La guerra é un affare sporco: se la si fa occorre sporcarsi oppure restare a casa davanti alla TV: se andate in zone pericolose quello é il prezzo da pagare e i GI lo sanno, almeno non sono come gli italiani (o altri contingenti europei salvo UK che pero' anche loro si stanno "tirando indietro") che vogliono "partecipare" ma non vogliono avere perdite (che poi non é cosi' lontano dal partecipare per avere dei morti e aver cosi' posto al tavolo dei vincitori di mussoliniana memoria: in questo caso la ragione era la speranza di avere appalti per la ricostruzione in Iraq) stanno nelle retrovie e poi piagnucolano per 5-10 morti.
Quanto al discorso mieloso "poveri GI che devono avere un lavoro": il mestiere di un soldato é anche di uccidere e rischiare di essere ucciso (o mutilato), non per niente il soldo in zona di guerra é ben superiore che "stateside", non esiste per ora, la leva obbligatoria.
Anche per gli italiani non é diverso: in un servizio su un soldato donna(soldata?) ferita e rimpatriata alla RAI si evince che la paga in patria é di 800 euri (immagino vitto e alloggio inclusi) che diventano 4000 in Iraq: non per niente ha dichiarato di voler tornare sul fronte.. :twisted: :twisted: patrio ardore o puro tornaconto? E se sono 4000 euro per un soldato, immaginate per gli ufficiali: ogni "missione di pace" vera o presunta avrà sempre molti volontari italiani, é un business troppo ricco.