Parlando prettamente della prima parte dell'articolo, e' evidente come la giornalista in questione, ricorrendo ai luoghi comuni sui cinesi, non si basi su alcun fatto, se non sui controlli delle forze dell'ordine pubblico, per altro senza aver ottenuto risultati di consumi di gas anomali, ricostruendo l'intero articolo su ipotesi discutibili. Definisce per di piu' leggenda il fatto che degli stranieri vogliano ritornare in patria per morire, cosa sicuramente piu' logica e umana (perche' gli stranieri sono umani) che le supposizioni di camere ardenti clandestine e vendita dei documenti dei propri cari.
Vi e' po' un'affermazione che dimostra tutta l'ignoranza della scrittice, dove si dice che lo Zhejiang e' una regione poverissima dove vige un feudo della mafia cinese. Affermazioni pesanti che fanno pensare al fatto che l'autrice non si sia documentata bene e che non sia mai stato in cina e che non ha mai visto delle foto della modernita di parti dello Zhejiang.
Si puo' brutalmente dire che parla veramente a vanvera.
Ma la cosa che e' insopportabile e che non giustifica la presunta intelligenza della giornalista e' quel tono che sottolinea il NOI, e il VOI, provincialistico, e discriminatorio nel dividere la comunita' italiana da quella cinese, discriminatori e triste come quando i bambini delle scuole si dividono in gruppi di ragazzini fighetti e socialmente rispettati e il gruppetto dei sfigati.
Io, dall'elementare ad oggi, in un modo o nell'altro, sono riuscito a far parte del gruppetto dei SFIGATI.
Grazie Federica, per aver fatto qualcosa di socialmente utile.