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Autore Topic: modelli di sviluppo a confronto: Occidente ed Oriente  (Letto 2241 volte)

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marcowong

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modelli di sviluppo a confronto: Occidente ed Oriente
« il: 29 Agosto, 2008, 11:03:50 am »
dall'altro topic "la più grande democrazia del mondo riporto l'ultimo post di Alex 80 onde mettere un po' di ordine nei topic del forum:

Citazione da: "Alex80"
In ogni mio post mi sono focalizzata su un certo punto specifico, nell'ambito però di un discorso generale che si prefiggeva di essere unitario; se tu deconstestualizzi così le mie frasi sembra che siano nate dal nulla e non fossero legate da nessi logici.  Anche se ho messo tanta carne al fuoco, in realtà ho cercato di seguire una linea di coerenza...
Comunque, se non sono stata chiara, il che è possibilissimo, mi scuso  ...ecco in sintesi, come si collegano le varie cose che ho detto:
- Poichè ritengo che, allo sviluppo della Cina, così come di molti altri Paesi emergenti, abbia dato un significativo impulso anche la delocalizzazione delle imprese occidentali in quei Paesi, con il conseguente sfruttamento di manodopera, mi sembra che riconoscere il successo a cui questi Paesi sono arrivati, implichi implicitamente il riconoscimento del successo di quel modello economico. Ecco perchè, mi lascia un po' perplessa esaltare quei successi economici: in buona parte, ne è stato complice quello stesso modello di cui si denunciano le ingiustizie. Cioè, se si guarda esclusivamente ai risultati, è chiaro che c'è solo da rallegrarsi se una consistente fetta di umanità è in questo modo riuscita ad uscire dall'arretratezza, ma non bisogna perdere di vista il fatto che il percorso tramite il quale si è arrivati a una tale situazione, è stato lo sfruttamento perpetrato da altri, e non la presenza locale di un alternativo ed evoluto modello di sviluppo, che è stato in grado di superare i contrasti tipici del capitalismo. Se così fosse, in questi Paesi emergenti non ci sarebbero forti divari nella stratificazione sociale. E chi è uscito dall'arratretatezza, si appresta ad utilizzare gli stessi meccanismi di cui è stato succube, verso altri, perchè sono insiti nella sopravvivenza di questo sistema economico.
- La Cina, adesso, è nella condizione di potersi emancipare completamente dalla subalternità all'Occidente, ed è un Paese con un enorme potenziale di sviluppo; per poter sostenere i suoi poderosi ritmi di crescita, che a prescindere dal ruolo ancora molto marcato che svolge lo stato nella gestione economica, si basano su un consumismo di modello occidentale, ha anch'essa, come i Paesi occidentali, bisogno di garantirsi l'accesso a determinate materie prime; di conseguenza, sta attuando una politica che le permetta di estendere la sua influenza laddove queste risorse siano reperibili.
- A questo punto, si inserisce il discorso che ho fatto sull'Africa, verso la quale la Cina sta dimostrando un grande interesse. Come sia tu che Cavallo mi avete fatto osservare, c'è diversità nel modo in cui l'Occidente e la Cina cercano di affermare la propria presenza in quel continente: il primo tenta di imporre la propria visione politica del mondo, per favorire i propri interessi, la seconda, invece, non è interessata a dare "lezioni di civiltà", e senza imporre ideologie riesce a raggiungere i propri scopi comunque. A parte questo, però, in entrambi i casi ci ritroviamo di fronte ad una situazione in cui, per il perseguimento dei propri fini, si arriva ad azioni spregiudicate come la vendita di armi a Paesi in cui sono in corso dei conflitti, e quindi, almeno sul piano degli effetti e dei mezzi, dal mio punto di vista la presenza cinese e quella occidentale in Africa sono in qualche modo assimilabili. Detto in parole spicce, si fa tutto questo in nome del dio denaro, e non della filantropia.
« Ultima modifica: 01 Gennaio, 1970, 01:00:00 am da marcowong »

cavallo

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« Risposta #1 il: 29 Agosto, 2008, 12:38:10 pm »
cerchiamo di analizzare punto per punto la questione, partendo dall'ultimo riassunto delle sue posizioni fatto da Alex e di farlo distinguendo fra 3 livelli di problemi:
a) concettuali generali;
b) sul modello cinese rispetto a quello occidentale;
c) su aspetti specifici di quella comparazione.

a) concettuali generali-
a.1 non si pu? definire "capitalista" (ovviamente neppure "socialista") un modello in cui l'economia é pianificata, diretta da un partito-Stato, in cui la ricchezza economica non diventa anche potere politico, in cui educazione ed informazione non sono soggette ai meccanismi liberistici;
a.2 - gli effetti ed i mezzi sono cosa diversa dai modelli: il Feudalesimo, il Capitalismo, il Socialismo, il Corporativismo, il Nazismo, sono modelli; la guerra o la convivenza pacifica, la pulizia etnica o l'internazionalismo, la conversione o l'isolazionismo, lo sfruttamento minorile o il sistema pensionistico sono mezzi; la crescita economica o l'inflazione, le stragi o l'aumento della vita media, le guerre o il diritto internazionale, il consumismo o l'ecologismo sono effetti: le 3 cose non sono affatto collegate meccanicamente.
a.3 - conseguentemente, inoltre, non si pu? parlare di "geudalesimo" prima o altrove del medio evo europeo dove questo modello francogermanico si affermò: prima o altrove vi sono stati sistemi di subordinazione e aristocrazie (anche in Cina) simili al feudalesimo ma non era feudalesimo; allo stesso modo non esisteva  il concetto di "Stato-nazione" altrove o prima della sua affermazione nell'Europa sette-ottocentesca e con l'espansione coloniale successiva di quel'Europa, quindi parlare di "nazioni millenarie", "nazionalismo romano", ecc. é pura follia; infine, si pu? dare espansionismo, politica di potenza, conquista spietata, ma non si dà "imperialismo" senza l'esistenza dell'affermazione piena del capitalismo (per Lenin l'"imperialismo" era addirittura la "fase suprena del capitalismo").

b) comparazione Cina-Occidente-
b.1 in base al punto a.1 la Cina non pu? essere definita  "capitalista" e pertanto neppire "imperialista";
b.2 - come ha definitivamente dimostrato weber, i modelli socioeconomici ed istituzionali moderni sono figli specifici di storie specifiche; il capitalismo é figlio dell'etica protestante e non sarebbe potuto nascere né fra gli Aztechi, né fra i Cinesi, né fra i Musulmani (salvo che non ci fosse stata l'assenza dell'aggressione crociata che strangolò il protocapitalismo islamico) e l'applicazione di strumenti, soluzioni, tecniche capitaliste in Cina (che sta avvenendo) come quella di mezzi, strumenti, soluzioni marxiste leniniste (che é avvenuta) non pu? prescindere da 2500 anni di evoluzione storico-culturale cinese, incluso il Confucianesimo 8ma non solo)
b.3 - c'é più differenza, paradossalmente, fra il modello cinese e quello ocidentale che fra quello sovietico e quello occidentale, dato che il marxismo-leninismo é comunque figlio della cultura occidentale; ad esempio per marx e Lenin la Rivoluzione doveva avvenire con la guida della classe operaia (per Marx nei Paesi PIU' industrializzati; già Lenin devi? da questa idea...). Mao rifiutò tale visione (che aveva portato ilPC alla sconfitta delle Comuni di Shanghai e Nanjing) e non solo la Cina ha visto una rivoluzione "comunista" CONTADINA, ma ha visto un Partito Comunista FONDARE le condizioni materiali (prima fra tutte l'industria) per avere sia una classe operaia vera (al contrario di quel che sosteneva Marx), sia addirittura soluzioni di tipo capitalistico oggi!

c) questioni specifiche-
c.1 - non é vero che le delocalizzazioni hanno avuto un ruolo essenziale nella recente crescita della Cina come CAUSA, semmai avvengono perché oltre ad avere salari bassi (meno bassi di molti altri Paesi, come Bangladesh, Etiopia, ecc.) la Cina offre prioprio infrastrutture, manodopera di alto livello di formazione, tecnologie di base, ecc. grazie al SUO sviluppo:
c.2 - la politica estera e specificamente quella africana della Cina sono quanto di più continuativo dal tempo del maoismo ad oggi (a parte la verbosità demagogica di allora): la Cina da Mao a oggi ha sempre sostenuto di lottare contro ogni "egemonismo" e di volere ottime relazioni (soprattutto economiche) con CHINQUE, senza badare al sistema economico o politico din questo chiunque; osia la Cina (vedi in Africa( non cerca di esportare né un modello, né un'ideologia, né uno stile di vita, né scelte politiche (al tempo di Mao erano gli Albanesi a dichiararsi maoisti ma la Cina aveva ottimi rapporti con anticomunisti come i Sudanesi, con la Francia gaullista e non con gli studenti sessantottini, con il Messico stragista di studenti e se non li avevano con altri era per rifiuto degli altri...);
c.3 si pi? aggiungere che fino alla "chiusura in se stessa" dell''epoca Ming, questa era stata già la politica della Cina antica, tanti secoli prima che si inventassero da parte dell'Occidente colonialismo e capitalismo, in epoche in cui altri Imperi (es.: quello Romano) usavano modelli di espansione del tutto opposti, ossia che vedevano l'economia seguire come risultato scelte e strategie di conquista e poi di diffusione di un UNICO modello ideologico.
« Ultima modifica: 01 Gennaio, 1970, 01:00:00 am da cavallo »
"anche se voi vi credete assolti, siete lo stesso coinvolti" (Fabrizio De André)

Alex80

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« Risposta #2 il: 29 Agosto, 2008, 14:10:11 pm »
Citazione da: "cavallo"
cerchiamo di analizzare punto per punto la questione, partendo dall'ultimo riassunto delle sue posizioni fatto da Alex e di farlo distinguendo fra 3 livelli di problemi:
a) concettuali generali;
b) sul modello cinese rispetto a quello occidentale;
c) su aspetti specifici di quella comparazione.

a) concettuali generali-
a.1 non si pu? definire "capitalista" (ovviamente neppure "socialista") un modello in cui l'economia é pianificata, diretta da un partito-Stato, in cui la ricchezza economica non diventa anche potere politico, in cui educazione ed informazione non sono soggette ai meccanismi liberistici;
a.2 - gli effetti ed i mezzi sono cosa diversa dai modelli: il Feudalesimo, il Capitalismo, il Socialismo, il Corporativismo, il Nazismo, sono modelli; la guerra o la convivenza pacifica, la pulizia etnica o l'internazionalismo, la conversione o l'isolazionismo, lo sfruttamento minorile o il sistema pensionistico sono mezzi; la crescita economica o l'inflazione, le stragi o l'aumento della vita media, le guerre o il diritto internazionale, il consumismo o l'ecologismo sono effetti: le 3 cose non sono affatto collegate meccanicamente.
a.3 - conseguentemente, inoltre, non si pu? parlare di "geudalesimo" prima o altrove del medio evo europeo dove questo modello francogermanico si affermò: prima o altrove vi sono stati sistemi di subordinazione e aristocrazie (anche in Cina) simili al feudalesimo ma non era feudalesimo; allo stesso modo non esisteva  il concetto di "Stato-nazione" altrove o prima della sua affermazione nell'Europa sette-ottocentesca e con l'espansione coloniale successiva di quel'Europa, quindi parlare di "nazioni millenarie", "nazionalismo romano", ecc. é pura follia; infine, si pu? dare espansionismo, politica di potenza, conquista spietata, ma non si dà "imperialismo" senza l'esistenza dell'affermazione piena del capitalismo (per Lenin l'"imperialismo" era addirittura la "fase suprena del capitalismo").

Questa premessa è molto utile, perchè permette di fare chiarezza dal punto di vista concettuale e terminologico.
E' giusto essere rigorosi nella scelta dei termini, quindi accetto che si confuti il fatto di definire "capitalista" la Cina, quando il modello economico che ha adottato non ne soddisfa tutti i requisiti.
Sono stata imprecisa dal punto di vista del linguaggio usato, però nel corso della mia trattazione ho cercato di focalizzarmi non sui modelli, ma sui mezzi e gli effetti, così come li hai distinti nel punto a.2. Ed è su questo piano di analisi che vedo delle analogie tra il modello occidentale e quello cinese.

Citazione
b) comparazione Cina-Occidente-
b.1 in base al punto a.1 la Cina non pu? essere definita  "capitalista" e pertanto neppire "imperialista";
b.2 - come ha definitivamente dimostrato weber, i modelli socioeconomici ed istituzionali moderni sono figli specifici di storie specifiche; il capitalismo é figlio dell'etica protestante e non sarebbe potuto nascere né fra gli Aztechi, né fra i Cinesi, né fra i Musulmani (salvo che non ci fosse stata l'assenza dell'aggressione crociata che strangolò il protocapitalismo islamico) e l'applicazione di strumenti, soluzioni, tecniche capitaliste in Cina (che sta avvenendo) come quella di mezzi, strumenti, soluzioni marxiste leniniste (che é avvenuta) non pu? prescindere da 2500 anni di evoluzione storico-culturale cinese, incluso il Confucianesimo 8ma non solo)
b.3 - c'é più differenza, paradossalmente, fra il modello cinese e quello ocidentale che fra quello sovietico e quello occidentale, dato che il marxismo-leninismo é comunque figlio della cultura occidentale; ad esempio per marx e Lenin la Rivoluzione doveva avvenire con la guida della classe operaia (per Marx nei Paesi PIU' industrializzati; già Lenin devi? da questa idea...). Mao rifiutò tale visione (che aveva portato ilPC alla sconfitta delle Comuni di Shanghai e Nanjing) e non solo la Cina ha visto una rivoluzione "comunista" CONTADINA, ma ha visto un Partito Comunista FONDARE le condizioni materiali (prima fra tutte l'industria) per avere sia una classe operaia vera (al contrario di quel che sosteneva Marx), sia addirittura soluzioni di tipo capitalistico oggi!

Come ho detto nel precedente passaggio, mi è chiaro come sia improprio parlare di capitalismo per la Cina dal punto di vista "ideologico", perchè significa trascurare un substrato culturale frutto di una storia diversa da quella occidentale, e anche un assetto politico che presenta comunque delle proprie peculiarità nella gestione del sistema economico. Tuttavia la mia intenzione era quella di porre l'accento, per l'appunto, sulla questione mezzi ed effetti, sulla quale mi sembra che siamo entrambi sostanzialmente concordi: la Cina attualmente, per sostenere la propria crescita, sta sfruttando strumenti attinti dal modello capitalista.

Citazione
c) questioni specifiche-
c.1 - non é vero che le delocalizzazioni hanno avuto un ruolo essenziale nella recente crescita della Cina come CAUSA, semmai avvengono perché oltre ad avere salari bassi (meno bassi di molti altri Paesi, come Bangladesh, Etiopia, ecc.) la Cina offre prioprio infrastrutture, manodopera di alto livello di formazione, tecnologie di base, ecc. grazie al SUO sviluppo:

Dire che le delocalizzazioni sono avvenute perchè la Cina offriva un terreno particolarmente fertile affinchè avvenissero, non nega il fatto che, a sua volta, abbiano alimentato la crescita, avendo permesso grossi investimenti stranieri in quel Paese e l'importazione di innovazioni tecnologiche. Una domanda utile da porsi, è: in assenza di questa influenza straniera, la Cina avrebbe potuto ritrovarsi ora, nella situazione in cui si trova? E' difficile rispondere, perchè bisogna sforzarsi di immaginare uno scenario completamente opposto a quello che si è in effetti verificato. Io però ne dubito, e reputo che la chiave del successo cinese sia da attribuire al frutto dell'interazione tra il modello locale e la penetrazione occidentale. Il fatto stesso che questa "penetrazione" sia stata autorizzata, per anni, dal governo, significa che la riteneva in qualche modo come una possibile risorsa, che avrebbe potuto dare i suoi frutti in un secondo momento, come infatti sta avvenendo. Altrimenti ci sarebbe stata, penso, una massima chiusura nei confronti dell'Occidente.
E' per questo che non credo di sbagliare quando sostengo che, per arrivare al successo economico, si è comunque accondiscesi ad una logica fondata sullo sfruttamento; a questo punto, poco importa che tale sfruttamento sia stato il motore principale della crescita o abbia concorso solo marginalmente ai risultati...mi rendo conto che se pretendo di fare un'analisi in termini quantitativi, potrei sicuramente sbagliare, ma se mi soffermo sul piano qualitativo, credo di poter arrivare a simili conclusioni con una certa sicurezza.


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c.2 - la politica estera e specificamente quella africana della Cina sono quanto di più continuativo dal tempo del maoismo ad oggi (a parte la verbosità demagogica di allora): la Cina da Mao a oggi ha sempre sostenuto di lottare contro ogni "egemonismo" e di volere ottime relazioni (soprattutto economiche) con CHINQUE, senza badare al sistema economico o politico din questo chiunque; osia la Cina (vedi in Africa( non cerca di esportare né un modello, né un'ideologia, né uno stile di vita, né scelte politiche (al tempo di Mao erano gli Albanesi a dichiararsi maoisti ma la Cina aveva ottimi rapporti con anticomunisti come i Sudanesi, con la Francia gaullista e non con gli studenti sessantottini, con il Messico stragista di studenti e se non li avevano con altri era per rifiuto degli altri...);
c.3 si pi? aggiungere che fino alla "chiusura in se stessa" dell''epoca Ming, questa era stata già la politica della Cina antica, tanti secoli prima che si inventassero da parte dell'Occidente colonialismo e capitalismo, in epoche in cui altri Imperi (es.: quello Romano) usavano modelli di espansione del tutto opposti, ossia che vedevano l'economia seguire come risultato scelte e strategie di conquista e poi di diffusione di un UNICO modello ideologico.


La politica estera della Cina, almeno formalmente, sembra meno ipocrita di quella dell'Occidente, che col suo interventismo (anche militare) in nome della democrazia, non fa altro che difendere i propri interessi strategici. Tuttavia, nel momento in cui, ad esempio, mi metto a vendere armi ad un Paese in cui è in corso una guerra, anche se dico di non influenzare la politica del Paese in questione, all'atto pratico la influenzo eccome, perchè se questa nazione non ricevesse determinati approvigionamenti, prima o poi si ritroverebbe nella condizione di non poter protrarre il conflitto ad oltranza.
Prima che qualcuno mi accusi di faziosità, sia ben inteso che non sto dicendo che SOLO la Cina vende armi all'Africa...Lo scopo della nostra argomentazione non è quello di stabilire chi sono i "buoni" e i "cattivi" della situazione, ma di analizzare due sistemi, per riscontrarne analogie e differenze.
« Ultima modifica: 01 Gennaio, 1970, 01:00:00 am da Alex80 »

cavallo

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« Risposta #3 il: 29 Agosto, 2008, 14:43:02 pm »
registro intanto con piacere i punti di convergenza e di chiarificazione su cui non mi soffermo più e passo al resto, premesso che ripeto che "focalizzarsi sui mezzi e gli strumenti" non aiuta perché é come voler analizzare il comportamento di una persona solo dal fatto che impugna ed usa un coltello e sparge sangue; molto più importante é sapere secondo che modello lo fa: quello di un commesso di macelleria, quello di un assassino, quello di un sacerdote romano o quello di un adepto di Satana, no?

Inoltre gli strumenti usati dalla Cina non sono propriamente "attinti dal modello capitalista" se non in termini di diritto societario e bancario:
- le forme di disciplina sul lavoro sono presenti anche in alre epoche  e sistemi non capitalisti, lo sfruttamento idem, eppure nessuno dice che la Cina sia "feudale" o "ad economia schiavista" (come era il Tibet fino al 1949, per intenderci...);
- le forme di egemonia commerciale che usa sono simili a quelle praticate da Cartagine, dai mercanti fenici, da venezia e genova tardomedievali,  dall'Olanda secentesca, dalla Cina stessa per diversi secoli, senza che esistesse il capitalismo;
- le forme di sostegno in armi e politico a suoi alleati sono le stesse che usavano i primi imperatori cinesi; pensa che perfino l'arrivo dei capi di stato alle Olimpiadi si é svolto secondo  un rituale che già usavano nel IV secolo a.C. e teso a mostrare chi é il CENTRO (il vero nome della Cina non é...Cina ma "Paese di Mezzo") e chi la PERIFERIA! Il capitalismo é la scorza del frutto, la polpa è altro.

Tu metti assieme "delocalizzazioni" e "penetrazione". "Penetrazione" occidentale si ha laddove l'Occidente (ci é riuscito quasi ovunque per 3 secoli...) impone lui le regole del gioco, stabilisce dove e come investire e soprattutto collega gli investimenti all'esportazione dei modelli di consumo, di vita, di politica, istituzionali, ideologici e magari alla sceltab dei governi fantoccio locali  e ci? avviene perché il capitalismo non pu? farne a meno. La Cina non solo non fa questo verso gli altri (siamo d'accordo, mi pare) ma non lo lascia neppure fare davvero a casa sua.

Certo, in Cina ora ci sono McDonalds, stili di vita occidentali (in alcune aree urbane), ecc., ma il substrato resta cinese come anche le Olimpiadi hanno mostrato, il senso della collettività (usato da mao, ma non "comunista") resta cinese, la cultura resta cinese, le forme del potere restano cinesi ed é il governo cinese a stabilire dove e come si pu? investire (gestendo le leggi, il credito, i piani di sviluppo, i differenziali salariali, l'informazione, i trasporti, ecc.!) quindi si tratta di partnership dentro la griglia cinese e non di penetrazione libera che quel governo non consente afdatto, né gli investitori stranieri determinano la politica e il governo cinese come fanno invece in decine di Paesi al Mondo (pure da noi... dal PianoMarshall in poi).

Esempio: perché non ci sono stati gadgets olimpici taroccati?... Nota che in tutte le precedenti olimiadi ne era pieno il Paese ospitante e tutto il Mondo, Italia compresa (prodotti in...). Nota che non li hanno fabbricati neppure i Napoletani...! Scherzo ma fino a un certo punto.

Quanto allo sfruttamento, esso é assente solo in una VERA società socialista (come non erano nè la Cina maoista né l'Europa dell'EST), per cui che la Cina lo usi o lo accetti per il suo sviluppo non dimostra il carattere del suo modello.

Io non ho detto che la Cina é neutrale nei conflitti in Africa, ma che non impone il proprio modello; se vende armi ad un governo (non ne vende più agli antigovernativi) lo fa per garantire i suoi contratti economici, non perché ne approvi la politica o per influenzarlo; pensi che una Cina che ha i problemi che ha con l'integralismo islamico in Sinkiang appoggerebbe mai un regime islamista come quello del Sudan se ne facesse una questione diversa dalla garanzia dei contratti petroliferi?
« Ultima modifica: 01 Gennaio, 1970, 01:00:00 am da cavallo »
"anche se voi vi credete assolti, siete lo stesso coinvolti" (Fabrizio De André)

wen

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« Risposta #4 il: 29 Agosto, 2008, 15:28:01 pm »
http://baike.baidu.com/view/61891.htm
6、政治
执政党:中国共产党
参政党(中国民主党派):中国国民党革命委员会;中国民主同盟;中国民主建国会;中国民主促进会;中国农工民主党;中国致公党;九三学社;台湾民主自治同盟
国家主席:胡锦涛;全国人大常委会委员长:吴邦国;国务院总理:温家宝;国家副主席:习近平

Ho scoperto che la politica R.P.C non e formato da un partito solo(P.C.C) :-D
« Ultima modifica: 29 Agosto, 2008, 15:35:59 pm da wen »
ô蒙古人除了马粪什么也没有留下ö

marcowong

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« Risposta #5 il: 29 Agosto, 2008, 15:34:29 pm »
credo che valga pena sapere qual'è la tua definizione di "sfruttamento" che se no non c'intendiamo.
« Ultima modifica: 01 Gennaio, 1970, 01:00:00 am da marcowong »

Levin

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« Risposta #6 il: 30 Agosto, 2008, 02:06:10 am »
In cina e' diverso lo sfruttamento che intendete voi e' una cavolata, intanto la Cina e' piu' povera e quindi la gente pretende di meno e poi l'importantissimo cambio 1 euro/10 rmb che non e' solo un numerino, per intenderci 1000 lire non e' come 1000 euro.

In Italia un dipendente prende 1000 euro mentre un suo pari in Cina prende 1000 rmb cioe' 1/10 se scambiato, ma in Cina 1 bottiglia d'acqua costa 1 rmb mentre in Italia 1 euro, e' tutto in paragone.
Per questo dicono che molta gente viene sfruttata per poco piu' di 100 o 200 euro al mese se tradotto nella moneta europea, ma in realta' in Cina e' come se fossero 1000 o 2000 euro.

Per questo quasi tutte le piu' grosse aziende mondiali hanno scritto Made in China a partire da Apple e cosi' via...perche' il cambio ti fa guadagnare 10 volte di piu' con lo stesso risultato! Se voi foste manager di un azienda non fareste lo stesso? ;-)

Poi in Cina c'e' una cultura del lavoro maggiore, cioe' e' normale lavorare 24/24, mica come in Italia che solo per apporvare un progetto ci vogliono anni e anni e altrettanti per finire la costruzione (sempre che finisca).
A Shanghai hanno messo in piedi il grattacielo piu' alto della citta' e non solo (e a Shanghai e' come New York pieno di enormi grattacieli, non come le citta' italiane) in solo 1 anno, mentre in Italia c'e' ne vorrebbero almeno 10 per fare la stessa cosa.


Per il resto avete ragione voi c'e' un sacco di sfruttamento nel lavoro in Cina da parte delle multinazionali e non solo, l'importante e' avere in chiaro i punti sopra citati per non sparare troppe boiate.
« Ultima modifica: 01 Gennaio, 1970, 01:00:00 am da Levin »