mi riferisco al fatto che nel commercio la distinzione secca tra "ingrosso" e "dettaglio" (io non ho usato nel post precedente i termini "teoria" e "disciplina", trovali nel mio scritto, per favore, o riconosci che sei tu ad averli introdotti per incomprensione totale di quel che ho scritto.....) non é affatto nata nel 1998 con le norme di Bersani, dato che si tratta di concetti di origine tardo-medievale, rielaborati nella fase del mercantilismo e in quella della Riv.Industriale e su cui si basano concetti ripresi poi dalle norme asburgiche, papaline e sabaude sul commercio!
sto parlando di quel che si pu? trovare non nelle leggi urbanistiche degli anni '40 o '60 o nelle norme Bersani ma in ogni dizionario alle voci "ingrossso" e "dettaglio".... e nei più comuni testi di merceologia delle superiori
infatti il commercio all'ingrossso di tipo ottocentesco NON PREVEDE negozi-show rooms (che non esistevano in Italia fino alla loro creazione da parte dei Cinesi!) e scambiarli per negozi al dettaglio o per finti negozi al dettaglio che fanno ingrosso (ossia dove si svolge la vendita per grandi quantità DENTRO AL NEGOZIO o nell'annesso retrobottega o magazzino collegato fisicamente) é un errore concettuale prima che giuridico che dipende in parte dalla profonda ignoranza di metodi di vendita innovativi (e collegati anche, di recente, materialmente e concettualmente all'e-commerce più che ai negozi preindustriali....) dove le merci in quantità da ingrosso tradizionale (ed anche assai superiori) NON VENGONO TRATTATE nel "negozio" ma ESPOSTE in esso in forma campionaria, come negli stands delle fiere, che per questo deve essere in posizione centrale nella città (meglio se vicino ad Air Terminal e stazioni ferroviarie....per la facile raggiungibilità da località distanti) e il bacino commerciale prescinde del tutto dai confini municipali, regionali e in parte perfino nazionali (i soli di cui tengano malamente conto certe normative di taglio ottocentesco...), per estendersi a scala continentale!
includere concettualmente (prima che con norme del tutto fuori-scala geografica e fuori-fenomeno, adatte alla distinzione dettaglio/ingrosso dell'epoca di Maria Teresa o di De Gasperi....e che prescindono ad esempio dall'aspetto informatico del fenomeno) questo sistema a show-rooms nell'"ingrosso" tradizionale é errore immenso (come credere che i centri commerciali siano solo supermercati più grandi definibili nel concetto di "grande superficie".... e non capirne il carattere di "non-luoghi" ben analizzato da sociologi ed antropologi stranieri) che non consente di capirlo, regolamentarlo, supportarne gli aspetti positivi, limitarne quelli negativi, combatterne quelli eventuali davvero illegali, ecc.!
questo NON AVVIENE in Paesi come GB e Francia, che conoscono meglio degli amministratori italioti le nuove tendenze commerciali (cinesi e non), che sanno affrontarle, che comprendono come l'evoluzione del commercio abbia a che fare con modelli differenziati anche grazie alla multiculturalità (ad esempio ad Esquilino la nostra ricerca ha contrapposto il modello "show-room" della maggioranzsa dei negozsi cinesi - non tutti - a quello "bazaar" dei negozi pakistani e bangladeshi, cosa che corrisponde alla situazione londinese da 30 anni!!!!) e che non cavalcano la loro ignoranza per scopi sinofobi come avviene in Italia.
Se Valentina Pedone ha inserito nel suo "Il Vicino Cinese" un sunto dello studio che "Esquilino Plurale" ha realizzato in forme scientifiche su questo tema é proprio perché IN ITALIA (e specificamente a Roma, situazione diversa da Prato e Milano e Palermo) non ne erano stati fatti (in tanti anni) da NESSUN SOGGETTO e promossi da NESSUN AMMINISTRATORE (di destra o di sinistra) dei tanti che cianciano, pontificano, sprecano soldi (invece il nostro studio, durato 1 anno, é stato realizzato GRATIS e il Municipio I del Comine di Roma ha solo finanziato le locandine e la stampa cartacea e riproduziobe in CD dei risultati!!!!), polemizzano, e quel che é peggio legiferano, criminalizzano, distorcono, ecc., credendo che il commercio sia fatto solo di negozi, coop, supermarket e magazzini all'ingrosso..... e non hanno mai visto un suq arabo, un centro commerciale bangladesho, uno show-room in Giappone, non sanno come si stanno trasformando le COIN e le RINASCENTE, non capiscono la stupidità di regolamentare con lo zoning municipale fenomeni a scala continentale, ecc....... e intanto si incartano da soli nelle loro stesse ignoranze concettuali prima che normative e (magari più guidati dall'opportunismo elettorale e dalle tangenti che da analisi serie) inseguono di volta in volta ipermercati da middle west e negozietti di vicinato tardo-ottocenteschi, bottegai veterocommerciali e shopping-ways turistiche stile Cannareggio.......
Dubbio, se non conosci la Storia delle attività economiche (magari rileggiti almeno Colajanni....) negli ultimi 3 secoli in Occidente, né le analisi di marketing più recenti su cui si basano studi sociologici ed antropologici a bizzeffe in altri Paesi, forse sarebbe bene che fossi tu ad evitare "un inciso così rozzamente impreciso e aprioristicamente ironico"... che oltre a fare confusione con termini da me non usati nel mio post precedente, mostra soltanto quanta coda di paglia ci sia in chi interviene essenzialmente solo in relazione a quel che gli sembra ricordare ii problemucci di Sarpi e dintorni, anche quando si sta parlando di una situazione come quella di Esquilino che é DEL TUTTO differente..... ed invoca impropriamente la Bersani che di questo oceano di ignoranza italico é semmai solo sintomo e figlia.....