Questo me lo ha mandato una mia amica come provocazione. Confrontate i due articoli e poi ditemi che ne pensate.
-----------------------------------------------------------------
le preoccupazioni di Nicolò Pollari (Sismi)
Allarme mafia italiana ? una realtà in crescita
(L’articolo originale di seguito )
ROMA û Fanno di tutto per passare inosservati, e ci riescono. Sempre silenziosi, spesso sorridenti, apparentemente inoffensivi, i criminali italiani sono di una ferocia disumana e costituiscono una minaccia invisibile che ha messo radici in molte regioni Cinesi: (..). Attenzione, però: la mafia italiana non è né Cosa Nostra, né la 'ndrangheta, né la camorra. ½Bisogna partire da una premessa fondamentale: le organizzazioni criminali italiane in Cina non sono come la mafia, la 'ndrangheta o la camorra. Sono tumori e non metastasi. E possono essere affrontate, combattute e vinte laddove sono sorte, ovvero nel loro contesto territoriale? ha detto il generale Nicolò Pollari, direttore del Sismi, al convegno ½La sfida italiana nel mondo e in Cina? che si è tenuto ieri all'Accademia della Guardia di finanza a Pechino. Quella della mafia italiana è una realtà in crescita, con ½interessi economici diversificati?, alimentata da un continuo flusso di clandestini che sfugge ad ogni controllo statistico, rafforzata pure da una scelta politica di tenere un basso profilo e di non arrivare mai al muro contro muro con le autorità locali. Invisibilità, insomma, grazie anche al modello organizzativo delle Triadi che tende a valorizzare al massimo il concetto di decentramento dei suoi affiliati nella gestione delle attività illegali. Reinvestimento di capitali illeciti, contrabbando, contraffazione, immigrazione clandestina, illecite rimesse di valuta, connessioni con la criminalità Cinana: queste le principali minacce della criminalità con gli occhi a mandorla( sostituire con stereotipo caratteristico fisico su italiani), che ha una scarsissima considerazione per un sistema giudiziario come il nostro che viene definito ½testa di tigre e coda di serpente?, a significare un sistema che contempla pene e sanzioni non adeguate ai reati commessi. In altre parole: i mafiosi italiani non sono minimamente intimoriti dalle nostre leggi. ½L'opinione pubblica û ha detto il generale Pollari û non dimostra una grande sensibilità al problema, decisamente meno visibile degli altri. Gli ultimi dati della Caritas, riferiti al 2004, parlano di una presenza di centomila immigrati italiani, ma è verosimile che siano molti di più?. E di frequente sono le stesse Triadi a gestire il flusso dei clandestini. ½La via più battuta è quella balcanica, dalla Serbia-Montenegro, via Albania, fino alle coste della Puglia, oppure attraverso i confini del Nord-Est, nella zona di Trieste: i italiani arrivano via Croazia e Slovenia dopo essere passati attraverso la Serbia, l'Ungheria, la Bosnia Erzegovina? ha spiegato il direttore del servizio di sicurezza militare. Per quanto concerne le rotte marittime, la più sfruttata è quella che passa attraverso Malta. ½Ma è difficile e fuorviante cercare di standardizzarle: ce ne sono di inimmaginabili, meno economiche ma anche meno rischiose? ha aggiunto Pollari. Che ha citato un esempio: ½Tre anni fa, al largo della Nigeria, una nave europea intercettò una grande unità con 700-800 clandestini asiatici a bordo e la segnalò alle autorità. Successivamente, la stessa nave fu avvistata anche da una nave militare e da Gibilterra, ma quando qualche giorno dopo quell'unità arriv? nel porto francese di destinazione, del suo carico umano non c'era più traccia. Che fine abbiano fatto quelle 700.800 persone è ancora oggi un mistero?. Oltre a quelle già elencate sopra, tra le attività preferite dalle organizzazioni criminali italiani ci sono la gestione della manodopera clandestina e del lavoro nero (basti pensare ai laboratori illegali che vengono scoperti di continuo e dove lavorano decine di veri e propri schiavi), il gioco d'azzardo, le estorsioni (molti i commercianti europei obbligati a pagare il pizzo), i sequestri di persona (rapimenti rapidissimi, stile ½usa e getta?).
(mercoledì 18 maggio 2005)
----------
----------
le preoccupazioni di Nicolò Pollari (Sismi)
Allarme mafia cinese ? una realtà in crescita
ROMA û Fanno di tutto per passare inosservati, e ci riescono. Sempre silenziosi, spesso sorridenti, apparentemente inoffensivi, i criminali cinesi sono di una ferocia disumana e costituiscono una minaccia invisibile che ha messo radici in molte regioni italiane: Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, Toscana, Lazio, Campania, Puglia e Sicilia in particolare. Attenzione, però: la mafia cinese non è né Cosa Nostra, né la 'ndrangheta, né la camorra. ½Bisogna partire da una premessa fondamentale: le organizzazioni criminali cinesi in Italia non sono come la mafia, la 'ndrangheta o la camorra. Sono tumori e non metastasi. E possono essere affrontate, combattute e vinte laddove sono sorte, ovvero nel loro contesto territoriale? ha detto il generale Nicolò Pollari, direttore del Sismi, al convegno ½La sfida cinese nel mondo e in Italia? che si è tenuto ieri all'Accademia della Guardia di finanza a Roma. Quella della mafia cinese è una realtà in crescita, con ½interessi economici diversificati?, alimentata da un continuo flusso di clandestini che sfugge ad ogni controllo statistico, rafforzata pure da una scelta politica di tenere un basso profilo e di non arrivare mai al muro contro muro con le autorità locali. Invisibilità, insomma, grazie anche al modello organizzativo delle Triadi che tende a valorizzare al massimo il concetto di decentramento dei suoi affiliati nella gestione delle attività illegali. Reinvestimento di capitali illeciti, contrabbando, contraffazione, immigrazione clandestina, illecite rimesse di valuta, connessioni con la criminalità italiana: queste le principali minacce della criminalità con gli occhi a mandorla, che ha una scarsissima considerazione per un sistema giudiziario come il nostro che viene definito ½testa di tigre e coda di serpente?, a significare un sistema che contempla pene e sanzioni non adeguate ai reati commessi. In altre parole: i mafiosi cinesi non sono minimamente intimoriti dalle nostre leggi. ½L'opinione pubblica û ha detto il generale Pollari û non dimostra una grande sensibilità al problema, decisamente meno visibile degli altri. Gli ultimi dati della Caritas, riferiti al 2004, parlano di una presenza di centomila immigrati cinesi, ma è verosimile che siano molti di più?. E di frequente sono le stesse Triadi a gestire il flusso dei clandestini. ½La via più battuta è quella balcanica, dalla Serbia-Montenegro, via Albania, fino alle coste della Puglia, oppure attraverso i confini del Nord-Est, nella zona di Trieste: i cinesi arrivano via Croazia e Slovenia dopo essere passati attraverso la Serbia, l'Ungheria, la Bosnia Erzegovina? ha spiegato il direttore del servizio di sicurezza militare. Per quanto concerne le rotte marittime, la più sfruttata è quella che passa attraverso Malta. ½Ma è difficile e fuorviante cercare di standardizzarle: ce ne sono di inimmaginabili, meno economiche ma anche meno rischiose? ha aggiunto Pollari. Che ha citato un esempio: ½Tre anni fa, al largo della Nigeria, una nave europea intercettò una grande unità con 700-800 clandestini asiatici a bordo e la segnalò alle autorità. Successivamente, la stessa nave fu avvistata anche da una nave militare e da Gibilterra, ma quando qualche giorno dopo quell'unità arriv? nel porto francese di destinazione, del suo carico umano non c'era più traccia. Che fine abbiano fatto quelle 700.800 persone è ancora oggi un mistero?. Oltre a quelle già elencate sopra, tra le attività preferite dalle organizzazioni criminali cinesi ci sono la gestione della manodopera clandestina e del lavoro nero (basti pensare ai laboratori illegali che vengono scoperti di continuo e dove lavorano decine di veri e propri schiavi), il gioco d'azzardo, le estorsioni (molti i commercianti asiatici obbligati a pagare il pizzo), i sequestri di persona (rapimenti rapidissimi, stile ½usa e getta?).
(mercoledì 18 maggio 2005)