http://www.repubblica.it/2009/04/sezion ... nline.htmlin questa raccapricciante (e non isolata) notizia, mi permetto di segnalare ai minimizzatori dei crescenti orrori italici (le riprese almeno in 1 caso erano effettuate in Italia e con bambini italiani, non in lontani Paesi esotici regno del turismo sessuale) i seguenti aspetti:
1) le caratteristiche sociali degli arrestati, tutt'altro che "balordi di periferia" bensì "buoni borghesi"
<A Milano è stato arrestato un cinquantenne, dirigente di una nota industria dolciaria; a Vicenza un impiegato di 49 anni; a Torino un uomo di 31 anni impiegato presso un'azienda privata e a Siracusa è finito in manette un uomo di 32 anni>
2) la crescita della ferocia delle operazioni infami di questa industria:
<...un genere di abusi sui bambini che sono apparsi immediatamente diversi dagli altri, ai quali - per così dire - si era abituati. Un genere caratterizzato da forme di sadismo violento e spietato, abominevole e insopportabile alla vista di persone abituate alla visione di ogni sorta di atrocità. (...) Qualcosa è drammaticamente cambiato nei contenuti dei siti pedofili: i video e le fotografie di genere ''sadico'', dove prevale la tortura di creature di pochi anni, sono raddoppiati - secondo i dati di Telefono Arcobaleno - e si è abbassata drasticamente l'età dei bambini sfruttati>
3) la "strana" dimenticanza dei paladini a chiacchiere di tutte le "tolleranze zero" destrorsi (forse da collegarsi al punto 1...):
<nel Decreto Sicurezza, di recente approvazione al Senato, siano state dimenticate le vittime del pedobusiness. Per i bambini che subiscono violenze sessuali dirette, infatti, la legge prevede il gratuito patrocinio dello Stato.
Nel Decreto Sicurezza del governo invece i minori sfruttati sessualmente da pedofili per produrre e diffondere materiale pedopornografico non sembra abbiano gli stessi diritti.>
4) il triste, ulteriore primato italico in questo settore:
<Il congegno criminale del business pedofilo
funziona ininterrottamente per 365 giorni all'anno e i clienti italiani risultano sempre più numerosi, raggiungendo ormai il 6,5% sull'intero mercato mondiale, contro il 2% del 2003>