Il senso di ogni cosa viene dato dalla percezione che abbiamo di essa. Una sensazione che puo’ essere piu’ o meno intensa a secondo delle infinite variabili che la condizionano e che si riassumono nel nostro essere. Mentre scrivo queste parole, sono davanti a un computer cinese, su un tavolo cinese, in una casa cinese, ascoltando una canzone cinese. Con dieci ore di viaggio ho acquistato la cittadinanza, adesso ho quasi difficolta’ nello scrivere in italiano. E’ una strana sensazione quella che mi attraversa in questo momento. So che se leggo o scrivo ideogrammi cinesi mi sentirei anni luce dalla realta’ italiana, e cosi’, anche le informazioni che seguivo in Italia stanno perdendo ogni mio interesse. Non e’ questione di ideogrammi, ma di tutto il modo di concepire le cose che stanno dietro alle parole, sono certo di cio’, ma non mi chiedere in cosa consiste la differenza, non sono in grado di rispondere. Che siano due realta’ cosi’ diverse che l’uno, se non annulla, attenua in modo inesorabile l’altro?
Rimango frastornato, e l’idea che esistano due realta’ che mi condizionano cosi’ tanto mi fa sentire come un elemento fluttuante senza una direzione precisa. Cosi’ fluttuo fra i miei pensieri che non hanno il privilegio di trovare una spiegazione, e mi chiedo cosa sarei stato se fossi appartenuto solo a uno dei due territori che gli uomini del passato hanno delimitato con tanta cura tramite i propri confine. Globalizzatemi.