non c'é nulla di più legato alla cultura (ed ai processi di culturizzazione) del cbo, come spiega una volta per tutte Levi Strauss in "Il crudo e il cotto".
A pate i tabu alimentari religiosi (es.: i Musulmani non solo non mangiano maiale ma neppure frutti di mare o polpi, gli Induisti non mangiano bovini e i loro brahmini sono vegetariani, gli Ebrei non mangiano ungulati con lo zocolo non intero, ecc.), oni cultura ha elaborato nel tempo rifiuti e non rifiuti per determinati cibi, che spesso dimentichiamo.
Ad esempio il gatto fa parte della tradizione culinaria veneta, ligure, austriaca, le interiora di tutti i tipi di quelle ebraiche romana e siciliana, le lumache sono considerate prelibate in Italia e Francia, assieme alle ostriche, alle vongole, alle cozze (che in realtà prosperano nell'acqua anhe più inquinata), ai gamberetti, alle aragoste, cibi considerati immondi dai Mediorientali tradizionalisti, in Sardegna si mangia il formaggio coi vermi e gorgonzola e roquefort sono semplicemente formaggi con le muffe, che farebbero schifo a un Indiano.
E' proprio per questo che é interessante quanto siano diffusi e promossi i pregiudizi discriminatori, razzisti, xenofobi, provinciali sul terreno del'insulto verso i cibi altrui e i loro consumatori.
Così i Vicentini e i Padovani erano detti dai Lombardi "magnagati" ("mangia-gatti"), i Trevigiani "magnapolenta" o "magnaosei" ("mangia-uccelli"), i Toscani dagli Emiliani "magnafasoi" ("mangia-fagioli"), mentre l'associazione fra Cinesi e cani e fra Vietbnamiti e cavallette si trasferisce dagli alimenti ala bestializazione dei gruppi in questione e i Cattolici spagnoli chiamavano i convertiti di origine ebrea "marranos" (ossia porci), perché li obbligavano a provare l'abbandono della religione ebraica nutrendosi pubblicamente di salumi di maiale, ai Tratari veniva fra l'altro associato l'atto ritenuto barbarico di mangiare carne senza cottura al fuoco (oggi invece il carpaccio va di moda...), simbolo stessop di inumanità (e intanto i Crociati europei si davano al cannibalismo in Siria per scopi terroristici; vedi le testimonianze di comandanti Crociati in Amin Maalouf, "Le Crociate viste dagli Arabi"!).
Per questo, valorizzare le ricette tradizionali, non tanto "nazionali" (cinesi, italiane, ecc.), che non esistono, quanto locali (wenzhouesi, cantonesi, lucane, fiorentine, ecc.) e scoprirne e farne scoprire anche gli intrecci e le differenze (molti cibi "italici" sono di matrice mediorientale, ad esempio) é un'operazione bellissima, entusiasmante, che rimete uin rapporto coi propri nonni e le proprie radici (aiutando gli scambi intergenerazionali), ma é pure un'operazione interculturale, di promozione economica, mediatica, formativa, troppo, troppo spesso sottovalutata anche da chi opera nel settore gastronomico commerciale, in quello dell'editoria gastronomica, in quello del turismo, nell'associazionismo culturale, nelle scuole ed Università e nelle altre Istituzioni.
Magari ASSOCINA riuscisse a fare attività specifiche non episodiche su ricette, cultura del cibo e delle bevande e dintorni!