per shao yan:
credo che, come dice giustamente babo, ci sia una grande differenza fra il perdere la memoria storica, il conservarla utilmente per agire civilmente in ogni contesto affinché certi orrori non si ripetano, il farne fonte di odio collettivo ed infine il falsificarla e censurarla magari aderendo a certi "buonismi" di oda.
Non approfondire cosa é successo davvero nella Storia (perché la memoria si perde o perché non reagiamo alla narrazione falsificata della Storia) é per me un gravissimo errore dato che solo dalla Storia posssiamo trarre l'insegnamento delle cause e dei meccanismi di certi fenomeni, di migloramento o di radicale peggioramento dell'esistenza collettiva e individuale.
Conoscere sempre e bene la Storia aiuta moltissimo a migliorare il presente o ad impegnarsi per evitare che il futuro sia peggiore.
Ci? non significa farne fonte perenne di odio, ma c'é un odio errato verso i discendenti di chi ha ideato e commesso atrocità indicibli (ed é un odio anche al fondo razzista, che si basa sul marchiare interi popoli per generazioni er quel che hanno fatto i loro avi), ma anche un odio più pericoloso verso...noi stessi, quando facciamo finta chein una mutata situazione inernazionale certi processi storici (ad esempio la "militarizzazione delle masse", la "fascistizzazione", il consenso ai genocidi, ecc.) non siano più riproducibili.
Eppure abbiamo tanti terribili esempi recenti a dirci che le "pulizie etniche" (vedi ex-Jugoslavia), le invasioni (vedi Iraq), l'esaltazione acritica del ruolo del proprio Paese in senso "suprematista" (vedi appunto Giappone), la continuità con il retaggio coloniale (vedi Francia ed Italia), il razzismo, sempre del resto accompagnati dalla falsificazione storica (senza la quale le masse non danno il loro consenso a certe politiche inumane) non sono affatto estinti!
Inoltre, se vuoi combattere l'odio devi capire a fondo come esso viene creato, diffuso, usato, proprio attraverso gli stereotipi (fra cui quelli razzisti) e la censura e la falsificazione storica e devi renderti conto che, ad esempio, non parlare dei crimini commessi da un Paese (e non per recitare inutili "mea culpa" o quattro scuse gratuite, come tanti leaders politici e religiosi fanno, ma per analizzarne appunto cause e meccanismi per saperli combattere nell'ogi e nel domani) significa in realtà favorire in quel Paese, su scala generale e talora perfino fra gli eredi delle sue vittime (si pensi a come si sono compotati in Algeria ufficiali francesi torturatori che erano ex-combatenti contro i nazisti o a come si sono compotati in Palestina e Libano ufficiali israeliani discendenti di sopravvissuti all'Olocausto...), proprio la costruzione artificiale di odii nuovi, posto che per me l'odio collettivo non é affattom un sentimento "naturale" (anche quando sembra tale) ma sempre il risultato di induzione, di propaganda, di concettualizzazioni, di falsificazioni, di stereotipi, ossia qualcosa di costruito.
Per questo, non credo affatto che si possa definire "odio" il senso con cui le vittime e i loro discendenti ricordano gli orrori commessi da altri; é solo realismo e rispetto per se stessi, per i propri parenti, per la toria, per la verità, che deve restare vivo tanto più di fronte ai negazionismi di chi censura sistematicamente le proprie responsabilità.
Se il Giappone non solo riconoscesse le sue responsabilità storiche (senza annacquare aggressioni, militarizzazione, esperimenti su esseri umani, razzismi, genocidi in un neutrale "guerra"), ma avesse processato i più alti colpevoli e insegnasse attraverso scuole e media una Storia non falsificata (che avvelena le nuove generazioni), se l'Italia facesse alrettanto rispetto ai suoi crimini coloniali e di guera, se la Germania avesse fatto chiarezza sul ruolo dei suoi grandi industriali nel nazismo e nei lager, se i Paesi europei occidentali accettassero le conseguenze concrete (in termini ad esempio di rapporti Nord-Sud del Mondo e speificamente con l'Africa, cioé di debito dell'Eurpa verso l'Africa anche in termini economici) dell'assunzione di responsabilità per la tratta schiavista transatlantica e per il colonialismo (e anche circa cosette come le "Crociate", il genocidio degli indios latinoamericani, la deportazioni dei "Moriscos" dalla Spagna, i genocidi commessi dai Romani, ecc.), se gli USA traessero a livello di immaginario colletivo e di politiche le conseguenze di un vero rifiuto del genocidio degl "Indiani" e delle politiche imperialiste i America Latina e nel Mondo, se i Russi rimettessero mano alla loro storiografia circa l'Europa dell'Est, l'Afghanistan, il Caucaso, ecc., alora e solo allora non ci sarebbe più bisogno di lottare civilmente per affermare la verità storica.
Ma finché (faccio solo un esempio fra i tanti) si continueranno a dedicare films apologetici, pagine di manuali di Storia acritiche, scuole, piazze, università a farabutti come Giulio Cesare, Federico II di Prussia, Napoleone, Filippo II di Spagna, il generale USA Sherman, Pietro il Grande di Russia, Francesco Crispi, ecc., allora ci sarà enorme bisogno di lottare per la verità storica.