premesso che, come ho detto nel post, rispetto a quel che hanno fatto e fanno imprese automobilistiche europee in Cina (citato da vasco) la novità sta nel fatto che sia la Cina a farlo in Europa, ossia, appunto come ho scritto "si tratta di un (finora raro) esempio di...delocalizzazione industriale al contrario, ossia non dall'Europa all'Estremo Oriente ma viceversa!", l'esempio dell'esperienza giapponese di delocalizzazione di alcune imprese di autoveicoli si riferisce essenzialmente a 30-20 anni fa, anche se la questoone é sempre attuale (
http://www.omniauto.it/magazine/6390/eu ... -dellauto; http://ricerca.repubblica.it/repubblica ... pone.html; http://ricerca.repubblica.it/repubblica ... ppone.html) e ad un Pase, il Giappone, che ha avuto ed ha (nonostante le sue terribili responsabilòità storiche) un trattamento assai migliore da parte di Istituzioni e media occidentali (perché organicamente allineato con gli USA dalla fine della Seconda Guerra mondiale e col pegio dell'Occidente da prima) di quello della Cina, "colpevole" di esseresi liberata dalla sudditanza politica verso l'Occidente colonialista e postcolonialista.
oltre tutto, a differenza dell'attuale caso cinese (differenza enorme, che a qualcuno come al solito sfugge, per "ignoranza o bolontàdi disinformazione") l'arrivo delle industrie automobilistiche giapponesi in Europa fu accompagnato dall'arrivo del "modello produttivo" giapponese (definito "Toyotismo"), mitizzato da tutti i liberisti italici ed occidentali e che fu un totale fallimento nei tentativi di applicazione in Europa (
http://www.proteo.rdbcub.it/article.php3?id_article=283)!
quindi ogni tentativo riduzionistico di questa ennesima novità made in China é privo di oni base logica.b