per iniziare positivamente questo 2008, dedico a tutti noi le parole sempre attualissime (e che personalmente cerco di usare come guida) di chi seppe in modo incomparabile analizzare la Storia italiana del Risorgimento come fonte dei problemi successivi e definire il concetto impotantissimo di "egemonia": un "migrante" anche lui, dato he vivere a Torino venendo dalla Sardegna nei primi del '900 non era più facile che farlo oggi venendo dal Marocco o dalla Cina: ANTONIO GRAMSCI.
"Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive non pu? non essere cittadino e partigiano. L'indifferenza é abulia, é parassitismo, é vigliaccheria, non é vita. Perci? odio gli indifferenti. L'indifferenza é il peso moto della Storia. L'indifferenza pera potentemente nella Storia. Opera passivamente ma opera. (...) Ci? che succede, il male che si abatte su tutti, avviene perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia promulgare le leggi che solo la rivolta potrà abrogare, lascia salire al potere uomini che solo un ammutinamento potrà rovesciare. Tra l'asseneismo e l'indifferenza poche mani, non sorvegliate da alcun controlo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne preoccupa; (...) Alcuni piagnucolano pietosamente, alri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi fatto anh'io il mio dovere, se avesi cercato d far valere la mia volontà, sarebbe successo ci? che é successo? Odio gli indifferenti anche per questo: perché mi dà fastidio il loro pianisteo da eterni innocenti. Chiedo conto a ognuno di loro di come ha svolto il compito che la vita gli h posto e gli pone quotidianamente, di ci? che ha fatto e specialmente di ci? che non a fatto. E sento di poter essere inesorabile, di non dover sprecare la mia pietà, di non dover spartire con loro le mie lacrime. (...)"
[11 febbraio 1917]