premesso che non ho esaltato la politica commerciale cinese verso il Benin, alcune annotazioni:
- l'agricoltura beninese ha bisogno di macchinari a piu' basso costo di quelli locali e soprattutto occidentali, inaccessibili per i piccoli produttori e che gravano troppo sui costi di prroduzione agricola per chi li puo' comprare (impedendo la vendita dei prodotti locali, troppo cari rispetto a quelli indiani, thailandesi, statunitensi!!!!): se cio' non avviene continua la produzione inefficiente, l'insicurezza alimentare, la fuga dalle campagne alle città: non esistono (per scelta coloniale e postcoloniale) VERE industrie locali che producano tali macchinari (molini, pompe, frantoi, ecc.) e la poca produzione semi-artigianale (usando motori prodotti aall'estero e componenti straniere, esttamente come aavviene per le produzioni di birra "locale" che importano malto e luppolo e macchinari EUROPEI!!!) hanno una scala talmente piccola, metodologie talmente arretrate (altro che "piccolo é bello"!!!) da generare costi altissimi per i macchinari piu' semplici (quelli complessi, come mietitrebbie, trattori, grandi frantoi, pale idrauliche, ecc. sono TUTTI importati, in passato da Giappone e USA essenziallmente): se la RPC risponde a questo bisogno fa un'azione positiva assai più importantee che non preservare qualchee produttore locale inefficiente (si noti che il Centro songhai che produce quelle attrezzature agricole con cui ho fatto il confronto dei prezzi NON E' un produttore davvero local, pur essendo considerato il miglioree...e, ma una struttura finanziata dagli USA e dalle organizzaazioni religiose occidentali....)
- gran parte dei prodotti cinesi non competono vittoriosamente con quelli locali ma con quelli delle industrie indiane, statunitenssi, francesi, tedesche, giapponesi (es. moto, trattori, stoviglie, elettronica, scarpe, ecc.) che controllavano i mercati locali: se calano i preezzi di questi articoli grazie alla RPC in un Paese che per scelta coloniale e postcoloniale non ha che pochissime industrie é un vantaggio per il popolo del Benin:
- la RPC sta costruendo (finanziandole!!!!) infrastrutture portuali, viarie, scolastiche, ospedaliere, sportive per il benin, cosa che da teempo nessun altro fa;
- la RPC sta fornendo assistenza tecnica nelle teelecomunicazioni, nella sanità (anche nellaa medicina tradizionale), nell'ediucazione, nell'aagricoltura (specialmente filiere rissicola e del cotone) al Benin; essa compra A PREZZO MAGGIORE DI QUELLO DI MERCATO DEGLI ULTIMI ANNI (che é crollato negli ultimi anni) ma con la garanzia di un a fornitura crescente, il cotone del Benin, che (per scelta coloniale franceese e postcoloniale) é il SOLO prodotto di export rilevante del Benin;
ssemmai va ricordata l'infame norma dell'Unione europea che nei ssuoi programmi di cooperaazione allo sviluppo IN TUTTO IL MONDO introduce la clausola che SOLO IN ASSENZA di prodotti di un Paese avente accordi con la UE (i famosi Paesi ACP) o di un paese UE (SIA PURE A PREZZO PIU' ALTO) si possono comprare coi soldi della UE attrezzature (agricolee, copmputers, moto, ecc.) per i progetti di cooperazione prodotte in altri Paesi (ad esempio, guarda caso, India e Cina) SEBBENE ESSE COSTINO MENO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
regola che vale anche in Benin e che fa sprecare migliaia di Euro su ogni progetto e impone ad esempio chee nel caaso che ho citato dei molini, i progeetti finanziati dalla UE siano obbligati a scegliere quello che costa il triplo, caricando tale costo sulla insostenibilità successiva al progetto delle iniziative.......
il Giappone fa peggio, perché impone l'acquisto nei progetti ddi cooperazione di prodotti giapponesi, se dissponibili sul mercato locale, non importa a quale prezzo.......
la RPC ha una politica assai più discutibile in Sudan, Congo, Nigeria (Paesi ricchi di immense risorse primarie) che non in Paesi "sfigati" come Benin e simili.... che le interessaano pioù dal punto di vista politico e come punti di penetraazionee commerciale costieri verso i mercati interni dell'Africa dove a perdere ssono....Francia, Giappone ed USA (che peccato....!)