RPC: campagna contro la pubblicità di beni di lusso in TV - Costume & Società - Associna Forum

Autore Topic: RPC: campagna contro la pubblicità di beni di lusso in TV  (Letto 7520 volte)

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cavallo

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vasco reds

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Re:RPC: campagna contro la pubblicità di beni di lusso in TV
« Risposta #1 il: 08 Febbraio, 2013, 06:35:02 am »
la prova che l'ostentazione è diventata un problema visto il gap fra popolazione, copresi quelli ch possono permettersi viaggi-shopping anche all'estero quando molti harticoli non si trovano in cina

cavallo

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Re:RPC: campagna contro la pubblicità di beni di lusso in TV
« Risposta #2 il: 08 Febbraio, 2013, 07:11:25 am »
domande:

dato che nelle grandi città cinesi ed in particolare a Shanghai (per non parlare di HK...), ad esempio, ci sono i negozi di TUTTE le griffe europee, le concessionarie della Ferrari, ecc., quali sarebbero gli "articoli di lusso che non si trovano in Cina" che farebbero da motivazione per viaggi dedicati solo allo shopping, all'estero?

e chi, cinese, visita Pompei quali "beni di lusso che non trova in Cina" intende acquistare (lapilli lavici?)?

e c'entra lo "shopping all'estero" con il divieto di pubblicità televisiva, in Cina, per i beni di lusso appena introdotto? tale pubblicità interagisce con gli acquisti in Cina o all'estero? e il divieto ha valenze più commerciali o più riguardanti i modelli sociali?
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MBC

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Re:RPC: campagna contro la pubblicità di beni di lusso in TV
« Risposta #3 il: 08 Febbraio, 2013, 09:15:49 am »
nonostante shanghai e pechino siano stracolme delle piu grandi marche straniere i cinesi quando possono spesso e volentiere aspettano un viaggio in Europa per fare spesa dei prodotti che magari troverebbero in Cina? O perche il fine settimana molti cinesi spendono 200 euro circa per andarsene a HK per fare spesa. Perché?Molto semplice:

 il pericolo e la mancanza di fiducia del consumatore cinese che teme di trovarsi un falso dopo tutto il denaro speso ma ancora più importante il fattore prezzo. Più basso che in Cina. A cui secondo me si aggiunge pure il prestigio di poter dire che viene dall europa.
« Ultima modifica: 08 Febbraio, 2013, 09:20:06 am da MBC »
C'è un elemento che ha rovinato questo forum. E' stato lasciato libero di agire usando modalità di dialogo che vengono usate in politica (ex PCI). Negare sempre tutto a favore dell'ideologia, mettere in bocca agli altri cose mai dette. Caos.

Rigira tutte le frittate e prende gli utenti per sfinimento. Che alla fine sbroccano.

Razzista contro gli italiani (è italiano), cerca di mettere indigeni e migranti l'uno contro l'altro. Creando divergenze.

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Re:RPC: campagna contro la pubblicità di beni di lusso in TV
« Risposta #4 il: 08 Febbraio, 2013, 09:45:41 am »
nonostante shanghai e pechino siano stracolme delle piu grandi marche straniere i cinesi quando possono spesso e volentiere aspettano un viaggio in Europa per fare spesa dei prodotti che magari troverebbero in Cina? O perche il fine settimana molti cinesi spendono 200 euro circa per andarsene a HK per fare spesa. Perché?Molto semplice:

 il pericolo e la mancanza di fiducia del consumatore cinese che teme di trovarsi un falso dopo tutto il denaro speso ma ancora più importante il fattore prezzo. Più basso che in Cina. A cui secondo me si aggiunge pure il prestigio di poter dire che viene dall europa.

Vero. Lo stavo per scrivere io.
C'è un elemento che ha rovinato questo forum. E' stato lasciato libero di agire usando modalità di dialogo che vengono usate in politica (ex PCI). Negare sempre tutto a favore dell'ideologia, mettere in bocca agli altri cose mai dette. Caos.

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Re:RPC: campagna contro la pubblicità di beni di lusso in TV
« Risposta #5 il: 08 Febbraio, 2013, 14:14:35 pm »
appunto, vedo che tra le motiovazioni di certo "shopping di lusso" all'estero citate da MBC e quotate da stefanosky non c'é affatto, come invece asserito da vasco, che "molti harticoli non si trovano in cina" (si trovano eccome....); grazie della conferma a quanto da me sottolineato.

quanto al fatto che si temano i falsi...beh, dato che i negozi delle griffe (ad esempio Gucci, Armani, ecc.) e di altre catene (ad esempio Benetton) sono controllati (direttamente o tramite franchising) dalle ditte occidentali, é divertente pensare che Gucci o Armani possano esportare loro falsi in Cina.....

ovviamente, come detto da MBC e quotato da stefanosky, valgono gli argomenti del prezzo (anche se certi livelli di acquisti non badano tanto a questo...) e soprattutto del fatto simbolico dell'acquisto all'estero (che vale pure, ad esempio, per tappeti persiani acquistati dagli Occidentali, che pure sono più cari, per varie ragioni complesse da spiegare qui, ad Isfahan che non a Roma...), anche se sottovalutare le motivazioni non legate allo shopping dei viaggi dei Cinesi abbienti in Europa é errore (come minimo) grave, dato che appunto fra le loro mete predilette secondo i dati noti ci sono Pompei ed il Louvre, dove difficilmente vanno per acquistare prodotti di lusso.....

resta poi il fatto che la notizia del topic non riguarda tanto la VENDITA di oggetti di lusso (non necessariamente occidentali....penso a giade, perle, lingottini in oro coi segni dello zodiaco cinese, antiquariato cinese, ecc....) ma la PUBBLICITA' ALLA TV, e che la proibizione (é ben spiegato nell'articolo) ha a che fare con una campagna contro l'OSTENTAZIONE del lusso che é tutt'altra cosa, anche sul piano politico ed ideologico....
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Re:RPC: campagna contro la pubblicità di beni di lusso in TV
« Risposta #6 il: 08 Febbraio, 2013, 17:28:09 pm »

resta poi il fatto che la notizia del topic non riguarda tanto la VENDITA di oggetti di lusso (non necessariamente occidentali....penso a giade, perle, lingottini in oro coi segni dello zodiaco cinese, antiquariato cinese, ecc....) ma la PUBBLICITA' ALLA TV, e che la proibizione (é ben spiegato nell'articolo) ha a che fare con una campagna contro l'OSTENTAZIONE del lusso che é tutt'altra cosa, anche sul piano politico ed ideologico....

Vero. Mi sembra una cosa interessante proposta dalla nuova dirigenza. Anche se tutte le volte che guardo al TV (la sera) di pubblicità di cose di Lusso ne ho viste gran poche :S

Dici bene sul discorso della vendita delle griffe ma molti cinesi non si fidano. Possono spuntare fuori finti negozi dappertutto, così come alcune filiere possono inserire prodotti taroccati. Così come non può succedere assolutamente nulla. I cinesi si dividono tra chi "non si fida" e chi "costa meno comprarlo ad HK".

Comunque giusto, la notizia è un'altra :)
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Re:RPC: campagna contro la pubblicità di beni di lusso in TV
« Risposta #7 il: 08 Febbraio, 2013, 19:00:01 pm »
quoto stefanosky

aggiungo che sarebbe interessante se i Cinesi, ma anche gli Italiani, gli Indiani. i Francesi e gli altri Occidentali, i Russi, ecc. (ovviamente parlo di chi si può permettere quei prodotti di lusso...) sapessero che i prodotti griffati occidentali (quelli veri, distribuiti dai concessionari autorizzati dalle griffe, non quelli dei finti negozi...) sono comunque fabbricati...in Cina, Etiopia, Vietnam, Thailandia, o (come quelli marcati Armani di cui ho visto i luoghi di produzione) in Bangladesh, da sub-sub-sub fornitori autorizzati dalla griffe stessa (e solo "progettati" nel Paese della griffe...) e che il loro valore effettivo concreto 8ossia prescindendo dal brand e dagli altri valori immaterioali e considerando solo materiali e costi di produzione + un profitto del 10-20%) é fra 1/10 ed 1/100 del loro prezzo di vendita effettivo, in Italia o in Cina.....

esattamente come accade anche per i prodotti di media gamma di Zara, Coin, OVS, ecc., peraltro (come le t-shirts OVS a 9,99 Euro made in Bangladesh che ne valgono 0,25), oppure per certi prodotti Nike ed Adidas, per le Timberland, ecc....

 
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Re:RPC: campagna contro la pubblicità di beni di lusso in TV
« Risposta #8 il: 08 Febbraio, 2013, 19:27:43 pm »
Sxusa se ti correggo sulle t-shirt.

Non so i costi di produzione in Bangladesh ma a meno che non producano e filino cotone loro stessi schiavizzando dal primo all'ultimo degli operai una maglia non può costare 0, 25. Per il costo del cotone soprattutto (a meno che non gli piova dal cielo).

Comunque 10 euro per una maglia ( stampata, cucita a modo, accessoriata, magari perfetta ) è un prezzo di vendita più che onesto ( cosniderando tutti i costi che può avere un'azienda d'abbigliamento ). Intendo maglia perfetta non una maglia della salute :)

Anzi, se ne costasse 15 al pubblico sarebbe ok lo stesso...intendo una maglia fantastica :)
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Re:RPC: campagna contro la pubblicità di beni di lusso in TV
« Risposta #9 il: 09 Febbraio, 2013, 07:51:51 am »
ti confermo il costo di produzione delle t-shirts in Bangladesh (é stato analizzato, mentre io ero lì per un Progetto di Cooperazione allo Sviluppo sui bambini degli slums dfi Dacca, dalla Delegazione UE locale), che dipende soprattutto dal volume produttivo e dal trattamento (di cui nessuno dei "difensori di poveri operai sfruttati in Cina" parla, forse perché ci sono implicate tante ditte e griffe occidentali...) delle operaie; ti può interessare che una delle componenti maggiori é data...dalla busta e dall'etichetta...tanto per capire!

il prezzo del cotone é a scala internazionale 73 cents di USD la libbra (1 USD = 0,74 Euro, quindi 0,54 Euro la libbra
http://www.firstonline.info/a/2012/05/25/cina-salari-su-produzione-cotone-giu/e2084328-c22d-4157-a2df-67d93527c835
e il contenuto in cotone di una t-shirt é assai meno di 1/2 libbra

quando ad un'operaia (spesso minorenne) si impongono livelli produttivi enormi giornalieri su orarin di 11-12 ore a suon di ricatti, botte e qualche stupro qua e là, in fabbriche-lager dove ogni 1-2 anni in qualche parte del Paese si crepa bruciate vive, il suo risicatissimo salario (meno dell'equivalente di 1 USD al giorno in Bangladesh) incide di una frazione di percento (invece che del 7% italiano medio) sul costo di produzione; preciso che le t-shirts "decorate" con lustrini arrivavano anche a...0.40 Euro l'una......

aggiungo che un jeans Armani originale (non tarocco), ben più pesante e dalla lavorazione più complessa di una t-shirt, in Bangladesh viene prodotto a circa 2 Euro al paio dal subcontractor.

in ogni caso non é questo il punto essenziale né il tema del topic, che é invece la campagna ideologica contro l'ostentazione del lusso (un lusso che in Cina é disponibilissimo in tanti negozi delle griffe di quelle grandi città dove i neoricchi cinesi vivono o possono recarsi...): concordiamo, no?
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« Risposta #10 il: 09 Febbraio, 2013, 09:03:30 am »
Pensa un po e nessuno ne parla di questa situazione :(
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Re:RPC: campagna contro la pubblicità di beni di lusso in TV
« Risposta #11 il: 09 Febbraio, 2013, 09:23:38 am »
in realtà c'é chi ne parla (anche con l'appoggio di sindacati italiani ed europei) e talora se ne occupano anche certi media, ma é una questione meno nota di quella dei bambini indiani che fabbricavano i palloni o le scarpe della Nike...
http://www.lettera43.it/economia/549/le-nuove-schiave-del-made-in-italy.htm
(si parla di salari di addirittura 17 Euro al mese...!)

http://www.repubblica.it/esteri/2012/11/26/news/bangladesh_nuovo_incendio_in_fabbrica_proteste_violente-47455118/

http://www.corriere.it/esteri/12_novembre_25/bangladesh_incendio_opificio_bd4a9460-36c0-11e2-8dd3-0837590598e8.shtml


comunque tornerei al tema del topic...
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« Risposta #12 il: 09 Febbraio, 2013, 14:17:00 pm »
ti confermo il costo di produzione delle t-shirts in Bangladesh (é stato analizzato, mentre io ero lì per un Progetto di Cooperazione allo Sviluppo sui bambini degli slums dfi Dacca, dalla Delegazione UE locale), che dipende soprattutto dal volume produttivo e dal trattamento (di cui nessuno dei "difensori di poveri operai sfruttati in Cina" parla, forse perché ci sono implicate tante ditte e griffe occidentali...) delle operaie; ti può interessare che una delle componenti maggiori é data...dalla busta e dall'etichetta...tanto per capire!

il prezzo del cotone é a scala internazionale 73 cents di USD la libbra (1 USD = 0,74 Euro, quindi 0,54 Euro la libbra
http://www.firstonline.info/a/2012/05/25/cina-salari-su-produzione-cotone-giu/e2084328-c22d-4157-a2df-67d93527c835
e il contenuto in cotone di una t-shirt é assai meno di 1/2 libbra

quando ad un'operaia (spesso minorenne) si impongono livelli produttivi enormi giornalieri su orarin di 11-12 ore a suon di ricatti, botte e qualche stupro qua e là, in fabbriche-lager dove ogni 1-2 anni in qualche parte del Paese si crepa bruciate vive, il suo risicatissimo salario (meno dell'equivalente di 1 USD al giorno in Bangladesh) incide di una frazione di percento (invece che del 7% italiano medio) sul costo di produzione; preciso che le t-shirts "decorate" con lustrini arrivavano anche a...0.40 Euro l'una......

aggiungo che un jeans Armani originale (non tarocco), ben più pesante e dalla lavorazione più complessa di una t-shirt, in Bangladesh viene prodotto a circa 2 Euro al paio dal subcontractor.

in ogni caso non é questo il punto essenziale né il tema del topic, che é invece la campagna ideologica contro l'ostentazione del lusso (un lusso che in Cina é disponibilissimo in tanti negozi delle griffe di quelle grandi città dove i neoricchi cinesi vivono o possono recarsi...): concordiamo, no?

stai parlando di un po' di anni fa mentre stefanoscki parla di quotazioni attuali

tornando alla tua domanda posso dirti che
 innanzi tutto definire benetton è una griffe inorgoglisce di certo luciano ma è un'affermazione che rasenta il ridicolo
i problemi con i falsi più volte documentati da servizi giornalistici si sono verificati propio in negozi ufficiali, ma posso assicurarti che giorngio armani non gira tutti i negozi per controllare cosa vendano all'interno
dovresti inoltre sapere che hermes per non inflazionare un prodotto tende a non venderlo ovunque e comunque capita spesso che per l'appunto in cina un determianto capo o accessorio sia finito e non riassortibile ma lo puoi trovare a bologna piuttosto che a new york  se ancora disponibile

spero di essere stato chiaro

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« Risposta #13 il: 09 Febbraio, 2013, 20:26:48 pm »
stai parlando di un po' di anni fa mentre stefanoscki parla di quotazioni attuali
errore, la quotazione internazionale del cotone é quella di ieri (calata rispetto a quando ero in Bangladesh!!!!!! del calo parla anche l'articolo da me linkato), non di anni fa, ed i salari delle operaie (compresi quelli a 17 Eurto al mese, rispetto al massimo da me citato di "ben" 30 euro al mese, che fa meno notizia della Foxxcon...) sono dati recentissimi, non di anni fa, ed  i costi di produzione delle t-shirts sono addirittura calati negli anni...

]tornando alla tua domanda posso dirti che
 innanzi tutto definire benetton è una griffe inorgoglisce di certo luciano ma è un'affermazione che rasenta il ridicolo

certo, rasenta il ridicolo attribuirmela tale affermazione (ci risiamo con le attribuzioni false?), dato che ho distinto pienamente le griffe dalle marche OVS, Zara e simili definite "di media gamma" nel mio post di cui ti invito a rileggere le seguenti righe:
 prodotti griffati occidentali (quelli veri, distribuiti dai concessionari autorizzati dalle griffe, non quelli dei finti negozi...) sono comunque fabbricati...in Cina, Etiopia, Vietnam, Thailandia, o (come quelli marcati Armani di cui ho visto i luoghi di produzione) in Bangladesh, da sub-sub-sub fornitori autorizzati dalla griffe stessa (e solo "progettati" nel Paese della griffe...) e che il loro valore effettivo concreto 8ossia prescindendo dal brand e dagli altri valori immaterioali e considerando solo materiali e costi di produzione + un profitto del 10-20%) é fra 1/10 ed 1/100 del loro prezzo di vendita effettivo, in Italia o in Cina.....

esattamente come accade anche per i prodotti di media gamma di Zara, Coin, OVS, ecc., peraltro (come le t-shirts OVS a 9,99 Euro made in Bangladesh che ne valgono 0,25), oppure per certi prodotti Nike ed Adidas, per le Timberland, ecc....



i problemi con i falsi più volte documentati da servizi giornalistici si sono verificati propio in negozi ufficiali, ma posso assicurarti che giorngio armani non gira tutti i negozi per controllare cosa vendano all'interno
evidentemente si ignora che esistono rappresentanti ben pagati (in Cina e ovunque le griffe abbiano i loro "negozi ufficiali") che hanno esattamente il compito di svolgere tali controlli (e che la responsabilità della vendita di tarocchi in negozi ufficiali, ovunque accada, ricade sulla griffe ed é reato in cui viene coinvolta la griffe stessa),...si ignora.....

dovresti inoltre sapere che hermes per non inflazionare un prodotto tende a non venderlo ovunque e comunque capita spesso che per l'appunto in cina un determianto capo o accessorio sia finito e non riassortibile ma lo puoi trovare a bologna piuttosto che a new york  se ancora disponibile
evidentemente si ignora che al contrario di quanto affermato, quando un prodotto di lusso é largamente richiesto su un mercato (cosa che la casa-madre sa in tempo reale, dato che non si affida ai piccioni viaggiatori, alle chiacchiere, alle telefonate ma a software appositi) viene immediatamente accentuato il flusso di quel prodotto verso quel mercato (tranne che da chi voglia suicidarsi economicamente ed in termini di immagine) e dato che la Cina é in questo momento il mercato principale e crescente per le griffe, é anche il mercato più massicciamente rifornito,...si ignora.....

e si ignora anche che il tema del topic (scomodo?) é un altro e si continua a non rispettare il mio appello a tornare in tema: ...si ignora......
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« Risposta #14 il: 10 Febbraio, 2013, 07:07:48 am »
Veramente cavallo parlavi di tue esperinze dirette in bangladesh che appunto risalgono a parecchi anni fa.
Per il resto io parlo di mie esperinze in cina che risalgono a un anno fa...
In effetti ho ignorato l esperienza nulla sulla cina di alcuni utenti, spero di avergli chiarito le idee ma non ho l obbligo di farlo se non a quelli di buona volonta e di mente aperta
La politica di hermes comunque e contro l inflazione del prodotto, non ha bisogno di inondare un mercato il rischio e di fare. LA fine di LV
« Ultima modifica: 10 Febbraio, 2013, 07:11:14 am da vasco reds »