Articolo su inserto Metropoli - AssoForum - Associna Forum

Autore Topic: Articolo su inserto Metropoli  (Letto 1818 volte)

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Luca75

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Articolo su inserto Metropoli
« il: 17 Settembre, 2006, 16:56:23 pm »
Buongiorno :)


Su questo giornale  potete trovare un articolo che parla del rapporto tra comunità cinese e italiana a Prato.

Viene citata anche Associna, in particolare viene riportata la testimonianza di Bai Junyi, uno di fondatori di Associna.


http://metropoli.repubblica.it/
Ma ancora non è disponibile la versione online in archivio.
« Ultima modifica: 01 Gennaio, 1970, 01:00:00 am da Luca75 »

Idra

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« Risposta #1 il: 19 Settembre, 2006, 19:28:35 pm »
E' un articolo che pone l'attenzione sul livello di integrazione della comunità cinese a Prato, è disponibile online sul sito http://metropoli.repubblica.it.
« Ultima modifica: 01 Gennaio, 1970, 01:00:00 am da Idra »

Luca75

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« Risposta #2 il: 19 Settembre, 2006, 20:11:30 pm »
Citazione da: "Idra"
E' un articolo che pone l'attenzione sul livello di integrazione della comunità cinese a Prato, è disponibile online sul sito http://metropoli.repubblica.it.



Lo riporto:

     
"Non è un problema di rapporti difficili, ma di difficoltà ad avere rapporti". Con un gioco di parole Carlo Longo, presidente dell'Unione industriali di Prato, fotografa la realtà di un'integrazione, quella tra le comunità cinese e italiana nella città toscana, che dopo tanti anni di convivenza stenta ancora a decollare. Inevitabile così che i rapporti tra la più popolosa (in proporzione ai residenti) Chinatown italiana, seconda in Europa solo a Londra, e il resto della cittadinanza vengano definiti quantomeno "freddi". "E' anche una questione di numeri -- precisa il sindaco di Prato, Marco Romagnoli -- se le due realtà continuano ad essere distinte. Abbiamo 10mila cinesi regolari, una cifra che raddoppia se consideriamo anche quelli che non sono registrati, su una popolazione di 180mila persone. Esiste in pratica una città nella città, e chi vuole pu? tranquillamente vivere senza conoscere un parola d'italiano". Il rischio, così, si chiama "ghetto", una separazione fisica e mentale che distingue ci? che è italiano da ci? che non lo è. A Prato la frontiera si chiama Porta Pistoiese: da una parte la città come è sempre stata, con pizzerie, artigiani e negozi; dall'altra, un'infinita distesa di ristoranti cinesi, fabbriche di vestiti e insegne con ideogrammi non tradotti. "La nostra battaglia -- spiega Andrea Frattani, assessore comunale alla Multiculturalità e all'integrazione -- è far sentire tutti cittadini titolari di pieni diritti. Questo risultato si ottiene solo garantendo libero accesso ai servizi. Adesso, quelli tra i cinesi che parlano italiano hanno in mano il potere di far godere o meno le prestazioni pubbliche al resto della comunità: questa situazione deve finire. Anche per questo abbiamo aperto uno sportello comunale che, con la presenza costante di mediatori linguistici, vuole garantire a tutti l'autonomia nel rivolgersi alle strutture pubbliche". Qualche mese fa, aveva fatto scalpore la lettera mandata proprio dal sindaco di Prato al ministro dell'Interno, Giuliano Amato. "La mia presa di posizione -- racconta Romagnoli -- era contro l'ipotesi che circolava allora di una sanatoria. Avevo scritto che così non si risolveva la situazione e che certe comunità, come quella cinese, hanno organizzazioni a livello internazionale che indirizzano le persone approfittando delle sanatorie. I cinesi, più di altri, si muovono in massa: per noi "sanatoria" pu? significare "invasione". Ma il ministro mi ha tranquillizzato: l'idea era di modificare le quote del Decreto flussi per sanare chi già lavora in Italia. Tutta un'altra cosa, no?". La Chinatown pratese sembra, però, assistere abbastanza indifferente alla battaglia per l'integrazione. "Vivo a Prato da dieci anni e la mia impressione è che la situazione tenda a peggiorare", racconta Bai Junyi, 25 anni, studente universitario che è tra i fondatori di Associna, un progetto di scambio e conoscenza per le seconde generazioni cinesi in Italia. "Da una parte -- continua Bai Junyi -- la nostra indole ci spinge a stare tra noi e a ricreare il nostro mondo. Dall'altra c'è una spontanea intolleranza dei pratesi verso chi, a ragione o a torto, si crede abbia leso gli interessi economici della città". A confermare queste sensazioni c'è un rapporto uscito pochi mesi fa, a cura della Provincia, dal significativo titolo: "Guardarsi e non vedersi". Da un'indagine campione è emerso che la metà dei pratesi considera l'arrivo dei cinesi la causa della crisi del settore tessile. Oltre il 70% li ritiene responsabili di episodi di microcriminalità e ritiene ingiusto che abbiano accesso alle case popolari. Dal canto loro, la metà dei cittadini immigrati è convinta di subire atteggiamenti discriminatori e di non ricevere sufficiente aiuto dalle istituzioni; quasi il 90% dichiara di avere grosse difficoltà nel trovare casa e lavoro. Il 55% considera l'integrazione "abbastanza difficile", ma allo stesso tempo definisce la città "abbastanza accogliente". (17 settembre 2006)
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