vorrei far notare che:
1) se la gente compra o non compra determinati prodotti non é perché nasce con la voglia di comprarli (made in China o made in Italy) ma perchè chi li produce e li vende sa fare o no una adeguata azione di marketing;
2) che le mode e le non-mode relative ai prodotti (pensate in grande alla Coca cola, in piccolo ai vini italiani o ai profumi francesi all'estero) trascinano con sé, in positivo e in negativo, atteggiamenti generali verso la cultura di cui i prodotti sono figli, e verso le comunità migranti, nel caso esse esistano, di cui sono espressione;
3) che la maggior parte degli italiani non legge né Associna, né i giornali, ma segue pubblicità spazzatura e programmi spazzatura TV anticinesi e se alle loro idiozie non si contrappongono azioni semplici, elementari, a livello di massaia, pensionato, ragazzetto che valorizzino gli elementi valorizzabili (culturali, storici o contingenti tipo Olimpiadi) della presenza cinese ANCHE COMMERCIALE in Italia a soffrirne non saranno solo l'export cinese o il bilancio di tante famiglie cinesi di commercianti, ma l'immagine generale dei Cinesi in Italia, i loro diritti, i loro rapporti con gli Italiani, e che nessun convegno, libro, gita conviviale, polemica nel Forum impedirà questo fatto;
4) che in un'era di globalizzazione il "valore immateriale" (storic, culturale, legato a contingenze come Olimpiadi e simili) dei prodotti, di qualsiasi Paese, é ENORMEMENTE PIU' RILEVANTE di quello materiale (altrimenti perché i profumi francesi costano di più di quelli indiani, italiani, inglesi? perché hanno alle spalle "una tradizione nazionale", ossia contengono Storia, non solo profumiera, ma anche la tour Eiffel, il louvre, la Riv. francese, ecc.!!!) e non tenerne conto (come invece in italia fanno tanti negozi "etnici", alimentari, di bigiotteria, di mobilio, ecc., che sanno peculare assai bene su questo elemento) é suicida economicamente e masochista comunitariamente;
5) che, infine, dall'apprezzamento dei valori immateriali di un prodotto si pu? più facilmente arrivare all'interesse per una cultura "altra" (e alla scoperta di quanto la "nostra" cultura é in debito con essa e con diverse culture considerate "altre") assai più che con cento convegni antirazzuisti, duecento feste di capodanno e mille "Intermundia".
Lo hanno capito gli autoctoni nordamericani (vedi le strategie dei Navajos), i Turchi in Germania, gli Indiani in Africa Orientale, i Marocchini in Andalusia, perché non si pu? aiutare a farlo capire ai Cinesi commercianti di Roma, Prato, Milano, ecc.? Non ci credo che non sia possibile; basterebbe PROVARE!