Si noti che Angelo Ou nega la circostanza e con essa l'evidenza.
E continua imperterrito a lasciarsi chiamare dai giornalisti portavoce della comunità cinese a Milano.
Chissà se prima o poi qualcuno della comunità cinese realizzerà che la visibilità lasciata a Angelo Ou fa danni...
Cerchiamo di non essere frettolosi coi giudizi. Potrebbe anche non saperne nulla, nel film "Giallo a Milano" che ho visionato - Angelo Ou fa una bellissima panoramica dei posti e luoghi di Paolo Sarpi all'epoca del boom economico italiano. Nonostante sia un misto italocinese, si nota ancora tanto rispetto e legame con la sua metà cinese, suo padre. Solo che, come ogni uomo, a poco a poco perde il legame con la comunità che si evolve, che è cambiata tantissimo in pochi anni (la rottura ci fu probabilmente con le proteste del 2007). Anche mio padre non si riconosce più con la comunità qua locale, frequenta solo pochissimi amici di sempre e fidatissimi, a cui vuole bene più che ai suoi parenti stretti. E' normalissimo, gli anni passano per tutti, e si diventa marginali in questi micromeccanismi.
Di questa notizia ne sono venuto a conoscenza un mese fa, sempre da Daniele Cologna, che ne ha parlato pubblicamente al Convegno di Vado (Bologna), a cui era presente anche la viceconsole di Milano (
qua in video che lo testimonia). E' un problema noto ad alcuni di noi, ma non a tutti (anche perché c'è del sano individualismo nella comunità, i tempi dell'unità e solidarietà sono morti e defunti).
Uno studio di ricerca come Codici di Cologna non pu? fare nulla senza l'aiuto di altri, noi pure abbiamo i nostri pochi referenti di Milano che si sono laureati e ora lavorano a tempo pieno - nessun universitario di Milano vuole o ha il coraggio di fare volontariato al 100%.
La situazione descritta dalla giornalista Pamela Foti è veramente così tragica: non avendo i documenti, ai controlli vengono portati subito in caserma, fatti denudare e gli sottraggono i pochi beni che hanno, soldi o cellulari per chiamare ogni tanto in Cina. E' accaduto pure che un motociclista faceva delle incursioni di notte e ronzava vicino a loro, sbattendo una catena per terra per incutere timore. Come possono denunciare questi qua, che non hanno nemmeno il passaporto?
Il Consolato Cinese non pu? far nulla - ma sicuramente pu? risolvere la questione documenti, se solo ci fosse un'atto di solidarietà di alcune delle 18 associazioni cinesi (a cui fanno capo i papà dei nostri coetanei e conoscenti). Se solo si comportassero come per i terremotati dello Sichuan e dell'Abruzzo... sarebbe un gesto di grande umanità.
30 persone non sono tante, è più il gesto di dare loro una seconda possibilità che pu? nobilitare la reputazione compromessa dei commercianti di Paolo Sarpi e non solo.
Daniele Cologna ha già lanciato il suo appello alla viceconsole He Fengyun. Ora tocca alla società civile fare pressioni a ci?. Se hanno messo i bigliettini numerati per evitare le code al Consolato di via Benaco di Milano, possono ascoltare ben altre richieste e pressioni.
Nel periodo di Natale pubblicherò un articolo che parlerà di questo documentario su Milano del regista Sergio Basso, di Milano come società e anche di questo problema irrisolto dei 30 barboni cinesi. Lo sto correggendo, aspettate fiduciosi, questo tema non lo lascerò stare.
Mi raccomando, lo chiedo a Dubbio e a tutti gli altri: se avete suggerimenti, scrivete qua sotto!