é evidente che un "ritorno di immagine" c'é eccome (basta pensare alla strategia di marketing dell'espansione delle "ventuno boutique Versace dislocate in Cina che il prossimo anno sarà il secondo mercato per la griffe del lusso, dopo l’Europa, al posto degli Usa" come dice l'articolo): ma é certamente meglio che esso avvenga sulla base di un'iniziativa concreta come questa che attraverso una campagna promozionale fotografica con top models cocainomani...
poi, se invece si vuole analizzare cosa sia diventata l'alta moda italiana (ricordate il servizio della Gabanelli in REPOIRT???), come essa sia oggi organicamente collegata alle peggiori forme di delocalizzazione e supersfruttamento (il caso Armani in Bangladesh é esemplare), in cosa consista il "valore" delle griffe e magari anche la storia della ditta Versace (dalla fondazione con capitali in odor di mafia alla "strana" morte di Gianni; leggetevi: Guarino Mario, VERSACE VERSUS VERSACE LA BIOGRAFIA DI GIANNI VERSACE, CROCE LIBRERIA Editore);
http://www.arcigaymilano.org/dosart.aspòID=3726, allora la cosa si fa assai, assai, assai più...grigia.
ma ..."this is the West..., baby!"