per babo:
concordo con quanto tu riassumi sulle caratteristiche dei Taiping e su elementi importanti di "ripresa" da parte di Mao (direi più che del PCC gestione Komintern...) di elementi programmatici, strategici, metodologici e perfino simbolici (la traversata del fiume Dadu...) dei Taiping.
Le differenze fra le due situazioni sono a mio parere le seguenti:
1) Mao come idelogia ed esperiena nasce DENTRO l'importazione (che solo con il suo assurgere al vertice del PCC verrà radicalmente rielaborata, "cinesizzata", usando anche l'esperienza Taiping) di un modello 100% europeo: il marxismo, nella versione leninista (e staliniana), e le filosofie e le esperienze occidentali (Illuminismo, Kant, Hegel, Riv. Francese, Comune di Parigi, Riv. Russa, ecc.),. mentre gl elementi di matrice euroccidentale (Cristianesimo, nazionalismo) dei taiping non sono altretanto forti; certo la svolta maoista avvicina di più il PCC alle tradizioni cinesi (e dei Taiping), pur sempre mantenendo il necesario carattere di ROTTURA RIVLUZIONARIA;
2) Mao agisce quando l'impero é già sfaciato, la Repubblica stessa é in declino, in parte mentre la Cina é soggetta a un'aggressione (giapponese) di gran lunga peggiore di quelle europee precedenti e, sempre in ate, durante una Guerra mondiale che coinvolge la Cina senza che lo abbia scelto: tutte condizioni che al tempo dei Taiping non esistevano;
3) si sa che l'URSS di Stalin appoggiava la linea operaista (suicida) che si cercò di imporre (inizialmente purtroppo ci si riuscì) al PCC e quindi avversò la svolta di mao ed noltre impose sempre di privilegiare la teoria dei "fronti antifascisti"; si sa pure che non appogi? concretamente in modo essenziale l'EPL dopo la resa giapponese, ma l'ESISTENZA STESSA di uno "Stato di Operai e Contadini" che usciva vittorioso dalla 2 GM (e che era egemone dalle Kurili a Berlino) era un motore ed un riferimento fortissimo per il PCC, mentre i taiping non ebbero alcun vero riferimento esterno equivalente;
4) nonostante gli errori e orrori del modello industrialista sovietico, fino alla rottura con Krushev la Cina di Mao benefici? comunque di assistenza tecnica e militae sovietica e per molti anni dell'"ombrello nucleare" sovietico contro velleità USA-taiwanesi; i taiping non ebbero alcun serio appoggio concreto esterno.
Quanto alla "restaurazione", quella post-Taiping concordo a giudicarla tale, quella denghista no perché:
1) la prima riportò la Cina a "prima dei Taiping", la seconda non si pone l'obiettivo di azzerare le conquiste che hanno fatto della Cina una potenza durante l'epoca maoista;
2) non ci fu continuità di gruppo dirigente fra la fase Taiping e quella della "restaurazione", mentre c'é continuità nel gruppo dirigente del PCC (fatte le dovute e ovvie eccezioni causate dalle lotte intestine fra linee) e nel fatto che il PC Cmantenga il monopolio del potere (politico, istituzionale, informativo, eucativo e di pianificazione generale dell'economia pur in regime di libera impresa!) fra la fase attuale e quella maoista,a parte la convulsione della "Riv. Culturale" e pure lì solo parzialmente: quando visitai la "fabbrica di minuteria metallica n. 5" (chissà come si chiama ora??? ho un bullone-ricordo...) di Shangai nel 1979 il direttore criticò aspramente il sistema della "banda dei quattro" e i suoi anni in fabbrica, salvo, su mia domanda, riconoscre che su 25 dirigenti ne era cambiato 1 solo e gli altri (lui compreso) erano restati "dopo profonda autocritica. Insospetito dalla sua età (era assai vecchio), dal portamento, dal fatto he gli perai scatavano in iedi nei eparti a suo pasaggio, gli chiesi da quando era direttore e mi rispose dal 1949 (dimostrando di aver sopravvissuto a TUTI i cambi di linea) e poi gli feci la domanda da mille punti: cosa era prima del 1949? Mi rispose che era ingegnere e che aveva ereditato da suo padre quella stessa fabbrica che poi era stata nazionalizzata con la Rivoluzione maoista e lui nominato direttore!!!!
3) la politica cinese post-taiping abbandonò per lungo tempo il nazionalismo e tornò ai "valori imperiali", quella post-maoista non ha affatto abbandonato l'idea di fare della Cina una grande potenza mondiale autonma, lo vogliano no gli atlri (ieri Urss ed Usa ogi Usa) e ci sta, mi pare, riuscendo.
Se per "restaurazione" intendiamo la proprietà privata e il capitalismo "selvaggio", mi pare poco perfino secondo il metro marxista classico (vedi la NEP leninista in Unione Sovietica), ancora peggio secondo analisi che tengano conto dei sistemi di potere.
Sappiamo entrambi che certi diritti economici capitalistici sono olre tutto SOLTANTO definiti (per legge e nella Costituzione) da un potere politico che resta egemonizzato assolutamente dal PCC e quindi sono più "concessioni" (revocabili) che "acquisizioni date una volta per tutte" . Naturalmente so bene che la Cina nel WTO non vuole e non pu? ad esempio rinazionalizzare solo Cuba pala ancora di "dase transitoria" verso un futuro itono al socialismo..., ma la Cina parla comunque di "socialismo di mercato"...), ma il fatto é che in Cina tuttoa (e penso per un lunghissimo futuro) la politica determina l'economia e non viceversa come negli Stati capitalistici "puri" o nell'ex-Urss e dintorni: ce lo vedi il PCC permettere ad un multimiliardario cinese di fare quel che ha fatto Berlusconi e dargli gli strumenti giuridici per riuscirci?