alex scrive numerose cose interessanti che stimolano risposte:
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Per me il concetto di "debito culturale" non ha assolutamente senso, in quanto personalmente non riconosco i concetti di nazione e nazionalità.
Io non mi considero "italiana", perchè non ho scelto di nascere in questo spazio ed in questa epoca, è tutto frutto del caso.
Laddove la mia condizione non è determinata dalle mie azioni ma dal fato, non mi riconosco nè pregi, nè difetti, nè debiti, nè crediti. Naturalmente accetto di conformarmi alle norme sociali e leggi vigenti, per una questione di sopravvivenza, ma non mi dirò mai "orgogliosa" dell'essere italiana, per capirci.
credo legittimo non sentirsi appartenente ad alcuna nazione (se leggi nella misa scheda di presentazione troverai un'affermazione di un bel canto anarchico del XIX secolo dello stesso tipo), ma quando si analizzano economie, culture, arte, Storia e lo si fa sulla base di quanto abbiamo appreso nelle scuole, é abbastanza impossibile non usare concetti come "nazione", "popolo", "cultura", altrimenti salta tutto: la Storia dell'Arte, la descrizione dei conflitti fra nazioni, l'analisi dei fenomeni macroeconomici, ecc.
quindi io distinguo quel che mi sento dentro dalle analisi, dagli studi, dagli approfondimenti per i quali certi concetti non sono eliminabili; per provarlo basta tentare di eliminarli parlando del Futurismo, della Guerra dei Trent'Anni, della Rivoluzione Industriale, della musica di Verdi, della Costituzione Italiana, del. colonialismo, ecc.
A causa di questa cosa del "debito culturale" vedo i nazionalisti cinesi, coreani e giapponesi scannarsi a più non posso nei forum in cui bazzico...questi begli argomenti li lascio volentieri a quella gente.
in realtà, uno degli aspetti caratteristici dei nazionalismi di ogni luogo é proprio.....negare le influenze culturali ed ho già detto che paradossalmente é proprio tale negazione che trasforma fenomeni storici che vengono censurati in "debiti" che non si vogliono onorare e tale negazione é una delle caratteristiche (necessarie per poter disprezzare come "inferiori" gli "altri" che si colonizzano) del pensiero occidentale dell'età coloniale e post-coloniale (esportata poi altrove, Giappone compreso), come spiega assai bene Bernal in "Athena Nera" (circa la rimozione delle radici afromediorientali della cultura greca operata dagli studiosi al servizio delle idee coloniali europee) ed altri esempi li fa Bellafiore circa le falsificazioni relative alla negazione delle radici islamiche della cosiddetta architettura "gotica" e "normanna" e se ne potrebbero fare a centinaia, compresi quelli da me citati in posts precedenti circa le radici cinesi e coreane di aspetti determinanti della cultura che in Giappone dall'epoca Meji e post-Meji in poi si é stati portatia credere "autoctoni"....
in questi casi si tratta di "debito" eccome, almeno finché non si ristabilisce la verità storica
Tra l'altro non credo assolutamente che possano esistere "debiti a senso unico", come quello supposto tra Cina e Giappone...Specie in epoca moderna, è avvenuto anche che il Giappone influenzi la Cina. I popoli si influenzano reciprocamente, ed è una cosa naturalissima che non deve creare presupposti di superiorità o inferiorità, e far parlare di "debiti", quasi a sottintendere una dovuta sudditanza di una nazione verso un'altra.
Influenze a senso unico esistono eccome, soprattutto in epoca pre-industriale, che rappresenta circa il 98% della Storia dell'Umanità:
- se si analizzano campi specifici (ad esempio la carta, la seta, la porcellana, la coltivazione del riso, ecc. sono nati in Cina e l'Occidente in questi campi non ha influenzato la Cina fino al XIX secolo in alcun modo; il Buddhismo é nato in India e raggiunto Cina, Giappone, ecc. e la Cina, il Giappone, la Corea non hanno esportato alcuna religione in India, ecc.);
- se si tiene conto del processo acquisitivo di nozioni, tecniche, conoscenze che pu? non essere affatto a doppio senso (ad esempio nei casi sopra-citati ed in mille altri):
- se si tiene conto delle conseguenze delle migrazioni spontanee o forzate (ad esempio Bulgari e Magiari vengono dall'Asia Centrale, Arabi in Nordafrica vengono dall'Arabia, mentre non vi sono state migrazioni in senso opposto fra quelle regioni), delle deportazioni (ad esempio dei Neri dall'Africa alle Americhe e non degli autoctoni americani in Africa), dell'imposizione a popoli conquistati di concezioni, espressioni artistiche, consumi dei nuovi dominatori (processo di deculturazione e riacculturazione forzata), che spesso sono a senso unico, specie appunto, ma non solo, prima dell'età industriale;
in età coloniale-postcoloniale, industriale, figlia della prima globalizzazione di concetti e pratiche occidentali (fra cui quello di "nazione"....) la cosa diventa più complessa, ma si basa su elementi di egemonia, ad esempio come la moda della Coca-Cola (o di quel jazz che pure é figlio dei sincretismi afroamericani) fuori dagli USA; per capirsi, basta fare il raffronto fra la diffusione di mode, consumi, tecnologie, concezioni madeinUSA in Perù, in Ghana, in Bangladesh, in Portogallo, in Danimarca, ecc. e di mode di quei Paesi negli USA.....
questo non giustifica alcun senso di "superiorità" ma non si pu? affatto negare che ci siano influenze reciproche ed influenze a senso unico determinate da fattori STORICI, fra cui va considerata l'egemonia economica, militare, culturale di una società su altre, in un determinato periodo.
in genere sono proprio le società in cui dominano gruppi suprematisti che, negando queste influenze e soprattutto quelle a senso unico VERSO DI LORO NEL PASSATO (sono quelle che danno più fastidio ai suprematisti che cercano di far credere che la loro società é "superiore"!) trasformano tali influenze in "debito" (naturalmente negato e non pagato.....), perché negano le vicende (spesso terribili) che hanno portato a quegli apporti (spesso niente affatto volontari, come nel caso dei Neri nelle Americhe, delle schiave musulmane nella musica provenzale, degli artigiani della carta cinesi prigionieri nel Mondo Islamico, degli artisti greci schiavi a Roma, ecc.)
La Cina ha forse un "debito culturale" con l'Europa, dato che il comunismo è stato concepito in Europa?
prima del XIX secolo in Cina non esistevano né i concetti di "nazione", né tantomeno elaborazioni di tipo marxiano, quindi si tratta di "import" dall'Europa, certamente! ma non sempre quando si importa si copia e basta, specie se si ha una continuità storica plurimillenaria e così la versione maoista (non quella iniziale strumento del Komintern dominato da Mosca....) del marxismo-leninismo in Cina é RADICALMENTE OPPOSTA in alcuni elementi concettuali (ad esempio il ruolo delle classi operaia e contadina nella Rivoluzione) a quella di marx e lenin, oltre che radicata su concezioni imperiali e comunitarie cinesi millenarie (assenti in Europa) il che non muta il fatto che il marxismo ha certo origine dalla filosofia tedesca e non da quella indiana, peruviana, cinese o giapponese.....
Se si legittimano questi discorsi sui debiti culturali, allora si finiscono col legittimare anche i nazionalismi, le teorie secondo le quali ci sono popoli più creativi di altri (che invece si limiterebbero a "copiare") e tante altre farneticazioni. Io mi dissocio da questa mentalità, poi ognuno è libero di usare la terminologia che preferisce.
ritengo errato confondere "nazione", "etnia", "cultura" con "nazionalismo" (sebbene sia ovvio che non si pu? avere nazionalismo in assenza del concetto di nazione, ossia....prima della diffusione del concetto nato in Europa sul finire del XVIII secolo!) e anche confondere "nazionalismo" in ogni caso con "le teorie secondo le quali ci sono popoli più creativi di altri" (ad esempio Sun Yat-sen era nazionalista eccome ma non abbracciava simili deliranti teorie....).
nessun popolo si limita a copiare, tutti elaborano, rielaborano, acquisiscono, importano ed esportano idee, tecniche, merci, mode, ecc., e se lo fanno in modi e quantità che sono INNEGABILMENTE DIVERSE (basta confrontare quanti-qualitativamente gli apporti alla Storia umana di Valle dell'Indo, Bacino del Fiume Giallo, Mesopotamia, Scandinavia, Altipiano Andino, ecc. con quelli di Madagascar, Pirenei, Scozia, Bacino del Danubio) non dipende affatto da caratteristiche intrinseche, da false inferiorità, ma da vicende storiche e da condiziioni geografiche/ecosistemiche (lo spiega egregiamente Felipe Fernandez-Armesto in "La nascita delle Civiltà"): migrazioni, invasioni, ecosistemi, rapporto col territorio, carovaniere, rotte, continuità istituzionali-concettuali, demografia, egemonie, commerci, ideologie, ecc.
insomma...Storia.
ricordo a questo proposito che é stato dimostrato (si vedano Armesto, Cavalli-Sforza, ecc.) che:
- ci vuole meno tempo e sforzo collettivo per acquisire dall'esterno una tecnologia /una pratica colturale/di allevamento, una religione che elaborarla in proprio;
- serve una massa critica demografica (possibile solo in taluni ecosistemi e non in altri) per poter produrre certe tecnologie, certe istituzioni, certe concezioni, certe pratiche, certe potenzialità economiche e militari, certe capacità commerciali, tanto più certe possibilità di costruire egemonia attorno a sè;
- le aree che hanno maggiori scambi commerciali producono SEMPRE maggiore innovazione in tutti i campi, materiali ed immateriali; esistono comunque anche export (portatori di stili, valori, mode specie di lusso) senza riscontro in un import: ad esempio la seta giungeva (attraverso numerose intermediazioni, mai per contatto diretto) nella Roma antica e poi a Bisanzio, ma nessun prodotto (tantomeno artistico o tessile) giungeva in Cina da quelle regioni nell'antichità!
- tali "scambi" commerciali non sono MAI basati su equità, ma sempre su squilibri e su egemonie, che fanno sì che spesso siano a senso unico (ad esempio, la Cina dall'VIII al XVI secolo....non importava quasi nulla perché....produceva quasi tutto: perfino gli Inglesi feceero la guerra dell'oppio nel XIX secolo per imporre un modo di pagamento diverso dall'oro per il té cinese!!!!) e spesso (era il caso della Cina Ming) concepiti come "tributi dovuti e doni di ricambio"!
- vi sono innumerevoli casi antichi di "spionaggio" di tecniche da parte di chi non le possiede ai danni di chi le possiede e intenderebbe mantenerne il segreto: basti ricordare quelli medievali relativi all'allevamento del baco da seta e alla produzione della seta o quello settecentesco relativo alle tecniche della porcellana, entrambi AI DANNI del monopolio tecnico-produttivo della Cina nei due settori.
infine, proprio le fasi "suprematiste" di singole società (da quella romana d'occidente a quella iberocattolica, da quella asburgica a quella nazista, da quella nipponica moderna a quella USA....) e quelle di ripiegamento su se stessi e chiusura all'esterno (compresa la fase cinese dopo le grandi spedizioni marittime dei primi decenni del XIV secolo di Zheng He 1371-1433)....sono quelle che le avviano alla crisi e talora al suicidio di un modello