Cartone animato Marco Polo coproduzione Torino-Nanchino - page 2 - Arte - Cultura - Storia - Associna Forum

Autore Topic: Cartone animato Marco Polo coproduzione Torino-Nanchino  (Letto 7230 volte)

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cavallo

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« Risposta #15 il: 23 Novembre, 2009, 09:21:58 am »
nuovamente d'accordo in gran parte con quel che dici tu, con alcune precisazioni:

- tu dici:
<<Qui in Italia ad esempio, in molte serie nipponiche è stata censurata perfino la morte di un personaggio (anche se poi questo non avveniva nelle serie europee ed americane), quando a mio avviso, anche un tema pesante come questo, se trattato con la giusta sensibilità, pu? essere un arricchimento per il bambino, piuttosto che una fonte di turbamento...>>
intanto stai giustamente sottolineando un fatto grave di DIFFERENZA di trattamento fra censura delle scene di morte in cartoons giapponesi e USA/europei (forse perche' lòGWEMONIA USA e' un pochino maggiore in italia che non quella nippo?), ebbene lo stesso si e' fatto purtroppo perfino con le parti piu' dure delle...favole dei fratelli Grimm (tipo la morte della strega bruciata nel forno) e questo deriva dall'altra contraddizione italica fra una morale catto-buonista e la conclamata esibizione dei crocifissi (scena di agonia...) nelle scuole....; il dibattito su quanta dose di violenza immaginaria sia accettabile da parte dei bambini e' aperto da decenni, ma la questione e'sempre la stessa: nella nostra STORIA ci sono i gladiatori (lo spettacolo piu'feroce della Storia umana), la crocefissione di gesu'e l'Inquisizione, non i samurai, il bushido e i kamikaze e quindi i riferimenti mortifero-violenti accettabili per i bambini sono differenti (lo stesso vale per la diffuisone di Halloween...) al di la' degli influssi che si possono determinare solo A LUNGA SCADENZA (come quelli delle fibe persiane, indiane, cinesi, arabe su quelle italiane, francesi, spagnole, ecc.);

- tu dici: <<Credo che in definitiva spetti soprattutto ai genitori educare il proprio figlio e stabilire cosa fargli vedere o meno, perchè nessuno conosce i propri figli meglio dei loro genitori. Quindi se va giustamente riconosciuto il potere persuasivo dei mass media e il loro ruolo nella crescita individuale, in un'ottica di sistema formativo integrato, dall'altra parte penso che possa essere "pericoloso", o quanto meno limitante, avere la pretesa di stabilire cosa sia giusto trasmettere e cosa no (ferma restando la legittimità assoluta della censura verso certi contenuti criminali). E' un discorso piuttosto problematico in realtà, perchè pone in conflitto la libertà di espressione da una parte e la tutela dei valori dominanti dall'altra, ma stabilire cosa oggettivamente possa ledere questi ultimi rimane a mio modo di vedere una scelta largamente arbitraria...siamo sicuri che il governo o chicchessia, sappia davvero scegliere quello che è giusto per me, ci? che farebbe bene alla mia crescita spirituale e cosa no? Io propendo sempre per la libera circolazione delle informazioni...maggiori e diversi tra loro, sono i contenuti con cui enrtiamo in contatto fin da giovanissimi, maggiore sarà anche la nostra capacità di analisi e spirito critico.>>
hai ragione, ma non credo che i cartoons, i films, i fumetti, i gadgets di winnie the pooh o dei Pokemon siano figli di LIBERE SCELTE dei genitori (e men che mai dei bambini) contrapposte alle SCELTE CONDIZIONATE ad opera di governi e loro bracci armati televisivi, economici, politici...; QUASI TUTTO quel che nella societa'odierna viene propinato ai bambini e'figlio di interessi (non solo economici ma ideologici) di grandi compagnie (Disney, ad esempio) che veicolano nei cartoons, nella pubblicita', nei gadgets, nei fumetti NON SOLO valori commerciali (come nei caarciofi, nella birra, nelle auto) ma ANCHE VALORI/DISVALORI IDEOLOGICI; la Disney ha fatto quanto la CocaCola per diffondere il mito USA (ci sono tesi dui laurea sul ruolo di Disneyland in questo e di paperopoli come modello urbanistico-sociologico made in USA) ed e'ovvio, dato che Disney, CocaCola, Lockheed, ecc. ci si trovano benissimo in quel modello che e' LORO, lo stesso e'avvenuto in Giappone, avveniva in termini diversi nei paesi cosiddetti socialisti, ecc.: altro che LIBERA SCELTA DELLE FAMIGLIE! la Barbie era diventata il simbolo della liberta'di consumo negata in Germania Est!
dunque, in una situazione in cui i bambini ed i genitori NON SCELGONO AFFATTO LIBERAMENTE ma solo fra prodotti decisi dalle majors, bombardati dalla pubblicita' (pensa al ruolo dei gadgets in rapporto ai cartoons che retroalimentano non solo in termini economici ma di oggettistica, moda, stili di pettinatura, accessori, ecc. il modello iniziale....), perche'dovrebbe essere meglio lasciare la VERA SCELTA ai consigli di amministrazione della WB, della Disney, magari ai mafiosi coinvolti nella cinematografia USA e di Hong Kong invece che ad istituzioni politiche come i governi? certo anche i governi posono fare schifo e possono essere espressione pure degli stessi interessi mafiosi e/o delle multinazionali o di partiti unici, ma perche'dovrebbero essere meno adatti a scegliere dei consigli di amministrazione? e se fosse cosi'perche'la scuola deve essere statale, ossia controllata dal governo? oerche'deve esistere una TV pubblica?

- tu dici: << Ovvio che c'è anche il rischio che qualcuno interiorizzi comportamenti sbagliati...ma l'omologazione assoluta è un rischio ben peggiore, perchè se quel modello a cui ci si è omologati, un giorno deragliasse dalla "giusta via", dove potremmo trovare menti realmente flessibili e critiche da promuovere un'alternativa?>>
concordo, ma infatti la VERA OMOLOGAZIONE finora e'stata quella occidentale (imperniata dopo la 2GM sugli USA e sulla americanizzazione parziale del Giappone) e guarda caso ora fa scandalo che la Cina metta un argine a modo suo a QUELLA OMOLOGAZIONE, magari aspettando di avere gli strumenti tecnologici, il know how, le condizioni per essere lei a omologare altri: se fosse cosi'sarebbe cerrto negativo ma non diverso da queel che l'Occidente  americanizzato ha applaudito e fatto per decenni.
se la Disney ha il diritto di creare Disneyland a Shanghai veicolando il modello USA come la mac Donalds, vogliamo almeno riconoscere al governo cinese il diritto di limitare l'omologazione dei bambini cinesi a quei modelli e magari pure, per la legge del contrappasso, favorire la acquisizione da parte della cinematografia cinese del know how necessario per diffondere il PROPRIO  modello in Asia e nel Mondo in competizione con quello USA?
cosa fa la Francia con la FRANCOFONIA (basata su logiche postcoloniali)? non ha addirittura quote di films francesi obbligatorie alla TV?

- concordo con te sulla positivita' di qualsiasi elementop ci porti a conoscere altre culture, ma non ti sembra un po'strano accostarsi al Giappone attraverso cartoons che sono la giapponesizzazione di motivi europei (Lady Oscar ambientato alla corte francese, Heidi in svizzera, Remy, ecc.) e che in fondo dicono meno del Giappoone di una cerimonia del te' o di un film di Kurosawa?
e non ci trovi nulla di sbagliato nel fatto che cartoons prodotti per adolescenti siano stati presentati invece in Italia esplicitamente (fasce orarie, programmi, gadgets da scuola elementare) per bambini?
io associo ad esempio 4 cose assieme e ci rifletto su:
- la idelizzazione del bushido e dei samurai realizzata dal militarismo nipponico nella fase di fascistizzazione degli anni '30 (anche usando teatro, favole, libri scolastici ed i primi crtoons) da cui nasce poi pure il fenomeno KAMIKAZE (e la mistica di Mishima...);
- le radici Occidentali di quel meccanismo (nella fase post-meji della Storia giapponese quando venne perfino copiata la costituzione prussiana...);
- i contenuti e le forme (compresa la banalizzazione tecnica dell'animazione ridotta a movimenti di camera su immagini fisse) dei cartoons dei supereroi nipponici stile Mazinga o anche in parte Zororit;
- la totale incomprensione da parte occidentale ed in particolare italiana dei primi 2 punti e del fenomeno dei kamikaze, tanto da usare impropriamente questa parola per gli attentatori suicidin islamici che sono invece tutt'altra cosa....

non credo che questa sia la strada maestra per giungere alle culture asiatiche (certo non e'stata mai la mia) e penso si potrebbe partire meglio dal te', dal riso, dalla seta, dai fuochi artificiali, dalle porcellane che mi paiono piu'autenticamente asiatici e piu' umani (e meno ESOTICI, dato cheb fanno parte da secoli della nostra presunta qidentita' quotidianamente percepita)

- per quanto riguarda il plagio, credo si debba tener conto che la proprieta' intellettuale INDIVIDUALE (di una persona o di una ditta   ) e' concetto assai recente e...occidentale: in passato era NORMALE copiare quel che si poteva (Dante ha copiato interi passi della Commedia e tutto il suo impianto dal libro islamico Khitab al Miraji) e semmai erano le corporazioni di mestiere e gli Stati, collettivamente che preservavano (con pene anche durissime) il know how, non le singole ditte o le persone (che del resto spesso non firmavano quel che producevano); quindi la diffusione fra diversi popoli della cultura, della tecnologia, delle fiabe, delle religioni e'TUTTA UN PLAGIO POSITIVO (pensa che 2/3 delle fiabe di Perrault, Lafontaine, Andersen sono cinesi, arabe, indiane, persiane, e il 90% del rimanente greco e latino), anche perche'prima della rivoluzione industriale (vedi il Rinascimentop e il Neoclassicismo) la massima aspirazione non era INNOVARE ma COPIARE L'ANTICO (o presentare la innovazione come COPIA!!!!), nell'arte come nelle religioni, e si tendeva a mitizzare il passato e non il futuro! quindi non vedo proprio alcuna differenza, tranne che nella logica del profitto (chi plagia sottrae denaro all'autore originale, niente piu').

ogni protezionismo, che tu giustamente definisci incongruente, non e'che una folle e suicida pratica di copyright collettivo, destinata DA SEMPRE ad essere sconfitta e chi la fa (come gli spagnoli nelle Americhe) declina, viene soppiantato da altri (nel caso degli Spagnoli, gli Anglosassoni, che li rapinarono grazie ai corsari e ne ruppero il monopolio commerciale protezionistico...) e marginalizzato....
« Ultima modifica: 01 Gennaio, 1970, 01:00:00 am da cavallo »
"anche se voi vi credete assolti, siete lo stesso coinvolti" (Fabrizio De André)

Alex80

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« Risposta #16 il: 23 Novembre, 2009, 15:11:29 pm »
Citazione da: "cavallo"
nuovamente d'accordo in gran parte con quel che dici tu, con alcune precisazioni:

- tu dici:
<<Qui in Italia ad esempio, in molte serie nipponiche è stata censurata perfino la morte di un personaggio (anche se poi questo non avveniva nelle serie europee ed americane), quando a mio avviso, anche un tema pesante come questo, se trattato con la giusta sensibilità, pu? essere un arricchimento per il bambino, piuttosto che una fonte di turbamento...>>
intanto stai giustamente sottolineando un fatto grave di DIFFERENZA di trattamento fra censura delle scene di morte in cartoons giapponesi e USA/europei (forse perche' lòGWEMONIA USA e' un pochino maggiore in italia che non quella nippo?), ebbene lo stesso si e' fatto purtroppo perfino con le parti piu' dure delle...favole dei fratelli Grimm (tipo la morte della strega bruciata nel forno) e questo deriva dall'altra contraddizione italica fra una morale catto-buonista e la conclamata esibizione dei crocifissi (scena di agonia...) nelle scuole....; il dibattito su quanta dose di violenza immaginaria sia accettabile da parte dei bambini e' aperto da decenni, ma la questione e'sempre la stessa: nella nostra STORIA ci sono i gladiatori (lo spettacolo piu'feroce della Storia umana), la crocefissione di gesu'e l'Inquisizione, non i samurai, il bushido e i kamikaze e quindi i riferimenti mortifero-violenti accettabili per i bambini sono differenti (lo stesso vale per la diffuisone di Halloween...) al di la' degli influssi che si possono determinare solo A LUNGA SCADENZA (come quelli delle fibe persiane, indiane, cinesi, arabe su quelle italiane, francesi, spagnole, ecc.);

Concordo su tutto, ecco perchè la censura selvaggia (spesso compiuta davvero senza logica apparente) dei cartoni giapponesi, molto più accentuata di quella che ha investito i prodotti americani ed europei, è fondamentalmente frutto di ignoranza e di pregiudizio. Alla base c'è un connubio tra logiche di mercato, provincialismo e difesa ideologica di cui abbiamo già discusso in altra sede.

Citazione
- tu dici: <<Credo che in definitiva spetti soprattutto ai genitori educare il proprio figlio e stabilire cosa fargli vedere o meno, perchè nessuno conosce i propri figli meglio dei loro genitori. Quindi se va giustamente riconosciuto il potere persuasivo dei mass media e il loro ruolo nella crescita individuale, in un'ottica di sistema formativo integrato, dall'altra parte penso che possa essere "pericoloso", o quanto meno limitante, avere la pretesa di stabilire cosa sia giusto trasmettere e cosa no (ferma restando la legittimità assoluta della censura verso certi contenuti criminali). E' un discorso piuttosto problematico in realtà, perchè pone in conflitto la libertà di espressione da una parte e la tutela dei valori dominanti dall'altra, ma stabilire cosa oggettivamente possa ledere questi ultimi rimane a mio modo di vedere una scelta largamente arbitraria...siamo sicuri che il governo o chicchessia, sappia davvero scegliere quello che è giusto per me, ci? che farebbe bene alla mia crescita spirituale e cosa no? Io propendo sempre per la libera circolazione delle informazioni...maggiori e diversi tra loro, sono i contenuti con cui enrtiamo in contatto fin da giovanissimi, maggiore sarà anche la nostra capacità di analisi e spirito critico.>>
hai ragione, ma non credo che i cartoons, i films, i fumetti, i gadgets di winnie the pooh o dei Pokemon siano figli di LIBERE SCELTE dei genitori (e men che mai dei bambini) contrapposte alle SCELTE CONDIZIONATE ad opera di governi e loro bracci armati televisivi, economici, politici...; QUASI TUTTO quel che nella societa'odierna viene propinato ai bambini e'figlio di interessi (non solo economici ma ideologici) di grandi compagnie (Disney, ad esempio) che veicolano nei cartoons, nella pubblicita', nei gadgets, nei fumetti NON SOLO valori commerciali (come nei caarciofi, nella birra, nelle auto) ma ANCHE VALORI/DISVALORI IDEOLOGICI; la Disney ha fatto quanto la CocaCola per diffondere il mito USA (ci sono tesi dui laurea sul ruolo di Disneyland in questo e di paperopoli come modello urbanistico-sociologico made in USA) ed e'ovvio, dato che Disney, CocaCola, Lockheed, ecc. ci si trovano benissimo in quel modello che e' LORO, lo stesso e'avvenuto in Giappone, avveniva in termini diversi nei paesi cosiddetti socialisti, ecc.: altro che LIBERA SCELTA DELLE FAMIGLIE! la Barbie era diventata il simbolo della liberta'di consumo negata in Germania Est!
dunque, in una situazione in cui i bambini ed i genitori NON SCELGONO AFFATTO LIBERAMENTE ma solo fra prodotti decisi dalle majors, bombardati dalla pubblicita' (pensa al ruolo dei gadgets in rapporto ai cartoons che retroalimentano non solo in termini economici ma di oggettistica, moda, stili di pettinatura, accessori, ecc. il modello iniziale....), perche'dovrebbe essere meglio lasciare la VERA SCELTA ai consigli di amministrazione della WB, della Disney, magari ai mafiosi coinvolti nella cinematografia USA e di Hong Kong invece che ad istituzioni politiche come i governi? certo anche i governi posono fare schifo e possono essere espressione pure degli stessi interessi mafiosi e/o delle multinazionali o di partiti unici, ma perche'dovrebbero essere meno adatti a scegliere dei consigli di amministrazione? e se fosse cosi'perche'la scuola deve essere statale, ossia controllata dal governo? oerche'deve esistere una TV pubblica?

Quanto hai detto è assolutamente vero, ogni cosa ci venga propinata anche nell'ambito dell'intrattenimento è portavoce di interessi di parte, ideologici ed economici: vale per i prodotti delle società private, quanto per quelli statali. E' alquanto difficile promuovere la libera scelta, in questo contesto, ed è pertanto legittimo sollevare la domanda: una libera scelta individuale è veramente possibile, in qualsiasi Paese, a prescindere dal suo sistema politico?
Io credo che se c'è un modo per cercare in qualche modo di garantire questo diritto, per quanto appaia un po' utopico, sia proprio quello di aumentare il pluralismo nell'offerta, ed è pertanto chiaro che come rimedio si colloca agli antipodi del protezionismo.
Attualmente i palinsesti italiani non costituiscono di certo una garanzia al pluralismo...anzi! Quando citi Disney o Pokemon, osservi giustamente come venga dato spazio sopattutto a quei prodotti con forti interessi di marketing, mentre serie contenutisticamente molto più interessanti, indipendentemente dalla loro provenienza geografica, non trovano minimo spazio. Per secoli si è parlato di cartoni animati giapponesi diseducativi, limitandosi alle serie più commerciali come gli "shonen d'azione", dimenticandosi che esistono opere di pura poesia come quelle di registi quali Miyazaki o Takahata, solo perchè faceva comodo importare ci? che poteva vendere, non ci? che era contenutisticamente di qualità.
La tv che vorrei io, in Italia, in Cina, in Usa, in tutto il mondo, è una tv che ampli i propri orizzonti, che promuova l'interculturalità e la curiosità per ci? che è diverso...Fosse per me non doppierei neppure film, cartoni e telefilm, mi limiterei a sottotitolarli! E come vengono trasmessi i telefilm americani, vorrei tanto vedere sui nostri schermi anche i drama orientali!!! Perchè non li posso avere?
Come disapprovo profondamente la politica televisiva del mio Paese, che dimostra tutta la sua chiusura mentale e l'egemonia dei gruppi di potere sulla libera circolazione della cultura, così disapprovo la scelta del governo cinese di limitare la trasmissione di cartoni stranieri...
Si diceva della necessità di controllare i contenuti per i più giovani, perchè comunque non devono entrare in contrasto con i valori insegnati a scuola...Per me è una scelta discutibile, quanto le censure arbitrarie applicate su certi prodotti qui in Italia, ma anche ammettendo la bontà di questa decisione, qui il problema è che la discriminante non sono i contenuti, ma la provenienza del prodotto in considerazione! Non si trasmette il cartone straniero non sulla base di contenuti poco idonei, ma semplicemente in quanto straniero. Così come qui, per anni, spesso non si è censurato il cartone giapponese perchè presentasse contenuti effettivamente improponibili, ma in quanto giapponese.
Per quanto mi sforzi, non vedo nulla di positivo in questo genere di restrizioni alla diffusione della cultura: sono da condannare in Italia, lo sono in Cina. Alla fine è lo stesso problema di cui ci lamentavamo nel topic sui libri cinesi: gli interessi ideologici ed economici ci precludono, qui in Italia, tanti romanzi bellissimi!

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- tu dici: << Ovvio che c'è anche il rischio che qualcuno interiorizzi comportamenti sbagliati...ma l'omologazione assoluta è un rischio ben peggiore, perchè se quel modello a cui ci si è omologati, un giorno deragliasse dalla "giusta via", dove potremmo trovare menti realmente flessibili e critiche da promuovere un'alternativa?>>
concordo, ma infatti la VERA OMOLOGAZIONE finora e'stata quella occidentale (imperniata dopo la 2GM sugli USA e sulla americanizzazione parziale del Giappone) e guarda caso ora fa scandalo che la Cina metta un argine a modo suo a QUELLA OMOLOGAZIONE, magari aspettando di avere gli strumenti tecnologici, il know how, le condizioni per essere lei a omologare altri: se fosse cosi'sarebbe cerrto negativo ma non diverso da queel che l'Occidente  americanizzato ha applaudito e fatto per decenni.
se la Disney ha il diritto di creare Disneyland a Shanghai veicolando il modello USA come la mac Donalds, vogliamo almeno riconoscere al governo cinese il diritto di limitare l'omologazione dei bambini cinesi a quei modelli e magari pure, per la legge del contrappasso, favorire la acquisizione da parte della cinematografia cinese del know how necessario per diffondere il PROPRIO  modello in Asia e nel Mondo in competizione con quello USA?
cosa fa la Francia con la FRANCOFONIA (basata su logiche postcoloniali)? non ha addirittura quote di films francesi obbligatorie alla TV?

No, a me non scandalizza affatto che la Cina attui questo tipo di politica, proprio perchè sono consapevole che da noi si è fatto e si fa pure di peggio.
Tra l'altro sono certa di aver letto tempo fa che anche in Rai si era posto un limite alle ore di trasmissione di cartoni stranieri...Quindi, nessuno scandalo per quanto mi riguarda, solo disapprovazione per un comportamento che secondo me nuoce alla crescita interculturale, e, paradossalmente, anche all'acquisizione del know how che invece si vorrebbe incentivare. A questo fine va benissimo la collaborazione con le imprese straniere, ma lasciamo anche che i giovani possano accedere a più fonti possibili di ispirazione in modo libero e tranquillo.

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- concordo con te sulla positivita' di qualsiasi elementop ci porti a conoscere altre culture, ma non ti sembra un po'strano accostarsi al Giappone attraverso cartoons che sono la giapponesizzazione di motivi europei (Lady Oscar ambientato alla corte francese, Heidi in svizzera, Remy, ecc.) e che in fondo dicono meno del Giappoone di una cerimonia del te' o di un film di Kurosawa?
e non ci trovi nulla di sbagliato nel fatto che cartoons prodotti per adolescenti siano stati presentati invece in Italia esplicitamente (fasce orarie, programmi, gadgets da scuola elementare) per bambini?
io associo ad esempio 4 cose assieme e ci rifletto su:
- la idelizzazione del bushido e dei samurai realizzata dal militarismo nipponico nella fase di fascistizzazione degli anni '30 (anche usando teatro, favole, libri scolastici ed i primi crtoons) da cui nasce poi pure il fenomeno KAMIKAZE (e la mistica di Mishima...);
- le radici Occidentali di quel meccanismo (nella fase post-meji della Storia giapponese quando venne perfino copiata la costituzione prussiana...);
- i contenuti e le forme (compresa la banalizzazione tecnica dell'animazione ridotta a movimenti di camera su immagini fisse) dei cartoons dei supereroi nipponici stile Mazinga o anche in parte Zororit;
- la totale incomprensione da parte occidentale ed in particolare italiana dei primi 2 punti e del fenomeno dei kamikaze, tanto da usare impropriamente questa parola per gli attentatori suicidin islamici che sono invece tutt'altra cosa....

non credo che questa sia la strada maestra per giungere alle culture asiatiche (certo non e'stata mai la mia) e penso si potrebbe partire meglio dal te', dal riso, dalla seta, dai fuochi artificiali, dalle porcellane che mi paiono piu'autenticamente asiatici e piu' umani (e meno ESOTICI, dato cheb fanno parte da secoli della nostra presunta qidentita' quotidianamente percepita)

Su questo punto, forse non sono stata abbastanza chiara...Innanzitutto, anche se ho citato Lady Oscar, da piccola ho visto tantissime serie con ambientazione giapponese, tanto che giocavo a mangiare il riso dentro alla ciotola fingendo che i cubetti bianchi dei regoli fossero riso e a bere il sakè usando i tappi delle bottiglie (ehm...la mia era acqua ovviamente :lol:); ero così attenta osservatrice che per me era fin troppo chiaro dove erano ambientati questi cartoni, anche se poi nell'adattamento italiano i personaggi si chiamavano Francesca e Giovanni, e pagavano in dollari...
A mano a mano che crescevo, tramite queste serie, aumentava la mia curiosità verso un Paese molto lontano e dalle abitudini per me "curiose".
Francamente non ci trovo nulla di "poco autentico" nel fatto che in un bambino  possa fiorire la curiosità verso un Paese straniero attraverso il ritratto che ne traspare in un cartone animato, e la mia curiosità era suscitata proprio da quei comportamenti ed usi per me atipici, come mangiare con le bacchette, la festa di Tanabata (tra l'altro di origine cinese!) pressocchè onnipresente negli episodi ambientati in estate, o la da te citata cerimonia del the, tnto per fare qualche esempio...Vedevo anche cartoni americani, ma non mi suscitavano lo stesso fascino di quelli giapponesi. Il fatto è che non tutte le serie giapponesi erano rielaborazioni di romanzi occidentali (che costituiscono  un genere ben specifico, il "meisaku"), nè di carattere "supereroistico", come alcuni potrebbero pensare; c'era (e c'è tuttora) una vasta produzione di genere "slice of life", che ritrae la vita quotidiana delle famiglie, storie di amore, amicizia, etc.
Non tutta la produzione nipponica è permeata dei valori del bushido del Giappone imperiale, anzi, molte delle serie che seguo attualmente mettono al contrario in evidenza la crisi di quei valori, il disorientamento dei giovani, e la ricerca di una nuova identità. Ci sono poi piccoli capolavori come Una Tomba per le lucciole, film sulla guerra che non propone affatto uno scontro ideologico tra vinti e vincitori, il bene ed il male, ma si limita a ritrarre l'orrore della guerra visto dagli occhi di due bambini (ed i bimbi sono vittime ovunque, in guerra, sia nel Paese che vince, sia in quello che perde) che muoiono a causa dell'indifferenza e dell'egoismo della gente che li circonda, persino dei parenti! La grande vastità di generi nel mercato dell'animazione giapponese, uno dei suoi punti di forza, non solo dimostra quanto ignorante sia in media il pubblico italiano, che identifica il cartone giapponese solo con le serie più lucrative e banali come Pokemon, ma anche come nella tv italiana si trasmetta solo ci? che pu? facilmente generare profitto, precludendo la possibilità di entrare in contatto con cose molto più interessanti, e dimostra anche, se ce ne fosse ancora il bisogno, che la strada da seguire non è limitare, quanto piuttosto agevolare la diffusione dei prodotti culturali da ogni parte del mondo: libri, cartoni, film, telefilm, tutto! Un appunto su quella che secondo te è la banalizzazione tecnica dell'animazione nei cartoni giapponesi: io non la chiamerei "banalizzazione", a meno che non si prenda necessariamente come riferimento, quando si parla di animazione, quella classica americana, coi suoi movimenti iperfluidi che si prefiggeva di restituire le reali movenze del corpo umano. Le animazioni dei cartoni nipponici erano/sono semplificate in quanto ovviamente gli studi giapponesi non disponevano/dispongono degli enormi budget delle loro controparti americane, di conseguenza i fotogrammi impiegati erano/sono molto più esigui. Per far fronte a questi limiti economici, hanno studiato altri modi per rendere efficace la resa espressiva, come una regia più marcatamente cinematografica. Sostenere che questa sia banalizzazione tecnica, è un punto di vista che non condivido; è sperimentazione di codici espressivi diversi, anche se imposta da esigenze economiche, che non considero nè peggiori nè migliori rispetto ad altri.

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- per quanto riguarda il plagio, credo si debba tener conto che la proprieta' intellettuale INDIVIDUALE (di una persona o di una ditta   ) e' concetto assai recente e...occidentale: in passato era NORMALE copiare quel che si poteva (Dante ha copiato interi passi della Commedia e tutto il suo impianto dal libro islamico Khitab al Miraji) e semmai erano le corporazioni di mestiere e gli Stati, collettivamente che preservavano (con pene anche durissime) il know how, non le singole ditte o le persone (che del resto spesso non firmavano quel che producevano); quindi la diffusione fra diversi popoli della cultura, della tecnologia, delle fiabe, delle religioni e'TUTTA UN PLAGIO POSITIVO (pensa che 2/3 delle fiabe di Perrault, Lafontaine, Andersen sono cinesi, arabe, indiane, persiane, e il 90% del rimanente greco e latino), anche perche'prima della rivoluzione industriale (vedi il Rinascimentop e il Neoclassicismo) la massima aspirazione non era INNOVARE ma COPIARE L'ANTICO (o presentare la innovazione come COPIA!!!!), nell'arte come nelle religioni, e si tendeva a mitizzare il passato e non il futuro! quindi non vedo proprio alcuna differenza, tranne che nella logica del profitto (chi plagia sottrae denaro all'autore originale, niente piu').

Sono d'accordo con questa analisi storica, ma per quanto possa essere incongruente il concetto di copyright con i meccanismi di trasmissione culturale, ormai è una legge che esiste, a tutela del lavoro del singolo individuo...Quindi, se trovo assurdo accusare un popolo di aver copiato gli usi, i costumi, le tecniche di costruzione di un auto o di un grattacielo, da un altro, penso si debba ritenere legittima la tutela del lavoro intellettuale di una singola persona. Dante avrebbe almeno potuto scrivere, sulla Divina Commedia, "liberamente ispirato da Khitab al Miraji"...:-D Insomma, riconoscere i crediti a chi spettano di diritto, mi sembra una conquista positiva per il rispetto tra le persone.

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ogni protezionismo, che tu giustamente definisci incongruente, non e'che una folle e suicida pratica di copyright collettivo, destinata DA SEMPRE ad essere sconfitta e chi la fa (come gli spagnoli nelle Americhe) declina, viene soppiantato da altri (nel caso degli Spagnoli, gli Anglosassoni, che li rapinarono grazie ai corsari e ne ruppero il monopolio commerciale protezionistico...) e marginalizzato....


Ecco, io considero il copyright collettivo assurdo, mentre quello individuale sensato.
« Ultima modifica: 01 Gennaio, 1970, 01:00:00 am da Alex80 »

cavallo

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  • Post: 14.723
  • Sesso: Maschio
  • silvio marconi, antropologo e ingegnere
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(Nessun oggetto)
« Risposta #17 il: 23 Novembre, 2009, 16:28:42 pm »
sostanzialmente d'accordo con te anche se sottolineo che come tu stessa dici i tipi di cartoons giapponesi che la TV italiana  distribuisce da decenni sono per oltre il 90% quelli delle tipologie supereoistiche, ovvero quelli di ambientazione europea (quante volte hanno ri-trasmesso Heidi e Lady Oscar o Remy?) e quasi mai gli altri che tu citi e che penso siano purtroppo noti solo ad orientalisti e/o cinefili e non certo alla maggioranza dei bambini ed adolescenti italiani ai quali cartone giapponese fa venire in mente ben altro.

quanto al tuo percorso individuale da bambina, non credo proprio sia statisticamente rappresentativo di quel che tante bambine ed adolescenti e ragazze e donne hanno provato e ora ricordano di Lady Oscar, di heidi e  simili: ho lavorato a contatto con bambini ed adolescenti per 11 anni nellòRCI e ppi fper oltre 20 nelle scuole e ho esperienze dirette di uomini e donne che erano bambinin negli anni 80 e non ho PURTROPPO mai incontrato qualcuno che dai pokemon, da Heidi, da Lady Oscar, da Mazinga,  abbia compiuto il percorso concettuale bellissimo che hai compiuto tu (e resta da stabilire PERCHE'i cartoons USA non ti abbiano fatto lo stesso effetto, a riprova che forse lo stimolo era anteriore o esterno ai cartoons giapponesi, che tu gia' interiorizzavi in altro modo...): io ho visto rincorrere i gadgets, le maschere carnevalizie a tema, i quaderni e i diari, i giochi di ruolo, le canzoncine in versione italiana, muoversi come uforobot, a scatti, ho visto dialoghi tratti da quelli italiani dei cartoons, ma nessuna/o che abbia giocato a bere il sake... quindi tu sei una positiviossima eccezione che non contraddice gli effetti su intere generazioni di maschi e femmine.... (e non voglio parlare delle italicissime winx, per carita'di partria...)

il discorso sul copyright individuale sarebbe troppo lungo e richiederebbe di definire quanto ci sia di individuale in una singola opera, in uno stile, in una tecnica, in una moda, in un modello al di la' delle ovvie differenze QUANTITATIVE della QUALITA'(fra un grande poeta ed un poeta non eccelso della stessa corrente letteraria, ad esempio, sempre che non sia il caso di Dumas che rielaborava e firmava scritti altrui, di giovani che lui chiamava...<<negri>>), quanto invece di scuole o gilde o confraternite o botteghe (e lo stesso vale perfino nei films di animazione quando non sono 100% industriali) o rielaborazioni collettive (Le Mille e una notte che ispirarono poi Boccaccio e Chaucer, i poemi orali che conosciamo sotto la firma di Omero,  le tecniche di navigazione e la bussola, le vetrate, l'architettura delle cattedrali gotiche figlia di anonimi capomastri poi riuniti in gilde, la tessitura dei tappeti, il teatro delle ombre, l'Opera di beijing, il kabuki, ecc.)e resta comunque un concetto figlio della storia della affermazione della borghesia occidentale sette-ottocentesca e della protoborghesia occidentale quattro-seicentesca  e del tutto ignoto a livello individuale (se non per gli artisti sommi: Lisippo, Prassitele,  ecc.) nell'antichita'e in gran parte delle culture umane extraoccidentali precoloniali

su tutto questo sareebbe davvero interessante fare uno o piu'seminari-convegni in qualche facolta'di studi Orientali magari, visto che la differenza fra Occidente ed Oriente (pure se il primo ha per millenni attinto al secondo, ma con una Storia diversa) su questo terreno e' .IMMENSA
« Ultima modifica: 01 Gennaio, 1970, 01:00:00 am da cavallo »
"anche se voi vi credete assolti, siete lo stesso coinvolti" (Fabrizio De André)

wen

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« Risposta #18 il: 23 Novembre, 2009, 23:13:08 pm »
Piu che Cina ma e meglio riferirlo Impero Mongolo durante il  massimo vigore dell suo periodo........... :-D
« Ultima modifica: 01 Gennaio, 1970, 01:00:00 am da wen »
ô蒙古人除了马粪什么也没有留下ö

libero

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« Risposta #19 il: 23 Marzo, 2010, 10:46:06 am »
"Nei cartoon parliamo la stessa lingua"
Il produttore e disegnatore cinese a Torino per lavorare su Marco Polo
http://www3.lastampa.it/torino/sezioni/ ... tp/164952/
« Ultima modifica: 01 Gennaio, 1970, 01:00:00 am da libero »