione tra i due centri, soprattutto anche grazie all'influsso di "collanti" esterni come il club "2 Kolegas" (un club dove in genere suonano ska, dub, reggae). Ovvio, in Cina manca il background che c'e' stato in Italia (centri sociali autogestiti, collettivi autonomi, Autonomia Operaia, collettivi anarchici, lotte sindacali, sensibilizzazione della classe operaia, occupazioni, autogestioni, autoproduzioni ecc..)  e che aiutato enormemente alla diffusione della cultura punk (e non solo) qui da noi. In verita', senza la politica, le lotte di classe, la coscienza di classe, il punk in Europa non sarebbe mai nato (basta pensare alle prime esperienze di autogestione punk politicizzata a Zurigo, con la Roten Haus, alla fine anni 70 che hanno fatto scuola...).
Oggigiorno ormai il punk ha perso queste caratteristiche, sia qui in Italia, sia all'estero, o, nella migliore delle ipotesi, la societa' e' enormemente cambiata, per cui il ribelle di ieri e' stato trasformato nell'ennesimo prodotto consumistico di oggi. In Cina tutto questo e' assente, sia a causa della politica (prova a fare un'autogestione in Cina e vedi come reagisce la polizia!!), sia a causa del ritardo con cui questa "moda" (dato che la musica punk in Cina e' considerata una moda) e' arrivata, quando cioe' ormai il movimento punk mondiale, basato sulla cooperazione e il supporto del sotto-proletariato e dei collettivi anarchici o politicizzati, era gia' morto e distrutto dall'ennesima major musicale che ha visto soltanto il vantaggio economico in tutto cio'.

Di fare una label in Cina (a tutti gli effetti la mia label esiste ancora) me la sentirei e CI CREDO veramente. Conosco un ragazzo cinese di Wenzhou, con cui collaboro e che presto realizzeremo dei progetti insieme: si pubblichera' il cofanetto con le rarita' degli italianissimi Cripple Bastards e questa si che sara' una chicca per i fans del grindcore, e poi pubblicheremo anche un paio di band italiane, in collaborazione con la label italiana Morte Secca. Quindi le cose stanno incominciando a muoversi, iniziano le prime collaborazioni (in questo caso tra Italia e Cina), la scena sta diventando piu' ricettiva (anche se molto lentamente e con molte difficolta') e piano piano da cosa nasce cosa. La scintilla c'e', poi, se tutto va bene, diventera' fuoco.

Ed e' per questo che non vedo l'ora di tornare in Cina, cavolo, sai quante cose c'e' da fare laggiu'...

Ah, gli ordnance fanno abbastanza cagare sia come band che come persone. Ti racconto una cosa: io avevo una band in Cina, gli Anal Sushi (nome inventato 5 minuti prima del nostro primo concerto), e si faceva roba ultracore/grind/hc tipo DRI, Heresy, Siege, Repulsion, Deep Wound, Septic Death, Larm... (che sono sempre state le mie band preferite) .... roba tirata insomma, pezzi da 30 o 40 secondi l'uno, e io "cantavo" in puro stile grind. Io ero l'unico occidentale nella band, dato che gli altri membri erano tutti cinesi e provenivano da band tipo Naked Incise, Complicated Torture ecc.. (gente tostissima e simpaticissima..). Fatto sta che una sera si suona il nostro primo concerto al New get Lucky Bar di Pechino, -autoinvitandoci ovviamente-  perche' c'era una serata metal con diverse band. Ricordo i Black Wing, giovanissimi black metaller che a me piacciono molto, e diversi altri, abbastanza "mosci" e "poser", poi, questi Ordnance che sul palco se la tiravano di brutto (avevano da poco pubblicato il cd) e "posavano" come superstar davanti agli obiettivi dei fotografi. Noi suonavamo subito dopo (eravamo l'ultima band, un po' a sorpresa), ed eravamo vestiti da terroristi, con maschere sulla faccia (il batterista suonava con la maschera antigas, ci moriva, il poverino...). era il nostro primo concerto anche se gli altri membri suonavano gia' in altre band, e anche io ho suonato per anni. ma il nostro secondo chitarrista, un ragazzo di 18 anni di Chongqing, era fortemente imbarazzato, e non si ricordava i pezzi (molti li avevamo scritti un paio d'ore prima del concerto, quasi a caso). Allora io salgo sul palco, ci annunciamo come "pure heavy metal band carrying the faith of the 80s glories, pure defender of the faith.." ecc.. ecc... un po' un discorsetto bello alla Manowar, tanto per ingannare il pubblico. Intanto i membri degli Ordnance erano li sotto a insultarci e tirarci dietro di tutto: lattine, panini, patatine.. fatto sta che il nostro giovane chitarrista mi sussurra all;orecchio che non si ricordava dei pezzi e allora io, ad alta voce, al microfono dico: "spero che nessuno se ne abbia a male se stasera suoniamo un po' a caso, ma qualcuno non si ricorda dei pezzi.." Il pubblico scoppia in una risata clamorosa, e gli Ordnance incominciano con una serie di insulti ancora piu' pesanti, coinvolgendo anche le nostre mamme, nonne, bisnonne, trisnonne...  

fatto sta che incominciamo il nostro massacro musicale, con una trentina di pezzi, un 30% dei quali suonati a casaccio, ma fatti molto bene incredibilmente, un paio di riff e via (questo e' punk!!) e molta energia! Il pubblico delirava, anche perche' la mia voce era al top quella sera e il batterista viaggiava come una mitragliatrice (poi lo abbiamo rianimato con la maschera d'ossigeno, dato che era andato quasi in coma a causa della maschera antigas). Alla fine, dedichiamo il nostro concerto agli Ordnance e soprattutto alle loro caste mamme, nonne, bisnonne, trisnonne ecc... augurandogli molto successo e che il loro cd possa vendere come minimo 10 copie.

vabbe' ti risparmio i dettagli della rissa che e' successa dopo, vicino al lago di Chaoyang Park... questa e' un;altra storia...


"...senza soldi, senza casa..." (NABAT)
e' proprio vero che certe vecchie canzoni sono drammaticamente attuali...



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« il: 24 Giugno, 2007, 20:38:28 pm »
rispondo a entrambi:

lavoro nel settore metal/punk dato che e' la musica che meglio conosco (ho iniziato ad ascoltarla quando avevo 12 anni, quindi sono 20 anni che la seguo), ed e' (evviva la mia ignoranza) l'unico genere che mi piace. beh, non e' vero, ascolto anche rock anni 70, reggae, ska, country/folk (sono un accanito fan di Joan Baez degli esordi), psichedelia anni 60 e 70, e un po' di sperimentazione anni 70 e 80. Comunque, questa e' un'attivita' che facevo a tempo perso (anche se mi assorbiva diverse ore al giorno). Un po' una passione quindi, e nulla piu'. Sono sempre stato avverso alla musica commerciale (e prodamente affermo che in tutta la mia vita sono andato in discoteca solo 5 volte), e da "vero" anarchico sono sempre stato contrario alla commercializzazione di una qualsiasi espressione d'arte, sia che si parli di musica che di cinema, letteratura, pittura ecc. Per cui, ho coscientemente rifiutato di produrre/realizzare musica commerciale proprio per il fatto che essendo "commerciale" va contro la mia (contorta?) etica. Ho ricevuto offerte dalla EMI cinese, ma in quanto interessati solo all'aspetto commerciale della musica, invece che a quello artistico, ho rifiutato (ho fatto bene? male? chissa', ma sono in pace con la MIA coscienza). Inoltre, produrre musica commerciale in Cina e' difficile: c'e' da scontrarsi coi grossi produttori avidi di denaro, agenzie promozionali, una valanga di giovani artisti con pretese velleita' musicali, un mercato difficile che richiede come minimo milioni di copie vendute... E' un po' come una formica che va a sfidare Godzilla. insomma, la musica commerciale cinese ha un background "mafioso" di tutto rispetto: capitali ingenti da investire (si parla di centinaia di migliaia di euro), conoscenze altolocate, "prostituzione" (anche nel senso reale e "fisico" della parola), droga, favoritismi, "piaceri" e "regalini" a destra e sinistra (piu' a sinistra che a destra, ovviamente..) ecc.. Inoltre, il panorama musicale commerciale cinese si basa sullo sfruttamento intensivo e massificante della musica, per cui l'artista viene visto piu' come un macchinario fabbrica-soldi, un "mezzo di produzione", invece che come un artista nel senso lato del termine. Ma questo un po' ovunque, basta vedere in Amerikkka.... Vengono prodotti artisti usa e getta con la velocita' del fulmine e poi gettati nel cestino delle immondizie appena consumati. ma qui, tutto il mondo e' paese, anche in Italia accade... E poi, sinceramente, non conosco assolutamente niente della musica commerciale, ne' cinese, ne' italiana, ne' tedesca, ne' americana ecc. La seguo per tenermi informato sull'andamnto delle mode e del mercato musicale, l'ascolto spesso perche' mi capita di sentirla nei bar, nei negozi, a casa o in macchina di amici, ma personalmente, non tengo neanche un cd o una registrazione di nessun gruppo commerciale a casa mia. Semplicemente, la musica commerciale non e' assolutamente il mio genere preferito, e se una cosa non mi interessa, non ci perdo neanche un minuto sopra a trovarne il lato stimolante.
Seguo -insieme a un DJ inglese da anni abitante a Pechino, il primo DJ occidentale mai arrivato in Cina- un progetto musicale molto interessante (http://www.myspace.com/beijingbass). Non e' proprio il mio genere preferito, ma io e Herbie siamo molto amici, quindi ho collaborato con lui alla stesura dei testi e delle idee: si tratta di un progetto nato da spunti sociali e antropologici, abbastanza "forte" in certi punti. Pero' come anche lui dice,  il mercato musicale cinese e' troppo "ingordo di denaro" per cui questo progetto verra' pubblicato in Giappone o Taiwan (o forse in Inghilterra) tramite canali alternativi e non commerciali. Vedremo.
Per quanto riguarda il discorso "melodia" e KTV, si e' vero anche questo. La musica punk e metal ha poche connessioni con la cultura cinese: il punk e metal sono nati in Inghilterra e diffusi rapidamente in Europa e America verso la fine degli anni 70 come genere ribelle, nato dalla working class e nei sobborghi industriali come musica "contro" il sistema, contro le grosse major musicali, contro le ingiustizie della societa' e le disparita' sociali, come espressione e manifesto di lotta di classe che allora animava il sub-proletariato europeo della fine anni 70/primi anni 80. Quindi in Cina mancherebbe anche l'humus, il terreno fertile ideale perche' questa musica attecchisca. Ormai questo genere di musica ha perso quasi totalmente la carica nichilista, rivoluzionaria, sociale e underground che poteva avere fino al 1988/89, divenuto successivamente un genere commerciale di enorme successo e di facili guadagni. Un'altra ragione per cui NON ascolto nessun album prodotto dopo il 1989, a parte poche eccezioni.
La Cina moderna -per usare una definizione di un mio amico cinese- e' come un neonato. I neonati, appena nati, imparano a stare in piedi, a muovere i primi passi, imparare a camminare e successivamente a correre. la Cina invece e' "appena nata" ma vuole gia' correre, perdendo nel processo, fasi fondamentali di apprendimento e di sviluppo sociologico. Per cui la musica punk e metal, c'entra -come si suol dire- come i cavoli a merenda con la cultura cinese, dato che e' arrivata in Cina improvvisamente, quando ormai era un fenomeno commercialissimo in tutto il mondo, deprivato ormai completamente dei suoi connotati sociali originali, commercializzato e massificato al massimo, e ridotto all'ennesimo prodotto di plastica da consumarsi entro la data di scadenza di questa economia globale che tutto crea e distrugge con rapidita' allarmante. Quindi i fans vedono soltanto l'aspetto commerciale, glamour, trendy, e tralasciano il messaggio (che di messaggi la musica metal e punk ne hanno molti di piu' di una semplice Madonna o Coldplay) e il significato di quello che vuole dire -o meglio quello CHE VOLEVA dire fino a pochi anni fa- questo genere di musica.
Per il discorso melodia, beh, quello e' abbastanza significativo, comprensibile e logico, e l'esempio che hai fatto calza a pennello. Non posso certo dire che questo genere e' "melodico" nel senso comunemente accettato. Ma in genere, la "melodia" (soprattutto la voce) passa in secondo piano, dato che gli elementi piu' importanti sono la pura tecnica chitarristica o strumentale in genere e il messaggio che viene divulgato.
La musica in Cina viene considerata come un fenomeno di massa, un momento in cui la famiglia o gli amici si riuniscono (al KTV) per celebrare il rito dell'unione e dell'appartenenza a un gruppo (familiare, o di semplici amici) senza pensare troppo, per rilassarsi o per svagarsi. La musica metal e punk, di natura piu' introspettiva difficilmente si adatta a tale descrizione, in quanto piu' socialmente impegnativa e riflessiva, e in molti casi, questo genere musicale e' di difficile comprensione per i "non addetti ai lavori", specialmente se si analizza il filone politico, religioso o antropologico/culturale del genere. Che poi e' difficile cantarla, beh, questo e' soggettivo, ma difficilmente in Cina si troveranno karaoke che fanno musica metal/punk (anche se a Taiwan e in Giappone sono popolarissimi). Dipende dall'approccio che uno ha verso la musica: se la musica viene considerata come soltanto uno svago, un passatempo o una cosa cosi' da godersi in allegria con gli amici senza pensare troppo, allora il metal/punk e' poco adatto. Se invece si cerca un genere musicale piu' riflessivo, socialmente impegnato, profondo, dove oltre alla musica esistono centinaia di attivita' collaterali (attivismo, autoproduzioni, fanzine, collezionismo, studio dei classici del passato, ricerche filologiche, tecnica e apprendimento musicale, discussioni socio/politiche ecc.) allora il metal/punk (e anche il reggae, ska, certa sperimentazione free jazz, certo country/folk politicizzato e altri generi alternativi), sono quelli piu' adatti e forse gli unici generi che possono offrire tali requisiti. O meglio, che potevano offrire, dato che ormai il punk e il metal di questo III millennio plastificato e preconfezionato hanno totalmente perso l'identita' originaria e lo spirito rivoluzionario che avevano una volta.

Ritornando al discorso LAVORO.... mi sa che siamo andati un po' fuori strada, il discorso musicale mi ha fuorviato abbastanza, e comunque, come ripeto, si tratta solo di una passione estemporanea. Alla fine ritorno al punto iniziale (dato che la vita e' un continuo ciclo di andate e ritorni, inizi e fini, morti e nascite): c'e' qualcuno che mi puo' consigliare su eventuali lavori in Cina?

Come diceva quel tale (mi pare Nino Manfredi): "...sono solo canzonette..."

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