Il primo settembre in tutta la provincia del Guangdong - la regione industrializzata che ha per capitale Canton, nel Sud della Cina - per decisione delle autorità il salario minimo legale aumenta del 20%. Anche a Pechino e Tianjin i minimi salgono con percentuali a due cifre. A Shanghai che già aveva i salari più alti della Cina scatta un aumento per legge del 9%. In alcune zone e settori industriali in pieno boom scarseggia la manodopera qualificata e i salari reali salgono ancora di più dei minimi legali
I salari cinesi crescono: il governo ha deciso di aumentare il salario minimo legale, di percentuali a due cifre. Si tratta di una svolta fondamentale, che avrà ripercussioni su tutto il mondo economico.
Un aumento dei salari cinesi non farà altro che rendere meno competitivi i prodotti cinesi. La stima di quanto saranno meno competitivi è ancora incerto, ma le previsioni dicono che l'impatto sarà grande.
A un primo giudizio sembrerebbe una cosa positiva per l'economia italiana, ma in realtà non è affatto così per diversi motivi:
Primo: in questi anni la Cina vendendoci i suoi prodotti ci ha anche esportato "dis-inflazione". Offrendo bassi prezzi ai consumatori europei e americani, Pechino ha agevolato il mestiere delle nostre banche centrali: lo "sconto cinese" su computer, telefonini, abiti e scarpe ha tenuto bassa la nostra inflazione ben più di quanto avrebbero potuto fare le autorità monetarie manovrando i tassi d'interesse. In tutta l'Europa, per esempio, dal 1996 al 2005 l'inflazione importata è stata inferiore del 2% all'anno di quel che sarebbe stata senza il "made in China".
La seconda caratteristica singolare di questa globalizzazione è che da anni la Cina finanzia generosamente gli Stati Uniti perché investe in Buoni del Tesoro Usa i suoi immensi attivi commerciali. Anche qui non ci sono precedenti storici. In quel primo esperimento di globalizzazione che ebbe luogo nell'Ottocento quando l'Impero britannico era la superpotenza industriale e militare del momento, fu Londra a finanziare i paesi emergenti, non il contrario. Oggi la banca centrale cinese ha le più ricche riserve valutarie del mondo, mille miliardi di dollari, ed investendole negli Stati Uniti ha tenuto a galla finora la crescita americana.
Nell'immediato la conseguenza principale sarà un aumento del costo dei prodotti made in China (che non hanno alternative). Sarà il consumatore occidentale a perderci, mentre le industrie non ne beneficeranno, perchè ormai la produzione in alcuni settori,come tessile, informatica, si è stabilizzata in Cina.
Insomma, coloro che speravano in un aumento dei prezzi dei prodotti cinesi per trarne dei benefici saranno delusi: la conseguenza principale sarà, invece, un aumento dell'inflazione in Occidente. Ci? dimostra che chi trae maggiori benefici dal basso costo dei prodotti cinesi è il consumatore occidentale, non i cinesi. Sarebbe l'ora che certe crociate (anacronistiche) contro il made in China, condotte richiedendo a gran voce dazi e misure simili, terminassero.
Nel complesso il "made in China" fa bene all'economia occidentale!!!!
citazioni tratte da
http://www.repubblica.it/2006/08/sezion ... pendi.html