Il Nazionalista Ma Ying-jeou è il presidente di Taiwan - Attualità - Associna Forum

Autore Topic: Il Nazionalista Ma Ying-jeou è il presidente di Taiwan  (Letto 1791 volte)

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kim_xia

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Il Nazionalista Ma Ying-jeou è il presidente di Taiwan
« il: 22 Marzo, 2008, 11:40:20 am »
http://www.ettoday.com/vote2008/

http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLi ... iew=Libero

http://www.ettoday.com/

Sono troppa contente,a quanto pare Ma Ying-jeou è il nuovo presidente di Taiwan, il Partito Nazionalista (Kuomintang) ha vinto le presidenziali di Taiwan, finalmente ci sarà uno sblocco della situazione della mia isola, economia isolazione internazionale, relazioni col continente ,mio papà è già a festeggiare col nuovo presidente EVVIVA :smt041

i verdi piangono http://www.ettoday.com/vote2008/video.php  gli sta bene a Chen e la sua cricca















« Ultima modifica: 01 Gennaio, 1970, 01:00:00 am da kim_xia »

onenemon

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« Risposta #1 il: 22 Marzo, 2008, 14:16:50 pm »
non so esattamente  come stanno le situazioni sull'Isolo, so solo che il presidente precedente è talmente corrotto che non aveva possibilità di vincere ancora, cmq entrambi i candidati sono piu moderati rispetto ai loro predecessori quindi è sperabile una posizione di dialogo ed apertura verso il governo di Pechino.

anche se sulla la faccenda di Lasha il presidente attuale aveva espresso l'idea di boicottaggio degli Olimpiadi.

Spero che la situazione possa andare nella direzione piu pacifica.
« Ultima modifica: 01 Gennaio, 1970, 01:00:00 am da onenemon »
Impari dal passato (esperienze), progetti per il futuro (speranze), vivi il presente (gioie della vita)

federep

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definitivo
« Risposta #2 il: 22 Marzo, 2008, 14:17:23 pm »
è definitivo il bilancio: 58% al candidato del kmt!

http://www.repubblica.it/news/ired/ulti ... ef=hpsbdx1
« Ultima modifica: 01 Gennaio, 1970, 01:00:00 am da federep »

yang

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« Risposta #3 il: 24 Marzo, 2008, 09:19:05 am »
Molto bello questo articolo di La Stampa:

http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplr ... 0&sezione=


A TAIWAN TRIONFA IL DIALOGO CON PECHINO
 
Vittoria a mani basse del candidato nazionalista Ma Ying-jiu. Nella sua agenda rilancio dell'economia e del rapporto con la Cina
 
 
di francesco sisci  
Il fattore Tibet non ha influito sull’esito delle elezioni presidenziali dell’isola di Taiwan, anzi Ma Ying-jiu, il candidato del partito nazionalista, favorevole al dialogo con Pechino, ha vinto con una maggioranza più larga del previsto: 58 per cento.

A Frank Hsieh, sostenuto dal presidente uscente Chen Shui-bian e dal suo predecessore Lee Teng-hui, è andato appena il 42 per cento dei suffragi.

Le previsioni più ottimistiche davano Ma vincente con un vantaggio di 10 punti percentuali, non di 16 come è stato stavolta.

Insieme a Hsieh sono stati sconfitti i due quesiti elettorali che spingevano per l’adesione di Taiwan all’Onu. I quesiti erano puramente retorici, in quanto la Cina ha il potere di veto all’Onu e non avrebbe mai ammesso l’ingresso di Taiwan. Ma un voto popolare a favore del referendum avrebbe costituito un precedente politico contro Pechino.

I referendum non hanno raggiunto nemmeno il quorum, e quindi ci? ha dimostrato come la stragrande parte degli oltre 17 milioni di elettori taiwanesi non vogliano un confronto duro con Pechino.

La questione tibetana, dopo la rivolta di Lhasa del 14 marzo e la dura repressione oggi in atto da parte del governo cinese, aveva gettato un’ombra sull’esito del voto. Secondo alcuni osservatori sembrava dovesse accorciare le distanze che separavano nei sondaggi i due candidati o addirittura favorire Hsieh.

Anche per non subire contraccolpi Ma negli ultimi giorni aveva ventilato la possibilità eventualmente di boicottare le olimpiadi se Pechino avesse continuato reprimere duramente i dimostranti tibetani.

A vincere per Ma comunque è stata la carta economica. Ma va al potere con l’idea di ridare una spinta all’economia che da anni, sotto la presidenza di Chen, non sta girando bene, e iniziare una fase di disgelo con Pechino. Nel 2007 Taiwan ha avuto un surplus commerciale con la Cina di circa 70 miliardi di dollari, equivalente a circa il 20 per cento del prodotto interno lordo dell’isola.

Ma è a favore di una eventuale riunificazione con il resto della Cina, quando questa diventerà democratica e chiede la creazione di un ômercato comuneö con Pechino. Vogliamo diventare la Svizzera dell’Asia non la Cuba dell’Asia, ha detto.

Un altro fattore cruciale per Ma è stata la corruzione. La presidenza Chen è stata travolta da una serie di scandali a cascata che hanno coinvolto praticamente tutti i membri della sua famiglia.

In questo contesto l’appello lanciato ieri da 29 intellettuali cinesi ad aprire un dialogo con il Dalai Lama sembra destinato perdere di peso. L’appello firmato anche da Wang Lixiong, autore di una serie di saggi critici sulla politica cinese in Tibet, tradotto all’estero dalla rivista ôHeartlandö, chiede accesso ai giornalisti nelle zone delle dimostrazioni e invita a non lanciare una campagna di propaganda che ecciti in confronto etnico tra la maggioranza Han cinese e tibetani.

 
MA YING-JIU, IL RITORNO DEL CONTINENTE SU TAIWAN

 

Bello, onesto, alto, telegenico, duro, senza compromessi, Ma Ying-jiu è la nuova faccia della politica a Taiwan. Ed in realtà resuscita l’antica tradizione della aristocrazia politica dell’isola, quella che arrivata sull’isola dal continente cinese dopo la sconfitta nella guerra civile del partito nazionalista, Kmt, nel 1949.

Ma arriva dopo due mandati di Chen Shui-bian, nato a Taiwan, e quasi personificazione della politica dell’isola con il suo partito democratico progressista DPP favorevole a una dichiarazione unilaterale di indipendenza formale dell’isola, e dopo altri due mandati di Lee Teng-hui, cresciuto nel grembo del KMT, ma nato e cresciuto invece a Taiwan e primo leader a compiere uno strappo verso il continente.

Chen e Lee avevano anche un passato torbido di trascorsi con il partito comunista. Chen era stato un simpatizzante della Rivoluzione culturale di Pechino e aveva visitato la capitale cinese durante quel periodo, secondo fonti cinesi. Il DPP del resto nasceva inizialmente con le simpatie e il sostegno del PC cinese.

Lee era entrato nel partito comunista durante il periodo della guerra antigiapponese. Pechino sostiene che fosse il PC cinese, Lee afferma che fosse quello giapponese, visto che allora Taiwan era parte integrante dell’impero nipponico.

Ma non ha invece nessuno di questi trascorsi. Nasce a Hong Kong nel 1950 da una famiglia originaria della provincia dello Hunan, la stessa di Mao, e i genitori si trasferiscono a Taiwan quando il piccolo Ying-jiu aveva un anno.

Ma, dopo il liceo va a studiare in America, come allora solo l’alta aristocrazia dell’isola poteva fare. Si laurea all’università di New York, passa poi alla prestigiosa scuola di legge di Harvard e quindi fa una breve esperienza di lavoro a Wall Street, prima di rientrare nella vita politica dell’isola.

Questo suo passato gli procurerà noie politiche. Gli avversari del DPP lo accusano di non essere un taiwanese doc, perché nato a Hong Kong e perché con il permesso di residenza permanente negli Usa. In caso di crisi Ma potrebbe fuggire in America.

In realtà Ma è il ragazzo prodigio della politica taiwanese. A 33 anni è il più giovane vicesegretario generale del KMT, a 43 anni è il più giovane ministro della giustizia. Nel 1998 sconfigge nelle elezioni di sindaco di Taipei Chen Shui-bian ed è confermato nel 2002.

Ma, diversamente da Chen, ha appoggi molto forti a Washington. In altre parole un disgelo tra Pechino e Taipei porterebbe anche a un forte riavvicinamento tra Pechino e Washington.

Per Ma ieri c’erano fuochi d’artificio a Taipei e a Shanghai, patria di una comunità di circa mezzo milione di taiwanesi.

Eppure il confronto tra Ma e i dirigenti di Pechino potrebbe essere irto di ostacoli. Ma vuole eliminare l’attuale tetto per gli investimenti taiwanesi in Cina, vuole aprire l’isola al flusso di ricchi turisti del continente, vuole voli diretti tra Pechino e Taipei, tutte cose che fanno la felicità di Pechino.

Ma vuole arrivare a una crescita del Pil del6 per cento l’anno, vuole ridurre la disoccupazione a meno del 3 per cento, vuole raggiungere un Pil pro capite di 30mila dollari l’anno. Sono tutti obiettivi irraggiungibili senza un supporto attivo da Pechino.

Allo stesso tempo deve dimostrare di non svendere l’isola al continente. Ma in queste elezioni è riuscito a rompere le linee di divisioni classiche dell’isola, il nord al KMT e il sud al DPP. Ha riunificato il territorio vincendo nella roccaforte del DPP nella città meridionale di Gaoxiong. Per questo deve preservare una delle sue eredità storiche: la sua autorevolezza nei confronti del continente.

Le questioni dei diritti umani, delle libertà religiose (ma si pronunci? contro la repressione contro la setta dei Falungong) della repressione in Tibet potrebbero diventare più importanti nel futuro dialogo con Pechino. Finora tutti questi dossier erano oscurati dalla vicenda totalizzante, per quanto irrealizzabile nei fatti, dell’indipendenza di Taiwan.

 
« Ultima modifica: 01 Gennaio, 1970, 01:00:00 am da yang »