ROMA/Esquilino-
Organizzata dall'associazione "Mediazione Sociale", con la partecipazione attiva delle Associazioni Cinesi, dei migranti bangladeshi e di varie associazioni italiane del territorio, si sta svolgendo dal 24 al 26 ottobre ad Esquilino (Piazza Vittorio, Scuola Elementare Di Donato, Cortile della facoltà di Studi Orientali, ecc.) l'edizione 2008 del'iniziativa "Eaquilindo", che intreccia elementi di educazone e pratica ambientale (riciclaggio, raccolta differenziata, decoro urbano ecc.) e di educazione e pratica interculturale.
In questo ambito, la comunità cinese ha accolto la proposta, formulata a "Mediazione Sociale" dal sottoscritto, di affiancare alla decorazione dei negozi con i palloncini colorati (praticata lo scorso anno) quella con fiori artificiali cinesi, acquistati dalla comunità stessa in un negozio cinese di Piazza Vittorio ed é stato anche diffuso il seguente testo, scritto da me, teso a valorizzare le radici cinesi dell'arte dei fiori artificiali:
ESQUILINDO 2008
FACCIAMO FIORIRE LE VETRINE DI ESQUILINO!
La CINA è il luogo dove sono stati inventati, alcune migliaia di anni prima dell’era cristiana e prima ancora che apparissero in Egitto, i fiori artificiali, poi diffusi anche nell’antica Persia e da qui al Mediterraneo.
In quella lontana antichità essi erano realizzati in bambù, in lamelle di mica, più tardi in seta (altra invenzione cinese) ed altri in tessuti, in fili di metallo; successivamente sono stati realizzati anche con l’uso di un’altra invenzione cinese: la carta.
I fiori più rappresentati artificialmente erano le rose, le orchidee, quelli di pesco e successivamente le peonie. Ogni tipo di fiore aveva un significato simbolico e rituale; ad esempio la peonia rappresentava la bellezza, la primavera, l’amore e la buona fortuna, il fiore di pesco l’amore coniugale, ecc.
Tutto ci? avveniva mentre ancora nel bacino del Mediterraneo non si era realizzata alcuna esperienza di uso di fiori artificiali; si usavano per ragioni simboliche, rituali, decorative solo fiori freschi o al massimo fiori ed altri elementi vegetali (spighe, foglie) essiccati o se ne riproducevano le fattezze in pietra ed in metallo, cosa ben nota anche ai Cinesi, che usavano ogni materiale per riprodurre fiori, dalla giada al corallo, dal corno al bronzo, dall’oro al legno.
In effetti, la diffusione in Europa dell’uso di fiori artificiali inizi? solo nel tardo Medioevo, grazie ai Musulmani, che li avevano a loro volta conosciuti per merito dell’intermediazione della cultura persiana con quelle cinese ed indiana e non a caso essa coincise con quella di altri elementi che lungo la stessa via e con le stesse mediazioni giunsero a noi dalla Cina: le porcellane e le ceramiche invetriate (spesso decorate proprio a motivi floreali), l’arte dei profumi orientali (largamente basati sull’uso dei fiori), le tecniche di coltivazione di molti fiori e piante (gelso, agrumi, pesche, ciliegi, ecc.), la seta (anch’essa a decorazioni spesso floreali), ecc.
A quell’epoca, gli Europei all’avanguardia nell’impadronirsi di alcune delle tecniche orientali circa i fiori artificiali furono prima gli abitanti della Penisola Italiana e poi i Francesi, anche senza mai raggiungere i livelli di sofisticazione originali.
Oggi i fiori artificiali importati dalla Cina sono risultato della fusione di procedimenti industriali modernissimi, con l’uso di plastiche e fibre sintetiche, e di tradizioni artistiche millenarie, anche perché in molti casi il loro completamento e la loro rifinitura si basano sull’abilità manuale di chi opera per realizzarli.
In quei fiori artificiali cinesi di oggi, quindi, ci sono elementi storici, simbologie, elementi estetici, arte cinesi con migliaia di ani di tradizione fattasi modernità ! ! !
Silvio Marconi, antropologo