Studente uyghuro - Generale - Associna Forum

Autore Topic: Studente uyghuro  (Letto 718 volte)

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jopis

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Studente uyghuro
« il: 31 Dicembre, 2009, 15:47:36 pm »
Chiamiamolo Eimer. Appartiene alla minoranza uyghura dello Xinjiang, la regione autonoma a maggioranza islamica dell'estremo occidente cinese, zona di tensioni etniche e religiose.
Studia fisica in un'università del Dongbei, il nordest del Celeste Impero, e vorrebbe continuare la carriera accademica.
Si definisce un "ex estremista" che studiando ha cambiato idea: sarà la cultura e non l'indipendenza politica a determinare lo sviluppo della sua terra. Musulmano praticante, ha una fidanzata con la quale farà sesso solo dopo il matrimonio.
Il suo amico Sadiq, studente di architettura, sogna invece di trasferirsi in Occidente, "perché in Cina non c'è amore per i dettagli". Adora Renzo Piano.
Vuole fare sesso con la sua ragazza "perché è naturale" e quindi si dovrà sposare in fretta, ma teme che i genitori di entrambi si oppongano. Ritiene che tutto ci? sia sbagliato e ingiusto. Contro natura. Professa la sua fede in Allah, ma esprime palesemente il suo fastidio per tutti i lacci e lacciuoli che la religione impone.





Ne stiamo discutendo a tre, proprio adesso. Eimer sembra scoprire solo ora le idee del suo migliore amico. Ne è scioccato, lo accusa di non essere musulmano, di non seguire il Corano. I due, che finora non mi hanno escluso da nessuna conversazione, parlano per un buon quarto d'ora in uyghuro stretto. Non capisco un accidente, ma il tono è concitato, Eimer sembra all'attacco e Sadiq in difesa. Non pu? permettersi di perdere il titolo di "buon musulmano" agli occhi dell'amico.
Ma qualcosa tra i due si è rotto. Il filo-occidentale Sadiq è, per il fondamentalista Eimer, "un estremista". Qui, dall'altra parte del mondo rispetto al nostro pensare occidentale, i concetti si ribaltano.
Eimer discute con un sorriso contratto, in questo è tipicamente cinese: quel sorriso di imbarazzo che è uno scudo nei momenti di difficoltà.
Poi il futuro fisico se ne va visibilmente scosso e arrabbiato; il quasi architetto Sadiq mi accompagna invece al taxi, mentre insegue i suoi sogni e mi chiede ancora di Italia, fotografia, design e salario medio mensile.

La sera dopo Eimer mi telefona, vuole uscire da solo con me, a entrambi piace camminare e parlare, anche se piove.
"Mia nonna era praticante e anche iscritta al Partito comunista: le due cose possono stare insieme".

"Ho studiato per anche quindici ore di fila, ero stanco ma i certi momenti dovevo farlo".
Si sveglia ogni mattina alle 6, prega e poi si mette a studiare. Il suo sogno è di tornare un giorno a Urumqi, Kashgar, e contribuire a elevare la cultura dei giovani uyghuri.
Scienza, fede in Allah e speranza nel futuro: sono tra bastioni che tengono in piedi un ragazzo di 23 anni, gli danno determinazione.
E' chirurgico nelle sue scelte: "La nostra università è la quinta in Cina".
Come numero di studenti?
"No, come livello di efficienza: lauree, progetti di ricerca..."

Mi sembra che voglia fare stare tutto in una sua personalissima visione del mondo: "Noi nasciamo musulmani e dobbiamo vivere di conseguenza. Altrimenti la società va a rotoli. Gli han - l'etnia maggioritaria in Cina - non credono in dio, non ne hanno bisogno, ma hanno una morale della famiglia simile alla nostra. Voi siete diversi. Sadiq vuole essere come voi, troppo libero. Ma è nato qui".


Eimer, ma tu ti senti cinese o uyghuro? La tua patria è la Cina o lo Xinjiang?
"Io mi sento cinese. Credo che questo Paese mi abbia dato l'opportunità di studiare e conoscere altra gente come te, anche se nel resto del mondo si scrivono certe cose inesatte sulla Cina".

"Chiamerò mio figlio Iskander, in nome di Alessandro Magno. Un uomo che ha fondato un impero all'interno del quale era garantita la diversità delle culture. Anche oggi, nel mondo, ci vorrebbe qualcosa del genere".
E se è femmina?
"Beh, Iskandra".
E' chiaro che l'impero di cui parla è la Cina per come la immagina.
Torniamo inevitabilmente a parlare di sesso. Gli racconto storie di relazioni non canoniche, aperte, non di coppia, instabili, ma tuttavia né più né meno felici (o infelici) di quelle tradizionali. Roba da occidentali. Non crede alle sue orecchie ma tutto sommato sembra divertito. Lo shock della sera prima è superato e poi, in fondo, si tratta di noi, quelli "di fuori", non del suo amico musulmano e della sua patria cinese.
"Credo nella biodiversità, la vostra democrazia non va bene per tutti". Sono d'accordo. Ma allora, Eimer, perché anche Sadiq non pu? essere "biodiverso"?
"La biodiversità va bene tra le culture, non tra gli individui. Sadiq è nato musulmano, ha la responsabilità del suo mondo, dei suoi genitori e anche della sua ragazza. Deve vivere secondo il Corano. Altrimenti non è musulmano".
Mi chiede di vedere un video in cui l'ho ripreso, poi mi fa notare che non è venuto molto bene, forse è meglio cancellarlo.
Ok Eimer, messaggio ricevuto.
Il giorno dopo mi scrive un messaggio: "Grazie, amico, per avermi fatto conoscere come si vive in occidente".
Eimer, lo studente di fisica, ha preso appunti sul mondo dall'altra parte.
Passano alcuni giorni, ricevo una sua telefonata. E' stato a Nanchino a trovare la sua ragazza, prima di tornare nello Xinjiang per un periodo in famiglia.
"A Nanchino è successo qualcosa, sono un po' triste. Ho pensato molto a quello che mi hai detto tu, forse sui rapporti tra uomo e donna molte delle vostre idee non sono sbagliate".
Eimer, non sono le "nostre" idee, quelle erano semplicemente le mie.
"Sì, sì, lo so, me l'hai detto. Però, prima di partire dalla Cina, mi telefoni ancora così ci salutiamo e parliamo un po'?"


Gabriele Battaglia

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« Ultima modifica: 01 Gennaio, 1970, 01:00:00 am da jopis »